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Il rapporto tra la forza del campo e quella 'social'

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Il rapporto tra la forza del campo e quella ‘social’

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Nel 2018 si vive a tutti gli effetti nella cosiddetta “era dei social network“. Dopo l’introduzione nell’etere informatico di Facebook, tale genere ha preso sempre più piede sino ad invadere qualsiasi campo della vita mondana. Non per ultimo l’influenza di questi ha contribuito ad un cambiamento radicale anche nel mondo del calcio. A valutare lo spessore tecnico di un giocatore, o di un club più in generale, spesso si fa affidamento a quanta visibilità ha nel mondo virtuale e dei media tutti. Il numero di followers nei social network implica introiti economici di un certo livello e la sponsorizzazione più o meno evidente del brand. Spesso però i risultati sul campo non riescono a contribuire ad una tendenza su Internet e, vicerversa, un pessimo rendimento nel rettangolo verde non scalfisce l’integrità del fascino di un marchio.

L’EQUAZIONE VALE SOLO PER LA SPAGNA

Se si chiede a un qualunque calciofilo, e anche non probabilmente, quale siano i club più famosi e rinomati nel globo, la riposta corrisponderà quasi certamente al duo spagnolo Barcellona-Real Madrid.

Basti pensare che negli ultimi 10 anni il premio più importante, dopo la coppa del Mondo, del panorama calcistico è filato nelle braccia di queste due ben 7 volte. Se a questo aggiungiamo che il detentore del Pallone d’Oro, nello stesso arco di tempo, si spostato solamente fra la Catalogna e Madrid, ci accorgiamo come non possano essere altrimenti le squadre più conosciute.

Uno squadro al social più utilizzato al giorno d’oggi, quale è Instagram, gruppo Facebook, le squadre più seguite sono proprio le due spagnole. Primi in solitaria vi sono i Galacticos, il quale profilo vanta la bellezza di 64 milioni di followers. Seguono a ruota i catalani del Barcelona, con i loro 60.5 milioni di seguaci. I due club più vincenti dall’avvento dei social network, nonchè primi nel ranking UEFA, sono anche i più seguiti, e, finora, tutto quadra.

IL CONFRONTO CON IL RESTO D’EUROPA

Il paragone con le altre big europee è a dir poco impietoso. Seguendo il ranking UEFA, se l’equazione risultasse valida, la terza squadra più seguita dovrebbe essere la terza forza di Spagna, ovvero l’Atletico Madrid.

Con un campionato, una coppa nazionale, una supercoppa nazionale, 3 Europa League, 3 Supercoppe Europee e 2 finali di Champions League, ci si aspetta un seguito mediatico e virtuale impressionante per i Colchoneros. Invece, il distacco è imbarazzante : i followers su Instagram ammontanto a “solamente” 5.4 milioni. Spannometricamente è meno di un decimo delle rivali, eppure il prestigio sul campo gli uomini di Simeone se lo sono più che meritato.

Se cerchiamo il terzo club per numero di seguaci, nelle prime 8 formazioni del ranking, troviamo la Juventus , con i suoi 16.7 milioni. Posizione che ci potrebbe anche stare per i risultati conseguiti negli utlimi anni, ma ancora molto, e troppo, distante per scalfire il duopolio iberico. Nella classifica dei club i Bianconeri si piazzano al 5° posto, ma scavalcano nettamente i Materassai. Al 4° posto, come seguaci e come ranking, vi è il Bayern Monaco con 14.1 milioni di followers.

Dopo l’ “errore” in classifica di Atletico Madrid, soprattutto, e Juventus, al 6° posto in classifica si posiziona un club che è riuscito a vincere ben 3 Europa League consecutive. Il Siviglia però, non è per nulla a livello delle altre per numero di seguaci, tant’è che ne vanta 475 mila. Incredibile come una squadra che sia riuscita ad ammaliare moltissimi calciofili per i suoi risultati non riesca monimamente ad entrare in competizione tra i social.

Chiudono il ranking i campioni, rispettivamnte, di Francia e Inghilterra. Il PSG, sebbene sia solo per punteggio UEFA, vanta ben 15.5 milioni di followers. Strategie di marketing che hanno pagato decisamente gli incestimenti più di quanto il campo non abbia fatto. Il Manchester City, che rispetto alle altre non ha vinto quasi alcun che, vanta comunque 8.4 milioni di seguaci.

