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Il male minore

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Il male minore

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Sono ancora giocatori nostri, non li abbiamo ancora persi e se dovessero andar via verranno rimpiazzati da elementi di grandissimo livello.

Arsène Wenger ha cercato di dileguarsi in questo modo dalle continue domande riguardanti le situazioni contrattuali di due suoi giocatori: Alexis Sanchez e Mesut Özil. Entrambi sono in scadenza di contratto e questa sessione di mercato è l’ultima possibilità, per il club inglese, per tentare di monetizzare il loro addio ormai annunciato. Al di là degli aspetti puramente finanziari, contrattuali ed economici, i casi Sanchez e Özil certificano (ancora una volta verrebbe da dire) la scarsa capacità della squadra londinese di sapersi destreggiare nel mercato. Un altro grande fallimento tecnico e progettuale, del quale non si può non incolpare Wenger.

QUESTIONE DI SCELTE

Le scelte, così come in campo, fanno una grande differenza anche quando si lavora dietro la scrivania, laddove le squadre nascono e si pensano inizialmente per poi svilupparsi e prendere forma materiale nel terreno di gioco. All’Arsenal negli ultimi anni è mancata progettualità e visione d’insieme: una visione equilibrata che fosse in grado di accorgersi quali fossero realmente le esigenze di mercato e quali invece fossero dei puri e superflui sfizi fini a se stessi. La questione difesa è ormai al centro delle critiche addossate a Wenger riguardo le sue scelte e la sua gestione della rosa. Negli ultimi anni l’unico difensore di spessore, per il quale è stato compiuto veramente un grande investimento è stato Mustafi: un buon difensore di livello, ma pagato ben 41 milioni di euro. In quell’estate Wenger, alla fine del mercato, spese circa 100 milioni di euro per tentare di migliorare una squadra che la stagione precedente era giunta seconda alle spalle dell’eroico e miracoloso Leicester di Ranieri: operazione fallita malamente dato che a fine anno la classifica recitava Arsenal quinto e fuori dalla Champions League.

 

Nuova estate, stessa storia. La scelta di portare Lacazette all’Emirates è recentissima, e considerando unicamente la qualità del giocatore non si può definire errata. Diventa sbagliata però se si considera la rosa dell’Arsenal e quelle che dovevano essere le falle da sistemare. Ancora una volta infatti il reparto difensivo è stato considerato, in maniera erronea, pronto e all’altezza, nonostante i problemi fossero sotto gli occhi di tutti, in più l’acquisto di Lacazette avrebbe inevitabilmente messo in secondo piano Giroud, il quale nelle ultime stagioni era sempre ampiamente arrivato in doppia cifra. Questo ha creato uno sbilanciamento totale nella rosa dei Gunners, i quali si sono trovati con un reparto offensivo di altissimo livello con Özil, Sanchez e Lacazette in campo e Giroud pronto a subentrare, ma con una difesa non pronta per sostenere tutta quella potenza offensiva (calcolando anche il modo di giocare di Wenger). Ancora una volta quindi le scelte si sono rivelate errate, ma soprattutto, ed è questo l’elemento preoccupante, reiterate.

ADDI DOLOROSI

Gli adii, a gennaio o meno, di Sanchez e Özil sono il fiore all’occhiello di una gestione sbagliata di due situazioni delicate, alle quali l’Arsenal non ha saputo dare la giusta importanza. Solo l’estate scorsa infatti Wenger prendeva tempo riguardo al possibile rinnovo contrattuale, o alla possibile cessione, dell’attaccante cileno, volendo sfruttare al meglio l’ultimo anno di contratto che legava il club londinese e l’ex Barcellona. Già a quel tempo però sarebbe stato necessario guardare e giudicare la realtà così come si prospettava; non trovare le condizioni giuste per il rinnovo e allo stesso tempo non accettare di trattare la cessione di Sanchez (il cui prezzo del cartellino l’estate scorsa si aggirava intorno ai 70 milioni di euro) avrebbe significato solamente una cosa: perdere il giocatore gratis o ad una cifra notevolmente più bassa rispetto al suo reale valore tecnico. Una mancata visione quindi, per riprendere il concetto sottolineato ad inizio articolo, che rischia non solo di far perdere al club un pezzo pregiato a livello tecnico e di performance, ma che rende impossibile la valorizzazione di mercato di un giocatore, che all’Arsenal ha fatto molto bene e che si è consacrato come calciatore di assoluto livello. Una doppia sconfitta quindi, tecnica ed economica.

In mezzo a questa fitta coltre di fumo nella quale Wenger non sembra ancora aver trovato la retta via, c’è chi invece sa benissimo come muoversi: Guardiola e Mourinho. I due rivali storici, prima in Spagna, ed ora in Inghilterra addirittura nella stessa città, sono pronti ad approfittare della situazione che si è creata attorno a Sanchez. Le offerte che sembrano essere arrivate all’Arsenal si aggirano attorno ai 20-25 milioni di euro: una somma che rispecchia il valore di un giocatore in scadenza, ma non quella di un giocatore del livello di Alexis Sanchez. A questo punto qual è la scelta migliore per Wenger e i Gunners? Tenere Sanchez fino a fine stagione per poi perderlo a zero, oppure cercare di monetizzare il più possibile in questa finestra invernale di mercato?

