Generico
Il naufragio del sergente di ferro

Pubblicato
6 anni fa:
Ormai era nell’aria da un po’ di tempo, mercoledì sera alla fine è arrivata la notizia: Sinisa Mihajlovic non è più l’allenatore del Torino. L’esonero è amaro, sa di fallimento e di naufragio. Un anno e mezzo fa il serbo era arrivato con l’obiettivo di far tornare grandi i granata, aveva usufruito di una campagna acquisti faraonica, per gli standard del Toro certamente, e godeva di fiducia illimitata. Pian piano la pazienza è esaurita, i risultati sono stati troppo altalenanti e alcune uscite mal digerite. Si conclude così, in maniera naturale, un rapporto che prometteva scintille, ma che ha fatto solo tenui fiammelle.
PARADOSSI TATTICI
La più grave colpa di Miha è sicuramente quella di non aver saputo dare alla squadra un’identità tattica. Dal 4-3-3 dello scorso anno, al 4-2-3-1 di questo per tornare ancora al 4-3-3, ma con diversi interpreti. Tanta confusione, pochi risultati. I deficit si sono visti soprattutto a centrocampo, dove Miha ha mischiato continuamente le carte. Prima ha optato per un centrocampo più offensivo e di classe con Baselli e Benassi, poi ha puntato sulla quantità con Acquah e Obi. Anche Valdifiori, che sembrava intoccabile, ad un certo punto ha perso posizioni. Quest’anno invece è passato prima a due, sacrificando il regista e complicando la vita a due mezzali come Rincon e Baselli. Poi è tornato a 3, ma evidentemente troppo tardi. Troppe idee di gioco diverse, troppe soluzioni repentine in un reparto che ha bisogno di stabilità.
Anche nella gestione del reparto offensivo Miha ha mostrato i suoi limiti. Il suo grande fallimento in granata è sicuramente Adem Ljajic. Il tecnico ha messo sempre il connazionale al centro del suo gioco, ma lo ha gestito forse male. Prima lo ha costretto per un anno a fare l’esterno, ruolo a lui poco congeniale come ha dimostrato anche a Roma, poi finalmente lo ha spostato trequartista, con buoni risultati, ma lo ha relegato di nuovo sulla fascia per cambiare la squadra. Infine lo ha messo in panchina, invece di aiutarlo in una fase di sofferenza. Il 10 avrà le sue colpe sicuramente, ma anche quelle del mister sono evidenti.
Al di là di numeri e nomi, ciò che è mancato al Torino di Miha è stato il gioco. In un anno e mezzo la squadra non è riuscita a mettere in mostra un gioco caratteristico, mancanza che si è tradotta in un accumulo di risultati altalenanti. Troppo spesso i granata si sono affidati ai singoli: la giocata di Ljajic, lo spunto di Iago, il gol di Belotti. Tanti tenori ma mai un coro. Voci fuori campo, disarmoniche e disorganizzate. Nelle rare volte in cui il meccanismo ha funzionato, Il Toro ha messo in mostra grandi cose. Lampi di possibilità mai espresse, di un’organizzazione tattica paradossale che non ha portato nulla alla fine della giostra.
LIMITI CARATTERIALI
In questo anno e mezzo in granata Sinisa Mihajlovic ha dimostrato anche evidenti limiti caratteriali. Male nella gestione della pressione, troppi sfoghi di rabbia, clima troppo teso. La figura del sergente di ferro, dopo i buoni risultati a Catania e Genova, gli è sfuggita di mano. Abusata e consumata, ha dato sfogo solo a malcontenti e incomprensioni. In primis la gestione di Ljajic, poi qualche malumore di giocatori importanti, vedi Valdifiori e Iago, giocatori prima al centro poi ai margini. Troppo bastone e poca carota, o comunque un uso improprio della tecnica. Non c’è stata libertà di sbagliare, leggerezza, ma nemmeno uniformità. Alla fine il caos come conseguenza ultima.
