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Il botta e risposta tra Bale e Zidane

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Il botta e risposta tra Bale e Zidane

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Domenica scorsa si è conclusa la Liga 2018/2019 con i match di Real Madrid e Barcelona. Oltre ai risultati, validi solo per le statistiche, in quanto i blaugrana hanno già archiviato il titolo da qualche settimana, ha fatto scalpore il botta e risposta tra Gareth Bale e il suo allenatore Zinédine Zidane.

DICHIARAZIONI BOLLENTI

Il rapporto tra il tecnico francese e “Mister 100 milioni”, come venne soprannominato Bale quando acquistato dai blancos per una cifra record dal Tottenham, non era dei migliori e lo si sapeva. Le voci di mercato davano, infatti, la stella gallese come sicuro partente nell’estate. Le ultime dichiarazioni di Bale sembrano però affermare il contrario. Nell’ultima giornata di Liga, nel match tra RealBetis, ci si aspettava di vedere in campo l’esterno ex-Spurs per la passerella d’addio. Zidane ha però deciso di lasciarlo in panchina per tutti i 90′ di gioco e ha tuonato così al termine del match:

Ha vinto molto nel Real Madrid ma noi viviamo nel presente e per il futuro. Non dimenticheremo il passato ma dobbiamo vivere il presente. Ho contato su molti giocatori nelle ultime settimane e se avessi potuto schierare un quarto sostituto non sarebbe stato Bale a subentrare.”

Una presa di posizione netta e decisa, ribadita più volte ai giornalisti che lo incalzavano con ripetute domande sul gallese:

“Non devo dare delle giustificazioni, ultimamente gli ho solo preferito altri calciatori. Non so se sia stata l’ultima partita di Bale con il Real. Ora vedremo cosa accadrà. Prendo certe decisioni quando è giusto che lo faccia e devo agire ogni volta nell’interesse della squadra.”

Bale non ha replicato alla stampa, ma, secondo quanto riportano i media spagnoli, avrebbe parlato con alcuni compagni confermando la volontà di restare a Madrid pur di finire fuori rosa:

“Ho altri 3 anni di contratto. Se vogliono che me ne vada, qualcuno mi deve dare 17 milioni netti a stagione. Altrimenti rimango qui, anche a giocare a golf.

Un botta e risposta provocato forse dall’ennesima sconfitta, la dodicesima, di una stagione a tratti disastrosa.

UN RAPPORTO LOGORO DA TEMPO

La brutta stagione del Real Madrid è dovuta anche alle prestazioni insufficienti dei suoi singoli, che sono sembrati disorientati dalla partenza di CR7. Dall’arrivo di Zidane, l’esterno gallese ha collezionato 8 presenze in Liga segnando appena una rete, giocando perlopiù spezzoni di gara, con una media di 52′ a gara. L’epilogo del rapporto è arrivato dopo il match con il Rayo Vallecano, perso 1-0 dalle merengues. Dopo la partita, l’allenatore del Madrid, stanco delle continue prestazioni negative di Bale, aveva detto ai microfoni:

“Io sono l’allenatore e devo fare la squadra, prendere delle decisioni. Lui deve allenarsi e giocare. I giocatori sanno dove si trovano e le responsabilità che hanno”.

Per le due partite successive, contro il Villareal e i baschi del Real SociedadBale non è stato convocato. Ormai con le valigie in mano, ha chiesto di poter salutare il suo pubblico nell’ultima gara stagionale ma Zidane non ha accolto la sua richiesta.

STAGIONE NO

42 le presenze complessive per Bale quest’anno. Appena 8 le reti all’attivo, l’ultima delle quali risale al 16 marzo, il giorno della prima di Zidane sulla panchina del Real dal suo ritorno. Un gol di pregevole fattura a conferma delle sue abilità sopra la media e, si pensava, della sua possibile rinascita con il tecnico francese.

La stagione è stata negativa per tutta la squadra. Con qualche eccezione, come le prestazioni di Benzema. A deludere però sono stati proprio quelli da cui ci si aspettava di più come, oltre a Bale, il pallone d’oro Luka Modric Marcelo, escluso perfino dai convocati del Brasile per la prossima Copa America. A Bale è stato spesso preferito l’esterno Lucas Vázquez, 31 presenze per lui in Liga, un solo gol, tre assist nonostante le prestazioni nel complesso positive.