IL MALE MINORE

In questo caso il male minore rappresenta una scelta, sì dolorosa, ma che è inevitabile per la situazione dell’Arsenal: tenere il cileno fino a fine stagione. Il senso e la coerenza di questa possibile soluzione si possono riassumere in tre punti.

· Non rinforzare una concorrente del proprio campionato

Ovvio, City e United stanno facendo un campionato completamente diverso rispetto a quello dell’Arsenal, ed addirittura la squadra di Guardiola disputa un campionato nel campionato visto il distacco dalla formazione di Mourinho, però cedere Sanchez a gennaio ad una squadra avversaria significherebbe commettere un doppio errore: perderlo per poi ritrovarselo contro. I possibili 20-25 milioni garantiti dal City e dallo United non allevierebbero il fardello del sicuro addio del “Nino Maravilla”.

· Raggiungere l’obiettivo

Dopo il fallimento dello scorso anno, culminato con la mancata qualificazione in Champions League, l’Arsenal non può permettersi di rimanere fuori per due anni consecutivi dalla più grande competizione in ambito europeo. In questo senso Sanchez darebbe un’indubbia mano a tutta la squadra per provare a raggiungere quel quarto posto, al momento occupato dal Liverpool, che dista cinque punti.

· Non riuscire a trovare un’alternativa immediata

Anche nel caso in cui si pensasse di guadagnare il più possibile dalla cessione di Sanchez in questa finestra di mercato, il problema sarebbe poi quello di trovare un sostituto degno del suo predecessore. Riuscire a pescare, nel confuso mercato di riparazione, un giocatore di altissimo livello come Sanchez è una manovra praticamente impossibile, visti anche i prezzi esorbitanti che fanno da padroni in questi ultimi mesi.

Tenere Sanchez fino a fine stagione per poi perderlo gratis rappresenta quindi il male minore di cui l’Arsenal non può fare a meno. Una scelta del genere, seppur sbagliata perché significherebbe non guadagnare nulla dalla cessione del proprio top player, sarebbe forse una delle scelte meno sbagliate degli ultimi anni di gestione Wenger. E questo è tutto un dire.

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Calcio Internazionale

La Rassegna Social del Diez – Foggia e Lecco in finale, pareggio tra Bari e Cagliari

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Punto d’informazione, di impressioni e passioni condivise, i social network oggi più che mai raccontano le emozioni dei tifosi. Numero Diez vi presenta la rassegna dedicata ai più importanti messaggi della giornata di ieri.

 

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Calciomercato

Il Milan pesca in Spagna: occhi su Chukwueze

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La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.

Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.

La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.

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Calciomercato

Il Manchester City fa sul serio per Kovacic: le ultime

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Kovacic

Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions League contro l’Inter.

Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.

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Flash News

Finisce la stagione del Pescara: il Foggia trionfa ai calci di rigore

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dichiarazioni Zeman

Il pareggio di quattro giorni ha dimostrato l’equilibrio e la sfacciataggine di due squadre capaci di offendere e trovare soluzioni di qualsiasi specie. In uno stadio Adriatico sold out (record di presenze stagionali), Pescara e Foggia si affrontano per la gara di ritorno valevole per le semifinali playoff di Serie C. Ci si gioca una finale, uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Zeman si presenta alla partita con una formazione rimaneggiata, facendo addirittura a meno di Plizzari (infortunato), Mesik, Palmiero e Delle Monache. Al centro dell’attacco torna Lescano con Cuppone spostato sull’esterno, mentre c’è Aloi in mezzo al campo. Tra i pali spazio al classe 2003 Andrea D’Aniello, alla seconda presenza stagionale. Per gli ospiti fuori gli squalificati Di Noia e Kontek, con Delio Rossi che può contare su una panchina cortissima causa infortuni.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DELLA PRIMA FRAZIONE

Pronti via inizio da sogno degli uomini di casa: Rafia pennella sulla testa di Cuppone che insacca Dalmasso e porta avanti subito il Delfino. Dopo due minuti il Foggia è costretto già a inseguire, con addirittura due gol da segnare per poter passare il turno. I primi dieci minuti sono un monologo Pescara, ma i rossoneri in ben due occasioni vanno vicinissimi al gol del pareggio con Bjarkason prima e Ogunseye dopo.

Col passare dei minuti il Foggia guadagna metri, con i biancazzurri che concedono il pallino del gioco pronti a sfruttare gli spazi in ripartenza. La partita è subito caldissima, con ritmi altissimi e capovolgimenti di fronte improvvisi da una parte e dell’altra. Come sempre, a fare il bello e il cattivo tempo è Hamza Rafia: altro cross di esterno destro perfetto per Lescano che però liscia clamorosamente il pallone e manca l’appuntamento col gol del 2 a 0.

