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Flamengo: Il Club Mas Querido Do Brasil

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Flamengo: Il Club Mas Querido Do Brasil

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In Brasile alla fine del XIX secolo lo sport più in voga tra le classi agiate della popolazione è il canottaggio: le famiglie altolocate spendono tempo e denaro in questo sport considerato come il più nobile fra quelli praticati nella futura patria di Pelé e Zico facendo si che un gruppo di studenti decida di impressionare le giovani appartenenti alle migliori famiglie di Rio De Janeiro costituendo un proprio club di canottaggio. E’ il 17 novembre 1895, circa 124 anni fa, quando José Agostinho Pereira e altri cinque ragazzi di Rio danno i natali  al Grupo de Regatas do Flamengo, con base al Café Lamas, nel quartiere Largo do Machado della città brasiliana. L’avventura nel canottaggio, iniziata sotto il nome di Club de Regatas do Flamengo, inizia con la Pherusa, una barca che necessitava di essere ricostruita alla fine di ogni regata; il primo, non ufficiale, debutto fu però un mese prima: era il 6 ottobre 1895 e la Pherusa venne travolta dall’oceano in tempesta lasciando i ragazzi alla mercè delle onde. Solo il peschereccio Leal, passando da quelle parti, riuscì a trarli fuori dalle acque vorticose dell’oceano Atlantico dando un’altra chanche ai ragazzi del Club do Flamengo. Fondato il 17 novembre (giorno della Repubblica in Brasile), il club di canottaggio riprovò, con scarsi risultati, a tuffarsi nel mondo dello sport più noto in Brasile con l’Etoile, un’altra imbarcazione che verrà poi rinominata Scyra. Le alterne fortune e la nascita del campionato Carioca (1905) diedero però il via al cambiamento radicale che avrebbe trasformato per sempre il Club.

Era il 1911 quando dei ragazzi della Fluminense, club rivale dei Rubonegri, si staccarono dalla squadra di origine proponendo al Club de Regatas do Flamengo di aprire una sezione calcistica. Negli anni, la squadra rubonegra diventerà una delle più amate nel panorama calcistico brasiliano e sudamericano. Fonte immagine: profilo Ig @Flamengo

UNA STORIA LEGGENDARIA

Cosa ci vuole per diventare il Club Mais Querido do Brasil? La risposta, purtroppo, non è univoca: le vittorie, i giocatori importanti e spettacolari, ma sopratutto una storia che coinvolga la torcida in ogni momento della giornata. Il Falmengo, vinte le prime resistenze di un gruppo interno al club, si aprì al gioco del calcio l’8 novembre 1911. A sedici anni dalla fondazione del club di canottaggio, alcuni calciatori della Fluminense (Squadra rivale di Rio De Janeiro fondata nel 1902) capitanati da Alberto Borghet abbandonarono il club di appartenenza convincendo il Club de Regatas do Flamengo a dare vita alla sezione di sport terrestri della compagine. La storia calcistica Rubonegra (soprannome derivato dai colori sociali del club di Rio) inizia ufficialmente il 24 dicembre 1911, la vigilia di natale del sedicesimo anno di età del Club nato per il canottaggio e approdato al calcio per derivazione metafisica e fattuale. Pochi mesi dopo, esattamente il 3 maggio 1912, il Flamengo gioca la sua prima partita ufficiale contro il Mangueira: la vittoria per 16-2 resterà per sempre negli annali come il risultato migliore ottenuto in una gara ufficiale dal club dando così il via all’avventura calcistica della squadra più amata in Brasile.

Fonte immagine: profilo Ig @Flamengo

DAL PRIMO FLA-FLU ALLA COPPA DEL MONDO

7 luglio 1911: il primo Flamengo-Fluminense della storia. Il match, vinto dagli avversari per tre reti a due, darà il via a una rivalità che oggi dà ragione ai rubonegri: 373 incontri, 132 vittorie del Flamengo, 120 pareggi e 121 sconfitte, con 543 gol fatti e 499 subiti. Uno score che rende la rivalità più accesa che mai nel corso degli anni ma che va affievolendosi attualmente a favore della sfida con l’altra squadra di Rio, quel Botafogo oggi considerato il vero rivale del club. Ma tornando alla storia del club, le montagne russe di risultati altalenanti ci portano direttamente agli anni ’70: in Brasile la dittatura era sfociata nel governo del generale Figuereido e la grande campagna per le elezioni dirette portò, nel 1985, alle prime elezioni dirette della storia del Brasile dopo la dittatura. Sono proprio questi però gli anni di maggior rilievo nella storia del Flamengo, quelli in cui Zico incantava le platee mondiali e il club di Rio aggiungeva titoli su titoli alla propria bacheca.