QUALE SARÀ IL FUTURO?

Ovviamente la situazione venutasi a creare è troppo complicata e la società dovrà fare una scelta. Il ritorno di Zidane aveva già dato segnali di cambiamento, dopo la conquista di 3 Champions League consecutive. Segnale ribadito pochi giorni fa dallo stesso tecnico francese che sottolinea come abbia in testa un progetto ben preciso che difenderà anche a costo di andarsene:

“Le decisioni spettano a me. Questo è chiaro come l’acqua, io sono l’allenatore e farò sempre ciò che voglio, altrimenti andrò via.”

In estate i partenti potrebbero essere tanti così come la lista dei desideri è ampia e ricca di talenti. Nonostante ciò, non è sicura la partenza di Bale, che piace a diversi club inglesi, come per esempio lo United, e anche al PSG, in un’operazione che potrebbe portare a vestire la maglia del Real Madrid Kylian Mbappé. Il nodo principale però è l’elevato ingaggio di Bale che percepisce 17 milioni a stagione, una cifra che pochi club al mondo possono permettersi di pagare annualmente a un giocatore.

La sicurezza è che, ovunque giocherà nella prossima stagione, saprà riprendersi e riuscire a tornare agli standard a cui, fino all’anno scorso, ci aveva abituato.

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Dybala torna sull’esultanza: “C’è gente che parla troppo e senza motivi”

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Roma-Udinese resoconto

A riportare in vantaggio la Roma contro l’Udinese, prima del sigillo definitivo di El Shaarawy, ci ha pensato Paulo Dybala. Lo stesso argentino, nel post partita, ha parlato ai microfoni di DAZN toccando diversi temi. Dall’esultanza al feeling con Lukaku, queste le parole della Joya:

LA VITTORIA – “Una giornata bella, l’importante era vincere e lo abbiamo fatto. Sono tre punti fondamentali”.

ESULTANZA – “C’è gente che parla troppo, purtroppo, e senza motivi. Io cerco sempre di dare il meglio per la squadra, le risposte sono per il mister e i compagni”.

FUTURO –Sono venuto qui per restituire tutto l’amore che questa gente mi dà, vorrei restare nella storia con un trofeo magari”.

LUKAKU – “Io e lui ci capiamo al volo, abbiamo parlato tanto dal suo arrivo per arrivare a questa intesa”.

CLASSIFICA – “Tre punti dalla zona Champions Leagye? Il campionato è ancora lungo”.

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Palladino soddisfatto del pari col Cagliari: “Guardo il bicchiere mezzo pieno, il risultato è giusto”

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Palladino

Il Monza è riuscito a strappare il pareggio per 1-1 contro il Cagliari nel lunch match della 13ª giornata di Serie A. I brianzoli sono riusciti a riacciuffare i sardi grazie al gol di Maric, che ha risposto al momentaneo vantaggio di Dossena. L’allenatore del Monza Raffaele Palladino ha parlato del match odierno nella conferenza stampa post partita.

Di seguito le sue dichiarazioni:

SUL MATCH – “Si. Il Cagliari ci ha messo in difficoltà ed ha meritato il vantaggio. Nella ripresa abbiamo cambiato registro e fatto bene. Il risultato è giusto”.

PRESTAZIONE DI MARIC – “E’ un grandissimo professionista. Oggi è entrato ed ha fatto molto bene, a parte il goal. Ho un gruppo straordinario ed anche chi entra fa sempre la sua parte”.

SUL CAGLIARI – “Pensavamo si presentasse con la difesa a 4 ed invece Ranieri ha schierato quella a 3. Sapevo che il Cagliari era una squadra camaleontica e lo ha confermato anche oggi. Ranieri è un grande allenatore ed è bravo a valutare queste situazioni”.

RISULTATO POSITIVO – “Guardo il bicchiere mezzo pieno e dico di essere soddisfatto del punto. Il Cagliari ha giocato bene, ma nella ripresa abbiamo fatto il nostro, dunque bene così”.

PALLE INATTIVE – “Effettivamente nel primo tempo abbiamo subito tanti calci d’angolo, ma c’era pure il vento a favore dei rossoblù”.

