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Il Papu baila poco e lavora troppo

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Il Papu baila poco e lavora troppo

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Alejandro “Il Papu” Gomez ha segnato un solo gol nel 2018, in Coppa Italia (valido per il passaggio del turno a scapito di un certo Napoli, al San Paolo). Nessuno in campionato, nessuno nella doppia sfida di Europa League.

E’ questo il dato chiave di partenza per cercare di analizzare lo stato di forma di uno dei numeri dieci tra i più rappresentativi e quotati della nostra serie A.

E’ quindi fuori forma? Si è spenta la scintilla magica per la quale, sul finale della stagione scorsa, sembrava trasformare ogni pallone in oro?

Non esattamente.
Affermare che Gomez sia fuori forma o che soffra un qualche tipo di malumore nella sua culla d’affetto bergamasca sarebbe una forzatura non supportata da dati attendibili.
Allo stesso tempo, è indubitabilmente vero che nelle ultime prestazioni, a Torino passando per Bologna, si è apprezzato un Papu sicuramente non al massimo del proprio potenziale.
Impreciso, sprecone (a Bologna soprattutto), a tratti anche nervoso.
Non allegro e spensieratamente letale come ce lo ricordiamo, insomma.

Cosa sta succedendo al Papu?

Ripassiamo brevemente la stagione scorsa.
Gomez non ha giocato tutto l’anno passato al ritmo del suo tormentone estivo, anzi. Va ricordato che l’Atalanta partì con forti balbettii iniziali, tanto da ritrovarsi vicino a zone poco nobili di classifica (3 punti nelle prime 5 giornate), arrivando a un passo dall’esonero di Gasperini.
Pensarci adesso fa sorridere, alla luce di una squadra dal gioco distinto, efficace, identitario e qualificante (una rarità nel nostro campionato), ma il lungo e raggiante cammino della Dea da Bergamo all’Europa cominciò solo ad autunno inoltrato, compiendosi meravigliosamente nel girone di ritorno, disputato a un ritmo prossimo a Juventus, Napoli e Roma.

Emblema di questa cavalcata travolgente fu proprio Gomez, che dopo aver segnato 3 gol nelle prime 18 partite ne mise a referto 13 nelle successive 20. E quando non andava in porta da solo assisteva i compagni, primo fra tutti Petagna, giunto fino al giro della Nazionale grazie ad una profonda intesa con il proprio numero dieci.

Grafico gol cumulativi di Alejandro Gomez, s.s 2016/17 Fonte: Squawka

Impiegato in un totale di 3139 minuti in serie A, distribuiti in 37 occasioni diverse (tutte da titolare), Il Papu Gomez ha finito la stagione scorsa con la media di un gol ogni 196 minuti, un numero impressionante considerando la sua posizione in campo e la falsa partenza collettiva dell’Atalanta.

Quest’anno, invece, la media gol sale fino a un gol ogni 442 minuti, non esattamente una cifra da scarpa d’oro.
Diventa allora necessario cercare un numero, un motivo, non per forza statistico, che spieghi o giustifichi un calo così drastico della vena realizzativa dell’argentino.

Che sia meno incisivo? 
La scorsa stagione creava un’occasione da rete ogni 35 minuti (91 a fine torneo), quest’anno addirittura una ogni 32. Resta decisamente al centro del gioco. Bisogna cercare altrove.

Che sia meno preciso? 
53% di precisione al tiro l’anno scorso, quest’anno 55%. Spreca qualcosina ma, in generale, il piede è ancora caldo.

Eppure questa sensazione che non sia un Papu al massimo della condizione resta. Finalmente, un numero che fa riflettere.
Al termine della scorsa stagione Gomez aveva giocato 37 volte in campionato – praticamente sempre – ma più di una volta su due (51,4%) veniva sostituito. Quest’anno, alla 29a giornata, due volte su tre (63,6%) ha completato i 90 minuti. E’ rimasto in panchina in qualche occasione in più ma è anche subentrato in due occasioni, mai accaduto l’anno scorso.

A questa routine, poi, vanno aggiunte le presenze in Europa League – 7 su 8 partite totali dell’Atalanta, 5 volte per l’intera durata dell’incontro – e la Coppa Italia, dove ha toccato campo in tutte e 4 le partite dei neroazzurri (286′ totali) i quali, fermandosi ai quarti di finale l’anno prima, avevano comportato solo 85 minuti di gioco ‘extra’ sulle gambe del Diez danzerino.