IN ITALIA IL MARKETING FUNZIONA MALE

Sebbene la Juventus sia addirittura terza in questa speciale classifica, le altre italiane non riescono a stare al passo con i tempi, gestendo male l’utilizzo dei social network. Il caso del Napoli è evidente: la seconda forza del campionato italiano, da anni ormai, riesce a racimolare solo 1 milione di followers. Il calcio espresso dai Partenopei nelle ultime stagioni non riesce per nulla ad incrementare la visibilità del club, molto similmente ai già citati spagnoli del Siviglia.

La Roma invece, che calcisticamente può non sembrare superiore agli Azzurri, ne vanta quasi il doppio. Gli 1.9 milioni di seguaci delineano una società che è riuscita maggiormente a risaltare l’immagine societaria, nonostante i risultati non eccelsi. Se prendiamo in considerazione Inter e Milan , con 2.2 milioni e 4.8 milioni di followers all’attivo, la situazione è simile a quella napoletana, piuttosto che a quella capitolina. L’elevato numero di tifosi che le squadre arruolano dovrebbe avvicinare le cifre su social più alla Juventus che ai Gallorossi. Anche qui sicuramente una gestione non oculata dei social, anche se i Rossoneri hanno lavorato decisamente meglio rispetto ai cugini, nonostante le annate disastrose che il club ha passato.

La quinta forza del campionato mostra numeri a dir poco disastrosi. La Lazio su Instagram è seguita solamente da 307 mila persone. Inspiegabile il divario con la controparte giallorossa, che vanta quasi 7 volte tanto il numero di followers. Lotito deve necessariamente lavorare di più dal punto di vista mediatico e cibernetico se vuole attrarre più sponsor e avere più influenza.

Citazione decisamente di merito per il Manchester United. I 23.7 milioni di seguaci sono la prova provata di quanto i risultati sul campo non rispecchiamo l’immagine mondiale del club. Sebbene si piazzino al 16° posto UEFA sono, ad oggi, il terzo club più seguito al mondo sui social network. L’equazione che i risultati sul campo determinino il rilievo social di una squadra è totalmente confutata.

 

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La Flop XI della Serie A 22/23 votata da Numero Diez!

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La lunghissima stagione di Serie A 2022/23, iniziata nella metà metà di agosto e conclusa il 3 giugno, è finalmente giunta al termine. Spaccata in due dal mondiale in Qatar, tra novembre e dicembre, questo campionato ha incornato il Napoli. Decisamente tante, invece, le delusioni viste. Resta solo l’ultimo verdetto: quello che proverrà da domenica prossima, quando si giocherà lo spareggio salvezza tra Verona e Spezia. La nostra redazione si è occupata di votare la Flop XI della Serie A appena trascorsa, la mostreremo di seguito seguendo il modulo classico del 4-3-3.

TITOLARI

Portiere – LUIS MAXIMIANO: se Ivan Provedel è stato eletto miglior portiere di questa Serie A, il rovescio della medaglie riguarda il portiere che, almeno sulla carta, è sbarcato nella Capitale per essere il titolare. La stagione del portoghese è durata appena 6′: il tempo di farsi cogliere in flagrante bloccando la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Rosso diretto, tunnel degli spogliatoi dello Stadio Olimpico e nessun’altra presenza nel massimo campionato.

Terzino destro- SERGINHO DEST: il terzino statunitense ha vestito la maglia del Milan con le prospettive di dar seguito a quanto di buono si diceva su di lui. Cresciuto nell’Ajax come uno dei craque della prossima nazionale a stelle e strisce, poi trasferitosi in Catalogna per vestire la maglia del Barcellona, le prospettive di un giocatore in grado di spaccare in due il campionato c’erano tutte. A 22 anni e con maggiore esperienza europea, il Milan sembrava la squadra perfetta per lui. Soprattutto perchè la sua indole offensiva e la sua polivalenza sulle due fasi lo rendeva un ottimo profilo sia per giocare come terzino, che per muoversi da ala. In totale scenderà in campo appena 8 volte, senza neanche toccare quota 330′ minuti giocati e senza lasciare la firma in nessuna gara.