E’ 1978 il Flamengo si laurea campione carioca nei primi anni di militanza del Galinho Zico tra le fila del club. Nel 1980 arriva anche il primo campionato brasiliano dell’epoca con la conseguente qualificazione alla coppa Libertadores, la Champions League del Sudamerica. Con questa affermazione in campo nazionale il club del Galinho, così chiamato per la personalità con cui si imponeva in mezzo al campo, assunse una sempre maggior importanza tra i tifosi brasiliani iniziando quel percorso verso El club Mais Querido do Brasil. La vittoria della Libertadores ai danni del Cobreola, squadra cilena a cui Zico rifilò due goal nella prima delle tre gare che si disputarono, aprì a club le porte della coppa intercontinentale e alla possibilità di diventare la prima squadra brasiliana a vincere il titolo di campione del mondo dopo il Santos di Pelé. La sfida, giocata il 13 novembre 1981, vide il Falmengo di Zico affrontare il Liverpool di Dalglish e Souness, con una sonora vittoria per i brasiliani rubonegri firmata Nunes (doppietta) e Adilio, perfetti compagni per l’arte calcistica di Zico.

Fonte immagine: wikipedia

UN MARZIANO A RIO

La realtà di oggi è ben diversa da quella vissuta ormai trent’anni fa. Il Club, la cui natura è consustanziale agli anni rivieni del talento, è precipitato in un vuoto dal quale per un breve periodo, il solo ritorno in patria di Ronaldinho ha riempito. Dal 2011 al 2012 il fenomeno brasiliano ha vestito la maglia rubonegra (15 goal in 33 presenze)  rimettendo il club di Rio al centro delle attenzioni mediatiche e calcistiche del mondo del calcio riattivando quella fama che lo aveva innalzato fra i più amati in patria e nel continente. Nel 2009, due anni prima dell’approdo del marziano sulla playa di Rio, il Flamengo ha vinto l’ultimo brasilerao della sua storia, mentre nel 2013 la vittoria della Copa do Brasil ha regalato una nuova chance di partecipare alla Copa Libertadores tanto sognata. Inutile dire come la partecipazione del 2014 sia stata fallimentare sotto tutto i punti di vista: sette i punti conquistati nelle sei gare del girone, con un’eliminazione che sottolinea una volta di più lo stato di attesa della compagine rubonegra. Le braci ardono ancora però, e dal settore giovanile una nuova speranza si preparava a soffiare sulle ceneri del club.

Fonte immagine: profilo Ig @Flamengo

ULTIMA VEZ

Anno solare 2017: il Flamengo porta in prima squadra due ragazzi delle giovanili affidandogli il reparto offensivo. Lucas Paquetà, classe ‘97, e Vinicius Jr, classe 2000, formano il tandem esplosivo che nel corso della stagione portano alla vittoria del campionato Carioca ai danni degli eterni rivali della Fluminense. Il doppio confronto vede i rubonegri uscire vincitori grazie allo 0-1 conquistato in trasferta e confermato dalla vittoria per due reti a uno nella cornice allestita dalla Torcida al Maracanã. Una detonazione di talento per il flamengo che grazie a Paquetà, opzionato dal Milan l’anno successivo, e a Vinicius, acquistato dal Real Madrid per cinquanta milioni, torna ad alzare un titolo dopo aver battuto Botafogo e Fluminense.

Lucas Paquetà e Vincius Jr in maglia rubonegra. Fonte immagine: profilo Ig @LucasPaquetà

UN INCENDIO DEVASTANTE

La pagina più triste della storia del Flamengo viene scritta venerdì 8 febbraio 2019. Alle cinque del mattino, il centro sportivo Ninho do Urubu a ovest di Rio de Janeiro viene avvolto dalle fiamme a causa di un malfunzionamento nell’impianto di condizionamento. Il paradiso dei ritiri delle giovanili che raccolgono i giovani “avvoltoi” dai 14 ai 16 anni diventa un inferno per dieci ragazzi che non usciranno più dalle fiamme di uno dei centri sportivi più grandi del mondo. Rimbalzata la notizia in ogni parte del globo, tantissimi sono stati i personaggi del mondo del calcio che hanno contribuito ad aiutare le famiglie e a ricordare i ragazzi, morti inseguendo il sogno di emulare Zico, Vinicius e Paquetà. Proprio il neo calciatore del Milan, in occasione della goal contro il Cagliari, ha alzato le mani dedicando il suo primo goal in maglia rossonera alle vittime dell’incendio. Queste le parole di Paquetà via social in merito alla tragedia:

La tristezza che crea in me questa notizia, è immensa. Ho passato lì 12 anni della mia vita, in quell’ambiente

IL FLAMENGO OGGI

In questo momento di fermo globale del calcio e nell’attesa della ripresa, il Flamengo si può fregiare della Copa Libertadores strappata al River lo scorso anno e della finale di Coppa del Mondo, persa per 1-0, contro il Liverpool di Klopp e Salah. Oggi, il Flamengo è il detentore della Recopa Sudamericana e del titolo di campione del Brasile, tutti vinti lo scorso anno a conferma della bontà del progetto che ruota intorno alla stella Gabigol, tornato se stesso dopo la parentesi europea. Si attende dunque la ripresa delle ostilità in Brasile come nel mondo intero, per rivedere il Club mas querido do Brasil difendere i propri titoli e proseguire nella sua storia.

Ambizione, passione e talento, per una storia che da centoventicinque anni colora di rubonegro le pagine del calcio brasiliano e mondiale.

Fonte immagine: profilo Ig @Flamengo

Fonte immagine di copertina: sito ufficiale Flamengo

 

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Flash News

La madre di Radonjic critica Juric per la gestione del figlio: il post

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Radonjic

Dopo un buon avvio di stagione, Nemanja Radonjic nelle ultime uscite ha riacceso il derby di spogliatoio intrapreso con il suo allenatore, Ivan Juric.

L’allenatore granata, infatti, ha nuovamente rinunciato alla convocazione del classe ’96 per motivi disciplinari nella trasferta di Frosinone, dopo averlo già fatto nella delicata sfida contro l’Atalanta.

Motivo delle frizioni (come anticipato precedentemente) la poca convinzione negli allenamenti del trequartista serbo, che nonostante le strabilianti doti tecniche continua a non dimostrarsi prestaste dal punto di vista attidudinale.

La madre di Radonjic, Radmila, sembra non esser particolarmente d’accordo con la gestione da parte di Juric del figlio, e sul suo profilo Instagram in giornata ha pennellato una velata critica proprio verso l’allenatore ex Verona.

LA STORIA – “Il karma dice: sii abbastanza buono da perdonare le persone, ma non essere così stupido da fidarti di nuovo di loro”.

 

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Diez allo stadio

Ascoli-Spezia 1-2, le pagelle: Bellusci risponde al rigore di Verde, ma nel finale Hristov regala la vittoria allo Spezia

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Esposito

Al Del Duca lo Spezia batte l’Ascoli 2-1. Nella ripresa Giuseppe Bellusci risponde al rigore di Daniele Verde, ma nel finale arriva l’incornata di Hristov a decidere il match.

Il primo squillo del match arriva all’ottavo minuto quando Verde illumina per Kouda, ma trova la respinta attenta di Viviano. L’Ascoli reagisce e, dopo un rischio autorete di Muhl, Botteghin ha l’occasione da due passi, ma spreca. L’episodio chiave arriva al 20′ quando il direttore di gara Marchetti viene richiamato alla review per un tocco di mano di Di Tacchio all’interno dell’area e concede il rigore. Dal dischetto Verde spiazza Viviano. I marchigiani non si perdono d’animo, Mendes ci prova con un diagonale impreciso. Al 38′ si vede Kouda con un colpo di testa che Viviano respinge in angolo. Nel finale di primo tempo, sugli sviluppi un calcio di punizione, la spizzata di Botteghin favorisce Rodriguez che non angola a sufficienza. Prima dell’intervallo Kouda costringe Viviano al miracolo.

Nella ripresa l’Ascoli è più cattivo e trova il pareggio con Bellusci. I marchigiani inizialmente continuano a spingere ma è Kouda a spaventare Viviano che blocca senza problemi. Da lì lo Spezia prende coraggio e si espone alle ripartenze fulminee dell’Ascoli. Nel finale l’incornata di Hristov da calcio di punizione fissa il punteggio sul 2-1. Dopo un tentativo di Di Tacchio, termina così, lo Spezia batte l’Ascoli e ottiene tre punti pesantissimi.

Ecco le pagelle della gara, direttamente dalla tribuna stampa dello Stadio Del Duca.