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Calcio Internazionale

Preferisco la Coppa: Coppa UEFA 1978/79

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Coppa UEFA

L’8 dicembre 1978 negli USA viene proiettato in anteprima “Il Cacciatore”, il mitico film di Michael Cimino che racconta in maniera molto atipica la Guerra del Vietnam e, in particolare, le sue conseguenze sui reduci. Il film arriva nelle sale italiane solamente a febbraio del 1979, ma la potenza della pellicola e le prove di un cast stellare nel quale spiccano Robert De Niro, Christopher Walken e il mitico John Cazale, morto il 13 marzo ’78 a riprese ancora in corso, fanno si che il film entri immediatamente nell’immaginario collettivo degli spettatori, colpendo dritto al cuore.

Mentre il film di Cimino spopola nelle sale americane le coppe europee hanno appena terminato la prima parte della loro stagione, e la Coppa UEFA 1978/79 ha già visto diverse cadute eccellenti nei primi tre turni.

PRIMO TURNO: DISASTRO TRICOLORE

Delle consuete quattro partecipanti italiane alla Coppa UEFA, ben tre non superano il primo turno, tra rimpianti e sfortuna.
Il Torino di Gigi Radice, ormai lontano parente di quello Campione d’Italia nel 1976, cade nella trappola dell’esordiente Sporting Gijón, squadra su cui si conosce molto poco ma che impiega appena un quarto d’ora per portarsi sul 2-0 al Molinón, grazie alle reti di Ferrero e Moran, prima di chiudere i conti nella ripresa con il secondo centro personale del numero 7.
La prestazione degli spagnoli si rivela troppo per un Torino arrivato in Spagna con intenti ben diversi e che al Comunale, due settimane dopo, non riesce nel miracolo, vincendo con un misero 1-0 a firma Graziani.
Non va meglio al Napoli di Gianni Di Marzio, che dopo l’ottimo sesto posto in Serie A dell’anno precedente parte malissimo nella stagione 1978/79, con la dirigenza partenopea che silura il tecnico dopo l’uscita dalla Coppa UEFA, arrivata per mano della Dinamo Tbilisi.
I sovietici, che stanno facendo le prove generali per il momento più alto della loro storia, sono squadra quadrata e pratica, ormai presenza fissa nelle coppe europee.
Il 2-0 con cui liquidano gli azzurri alla Dinamo Arena non ammette repliche, con il Napoli che rischia più volte di naufragare definitivamente già all’andata.
Purtroppo per i partenopei, però, anche il ritorno al San Paolo non riserva gioie, visto che la Dinamo si porta avanti a metà ripresa con Daraselia e il Napoli riesce solamente ad evitare la sconfitta interna grazie al sigillo di Savoldi su rigore nel finale.
La terza, ed ultima squadra, eliminata al primo turno è un’esordiente assoluta, si tratta del mitico Lanerossi Vicenza, guidato da G.B. Fabbri in panchina e da un giovane Paolo Rossi in avanti.
I biancorossi sono reduci da un clamoroso secondo posto in Serie A, risultato irripetibile e magnifico per una squadra come il Lane, che ha saputo dimostrarsi squadra molto difficile da battere, grazie alle reti di Rossi e alla fantasia di Roberto Filippi, centrocampista magnifico che in estate lascia Vicenza per accasarsi al Napoli.
Senza il faro del centrocampo biancorosso, la squadra fatica a girare tanto da retrocedere a fine stagione, al termine di un’annata decisamente sfortunata.
Le avvisaglie del periodo travagliato per il Lane si palesano già al primo turno della Coppa UEFA, quando i veneti pescano il Dukla Praga.
Sull’onda lunga del successo all’Europeo 1976, le squadre cecoslovacche si dimostrano sempre avversari scorbutici e, molto spesso, affrontate al “buio”, viste le poche informazioni che arrivano da oltre il Muro di Berlino.
Il 13 settembre allo Stadion Juliska basta un gol nei primi minuti di Nehoda, uno dei pilastri della Cecoslovacchia e del Dukla, con il quale giocherà per ben 12 stagioni. Il centravanti riceve in area il cross di Stambachr e fredda Galli con una gran girata al volo.
Il risultato non cambia più, nonostante le offensive dei padroni di casa, con il Vicenza  che non riesce a controbattere in fase offensiva, anche in virtù dei continui interventi duri dei giocatori del Dukla, in particolare rivolti a Rossi, maltrattato per tutto l’incontro.
L’1-0 subito in trasferta lascia aperto uno spiraglio in vista del ritorno al Menti, dove il Vicenza parte subito forte e trova il vantaggio dopo un quarto d’ora. Su un lancio in profondità di Cerilli, Briaschi salta un paio di avversari e conclude con un potente diagonale sul primo palo che sorprende Stromsik.
Il gol concede una nuova speranza agli uomini di Fabbri, che però non riescono a sfondare e prestano il fianco al contropiede ceco, che si concretizza al 50’ con Samek che calcia un punizione da lontano e il pallone che, deviato (forse da Guidati, forse da Gajdusek) finisce all’angolino.
Il Vicenza si riversa in avanti, conscio che ora servono altre due reti per passare il turno e al 76’ ha l’occasione più grossa per rimettersi in gioco, quando l’arbitro, il tedesco Einbeck concede un rigore al Lane per fallo di Samek su Guidati. Dal dischetto, però, Callioni si fa tradire dall’emozione e spedisce a lato.
Un pizzico di sfortuna e una dimensione europea totalmente assente, dunque, sono le principali cause della prematura uscita dalla Coppa UEFA del Vicenza, che tronerà in Europa in una sola occasione, ma ne parleremo più avanti…