Insomma, una botta di conti da scuola elementare e ne risulta che, a metà marzo, il Papu è stato impiegato per la bellezza di 2.636 minuti totali, con una proiezione che, salvo imprevisti, potrebbe portarlo a concludere la stagione per distacco più dispendiosa della sua carriera.

L’impiego del Papu Gomez negli anni trascorsi a Bergamo. Fonte: Transfermarkt

Questo straordinario impiego da stacanovista legittima allora i dati prima analizzati, ma non solo: il fatto che un giocatore della sua statura – 167 cm per 68 kg – viaggi in questa stagione con il 68% di duelli individuali vinti (comprendendo falli subiti e contrasti vinti) rende l’idea di quanta e quale energia ogni domenica, ogni mercoledì di turno infrasettimanale o di Coppa Italia, ogni giovedì di Europa League questo piccolo enorme calciatore abbia speso.

Gasperini sta costruendo un’altra ottima stagione dell’Atalanta puntando nuovamente su un collettivo unito e armonioso ma spremendo, allo stesso tempo, ogni briciolo di calcio che il suo dieci gli sappia dare. Nessuna sorpresa che, quantomeno, sia un po’ meno lucido sotto porta.

Altro che fuori forma: il Papu baila ancora. Solo che, nel frattempo, lavora come un fabbro.

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Calciomercato

Il Milan pesca in Spagna: occhi su Chukwueze

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La decisione di Gerry Cardinale di interrompere il rapporto di lavoro con Paolo Maldini e Ricky Massara è stato un fulmine a ciel sereno per tutto il popolo rossonero. Sebbene il calciomercato non sia ancora iniziato ufficialmente, la nuova dirigenza del Milan sta comunque sondando il terreno per diversi soluzioni soprattutto nel reparto avanzato.

Per rinforzare l’attacco, i rossoneri sono interessati a Samuel Chukwueze, esterno nigeriano di proprietà del Villarreal. L’attaccante 24enne ha giocato 50 partite stagionali fra Liga, Conference League e Copa Del Rey, segnando 11 reti complessive e fornendo ben 13 assist ai propri compagni di squadra e secondo Sky Sport è un profilo seguito con interesse dal Diavolo.

La richiesta degli spagnoli è molto alta, ma il Milan c’è e ha avviato i primi contatti per provare a chiudere il primo colpo di mercato.

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Calciomercato

Il Manchester City fa sul serio per Kovacic: le ultime

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Kovacic

Si accende il calciomercato del Manchester City che, a causa della probabile perdita di Gundogan a parametro zero, si starebbe muovendo per prendere Kovacic. Quello che potrebbe essere l’approdo di Kovacic alla corte di Pep Guardiola dipenderà, soprattutto, dalla decisione in merito al futuro del centrocampista tedesco. La scelta verrà presa insieme alla società solo dopo la finale di Champions League contro l’Inter.

Nel mentre però il calciatore del Chlesea sembrerebbe essere il profilo preferito dai Citizens e infatti secondo Fabrizio Romano, la trattativa per portare Kovacic a Manchester è molto concreta. Negli ultimi giorni si sono svolte discussioni positive, con i Blues che hanno aperto a una possibile cessione e con il calciatore che ha già accettato di vestire la maglia del City.

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Flash News

Finisce la stagione del Pescara: il Foggia trionfa ai calci di rigore

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dichiarazioni Zeman

Il pareggio di quattro giorni ha dimostrato l’equilibrio e la sfacciataggine di due squadre capaci di offendere e trovare soluzioni di qualsiasi specie. In uno stadio Adriatico sold out (record di presenze stagionali), Pescara e Foggia si affrontano per la gara di ritorno valevole per le semifinali playoff di Serie C. Ci si gioca una finale, uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Zeman si presenta alla partita con una formazione rimaneggiata, facendo addirittura a meno di Plizzari (infortunato), Mesik, Palmiero e Delle Monache. Al centro dell’attacco torna Lescano con Cuppone spostato sull’esterno, mentre c’è Aloi in mezzo al campo. Tra i pali spazio al classe 2003 Andrea D’Aniello, alla seconda presenza stagionale. Per gli ospiti fuori gli squalificati Di Noia e Kontek, con Delio Rossi che può contare su una panchina cortissima causa infortuni.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DELLA PRIMA FRAZIONE

Pronti via inizio da sogno degli uomini di casa: Rafia pennella sulla testa di Cuppone che insacca Dalmasso e porta avanti subito il Delfino. Dopo due minuti il Foggia è costretto già a inseguire, con addirittura due gol da segnare per poter passare il turno. I primi dieci minuti sono un monologo Pescara, ma i rossoneri in ben due occasioni vanno vicinissimi al gol del pareggio con Bjarkason prima e Ogunseye dopo.

