Allo start del campionato una delle formazioni più enigmatiche era la nuova Roma di Eusebio Di Francesco. Dopo un inizio complicato e poco convincente, i giallorossi hanno ingranato, rendendosi protagonisti di una cavalcata trionfale in Champions e di un cammino più che dignitoso in campionato. Paradossalmente, però, quando le cose potevano mettersi bene, con la qualificazione europea archiviata e la testa concentrata solo sul campionato, la Roma si è arenata. Da dicembre i capitolini sono scomparsi, lasciando campo ad una copia sbiadita della squadra ammirata poche settimane prima. Come sempre a Roma è partita la caccia all’uomo, la ricerca di una testa da mozzare. Ma questo atteggiamento, classicamente romano, potrebbe rivelarsi un errore madornale.

Kevin Strootman, 103 presenze e 13 reti con la maglia della Roma
CAPRO ESPIATORIO
Quando accade qualcosa, storicamente, il primo impulso è sempre quello di trovare un colpevole. Puntare il dito aiuta a sfogarsi, a concentrare la propria frustrazione su un qualcosa di concreto. L’accusa è catartica, un processo di liberazione meschino ma tremendamente efficace. Urla e malcontento hanno colto un bersaglio in particolare a Roma: Kevin Strootman. L’olandese, visibilmente sottotono da inizio stagione, è diventato il simbolo del momento nero della squadra di Di Francesco. Non l’unico responsabile, sia chiaro, ma il più colpevole. Posto che sia vero, che Strootman stia davvero deludendo tremendamente e che sostanzialmente sia irriconoscibile, è giusto, è sano, è salutare prendersela con lui?
Molto probabilmente no. Una strigliata fa sempre bene, il calciatore stesso ha ammesso di non riuscire a riconoscersi rivedendo le sue prestazioni. Ma, perché c’è sempre un ma: che senso ha stigmatizzare un calciatore già in vistosa difficoltà? Che senso ha effigiarlo ed esporlo al pubblico disdegno? Che senso ha massacrarlo e chiederne la testa, quando è chiaro che più che responsabile sia maggiormente vittima della situazione creata? Assolutamente nessuno. Il concetto in sé di capro espiatorio non ha senso. È un meccanismo, tutto popolare, semplicistico, di liquidazione di una o più colpe. Accusare è più facile che analizzare. Strillare è più semplice che comprendere e pazientare. Ma la strada più breve porta meno lontano.

Probabilmente il punto più alto della carriera giallorossa di Strootman: il gol nel derby del 4-12-2016
ATTEGGIAMENTO POSITIVO
Ciò che realmente serve ora, intorno a Strootman e in generale intorno alla Roma, è un atteggiamento positivo. Nulla è compromesso, la Champions League è ancora alla portata e ci sono degli ottavi da giocare. I presupposti per la risalita ci sono tutti, ma serve tranquillità. Merce rara a Roma. Comprensione, pazienza, analisi, elementi da tempo disconosciuti da una piazza che ha sempre preferito far lavorare la voce che la testa. Il vero salto di qualità va fatto a livello ambientale. Non servono giocatori migliori, ma un migliore contesto di lavoro. Non serve l’ennesima rivoluzione societaria, ma una definitiva rivoluzione di tutto ciò che gravita intorno alla squadra. La scossa deve arrivare da fuori, per trasmettersi poi all’interno e percuotere l’intero sistema.
Sai cosa farò? Prenderò tutta questa negatività e la userò come carburante per trovare il lato positivo! È questo che farò! E non è una stronzata, non è una stronzata. Ci vuole impegno e questa è la verità! ( Pat Solimano – Il lato positivo)
Parole che i tifosi della Roma, i dirigenti, Di Francesco e tutti i giocatori dovrebbero metabolizzare e applicare. Sono parole che devono rappresentare un mantra, un credo per uscire dalle situazioni complicate. Senza capri espiatori, senza inutili grida e continue rivoluzioni. Trovare il lato positivo, convertire tutta la negatività e impiegarla per spiccare il volo. Strootman deve riuscire a capire ciò che non è andato finora e applicarsi per superare le difficoltà. La società deve tutelare uno dei suoi giocatori più importanti, proteggerlo e dargli tranquillità. I tifosi devono coccolare il proprio campione, capire il momento e dargli la forza per rialzarsi. Tutte le forze unite possono generare la positività necessaria. Non è una stronzata, no. È difficile, ma la strada più lunga porta più lontano.

Pat Solimano, interpretato da Bradley Cooper, protagonista del film “Il lato positivo” e fonte d’ispirazione per questo pezzo
PATRIMONIO DA SALVAGUARDARE
Rendere Strootman il capro espiatorio di tutta questa situazione è folle. L’olandese è un patrimonio della Roma, da tutelare e salvaguardare a tutti i costi. Perché i problemi del numero 6 non sono fisici, come molti credono. Strootman è ormai pienamente recuperato dall’infortunio, lo scorso anno ha giocato praticamente sempre e bene, dunque com’è possibile che una ricaduta si senta ora? No, il problema è a livello mentale. E allora è risolvibile. Strootman deve semplicemente recuperare tranquillità, consapevolezza. Il recupero è ampiamente possibile e auspicabile. Il primo passo verso il superamento di un problema è l’accettazione di questo e Kevin l’ha pubblicamente accettato il proprio problema. Non sono questo, non posso essere questo. Consapevolezza, frustrazione e rabbia, elementi da convertire in positività.
La Roma non può permettersi di gettare via un patrimonio come Strootman. È impensabile chiedere la testa di un giocatore del genere. Alla Roma serve l’olandese, che ha dimostrato a più riprese il suo valore. Non si può essere perso tutto a un tratto, può e deve ritrovarsi. E con Strootman può ritrovarsi e finalmente crescere anche Roma, compattandosi finalmente, affermandosi come un ambiente sano e positivo. C’è un’occasione irripetibile per fare finalmente il salto di qualità, per incanalarsi finalmente sulla strada della grandezza. Salvare il patrimonio Strootman potrebbe essere davvero il primo passo per creare un patrimonio Roma.

La curva sud, simbolo del tifo giallorosso. Un tifo capace di dare tantissimo, ma che ha bisogno di crescere per saper gestire situazioni delicate
AFFERRARE LE OPPORTUNITÀ
Ma ti dico che devi dar retta ai segnali. Quando la vita ti manda un momento come questo è un peccato se non l’afferri. Ti dico, è un peccato se tu non l’afferri. Ti perseguiterà sempre, come una maledizione.
Se la vita ti mette davanti a una prova, devi affrontarla. La Roma vive ora la sua personalissima sfida. In passato ha di frequente fallito, ora che farà? Cederà all’impulso primigenio di scagliarsi contro l’obiettivo più semplice da abbattere, si pulirà la coscienza facendo saltare qualche testa e credendo di aver così fatto la propria parte nell’annoso conflitto tra mandanti e mandati? Oppure proverà ad uniformarsi, a lottare non contro di sé, ma per sé? S’imboccherà finalmente la strada della cooperazione, invece che quella del semplicistico conflitto? Tutte queste domande dipenderanno dall’atteggiamento delle forze in causa. Se i tifosi riuscissero stavolta a dare tempo alla loro squadra, se la società fosse in grado di salvaguardare i propri calciatori, se questi ultimi potessero semplicemente mettersi a testa bassa e lavorare. Se tutte queste forze si congiungessero allora si, si potrebbe convertire la negatività per usarla come carburante per raggiungere la cima. In fondo nella vita non serve creare capri espiatori, ma solo cercare continuamente il lato positivo.