Che prezzo ha una partita? E con questa domanda non si intende niente di figurato. Quanti euro servono o quanti pounds per comprare un biglietto? Pragmaticamente parlando il prezzo varia dal posto scelto in tribuna. Ma questo è un problema che riguarda soltanto chi sceglie di comprare il biglietto. Non si tratta di una questione che interessa, in senso stretto, le società e chi gioca sul prato. Giusto?
Non sempre. Curioso pensare che Marcelo Bielsa quando si è seduto la prima volta sulla panchina del Leeds abbia per prima cosa (o quasi) chiesto quanto costa il biglietto della Championship, la serie B inglese in cui il Leeds United militava allora. L’allenatore argentino ha fatto e due conti e: “oggi allenamento con scopa e paletta“. Certamente non furono queste le sue parole nell’agosto 2018. Ma qualcosa di simile. Il prezzo del biglietto per veder giocare la sua squadra costa(va) infatti tre ore di lavoro, circa, a un tifoso. Per far capire ai suoi il sacrificio compiuto dai loro sostenitori quindi, ha chiesto ai giocatori di fare le pulizie nel centro sportivo per tre ore.
Questo è quello che un tifoso deve fare per poter comprare il biglietto per entrare allo stadio e vedere giocare i suoi beniamini. Un esempio più che concreto; una pazzia delle sue; un ulteriore tassello che contribuisce a confermare la sua personalità minuziosamente ossessionata dai dettagli. Bielsa voleva far capire che c’è una cosa che serve per poter raggiungere ciò che si desidera. Una cosa che si chiama sacrificio. Un gesto elegante e nobile, simile a quello che lo ha contraddistinto anche durante la crisi del lockdown, dato che lui e i suoi giocatori si sono tagliati lo stipendio per aiutare i dipendenti. Altruismo e capacità di immedesimazione invidiabili.
L’ULTIMA VOLTA
Il Leeds ha dovuto aspettare sedici anni per tornare in Premier League. Ritrovare il pass per giocare partite con i più forti del Regno Unito e cercare di sognare nei più bei stadi del Paese. L’ultima volta in cui ha militato nella prima serie era il 2004: a vincere il campionato fu l’Arsenal, Jürgen Klopp non allenava ancora il Borussia e Momo Salah aveva appena 12 anni. Un altro mondo, un altro calcio, un’altra Premier. Raggiungendo 33 punti a stento, con la società neo-rappresentata da un nuovo presidente, una panchina cambiata troppo spesso e il destino che sembrava già scritto.
Insieme al Leeds retrocessero in Football League Championship il Leicester e il Wolverhampton. Se però per i Wolves e il Leicester il riscatto è già avvenuto, inclusa la partecipazione alle coppe europee, il percorso dei Whites è stato più tortuoso. Un sali-scendi faticoso da far mancare aria nei polmoni e da far tremare le ginocchia. Il punto più basso toccato nel 2007, con la discesa nella Football League One, il campionato ancora minore. Un territorio diverso e una squadra spogliata dai campioni di una volta. Un squadra “da serie c“. Tutto da rifare. Poche speranze e una lenta crescita, arrivata appena adesso a un nuovo, il più atteso, traguardo.
THEY ARE BACK
Il grande giorno è arrivato il 17 luglio, quando l’Huddersfield inaspettatamente ha battuto per 2-1 il West Brom, rendendo impossibile la rimonta delle rivali per ottenere la promozione. Il Leeds ha così strappato il biglietto ufficiale per la Premier senza scendere in campo. Quel giorno è stato una redenzione per società e tifosi. Sedici anni dopo, they are back.
Nel 2006 il sogno era sfumato per un pelo. Il Leeds aveva perso la finale dei playoff per la promozione diretta. Come stringere la mano sulla maniglia ma scoprire che la serratura è bloccata. Chiusa dall’interno. La chiave l’hanno conquistata altri e ci sono voluti altri sei anni per raggiungerla. La sera del 17 luglio i tifosi si sono riversati davanti a Elland Road, lo stadio della città. Fumi gialli e azzurri e una gioia gettata fuori dopo troppi anni di contenimento. L’uomo del giorno: Marcelo Bielsa, el loco, l’allenatore protagonista e maggiore artefice della promozione. Oggi idolo indiscusso dei tifosi Whites.
ALLENARE IL LEEDS
Durante le prime sei partite con Bielsa nella sua prima stagione, 2018-2019, la squadra corse di più che durante tutto il girone di ritorno della stagione precedente. Un impatto a dir poco esorbitante, che già poteva presagire un decollo come quello che poi effettivamente è accaduto. Alla prima stagione con Marcelo Bielsa il Leeds United arrivò terzo e giocò i playoff, poi persi. Il riscatto completo è arrivato invece questo anno, con il primo posto della Championship, un trofeo da aggiungere in bacheca.
Allenare il Leeds un tempo voleva dire vincere. O almeno poter auspicare alla vittoria ed essere in corsa per i posti più alti delle classifiche e dei tornei. I Whites infatti non sono sempre stati una squadra in bilico tra la prima e la seconda serie. La conquista della Premier 2020/2021 non è infatti qualcosa di mai visto. Il Leeds anzi una volta era là in cima a giocarsi i posti più importanti del calcio europeo. Il nome che porta i suoi successi più importanti è Don Revie: l’allenatore che restò sulla panchina dal 1961 al 1974. Con lui la squadra ha conquistato i suoi primi campionati inglesi, una FA Cup e altre quattro coppe. Una squadra competitiva e una macchina perfetta.