OTTAVI DI FINALE: GRANDI SORPRESE

Se il secondo turno è decisamente avaro di sorprese, con le favorite che fanno il loro lavoro fino in fondo, è agli ottavi che iniziano a compiersi delle vere e proprie imprese.
Il primo risultato impensabile alla vigilia arriva da The Hawtorns, la casa del West Bromwich Albion, che torna in Europa dopo la Coppa delle Coppe 1968/69 e, dopo Galatasaray e Braga, elimina il Valencia di Mario Kempes, grazie ad una doppietta di Tony Brown.
Dall’altra parte del Continente, invece, la Honved elimina l’Ajax, vincendo con un sontuoso 4-1 in casa, per poi contenere i Lancieri al ritorno, perdendo 2-0.

La caduta più fragorosa, però, è quella del Milan di Liedholm, che viene annichilito dal Manchester City.
I rossoneri faticano già al primo turno contro gli altri cecoslovacchi del Lokomotíva Košice, che perdono 1-0 a San Siro (gol di Novellino) e poi restituiscono lo stesso risultato al ritorno, grazie al gol nel finale di Kozák, portando la sfida prima ai supplementari e poi ai rigori. Dal dischetto la spunta il Milan, al termine di una serie interminabile.

Ai sedicesimi i rossoneri eliminano il Levski Spartak e poi, appunto, pescano il City dall’urna degli ottavi.
I citizens sono tutt’altro che una corazzata, tanto che in campionato chiuderanno con un misero 15’ posto, ma in Coppa UEFA si trasformano totalmente e lo dimostrano già all’andata a San Siro.
In meno di un’ora di gioco gli inglesi sono avanti di due reti, firmate da Kidd, con un bel colpo di testa su cross di Hartford, nel primo tempo e dalla formidabile azione personale di Power, che parte dalla propria metà campo in solitaria e si invola a battere un rivedibile Albertosi.
Il doppio colpo sembra una mazzata troppo grande anche per una squadra come il Milan, ma due minuti dopo, su un cross di Novellino, la difesa del City si perde inspiegabilmente Bigon, che mette in rete da due passi e riapre la partita.
È lo stesso Bigon a trovare il 2-2, sfruttando un rimpallo derivante da una conclusione di Novellino.
Nonostante il 2-2 sia un risultato favorevole al City, la rimonta dei rossoneri viene interpretata come un segnale importante in vista del ritorno, soprattutto dal punto di vista mentale.
Il 6 dicembre a Maine Road, però, Booth, Hartford e Kidd, segnano tre reti nel primo tempo, passeggiando sulle macerie della difesa milanista, totalmente in balia degli avversari.

QUARTI DI FINALE: STRAPOTERE TEDESCO

La corsa del Manchester City si interrompe immediatamente al ritorno dalla pausa invernale, quando il terribile Borussia Mönchengladbach di Udo Lattek, che strappa un prezioso 1-1 a Maine Road e poi azzanna gli avversari al ritorno, con un facile 3-1.