Col passare dei minuti il Foggia guadagna metri, con i biancazzurri che concedono il pallino del gioco pronti a sfruttare gli spazi in ripartenza. La partita è subito caldissima, con ritmi altissimi e capovolgimenti di fronte improvvisi da una parte e dell’altra. Come sempre, a fare il bello e il cattivo tempo è Hamza Rafia: altro cross di esterno destro perfetto per Lescano che però liscia clamorosamente il pallone e manca l’appuntamento col gol del 2 a 0.

Le occasioni però arrivano a raffica: Bjarkason sbaglia ancora davanti a D’Aniello, sulla ripartenza Gozzi si fa tutta la fascia e pesca Cuppone che però sbaglia l’aggancio e getta alle ortiche un’occasione enorme. I ritmi sono frenetici, con i quinti del Foggia che fanno malissimo alla difesa abruzzese costretta a concedere qualcosa sulle discese di Costa e Bjarkason. Al 38′ arriva anche la prima ammonizione della partita, dopo un’intervento pericoloso di Di Pasquale su Merola.

Al 41′ il Pescara va a un passo dal raddoppio: calcio d’angolo perfetto per la corrente Brosco che incorna e centra in pieno la traversa. Lescano qualche minuto dopo impensierisce Dalmasso con un destro secco appena dentro l’area. Si chiude così dunque la prima frazione, con il Pescara avanti 1 a 0 ma reo di aver sciupato moltissime occasioni per chiudere la pratica.

PESCARA-FOGGIA: IL RACCONTO DEL SECONDO TEMPO

Rossi attinge subito dalla panchina, inserendo Vacca al posto di un Petermann in ombra. Il secondo tempo ripercorre il primo, con il Foggia che sfiora subito il pari con un tacco al volo: miracolo di D’Aniello, uno dei protagonisti indiscussi tra le fila casalinghe. Arrivano altre brutte notizie però per l’allenatore romagnolo, costretto a far entrare Garattoni a causa di un infortunio muscolare di Bjarkason.

A fare la partita adesso è il Foggia, cosciente che il cronometro non è suo amico, non riuscendo però mai a impensierire più di tanto la retroguardia biancazzurra. La prima vera occasione arriva al minuto 65: Boben e D’Aniello non si intendono e Garattoni tenta il pallonetto che si spegne sul fondo. Zeman si accorge della stanchezza dei suoi e opta per un triplo cambio inserendo Vergani, Mora e Delle Monache.

I cambi danno subito i suoi frutti, col Pescara che trova la rete del raddoppio al 70′ con Merola imbeccato da una giocata fantastica del classe 2005. Il direttore di gara Monaldi però interrompe i festeggiamenti annullando il gol per fuorigioco, tra i fischi dell’Adriatico. L’ex allenatore di Palermo, Bologna e Sampdoria prova il tutto per tutto, togliendo Costa e inserendo un altro attaccante come Iacoponi.

Al 78′ gli ospiti si lamentano per un contatto su Garattoni, ma il VAR non richiama l’arbitro di Macerata lasciando la valutazione del campo. La tecnologia viene interpellata nuovamente qualche giro di orologio dopo, negando il rigore agli ospiti per una posizione di fuorigioco in fase di impostazione. Zeman butta dentro anche Desogus, cambiando tutto il trio offensivo per sfruttare le possibili occasioni in ripartenza. Il Foggia però, come ci ha abituato quest’anno, non molla mai: all’ultimo minuto di gioco sponda di Ogunseye e Rizzo firma il gol del pareggio che vale i supplementari.

PESCARA-FOGGIA: I SUPPLEMENTARI

I primi 5 minuti scorrono lisci ma poi il solito Rafia decide di caricarsi il Pescara sulle spalle con una giocata al limite e cross morbido con l’esterno: Desogus mette giù, finta e piazzato che non lascia scampo a Dalmasso. Col passare dei minuti il Foggia si apre e Delle Monache sfiora il gol su un’altra invenzione di un ispirato Desogus.

Rossi rischia il tutto per tutto inserendo Odjer e Rutjens  al posto di Di Pasquale e Schenetti. Le offensive del Foggia però si fermano tutto contro la retroguardia biancazzurra, con un Brosco autore di una partita stratosferica nella sua metà campo. I rossoneri però non vogliono abbandonare il sogno Serie B e al 10′ minuto del secondo tempo supplementare trovano la zuccata vincente di Markic da calcio d’angolo che vale il 2 a 2. Si va dunque ai calci di rigore, in una vera e propria lotteria fatta di nervi freddezza dal dischetto.