Il caso Ljajic è il più eclatante, ma ce ne sono altri. Le critiche a Iago dopo un girone d’andata mostruoso, la scarsa fiducia in Benassi e Baselli che ne ha condizionato il rendimento. I fallimenti con Niang, Iturbe, Castan. Ancora una volta le colpe forse non sono tutte le sue, anzi sicuramente, ma un allenatore deve saper gestire casi complicati. Miha non ha saputo porre rimedio nemmeno ad uno di essi, si è lasciato trasportare, punendo a raffica i giocatori, provando a rilanciarli e pentendosene immediatamente. Ancora una volta il caos totale.
E poi le espulsioni, le polemiche, i malcontenti. Tutti fattori che destabilizzano un ambiente già incandescente. Non è riuscita la parte del sergente maggiore Hartman e come il divo di Full Metal Jacket è riuscito solo a far sfogare la rabbia del ‘palla di lardo’ di turno. La sua rabbia non ha fortificato l’ambiente, l’ha demolito. Non ha temprato la squadra, l’ha spaccata. Tanti strilli, pochi messaggi, nessun insegnamento. Come Hartman alla fine Miha esce di scena senza aver lasciato la sua impronta e col peso di un fallimento costruito con le sue mani.
MERITI
Dopo aver analizzato i demeriti di Miha, bisogna ora passare dall’altra parte del tavolo e dare a Sinisa quel che è di Sinisa. Tante colpe certamente, ma alcune cose buone le ha messe in mostra il suo Toro. Per primo il gallo Belotti. Col tecnico serbo finalmente è esploso, affermandosi come uno dei migliori attaccanti del nostro campionato. La rabbia di Miha ha esaltato la vigoria di Belotti, consacrandolo al grande calcio. Altri singoli con lui si sono consacrati: Iago Falque è tornato ai livelli di Genova, Sirigu e N’koulou sono tornati quelli di qualche anno fa.
Pur con i suoi limiti caratteriali e sbagliando in alcune occasioni, Mihajlovic ha sempre fatto di tutto per proteggere la squadra e i suoi giocatori. Lui spesso li martoriava, certo, ma guai se ci provava qualcun altro. Ha dimostrato abnegazione e spirito, a modo suo anche affetto. Sono basi buone da cui ripartire, elementi da assimilare e da moderare in altre eventuali esperienze. Torino servirà a Sinisa, sarà un monito a non ripetere alcuni errori che si sono dimostrati fatali.
BILANCIO FINALE
Alla fine però il bilancio è negativo. Con una rosa attrezzata, il Torino non è riuscito nemmeno a lottare per l’Europa lo scorso anno e non lo sta facendo in questa stagione. Non ci sono stati passi avanti nella creazione di un’identità di squadra, di uno stile di gioco, di un marchio distintivo. Mazzarri raccoglierà una squadra che in sostanza, come gruppo, non ha fatto passi in avanti. Mihajlovic è riuscito a temprare qualche singolo, Walter dovrà far emergere il gruppo.
Dal canto suo Sinisa dovrà fare tesoro di questa esperienza. Non è tutto da buttare, la strada per diventare un grande allenatore non è questa. Ci vuole più riflessione, deve imparare a gestirsi e a gestire meglio la sua squadra come insieme. Si chiude una parentesi che poteva essere molto buona, peccato però che il sergente di ferro sia naufragato nelle sue trame.
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Europa League
FLASH – Il LASK gela il Liverpool: 1-0 per gli austriaci

Pubblicato
6 ore fa:
Settembre 21, 2023
Clamoroso quanto sta accadendo in LASK-Liverpool, match valido per la prima giornata di Europa League. La squadra austriaca è infatti passata in vantaggio al 14′ grazie al gol di Flecker che, con un potentissimo destro, è riuscito a battere Kelleher. Gara subito in salita per i Reds di Jurgen Klopp.
Generico
La Germania ha chiuso l’accordo con Nagelsmann: manca un dettaglio!