I Fohlen sono solo la prima delle tre squadre tedesche che stanno cannibalizzano il torneo, infatti anche Herta Berlino e Duisburg superano l’esame dei quarti.
I biancoblu, dopo Botev, Dinamo Tbilisi e Esbjerg, superano anche il Dukla Praga, non senza patemi. I cecoslovacchi, infatti, passano in vantaggio sia all’andata in Germania, sia al ritorno in casa, ma in entrambi i casi vengono recuperati (1-1 e 1-2) dai tedeschi.

Affascinante, invece, il percorso del Duisburg, che dopo una toccata e fuga nella Coppa UEFA 1975/76, torna a competere in campo internazionale e lo fa da protagonista.
Le Zebre, guidate da Rolf Schafstall, partono molto forte, eliminando il Lech Poznań con un pesante 10-2, poi non subiscono reti contro Carl Zeiss Jena (3-0 complessivo) e Strasburgo (4-0).
Il sorteggio dei quarti mette di fronte ai tedeschi la Honved, carnefice dell’Ajax e squadra abituata a fornire ottime prestazioni offensive.
La sfida di andata, giocata in Ungheria il 7 marzo 1979 è splendida, con il Duisburg che passa in vantaggio con Worm e poi viene ribaltato dai magiari, che grazie a Varga e Weimper si portano sul 2-1. Il finale dell’incontro, però, premia le Zebre, che prima pareggiano, ancora con Worm e poi assestano il colpo del ko nel finale con Seliger, ipotecando, di fatto, la semifinale.
Al Wedaustadion, infatti, basta una rete di Büssers nel primo tempo ai tedeschi per mettersi al riparo da sorprese e a nulla servono i due gol della Honved nel finale, il Duisburg passa per i gol segnati in trasferta.

Quindi tre squadre su quattro provengono dalla Germania Ovest e sembra che nessuno possa interrompere questa egemonia… nessuno tranne la Stella Rossa.

DAL MARAKANA CON FURORE

Gli slavi non sono ancora la formidabile formazione di fine anni ’80, quando domineranno l’Europa, ma, guidati da Branislav Stankovic la Stella Rossa inizia a far tremare i propri avversari.
La Zvezda, si rende immediatamente protagonista al primo turno, quando perde 5-2 a Berlino Est contro la Dynamo, per poi ribaltare tutto al Marakana, con due reti negli ultimi 10 minuti.
Dopo un avvio del genere, la Stella inizia a figurare tra le possibili outsider della Coppa UEFA, sensazione consolidata ancora di più dal pragmatico 2-1 con cui gli slavi si sbarazzano dello Sporting Gijon.
Il vero capolavoro della Zvezda, però, arriva agli ottavi, quando il sorteggio recita: Arsenal.

I Gunners sono in una fase di transizione della propria storia, a metà tra i successi di Bertie Mee e il futuro periodo di fine anni ’80 sotto la guida di George Graham, ma restano un avversario temibile e rispettato in campo europeo.
Nella bolgia del Rajko Mitic di Belgrado, la Stella Rossa vince 1-0, grazie alla rete siglata al quarto d’ora da Blagojevic, un risultato positivo ma che lascia aperta anche la possibilità della rimonta per l’Arsenal.
In due settimane da un tempio del calcio ad un altro, dal Marakana al mitico Highbury, dove la squadra inglese si trasforma, ma non riesce a superare la strenua difesa degli uomini di Stankovic, fino al 69’, quando Alan Sunderland firma di testa il gol del vantaggio per i Gunners.
Il punteggio, dunque, è di totale parità e l’Arsenal sembra ad un passo dalla rimonta, ma all’87’ arriva il gol qualificazione per la Stella Rossa, con Savic che gira al volo un cross dalla sinistra e regala agli slavi il pass per i quarti.
Dopo la sosta invernale c’è un’altra squadra inglese sul cammino della Zvezda, il West Bromwich Albion, una delle rivelazioni del torneo.
Il copione del doppio confronto è identico alla sfida contro l’Arsenal: 1-0 per la Stella Rossa al Marakana e 1-1 a The Hawtorns, con gol decisivo di Sestic all’87’.