Markic segna il primo con qualche brivido, stesso esito per Mora che spiazza Dalmasso. Il secondo rigore spetta a Garattoni che tira altissimo sopra alla traversa. Il Pescara ha l’occasione per portarsi in vantaggio ma Cancellotti emula l’avversario. Gli errori continuano a fare da padroni con Ogunseye che non trova la porta. Rafia invece non sbaglia e porta il Delfino sul 2 a 1. È la volta di Peralta che sceglie lo stesso angolo del tunisino e spiazza D’Aniello. Dalmasso ipnotizza Aloi e rimette tutto in bilico, mentre Vacca e Vergani non sbagliano. Si va ad oltranza e il primo a calciare è Rutjens con l’estremo difensore biancazzurro che sfiora ma non riesce a parare. L’errore decisivo è dell’uomo che aveva riacceso la partita nel supplementare: Desogus apre troppo il piattone e il Foggia vola alla finale playoff contro il Lecco.

 

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Clamoroso al Manuzzi! Il Lecco elimina il Cesena ai rigori grazie a un super Melgrati ed è in finale

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Cesena-Lecco

La sfida di questa sera, la semifinale di ritorno dei playoff di Serie C CesenaLecco, ha emesso il suo verdetto: sono i blucelesti che, ai rigori, approdano in finale, dove dovranno contendersi la promozione in Serie B contro il Foggia (che ha anch’esso superato il Pescara dopo i calci di rigore).

Una partita emozionante che, dopo un primo tempo equilibrato ma in cui è il Cesena ad avere le occasioni più grandi per segnare, vede passare in vantaggio, al 56′, il Lecco con Buso. Il parziale, grazie ad un super Melgrati che tiene in vita i blucelesti con le sue parate, non cambia nei novanta minuti: visto il risultato della gara di andata, terminata 1-2 per i bianconeri, si va ai tempi supplementari. Niente da fare neanche nei trenta minuti addizionali: si decide tutto ai calci di rigore. Dal dischetto è decisivo l’errore di Mustacchio, ipnotizzato dal migliore in campo Melgrati, e il successivo penalty trasformato da Lepore che fa partire la festa per la squadra lombarda.

LA CRONACA DELLA PARTITA

Il primo squillo è del Cesena, che va vicino al vantaggio con una conclusione di Silvestri, respinta in corner da Melgrati. Dopo lo spavento iniziale, il Lecco comincia a creare buone trame offensive, non riuscendo però ad andare al tiro. È poi Cristian Shpendi ad avere la palla dell’1-0, ma è ancora una volta super Melgrati. Dopo pochi minuti, si accende anche l’altro gemello Shpendi, quello con il numero 11 che fa di nome Stiven, che in progressione palla al piede arriva a tu per tu con l’estremo difensore bluceleste ma allarga troppo la conclusione, con la sfera che termina a fil di palo spegnendosi sul fondo. Il primo tempo termina sullo 0-0: è il Lecco a fare la partita, senza però essere concreto davanti. Il Cesena, invece, si difende in modo ordinato e cerca di rendersi pericoloso quando recupera palla sfruttando la velocità dei “gemelli del golShpendi.

La ripresa inizia con un’occasione colossale per il Cesena. In un’azione offensiva bianconera, dopo un rimpallo la palla arriva sui piedi di Cristian Shpendi: la punta spara però clamorosamente alto da due passi, mentre i tifosi di casa stavano già liberando l’urlo di gioia per la rete dell’1-0. Gol mangiato, gol subito: su una ripartenza, Girelli mette uno splendido filtrante per Buso, che finta il tiro, supera Prestia e incrocia battendo Tozzo, per poi andare ad esultare sotto il settore dedicato agli ospiti. È un gol importantissimo, che rimette in parità la doppia sfida al 56′. Il Cesena risponde con Stiven Shpendi, ma Melgrati si supera ancora sull’attaccante classe 2003 con due autentici miracoli.

I canonici novanta minuti terminano sul risultato di 0-1, si va quindi ai tempi supplementari: le squadre, molto stanche, non riescono a schiodare il risultato dal 2-2 complessivo neanche nei trenta minuti addizionali. Si decide tutto ai calci di rigore: sotto la curva del Cesena parte a battere il Lecco, segnano Celjak, Mercadante, Zuccon, Stiven Shpendi, Bunino, Chiarello, Scapuzzi, poi sbaglia Mustacchio, ipnotizzato da Melgrati. Il Lecco ha il match-point con Lepore: il 32 non sbaglia e regala il passaggio del turno alla squadra lombarda.

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