Pubblicato
10 ore fa:
Settembre 21, 2023
La Germania è pronta a ripartire con un nuovo ciclo in panchina. L’esperienza fallimentare, vissuta con Flick, necessitava di una svolta. Questa cambiamento, già materializzatosi con l’esonero dell’ex tecnico del Bayern Monaco, verrà completato a breve con l’insediamento di Julian Nagelsmann. Stando a quanto propone Fabrizio Romano sul proprio profilo Twitter, l’accordo con il successore di Flick sulla panchina della nazionale teutonica è già stato raggiunto. Il giovane allenatore tedesco ha già detto sì alla proposta della Federcalcio tedesca, che ha trovato un accordo anche con il suo entourage. Ciò che manca, adesso, è la definizione dello staff tecnico, che accompagnerà Nagelsmann in questa nuova avventura.
Calcio Internazionale
Garcia vince di misura, troppo turnover per Inzaghi? Il resoconto di Real Sociedad-Inter e Braga-Napoli
Pubblicato
1 giorno fa:
Settembre 20, 2023
Seconda notte di Champions nella prima giornata di questa stagione. In campo altre due italiane: dopo i pareggi di Milan e Lazio contro Newcastle e Atletico Madrid, tocca a Inter e Napoli, impegnate entrambe in trasferta rispettivamente contro Real Sociedad e Braga. Importante partire subito con un risultato favorevole, per indirizzare il proprio girone sui binari giusti.
IL RESOCONTO DI REAL SOCIEDAD-INTER
Il match dei nerazzurri non parte proprio nel migliore dei modi. Dopo pochissimi istanti il Sociedad è già pericolosissimo con un clamoroso palo di Barrentxea, a Sommer battuto. E al 4′ gli sforzi della formazione di Alguacil vengono premiati con il gol di Mendez, su un’ingenuità colossale di Bastoni. L’Inter imposta dal basso con Sommer per il centrale italiano, che viene pressato e perde palla da ultimo uomo, rendendo facile facile il colpo del giocatore avversario. Nonostante il gol subito, ai nerazzurri manca la strigliata per recuperare il risultato. La Real Sociedad è padrona del campo nel primo tempo e va vicina al gol in più frangenti, con la difesa di Inzaghi in evidente difficoltà.
Nei secondi 45′ la solfa della partita non cambia: la squadra di Alguacil domina in lungo e in largo, con l’Inter incapace di farsi vedere in zona offensiva (Arnautovic uscirà dopo poco più di 50′, Lautaro è impalpabile). Quando la Sociedad arriva in area da calcio piazzato sono quasi sempre guai: su due corner registriamo un paratone di Sommer su Oyarzabal e una traversa di Merino di testa. Inter che ha anche rischiato di rimanere in dieci uomini, con l’espulsione di Barella poi tolta dopo consulto al VAR. Il centrocampista italiano, nel tentativo di divincolarsi da una trattenuta di Mendez, avrebbe colpito violentemente il giocatore avversario. Nulla di ciò è accaduto e giustamente Taylor ha tolto il cartellino rosso.
L’Inter è anche sfortunata, perchè il trend della partita, col passare dei minuti, inizia a cambiare: l’Inter alza il proprio baricentro ed è più pericolosa e al 79′ Thuram trova il gol del pareggio dopo un’azione rapida tutta rasoterra, ma c’è un fuorigioco millimetrico di Carlos Augusto, poi autore dell’assist per il francese. All’87’, però, ecco il colpo del campione: Lautaro fa 1-1 all’unica occasione del suo match. Tiro cross sporco di Frattesi che finisce sul secondo palo, dove il capitano nerazzurro è lucido a fiondarsi in scivolata e a metterla sotto la traversa. Sesto gol stagionale, e questo è pesantissimo: il risultato finale è 1-1 a San Sebastian.
IL RESOCONTO DI BRAGA-NAPOLI
Avvio non entusiasmante nemmeno per il Napoli, che dopo 13′ perde per un problema muscolare Rrahmani, ancora non in forma dopo i precedenti problemi di inizio stagione. Nonostante ciò, gli uomini di Garcia sono nettamente padroni del campo nel primo tempo e conducono la partita su ogni fronte, senza però trovare il gol. Osimhen è indemoniato: prima prende una traversa, poi si procura un rigore (annullato però dal VAR per, in realtà, fallo del nigeriano). Quando tutto sembra pronto per il duplice fischio arbitrale, ecco il gol di Di Lorenzo. Assist proprio di Osimhen per il sinistro al volo del capitano azzurro. Tocco della traversa e 0-1 Napoli dopo 45′.