LE PAGELLE DELL’ASCOLI

Viviano 6,5: una sua respinta sulla conclusione di Kouda prima dell’intervallo, mantiene in gara l’Ascoli.

Bellusci 7: regala il momentaneo pareggio all’Ascoli con una conclusione dal limite. Per il resto, tutto il reparto difensivo mostra una buona coesione. Riceve un’ammonizione per una sbracciata nel primo tempo. (dal 82′ Haveri s.v.)

Botteghin 6: si divora la rete del vantaggio dopo pochi minuti, ma in fase difensiva non sbaglia nulla.

Quaranta 6: anche per lui vale il discorso fatto per i compagni di reparto. Difende bene sugli attaccanti liguri.

Adjapong 6: lotta e spinge sulla destra, inizialmente crea qualche pericolo, ma viene raddoppiato per tutto il resto della gara. (dal 64′ Bayeye: Dà freschezza alla fascia destra. Apporto sufficiente).

Milanese 6: gioca solo il primo tempo, convince solo a tratti per qualità e per carattere. Giocando con continuità potrebbe diventare una buona arma per Castori, che però lo sostituisce nell’intervallo. (dal 46′ D’Uffizi 6,5: entra con coraggio e voglia di dimostrare, anche se mostra nervosismo in qualche circostanza. Approccio positivo).

Di Tacchio 5: commette ingenuamente, ma anche sfortunatamente, il fallo da rigore.

Falasco 6: insidioso palla al piede soprattutto con le traiettorie velenose da calcio piazzato.

Masini 6: il solito Masini che agisce a sostegno delle due punte, si fa vedere tra le linee, ma oggi non incide. (dal 86′ Giovane s.v.)

Mendes 6: a lui è affidata la reazione marchigiana, ma viene contenuto dai difensori avversari. Nella ripresa si trasforma in assist-man per Bellusci.

Rodriguez 6: la sua velocità mette in difficoltà i marcatori spezzini, ma manca di concretezza nella finalizzazione. (dal 82′ Millico s.v.)

All. Castori 5,5: la squadra è viva e resta in partita nonostante un avvio complicato, ma nel finale la squadra è ingenua. A gennaio urgono rinforzi.

LE PAGELLE DELLO SPEZIA

Zoet 6: trasmette sicurezza al reparto difensivo pur senza dover compiere miracoli.

Amian 6: da quella parte Milanese e Falasco spingono molto, ma lui si disimpegna senza troppi problemi.

Muhl 6: rischia un autogol nel primo tempo, ma per il resto è impeccabile. (dal 63′ Hristov 7: entra per dare freschezza al reparto e decide la sfida).

Nikolaou 6,5: sforna una prestazione perfetta nel limitare Mendes.

Elia 6,5: spinge molto sulla sinistra. Nei primi minuti fatica a mantenere le misure su Adjapong, ma viene aiutato dai ripiegamenti di Kouda.

Cassata 6: riceve un’ammonizione ingenua nel primo tempo che potrebbe condizionargli la gara, ma dà tanto al centrocampo di D’Angelo. (dal 63′ Zurkowski 6: entra per incidere nel reparto offensivo con qualche inserimento, ma nulla  di particolare da segnalare)

Salvatore Esposito 5,5: deve fare gioco, ma è impreciso nel gestire un paio di ripartenze.

Bandinelli 6: anche per lui vale la pagella di Cassata, ma senza l’ammonizione. Il contributo dell’ex Empoli è fondamentale per l’equilibrio del reparto.

Verde 7: è freddo dal dischetto portando in vantaggio i suoi. Quando si illumina crea qualche problema alla difesa marchigiana. (dal 70′ Antonucci 6: entra con tanta voglia di fare, ma il finale non gli permette di colpire.

Kouda 6,5: spazia molto su tutto il fronte offensivo arrivando più volte alla conclusione.. Importantissimo è il suo contributo in fase difensiva in aiuto ad Elia.

Pio Esposito 6: gara di sofferenza perchè viene risucchiato dal trio difensivo marchigiano, ma ha il merito di guadagnarsi il rigore del vantaggio.

All: D’Angelo 6,5: vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma poteva gestire meglio il vantaggio. Dopo un buon primo tempo, la squadra pensa ad un secondo tempo di puro contenimento e paga. Dopo il gol del pareggio cerca e trova il gol vittoria.

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Carlos Augusto: “Sono stato sempre umile, non ho mai mollato. E sull’Inter…”

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Carlos Augusto
L’Inter si prepara alla sfida di questa sera contro l’Udinese. L’obiettivo principale dei nerazzurri rimane quello di rispondere presente alla vittoria di ieri sera della Juventus, che avendo la meglio sul Napoli è balzata momentaneamente in cima alla classifica.

