Quando il talento si fonde con l’applicazione e la costanza è li che nasce un campione. L’allenamento quotidiano e l’ossessione fanno di un buon giocatore una figura in grado di spostare gli equilibri quando sono associati a un talento cristallino pronto a sbocciare: cresciuti nello stesso vivaio e ora insieme in nazionale, le due ali di nome Federico stanno attraversando proprio questo passaggio di crescita. In due modi diversi, ma con fini simili, Federico Chiesa e Federico Bernardeschi hanno cambiato il proprio modo di vedere e giocare il calcio, rendendosi uomini e sportivi di riferimento per la maglia azzurra.
FEDERICO BERNARDESCHI: IL JOLLY BIANCONERO
Quattro assist e due goal in campionato, due assist in Champions League, solo un goal in coppa Italia per un totale di tre goal e sei assist in trentasette gare disputate in questa stagione. Uno score un po’ povero per un ragazzo che lo scorso anno aveva fatto vedere ottime cose in maglia bianconera e che prometteva faville dopo l’esordio stagionale bagnato da un goal e un assist contro il Chievo. Se ai più è sembrato un fallimento, agli occhi più attenti Bernardeschi ha cambiato totalmente il proprio modo di stare in campo: il numero trentatré si è reso giocatore utile alla manovra di Allegri e ha spostato il baricentro delle proprie giocate più verso il centro del campo. Con l’arrivo di Ronaldo e l’accentamento di Dybala lo spazio centrale per Bernardeschi sembrava essersi esauito, relegando l’ex Fiorentina sulla corsia di destra in lotta per un posto con Cuadrado. Bene, se nella maggior parte dei casi il punto di partenza è stata la fascia laterale, nelle partite giocate per intero da Bernardeschi lo spettatore inizierà a trovarlo giocare a tutto campo: mezz’ala, trequartista, ala destra e sinistra, anche punta centrale all’occorrenza. Un vero e proprio Jolly offensivo che sta ampliando il proprio bagaglio tecnico grazie alla vicinanza di giocatori di livello internazionale e all’arrivo di Cristiano Ronaldo: il portoghese ha avuto una grande influenza sull’esterno di Carrara, che per alzare il livello del proprio calcio ha deciso di rinforzare il fisico che ora gli permette di competere in campo internazionale con i giocatori delle grandissime squadre europee.

Tre goal e sei assist non sono sufficienti per le aspettative riposte in Bernardeschi da parte coloro che lo hanno visto crescere in maglia viola. La prossima stagione dovrà essere quella della consacrazione anche in fase realizzativa per il classe ’94 alle dipendenze di Allegri.
L’ATLETICO MADRID
Un’evoluzione che ancora è orfana di numeri importanti sotto il punto di vista realizzativo, ma che ha evidenziato come eliminate le frivolezze del gioco da esterno puro proprie del ragazzo al suo arrivo a Torino, Bernardeschi possa trasformarsi in una sorta di tuttocampista tatticamente valido e tecnicamente sopra la media utile a una squadra in lotta su più fronti come la Juventus. L’azione emblematica della sua stagione è quella eseguita negli ultimi minuti della gara di ritorno contro l’Atletico Madrid: dopo aver giocato dieci minuti nella gara di andata, la scelta di Allegri è di lanciarlo titolare nella partita più importante dell’anno e Federico lo ripaga con due assist che danno il via alla rimonta. L’azione che sottolinea la forza fisica e la tecnica del numero trentatré è quella con cui si conquista il rigore del definitivo 3-0 bianconero: ricevuta palla sulla sinistra – tanto per ricordare come sia diventato un centrocampista totale a tutti gli effetti – Bernardeschi supera tre avversarsi e si infila in area di rigore dove viene abbattuto con un fallo. Un’evoluzione che lo rende a tutti gli effetti un leader della nazionale che si giocherà gli europei del giugno 2020, e che sopratutto dimostra come la maturazione calcistica del calciatore sia ormai alle porte. Per la prossima stagione ci si aspettano più goal, necessari per elevarsi tra i migliori del ruolo in europa e completare il processo iniziato con il trasferimento da Firenze a Torino.