Nella ripresa cambia leggermente il canovaccio della sfida, con i ritmi che si abbassano drasticamente. Il Napoli non ha nessun interesse a fare la partita in zona gol e, esclusi alcuni lampi di Osimhen e Kvaratskhelia, amministra il gioco lasciando poco spazio alle azioni del Braga. Sembrava tutto apparecchiato per una vittoria senza patemi del Napoli, ma ecco all’84 il gol del pari del Braga. Brutto errore di Ostigard in uscita con la palla e facile facile il cross di Zalazar per Bruma, che di testa fa 1-1. Ma il Napoli è una squadra che non molla mai, e all’89’ ecco il clamoroso autogol di Niakatè: fondamentale Zielinski che, dalla zona sinistra dell’area, crossa a mezza altezza in mezzo, dove il difensore francese prova a spazzare in maniera decisamente goffa, finendo per mettere la palla nella sua porta. Con un autogol incredibile il Napoli vince una partita che si è resa più ostica del previsto, iniziando il girone al meglio.
Champions League
Milan-Newcastle 0-0, le pagelle del match: Leao sprecone, Tonali sempre intelligentissimo

Pubblicato
2 giorni fa:
Settembre 19, 2023
Prima partita in Champions League per il Milan di Stefano Pioli che affrontava il Newcastle dell’ex Tonali nella gara di apertura del girone F. I rossoneri, però, non vanno oltre il pareggio in casa: tantissime occasioni non concretizzate, soprattutto nel primo tempo. Grossa occasione sprecata da Rafa Leao, che tenta un tacco anziché concludere a rete un’ottima giocata individuale. Adesso il Milan dovrà fare punti contro PSG e Dortmund per passare questo girone; Pioli, però, ha viston segnali di ripresa incoraggianti dopo la sconfitta nel derby che fanno ben sperare per i prossimi impegni.
Numero Diez era presente in tribuna stampa e vi fornisce le pagelle del match.
LE PAGELLE DEL MILAN
Maignan 6: mai realmente impegnato dall’attacco del Newcastle, leggermente più impreciso del solito con i piedi. Costretto al cambio per un infortunio: brutta perdita per i rossoneri. (Dal 80′ Sportiello 6.5: compie una parata decisiva a partita praticamente finita che vale il voto in pagella)
Calabria 6: gioca solo 45′, ma di buon livello. Fatica a contenere sempre Gordon per via della sua agilità palla al piede, ma è attento in fase di impostazione: buona gara. (Dal 45′ Florenzi 6.5: ingresso ottimo per l’ex Roma che mette dinamismo e serve un cross perfetto a Leao, che va vicino alla rete)
Thiaw 6: buona partita del tedesco che non soffre le offensive della squadra inglese, decisamente meglio rispetto al derby.
Tomori 7: prova di livello assoluto del centrale inglese che contiene bene Isak, senza lasciargli spazio. Servirà sempre questo Tomori al Milan per garantire stabilità difensiva.
Theo Hernandez 6: non riesce ad essere concreto nonostante le molte sortite offensive. In fase difensiva non soffre praticamente nulla.
Krunic 6.5: conferma il buonissimo inizio di stagione e compie un’altra prova importante in regia, dimostrando sempre più centralità negli schemi della squadra rossonera.