Alcuni dubbi di formazione per mister Simone Inzaghi, alle prese con alcune assenze pesanti soprattutto nelle retrovie. In dubbio la presenza di Alessandro Bastoni, che ha saltato la trasferta di Napoli dell’ultimo turno in via precauzionale e dovrebbe essere arruolabile per il match odierno. In caso di fortfait, spazio a Carlos Augusto.

Proprio il brasiliano è intervenuto al Match-day Programme ufficiale dell’Inter parlando della sua carriera: dai primi passi mossi in patri fino all’arrivo in Italia, l’esperienza formativa a Monza e infine il salto di qualità compiuto nell’ultima sessione di calciomercato. Di seguito le parole di Carlos Augusto.

ORIGINI – “Appena ho iniziato a giocare ho chiesto a mio papà di iscrivermi in una scuola calcio, poi a 15 anni ho capito che sarei potuto diventare un calciatore professionista. Sono stato umile, ho sempre lavorato tanto e non ho mai mollato e questo mi ha portato fino a qui. Per me l’amore per il calcio è la cosa più importante, mi piace giocare, allenarmi, poi quando si arriva allo stadio e si vedono tutti i tifosi che incitano la squadra, solo questo ti dà una carica incredibile”.

INIZI IN BRASILE – “Sono diversi i momenti che hanno segnato il mio percorso, la consapevolezza acquisita a 15 anni, poi la finale vinta con la Primavera in Brasile, ricordo che c’erano 45.000 tifosi, abbiamo vinto ed è stato importante. Il primo gol con la Prima Squadra è un altro momento che non dimenticherò, è stato nel match contro la Chapecoense, ricordo che non riuscivo neanche a parlare dopo perché ero troppo felice e sono andato a festeggiare con la mia famiglia”.

APPRODO ALL’INTER – “L’Inter è una squadra importantissima, è un onore indossare questa maglia. Da qui sono passati grandi campioni, Ronaldo è stato devastante, è quello che mi ha ispirato e poi c’è stato Roberto Carlos che nel mio ruolo è stato incredibile. Fuori dal calcio Michael Jordan è un punto di riferimento, è stato impressionante come professionista e come persona, ho letto molto su di lui. Non si è mai arreso e anche quando era il migliore del mondo ha sempre voluto migliorarsi. Cos’è importante per me? La famiglia e la squadra che sono concetti molto simili, conta essere uniti e aiutarsi, soprattutto nei momenti difficili”.

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Big della Premier pronte all’assalto per Calhanoglu: la posizione dell’Inter

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Calhanoglu

Uno degli uomini copertina dello scoppiettante inizio di stagione dell’Inter è Hakan Calhanoglu. Da quando Inzaghi lo ha reinventato regista, il turco è diventato perno inamovibile della mediana nerazzurra. Centrocampista tuttofare, infallibile dal dischetto, Calhanoglu conta già 6 gol in questo primo scorcio di campionato, di cui l’ultimo ha spalancato la strada verso la vittoria contro il Napoli. Il rendimento del giocatore ex Milan non è passato inosservato all’estero, dove non mancano le lusinghe per il turco, soprattutto dalla Premier League. Infatti, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di Tuttosport, due big del massimo campionato inglese sarebbero pronte a farsi avanti in estate per Calhanoglu. Trattasi nel dettaglio di Chelsea e Liverpool.

La posizione dell‘Inter è però piuttosto netta: Calhanoglu non si tocca, a meno di offerte da capogiro. I nerazzurri sono tutelati da un contratto, recentemente firmato, che lega l’ex rossonero all’Inter fino al 2027. D’altra parte, il turco si è calato alla perfezione nella realtà nerazzurra e il rapporto con compagni e allenatore è ottimo. Cambiare aria significherebbe un azzardo anche per lo stesso giocatore che dell‘Inter è ormai uno dei leader tecnici. Già la scorsa estate, gli interessamenti dall’Arabia non fecero breccia nella testa di Calhanoglu che in questo momento è pienamente focalizzato sulla conquista delle suo primo scudetto.

Le intenzioni delle parti sembrano quindi ben chiare e nonostante l’Inter, per esigenze di bilancio, possa privarsi di un big quest’estate, Calhanoglu non è affatto in discussione. Il sodalizio tra il turco e l’Inter sembra destinato ad andare avanti.

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