Don Revie abdicò però nel 1974. A lui subentrò Brian Clough ma la squadra non sfoggiò particolari risultati, sotto le pesanti critiche ricevute dai tifosi e dai giocatori stessi. Rimase sulla panchina per 44 giorni, difficili e scontrosi, raccontati dal romanzo Il maledetto United di David Peace e nell’omonimo film di Tom Hooper. Solo con il successivo allenatore, Jimmy Armield, tornò la serenità.

CONTROVERSIE
In quegli anni la città di Leeds, che si trova nella zona industriale della contea metropolitana dello Yorkshire, si identificava con la squadra stessa, la terza per popolazione di tutta l’Inghilterra. Era una squadra forte, spesso discussa e i suoi tifosi erano tra i più vivaci del Paese. La maggior parte dei suoi sostenitori erano infatti riuniti nel club che si chiamava Service Crew, la frangia più violenta dei tifosi, nota soprattutto per i tafferugli e atti vandalici compiuti negli anni ’70, i massimi rappresentanti del calcio brutale e del tifo senza regole. Arrotolando il nastro si arriva all’episodio più controverso della tifoseria Whites. Lo stesso giorno che il club ha toccato il suo apice. Simbolo dell’ossimoro vivente che il Leeds era in quegli anni.
Siamo infatti agli episodi accaduti durante la finale della Coppa dei Campioni, giocata contro il Bayern Monaco a Parigi il 28 maggio 1975. Ci furono accoltellamenti, scontri con la polizia e una città presa d’assalto. Gli hooligan del Leeds cantavano di essere “Champions of Europe” anche se così non era. Il Bayern infatti vinse per 2-0, ma al Leeds furono annullati un gol e due rigori. I tifosi reagirono staccando i seggiolini e lanciandoli in campo. E la squadra fu eliminata dalle competizioni europee. Per il Service Crew un vanto, ma per la società la vergogna di essere il primo club inglese con tale punizione.
Forse anche quello contribuì al successivo declino: nell”82 il Leeds retrocesse in Seconda Divisione, dove rimase per sette anni nonostante la panchina affidata a Billy Bremer, ex giocatore e icona della squadra. Così amato da essere il protagonista di una strofa dell’inno.
“Little Billy Bremner is the captain of the crew
For the sake of Leeds United he would break himself in two
His hair is red and fuzzy and his body’s black and blue
As Leeds go marching on”.
QUEL MALEDETTO UNITED
La storia del Leeds United è dagli Settanta una di delusioni e grandi gioie. Il campionato vinto nel ’92, trainato dall’attacco di Eric Cantona, sembrava un nuovo inizio e la cura definitiva alle crisi degli anni passati. Una ripresa del posto che spettava alla squadra, come se fosse la dimostrazione che il declino che aveva colpito il Leeds United fosse solo una breve parentesi, da cui però ormai si erano tirati fuori. Dalla nuova vetta però è iniziata nuovamente un’ulteriore discesa. Il titolo del romanzo dedicato alla lotta “diplomatica” tra Don Revie e Brian Clough, i due allenatori agli antipodi, parla di uno United maledetto. Maledetto come la storia del club che non è mai riuscito ad affermarsi pienamente nel primo campionato. Già l’anno successivo infatti la squadra finì 17esima e andò vicina alla retrocessione.
Importanti acquisti di giovani talenti inglesi, come Alan Smith, Jonathan Woodgate o Stephen McPail, portarono nel ’98 alla conquista del terzo posto in Coppa UEFA. Successivamente però i numerosi prestiti che chiese il presidente di allora non furono ripagati dai piazzamenti della squadra, e il Leeds iniziò una lenta crisi economica, che costrinse i vertici a dolorose cessioni. Tra queste quella di Rio Ferdinand, passato al Manchester United per 30 sterline. L’andazzo già scritto arrivò poi a un epilogo: la retrocessione del 2004 e la discesa, tre anni dopo, nella Football League One, dove rimasero per tre anni, allontanandosi ancora di più dalla Premier.
LA RIVINCITA
La più grande svolta è arrivata poi con la presidenza della famiglia Cellino, iniziata a febbraio del 2014. I piazzamenti sono gradualmente migliorati, fino a quando Andrea Radrizzani non rilevò il club nel 2017. Il suo più grande investimento è chiaro e indubitabile. El loco Marcelo Bielsa arrivò alla guida dei Whites come un profeta, nella stagione che avrebbe visto il Leeds United festeggiare il loro centenario. La suggestione della Premier era forte, ma iniziava a non essere più soltanto un miraggio. Si iniziava a parlare di cose concrete. Alla sua prima stagione arrivò terzo, giocò i playoff ma poi perse.
Il riscatto però è arrivato l’anno successivo, lo scorso luglio. Allenare il Leeds United voleva dire vincere, una volta. Ma Bielsa ha regalato alla città di nuovo la possibilità di sognare. In due anni da allenatore ha saputo trascinarla sempre più in alto: la sua impostazione offensiva ha cambiato gli schemi dei giocatori e questa scelta è risultata vincente. Si può parlare davvero di rivincita e di nuovo inizio.

Patrick Bamford, capocannoniere della stagione 2019/2020 del Leeds United con 16 gol
E così il Maledetto United è tornato tra le grandi del calcio inglese. Il club della città di Leeds si gioca ora la permanenza nel massimo campionato. Ciò che è certo: la squadra, con il grande sacrificio di cui il loro tecnico è il più grande sostenitore, è pronta per continuare a scrivere la storia della Premier.
Immagine in evidenza: profilo Instagram @leedsunited.