Loftus-Cheek 6.5: uno dei migliori tra i rossoneri, soprattutto nel primo tempo per via degli inserimenti sempre precisi che mettono in difficoltà la difesa inglese. Costretto al cambio per infortunio. (Dal 70′ Musah 6: entra con il piglio giusto, offrendo buoni spunti in fase offensiva anche se non riesce ad essere determinante)
Pobega 6: tanta sostanza per il centrocampista italiano, anche se non è sempre pulito negli appoggi. Nel primo tempo compie un ottimo tiro da fuori e va vicino alla rete con un rasoterra, salvato sulla linea. (Dal 61′ Reijnders 6: buon ingresso dell’olandese che va vicino al gol con una bellissima azione personale, anche se non è incisivo al momento della conclusione)
Chukwueze 5.5: dà sempre la sensazione di potersi accendere dal nulla, ma manca ancora di concretezza. Va vicino al gol nel primo tempo, prova tanti dribbling – manca la precisione negli ultimi metri. (Dal 61′ Pulisic 5: con la sua qualità deve giocare con più precisione tecnica e personalità. non entra mai in partita)
Giroud 5.5: gara non sufficiente per il francese. Sbaglia un gol nel primo tempo, in un’altra occasione viene fermato Pope: nel secondo tempo pecca di lucidità e commette qualche errore di troppo prendendo anche un’ammonizione evitabile.
Leao 5.5: quell’errore nel primo tempo pesa enormemente nella valutazione finale, soprattutto in un momento così delicato. Sempre una spina nel fianco della difesa, cerca spesso la giocata decisiva, ma deve incidere di più.
Pioli 6: l’aveva preparata bene il tecnico rossonero, con Pobega a centrocampo per contrastare la fisicità del Newcastle e Chukwueze a mantenere alta la squadra. Al Milan è mancata la lucidità giusta in zona offensiva per vincere la partita, ma questo match conferma che la brutta prestazione al derby è stata (per ora) solo una parentesi da dimenticare.
LE PAGELLE DEL NEWCASTLE
Pope 6.5: compie parecchie parate nel corso del primo tempo che tengono a galla i Magpies. C’è la sua firma su questo pareggio.
Trippier 6: fonte di gioco laterale dei Magpies che passano spesso dai suoi piedi molto educati, non soffre particolarmente l’asse Theo-Leao.
Schar 5.5: qualche sbavatura di troppo per lo svizzero, che compie una gara ordinata comunque – ammonizione ingenua.
Botman 6: buona gara dell’olandese ex obiettivo di mercato proprio dei rossoneri. Contiene bene Giroud e non soffre nelle palle aeree.
Burn 5.5: non spinge praticamente mai, rimane basso per contenere le spinte offensive di Chukwueze. Tanti errori tecnici in uscita dalla difesa.
Guimaraes 6.5: il migliore tra le fila degli inglesi, vera fonte di gioco offensiva. Lo cercano sempre i compagni e il brasiliano perde pochi palloni: giocatore di caratura importante, fortemente stimato da Howe.
Longstaff 5.5: regge fisicamente il duello con Pobega, ma sbaglia alcune scelte in impostazione che potevano trasformarsi in gol avversari. Il meno incisivo del centrocampo bianconero.
Tonali 6: giorno dalle forti emozioni per il centrocampista azzurro. Compie una partita sufficiente, anche se nel secondo tempo sbaglia qualche pallone di troppo – mette in mostra comunque tanta fisicità e intelligenza tattica. (Dal 70′ Anderson 6: va vicino alla rete con una conclusione forte a partita quasi finita, ma Sportiello compie una parata importante)
Murphy 5: tra i peggiori nelle fila del Newcastle, spesso assente dalla manovra e impreciso tecnicamente. Non riesce ad incidere nel match. (Dal 63′ Almiron 6: dà verve alla manovra offensiva del Newcastle, ma non incide quanto dovrebbe)
Isak 5.5: gara di sacrificio per lo svedese che cala nel corso del match, non riuscendo a reggere il duello con Tomori. Esce dal match quando viene spostato sulla fascia. (Dal 90′ Barnes SV)
Gordon 6: spina nel fianco nel primo tempo per Calabria che lo soffre. Si spegne nel secondo tempo, sbagliando appoggi semplici e scelte elementari, anche se rimane una prova sufficiente. (Dal 63′ Wilson 5.5: ingresso incolore dell’inglese che perde parecchi contrasti sulle palle aeree e non aiuta la squadra in uscita)
Howe 5.5: ci si aspettava di più dalla squadra inglese che delude un po’ le aspettative, non riuscendo quasi mai a rendersi pericoloso in attacco. Serviranno partite molto più decisive per pensare di passare questo girone di ferro.
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