Le occasioni però arrivano a raffica: Bjarkason sbaglia ancora davanti a D’Aniello, sulla ripartenza Gozzi si fa tutta la fascia e pesca Cuppone che però sbaglia l’aggancio e getta alle ortiche un’occasione enorme. I ritmi sono frenetici, con i quinti del Foggia che fanno malissimo alla difesa abruzzese costretta a concedere qualcosa sulle discese di Costa e Bjarkason. Al 38′ arriva anche la prima ammonizione della partita, dopo un’intervento pericoloso di Di Pasquale su Merola.

Al 41′ il Pescara va a un passo dal raddoppio: calcio d’angolo perfetto per la corrente Brosco che incorna e centra in pieno la traversa. Lescano qualche minuto dopo impensierisce Dalmasso con un destro secco appena dentro l’area. Si chiude così dunque la prima frazione, con il Pescara avanti 1 a 0 ma reo di aver sciupato moltissime occasioni per chiudere la pratica.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DEL SECONDO TEMPO

Rossi attinge subito dalla panchina, inserendo Vacca al posto di un Petermann in ombra. Il secondo tempo ripercorre il primo, con il Foggia che sfiora subito il pari con un tacco al volo: miracolo di D’Aniello, uno dei protagonisti indiscussi tra le fila casalinghe. Arrivano altre brutte notizie però per l’allenatore romagnolo, costretto a far entrare Garattoni a causa di un infortunio muscolare di Bjarkason.

A fare la partita adesso è il Foggia, cosciente che il cronometro non è suo amico, non riuscendo però mai a impensierire più di tanto la retroguardia biancazzurra. La prima vera occasione arriva al minuto 65: Boben e D’Aniello non si intendono e Garattoni tenta il pallonetto che si spegne sul fondo. Zeman si accorge della stanchezza dei suoi e opta per un triplo cambio inserendo Vergani, Mora e Delle Monache.

I cambi danno subito i suoi frutti, col Pescara che trova la rete del raddoppio al 70′ con Merola imbeccato da una giocata fantastica del classe 2005. Il direttore di gara Monaldi però interrompe i festeggiamenti annullando il gol per fuorigioco, tra i fischi dell’Adriatico. L’ex allenatore di Palermo, Bologna e Sampdoria prova il tutto per tutto, togliendo Costa e inserendo un altro attaccante come Iacoponi.

Al 78′ gli ospiti si lamentano per un contatto su Garattoni, ma il VAR non richiama l’arbitro di Macerata lasciando la valutazione del campo. La tecnologia viene interpellata nuovamente qualche giro di orologio dopo, negando il rigore agli ospiti per una posizione di fuorigioco in fase di impostazione. Zeman butta dentro anche Desogus, cambiando tutto il trio offensivo per sfruttare le possibili occasioni in ripartenza. Il Foggia però, come ci ha abituato quest’anno, non molla mai: all’ultimo minuto di gioco sponda di Ogunseye e Rizzo firma il gol del pareggio che vale i supplementari.

PESCARA-FOGGIA: I SUPPLEMENTARI

I primi 5 minuti scorrono lisci ma poi il solito Rafia decide di caricarsi il Pescara sulle spalle con una giocata al limite e cross morbido con l’esterno: Desogus mette giù, finta e piazzato che non lascia scampo a Dalmasso. Col passare dei minuti il Foggia si apre e Delle Monache sfiora il gol su un’altra invenzione di un ispirato Desogus.

Rossi rischia il tutto per tutto inserendo Odjer e Rutjens  al posto di Di Pasquale e Schenetti. Le offensive del Foggia però si fermano tutto contro la retroguardia biancazzurra, con un Brosco autore di una partita stratosferica nella sua metà campo. I rossoneri però non vogliono abbandonare il sogno Serie B e al 10′ minuto del secondo tempo supplementare trovano la zuccata vincente di Markic da calcio d’angolo che vale il 2 a 2. Si va dunque ai calci di rigore, in una vera e propria lotteria fatta di nervi freddezza dal dischetto.

Markic segna il primo con qualche brivido, stesso esito per Mora che spiazza Dalmasso. Il secondo rigore spetta a Garattoni che tira altissimo sopra alla traversa. Il Pescara ha l’occasione per portarsi in vantaggio ma Cancellotti emula l’avversario. Gli errori continuano a fare da padroni con Ogunseye che non trova la porta. Rafia invece non sbaglia e porta il Delfino sul 2 a 1. È la volta di Peralta che sceglie lo stesso angolo del tunisino e spiazza D’Aniello. Dalmasso ipnotizza Aloi e rimette tutto in bilico, mentre Vacca e Vergani non sbagliano. Si va ad oltranza e il primo a calciare è Rutjens con l’estremo difensore biancazzurro che sfiora ma non riesce a parare. L’errore decisivo è dell’uomo che aveva riacceso la partita nel supplementare: Desogus apre troppo il piattone e il Foggia vola alla finale playoff contro il Lecco.

 

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