Gli slavi, dunque, sono in semifinale di Coppa UEFA e l’urna prevede lo scontro con l’Herta Berlino di Klötzer.
Anche in questo caso l’andata si gioca al Rajko Mitic, e si conclude con l’ormai consueto 1-0 in favore della Zvezda, stavolta a firma Savic, con un bel colpo di testa su cross di Borovnica.
Quello che cambia, rispetto agli altri confronti, è la voglia dell’Herta di conquistare la finale, tanto che all’Olympiastadion Beer e Sidka portano sul 2-0 i tedeschi in meno di un quarto d’ora.
Il copione dell’incontro, però, non cambia e la Stella Rossa ha bisogno di una sola rete per qualificarsi, rete che arriva al 74’, ancora con Sestic, ormai abituato a gol pesanti nel finale.

SFORTUNA E POLEMICHE

Un ultimo atto inatteso, dunque, decreterà la vincitrice della Coppa UEFA 1978/79, con il Borussia Mönchengladbach che torna in finale dopo la vittoria del 1975 e la Stella Rossa, per la prima volta ad un passo dal trofeo.

Il 9 maggio 1979 va in scena la finale d’andata al Rajko Mitic, e la Stella dimostra di poter effettivamente rompere le uova nel paniere ai favoriti Fohlen.
Sospinti da un tifo infernale, gli slavi colpiscono un palo in avvio con Savic e poi passano in vantaggio al 21’ con Sestic, ben servito in area dallo stesso Savic.
I padroni di casa sembrano in pieno controllo della situazione, ma al 60’, su un pallone innocuo messo in mezzo da Wohlers, il centrale della Zvezda, Jurišić mette nella propria porta con uno sciagurato tuffo di testa.
L’1-1 è un risultato pesante non solo per quel che riguarda il ritorno, ma anche dal punto di vista mentale, soprattutto per come è maturato il punteggio.

Due settimane dopo è il Rheinstadion il teatro della sfida di ritorno, arbitrata dall’italiano Michelotti, che si rivelerà protagonista della serata.
Dopo un quarto d’ora di equilibrio, infatti, il direttore di gara concede un rigore al Borussia per un fallo, molto dubbio, ai danni di Simonsen.
Dal dischetto il danese è implacabile è firma il gol che si rivelerà decisivo.
Nei restanti 75 minuti la Stella Rossa prova ad attaccare, ma la sfortuna e l’imprecisione non permettono agli slavi di trovare il gol dell’1-1. La Zvezda si ferma ad una clamorosa traversa colpita nella ripresa da Muslin che avrebbe portato la sfida ai supplementari.
Si conclude, dunque, in gloria un decennio splendido per il Borussia Mönchengladbach, che conquista la seconda Coppa UEFA della sua storia.

Nonostante gli anni ’80 siano ormai realtà, tra tre settimane sarà ancora il Borussia Mönchengladbach la squadra protagonista della Coppa UEFA 1979/80, ma il risultato per i Fohlen sarà ben diverso da quello che abbiamo appena ricordato.

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Il Verona si prepara al Lecce: tornano Lazovic e Cabal

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Verona

Il Verona di Marco Baroni si prepara alla sfida contro il Lecce di domani pomeriggio, allre ore 18:30. L’allenatore dei mastini, che è anche un ex della gara, dovrà scegliere i suoi uomini. E, soprattutto, dovrà fare i conti con le assenze e con i recuperi dagli infortuni.

Stando a quanto riporta il quotidiano veronese, L’Arena, ci potrebbe essere un lieto ritorno tra le fila degli scaligeri, quello di Darko Lazovic. Dovrebbero tornare, infatti, sia Darko Lazovic che Juan David Cabal. Il dubbio maggiore, invece, riguarda un fedelissimo della difesa di Baroni: si tratta di Pawel Dawidowicz. Il difensore polacco preoccupa, soprattutto perchè il rientro potrebbe slittare di un’altra settimana.

La certezza arriverà solo nel pomeriggio, quando il Verona stilerà la sua lista dei convocati. Ma tutto lascia pensare che il centrale non sarà della sfida. La corsa contro il tempo, dunque, diventa quella per la sfida di Udine, di domenica 3 dicembre.

Il rientro di Lazovic, però, è una nota molto lieta per Baroni, che potrà contare probabilmente sul giocatore più qualitativo della squadra. In una partita che, dal canto suo, si propone come molto rischiosa per lo stesso allenatore, che è sulla graticola e già da qualche gara si parla di prospettiva esonero.

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