Dopo il triennio Rudi Garcia, l‘Olympique de Marseille decide di ripartire dalle idee di André Villas-Boas: il portoghese riparte dalla panchina dei francesi dopo due anni sabbatici conditi dalla partecipazione automobilistica alla Dakar del 2018, dove peraltro dovette dichiarare forfait a metà competizione a causa di una forte botta all’anca. La scelta dell’ormai 41enne rappresenta un’opzione ambiziosa, coerente ma comunque rischiosa, perché il nativo di Oporto manca da sei anni in un campionato che conta pur avendo raccolto dati ed esperienze dalle avventure di Russia e Cina con Zenit San Pietroburgo e Shanghai SIPG. Le ultime opportunità, con Chelsea e Tottenham, si rivelarono piene di luci ed ombre, un po’ per inesperienza ed un po’ per scarsa capacità di cambiare spartito in situazioni di difficoltà. Ripartire quindi da Marsiglia denota la volontà, forte, di rimettersi in discussione in un ambiente caldo come era quello del Porto, per ambizioni e tifoseria, ma ricco di insidie, in una città calcistica che vuole provare a ricucire il gap con le big di Francia piuttosto che accontentarsi di un ruolo da comprimaria.
Il compito che spetta a Villas-Boas è quello di ridare concetti e gioco ad un team che nell’ultimo biennio è risultato spesso in balia dell’avversario, riuscendo a limitare i danni solo grazie al talento offensivo di alcuni dei suoi interpreti, anch’essi fenomenali ma ad intermittenza. Il ciclo bielsista è terminato da un pezzo, ma se la città ricorda ancora il 2014 come fosse ieri evidentemente nessuno è riuscito a riportare la beauté du jeu in zona Prado. Nonostante queste premesse, Villas-Boas ha dimostrato caparbietà ed un amore infinito per questo gioco, elementi spesso apprezzati in città di questo tipo: d’altronde, per uno partito con un background totalmente differente dagli altri, iniziato con Football Manager e con la conoscenza dell’allora allenatore del Porto Bobby Robson, che lo iniziò al mestiere in quanto vicino di casa, costruire da zero potrebbe essere più facile che dover mantenere un determinato status.
Fonte: account Instagram @olympiquedemarseille
DA COSA RIPARTIRE
La scelta dell’allenatore portoghese non è solo un colpo di marketing: per idee e schemi l’ex Shanghai possiede alcuni punti in comune con le tattiche di Rudi Garcia, pur preferendo un pressing più alto ed a tutto campo. Nella sua breve carriera non si è mai schiodato dalla difesa a quattro, chiedendo ai terzini lunghe folate offensive capaci di dar manforte ad un centrocampo votato all’attacco. Quando iniziò in Portogallo, prediligeva un 4-1-2-3 che fu l’oro del Porto del 2011: successivamente, mutando assieme al gioco del calcio, è passato ad un più equilibrato 4-2-3-1, schema che a Marsiglia conoscono a memoria. Partendo da questa idea di squadra alta e terzini di spinta, è normale che si cerchi qualità e movimenti nella trequarti, uniti ad una punta centrale capace di muoversi lungo tutto l’arco del fronte offensivo.
Se la permanenza di Balotelli resta qualcosa di dubbio viste le smentite del presidente, è fisiologico che, a parte l’uscita di Lucas Ocampos (direzione Siviglia), che cercava minuti importanti in una big, l’attacco potrebbe rimanere invariato con le conferme di Florian Thauvin, Clinton N’jie, Nemanja Radonjic e Dimitri Payet. L’aggiunta potrebbe invece arrivare sul fronte punte, con l’arrivo di un attaccante di livello come Dario Benedetto, duttile ed amante del pressing proprio come Villas-Boas chiedeva a Falcao nel suo Porto.
In realtà, a livello di comprensione del gioco e movimenti, in casa c’è già un giocatore simile, ovvero Valère Germain, che ha però meno istinto del gol e stazza per essere l’attaccante unico. A centrocampo, la permanenza di Maxime Lopez, il Verratti del sud, e di Luiz Gustavo, assicurano solidità ed una certa continuità di progetto: dal francese ci si aspetta il definitivo salto di qualità, mentre il brasiliano è risultato, spesso, uno dei migliori in campo pur fungendo in gran parte da centrale difensivo. Se in difesa alla Commanderie riusciranno a respingere le offerte per Duje Caleta-Car e l’enfant prodige Boubacar Kamara (1999), con Hiroki Sakai fermamente titolare sul fronte destro, sarà caccia aperta al terzino sinistro. Tra i papabili, spuntano i nomi di Koutris, Dalbert, Durmisi e Rebocho. In porta ci si affiderà sull’esperienza di Steve Mandanda, cercando di affiancargli un giovane di prospettiva per farlo crescere.
Quello che dovrebbe essere il nuovo Marsiglia di Villas-Boas.
Se lo schema iniziale e concettuale è un aspetto prevedibile visto l’imprinting di Villas-Boas, ciò che non sappiamo è come saprà adattarsi ad un calcio così fisico come quello della Ligue 1, accomunabile alla Premier League per quest’aspetto ma molto differente per ritmo ed utilizzo per gli spazi. Le menti del calcio, come Bielsa a Marsiglia e successivamente a Lille, o Ancelotti a Parigi, hanno tutte incontrato enormi difficoltà nel far esprimere al massimo le loro squadre. Per questo la nuova sfida del portoghese risulta più ardua di quanto si possa pensare.
La foto di copertina è tratta dall’account Instagram @olympiquedemarseille