La Champions League è tornata e degli otto club rimasti, il Psg è sicuramente uno dei club più temibili. La squadra parigina sta diventando un habitué della fasi finali del massimo torneo continentale, grazie soprattutto agli ultimi acquisti del decennio appena trascorso. Infatti con l’arrivo del presidente Nasser Al-Khelaifi la squadra, nel corso degli anni, si è potuta rinforzare ed è diventata un top club mondiale.
La prima squadra di Parigi infatti non ha mai ottenuto, nella sua storia cinquantennale, questa continuità di vittorie e di trofei. Fino all’ascesa dell’attuale presidente, il club era molto discontinuo, alternando annate ottime ad altre fallimentari. Nonostante un rendimento altalenante, il Psg riuscì spesso a collaudare squadre ricche di estro e fantasia, su tutte quella che dal 2001 al 2003 regalò una gemma all’intera Europa.
LA ROSA
Nell’estate 2001 il club attuò una politica green: acquisti perlopiù giovani come Hugo Leal dall’Atletico Madrid, che era in Segunda Division; un giovane difensore argentino dal Real Valladolid , ovvero Gabriel Heinze ed infine un fantasista brasiliano molto tecnico con una lunga chioma: Ronaldinho. Questi ragazzi promettenti venivano affiancati da senatori ed altri astri nascenti già presenti in squadra.

Pochettino con la maglia del PSG
(Fonte immagine: skysport)
In difesa il leader era Mauricio Pochettino, trentenne difensore di esperienza e personalità, oggi invece allenatore dei parigini; a centrocampo il faro della squadra era un giovane basco, Mikel Arteta; sulla trequarti dominava il gioco un altro fantasista, tutto genio e sregolatezza: Jay Jay Okocha. Un cocktail di talento ed esperienza, preso in mano da Luis Fernandez, tecnico del PSG dal 1994 al 1996 e dal 2000 al 2003, nonché uno degli allenatori più vincenti nella storia del club. Il regista spagnolo, attuale allenatore dell’Arsenal, viene definito così da Fernandez in un’intervista a France Football:
“Ci sono diversi leader ed era un leader tecnico, per posizionamento, nel gioco, ma anche per atteggiamento. Non si è mai nascosto e ha sempre mostrato la via da seguire. Anche giovane, gli piaceva avere delle responsabilità. Non lo spaventava prendere la palla nei momenti caldi e pensava. Mostra che ha personalità.”

Arteta nei suoi primi anni di carriera
(Fonte immagine:qlur.com)
I RISULTATI
Nel primo terzo di stagione il PSG mostrò un rendimento molto discontinuo, una squadra avvezza ai pareggi. Con il passare del tempo però, i meccanismi si oliarono e il cambio di marcia fu notevole.
I parigini riuscirono infatti, nella parte centrale della stagione, a inanellare diverse vittorie consecutive che gli permisero di arrivare di agguantare il quarto posto. In quella stagione la squadra di Fernandez risultò la miglior difesa del campionato ed ottenne un ottimo rendimento in trasferta. Nelle coppe nazionali il PSG uscì in semifinale in Coupe de la Ligue e in Coppa di Francia agli ottavi.
Nella Coppa Intertoto i parigini passeggiarono nei quarti ed in semifinale e nell’ultimo atto si trovarono contro il Brescia di Mazzone e di Baggio. L’andata si giocò al Rigamonti e proprio il Divin Codino segnò il rigore del pareggio, ma tra andata e ritorno vinse il PSG grazie al gol fuori casa di Aloisio. A fine stagione il miglior giocatore in termini di gol e assist fu proprio Dinho, che raggiunse la doppia cifra in tutti e due le statistiche. Il brasiliano mostrò carisma da vendere e le sue giocate, sempre decisive e incantevoli, raccontavano di un predestinato all’Olimpo del grande calcio.
2002-03
Nella stagione successiva i parigini non si mossero molto sul mercato, acquistando soltanto Andre Luiz, centrocampista del Tenerife per 11 milioni. Persero però Arteta, che era in prestito, e Okocha, ceduto al Manchester United. Anche nella stagione 2002-03 il PSG non partì benissimo in campionato, ma rispetto alla stagione precedente non si riprese più. Infatti a fine stagione arrivò un misero undicesimo posto nella Ligue 1, mentre nelle coppe nazionali arrivarono sempre risultati altalenanti. In Coppa di Francia Ronaldinho e compagni arrivarono in finale, ma la persero, mentre in Coupe de la Ligue uscirono ai sedicesimi di finale. Stesso risultato ottennero i Les Parisiens in Coppa Uefa, uscendo al primo turno eliminatorio con il Boavista. Nonostante la stagione negativa Ronaldinho confermò i numeri della stagione precedente con 12 gol e 10 assist.
Il Gaucho, però, secondo il suo mister, nel secondo anno giocò al di sotto delle sue possibilità. Lo stesso Luis Fernandez nella sua autobiografia racconta:
“Quando Ronaldinho arrivò al club sapevo già quanto sarebbe stato difficile gestire il giocatore. La prima stagione è stata perfetta: giocatore perfetto, atteggiamento perfetto. In allenamento, tutti i suoi compagni di squadra mi chiedevano di inserirlo nella loro squadra, perchè nessuno voleva essere umiliato per la sua tecnica. Diventa campione del mondo alla fine del suo primo anno in Francia. Il secondo anno inizia a far troppa festa. Avrebbe dovuto essere il nostro leader, portarci in cima, trascinarci fino a vincere il titolo e la Coppa dei Campioni. Ha portato delle ragazze nella sua stanza di notte durante un nostro ritiro in hotel. Eravamo in hall con il personale dell’albergo: abbiamo visto arrivare quattro ragazze. Ho chiesto al mio assistente, Eric Blondel, di seguirle e sono andate tutte nella stanza di Ronnie.”
Questa dichiarazione di Luis Fernandez fa capire cosa sarebbe potuto diventare Dinho e soprattutto come era difficile gestire un ragazzo sorridente ma con il carattere da bad boy.
Il numero 10 della Seleção lascia Parigi in quell’estate del 2003 per andare a Barcellona, ceduto a 30 milioni dopo una lunga trattativa. Probabilmente nel biennio 2001-2003 il PSG non riuscì ad ottenere grandi risultati a causa della numerosa presenza di giocatori difficilmente gestibili. Infatti oltre a Ronaldinho c’era Okocha, che ha dichiarato di esser andato via a causa di grosse divergenze con il mister. Il tecnico franco-spagnolo si è sempre difeso a tal proposito, dichiarando che è sempre stato il nigeriano a voler andar via. Qualunque sia la verità questa diatriba è l’esatta testimonianza della situazione caotica di quegli anni.

Jay Okocha in azione
Fonte immagine: sportmob
PRESENTE
Adesso il PSG è un altro tipo di squadra, ma vent’anni dopo ha in squadra l’erede del fenomeno brasiliano: Neymar. Stabilmente a Parigi da quattro stagioni, acquisto più costoso della storia del calcio O Ney non è riuscito ad esprimere appieno le sue qualità. Infatti nelle partite fondamentali è venuto meno e nelle partite ad eliminazione diretta del massimo torneo continentale ha segnato solo 2 gol. Ma nonostante questo, sicuramente ha molte più possibilità di poter vincere la tanto bramata Champions rispetto al Campione del Mondo 2002, potendo far affidamento su un roster stellare.
(Fonte immagine in evidenza: calcio.fanpage.it)