FEDERICO CHIESA: CAPITANO A VENT’ANNI
Quando Astori è tragicamente scomparso tutto il mondo del calcio è rimasto coinvolto nella perdita che il popolo fiorentino ha affrontato. Molti dei suoi compagni hanno dedicato la stagione, e quelle seguenti, alla memoria del proprio capitano scomparso in albergo e la società ha ritirato la maglia numero tredici in onore del giocatore viola. Un evento che ha sconvolto il mondo viola e dal quale Federico Chiesa è emerso responsabilizzato e cresciuto: classe ’97, tre anni in meno della sua controparte bianconera, Chiesa è figlio d’arte e capitano della Fiorentina a soli ventun’anni di età. In realtà la fascia si stringe intorno al suo braccio quando Pezzella non calca il campo da gioco ma la cosa fondamentale è un’altra: Federico dopo gli eventi della scorsa stagione, in cui aveva iniziato a dimostrare tutto il suo potenziale, ha assunto un ruolo centale nello spogliatoio di una società importante come la Fiorentina ergendosi a leader tecnico ed emotivo di una squadra e di una tifoseria bisognosa di simboli nuovi e puliti. Chiesa è tutto questo ed anche altro, perché le sue statistiche dicono che ha giocato l’89 per cento dei minuti disponibili in campionato con il 91 per cento delle partite giocate come titolare, il che vuol dire essere sempre e costantemente in campo a difendere i colori della sua squadra, e ha partecipato al 27 per cento dei goal con sei marcature e sette assist che hanno visto tra agosto e novembre il picco delle prestazioni realizzative. Se ci spostiamo in Coppa Italia poi le percentuali aumentano a dismisura: quattro gare giocate e sei goal messi a segno, con una media di una rete ogni 58 minuti. I due assist, dopo i cinque goal rifilati a Roma e a Torino, sono arrivati nelle due semifinali contro l’Atalanta, nelle quali ha segnato il goal che dato speranze alla viola di passare il turno nonostante l’ottima Atalanta vista al Franchi.

Sono dodici i goal segnati nelle trentasei partite giocate da Chiesa questa stagione. Uno score che inizia ad essere interessante se sommato ai nove assist messi a referto nel corso dell’anno.
UN PECCATO DI FINALE
Ma la cosa che più preme sottolineare è il modo in cui Chiesa ha preso per mano la Fiorentina accompagnandola fino in semifinale di Coppa Italia nonostante le difficoltà di un’annata sfortunata: come analizzabile guardando una qualsiasi partita giocata da Federico in maglia viola o azzurra che sia, il giocatore si sposta continuamente per il campo ricoprendo come Bernardeschi ogni zona della trequarti offensiva. In momenti di emergenza ha anche fatto il falso nueve, mettendo la propria tenacia al servizio della squadra e barcamenandosi fisicamente tra difensori più strutturati di lui. La progressione palla al piede e il dribbling secco sono diventate col tempo armi fondamentali per il calciatore che nell’annata in corso è anche riuscito a rendersi più incisivo sotto porta: i due goal siglati contro il Torino agli ottavi di Coppa Italia e la tripletta contro la Roma ai quarti a distanza di quindici giorni, hanno segnato il momento più alto della stagione del ragazzo, che grazie a due prestazioni monstre si è caricato la Fiorentina sulle spalle accompagnandola passo dopo passo fino alle semifinali perse contro l’Atalanta. Un peccato non vederlo in finale, sopratutto perché la sua maturazione potrebbe prevedere una fermata diversa da Firenze, e questa potrebbe essere stata l’ultima occasione per vederlo alzare un trofeo in maglia viola.

LA NAZIONALE METTE LE ALI
Entrambi ormai da tempo nel giro della Nazionale e diventati imprescindibili per Mancini grazie alle loro qualità, Chiesa e Bernardeschi sono attesi ora all’ultimo grande salto di crescita in vista degli Europei del 2020. Per riscattare un Mondiale a cui non ci si è nemmeno potuti avvicinare, serviranno la loro leadership e le loro qualità per rialzare la testa con addosso la maglia azzurra e per questo la prossima stagione sarà il salto nel vuoto che dovranno riuscire a colmare, quell’esplosione di talento misto alla concretezza che ancora manca ma che non tarderà ad arrivare, aspettando l’Europeo e godendoci il loro concetto di calcio totale.