Difensore centrale – MILAN SKRINIAR: pesa e non poco la situazione legata al mercato e al mancato rinnovo con l’Inter. Nella prima parte di stagione alterna ottime partite a prestazione decisamente sottotono. Non sembra il difensore che si è visto negli scorsi anni, sia per efficacia, che per concentrazione nelle varie gare. Se il derby di andata, in cui ha sofferto per tutto il tempo le accellerate di Leao, sembrava il punto più basso, peggio ancora ha fatto il 23 gennaio, in Inter-Empoli: due gialli in poco più di 15′ e squadra lasciata in 10 uomini per un’ora, nella sconfitta contro i toscani. Rientra per il derby di campionato, vinto 1-0, e scende in campo nella grigia trasferta di Genova contro la Sampdoria. Poi, il vuoto. Termina la stagione tra infermeria e panchina, guardando un ottimo Darmian prendere il suo posto e accumulando solo 21 gettoni stagionali.

Difensore centrale – LEONARDO BONUCCI: nell’estate in cui De Ligt e Chiellini hanno salutato la casacca bianconera e in cui il pacchetto di difensori centrali era in emergenza, lui sarebbe dovuto essere il faro al quale aggrapparsi. Invece la sua stagione ha vissuto di pochissime luci e tantissime ombre: Bremer, neoarrivato bisognoso di un tutor, lo ha trovato in un Danilo ben più affidabile. Gatti lo ha rapidamentie scavalcato nelle gerarchie, così come Alex Sandro, spesso utilizzato da braccetto nella difesa a 3. Per Bonucci solo 16 gettoni, di cui 9 da titolare su 38 disponibili. Riesce, però, a trovare anche una rete in questa stagione.

Terzino sinistro – ROBIN GOSENS: dopo uno scudetto sfumato e l’addio del miglior Ivan Perisic visto a Milano, i tifosi neroazzurri guardavano a Gosens come all’ancora di salvezza per la nuova stagione. Il tedesco, acquistato a gennaio dello scorso anno, sembra aver recuperato del tutto dall’infortunio e può tornare ad essere quel terzino che faceva timore all’Europa intera con la maglia dell’Atalanta. Tra infortuni e poco spazio, però, il tedesco non ha rispettato le attese. Decisamente meglio Dimarco, che lo ha costretto a tanta panchina e a solo 11 gare da titolare, sulle 32 totali disputate. I numeri, comunque, non mancano: 3 reti e 2 assist. Ma da lui ci si aspettava sicuramente di più.

Mezz’ala destra – PAUL POGBA: indubbiamente se si cerca la parola “flop” sul dizionario di questa Serie A, non può mancare la sua foto. Arrivato a parametro zero, tra la gioia e il gaudio di tutto l’universo Juventus. Di fatto, invece, il suo apporto sarà pari a zero. Solo 6 partite disputate, una sola da titolare, terminata con uno dei tantissimi infortuni di quest’anno. Si fa molta fatica a descrivere la stagione di uno dei giocatori che, lo scorso agosto, era dato tra i candidati alla Top XI.

Mediano- LEANDRO PAREDES: il suo compito era quello di portare all’interno della mediana bianconera garra ed esperienza e, magari, essere un buon esempio per la crescita di giocatori più giovani come Fagioli e Miretti. Il suo impatto, invece, sarà esattamente il contrario. I due italiani lo superano nelle gerarchie e di lui si evidenziano soprattutto i passaggi a vuoto. Stagione ampiamente sotto la sufficienza, con 6 gialli e 1 rosso e con 8 partite dal 1′ a fronte delle 25 totali.

Mezz’ala sinistra – GEORGINO WIJNALDUM: pesa molto, forse troppo, il suo infortunio ad inizio stagione. Nel 2022, praticamente, non scende mai in campo. Arriva a calcare il prato dell’Olimpico con frequenza solo da fine febbraio in poi, riuscendo a siglare ben due reti contro Sassuolo e Sampdoria. Una stagione in salita, ma francamente inadatta per quelle che erano le aspettative su di lui.

Ala destra- CHARLES DE KETELAERE: inutile girarci attorno, impossibile non pensare a lui tra i flop di questa stagione. Sbarcato a Milano con tanta, sicuramente troppa prressione addosso per un semplice 2001, il belga non rispetterà mai le aspettative. Il buon ritiro prestagionale impatta ancora di più su un giocatore che raccoglie in totale solo 1 assist in 32 partite giocate. Tantissime le dimostrazioni di inadeguatezza, i gol sbagliati, ma anche le giocate positive a cui non è stato dato seguito. I buoni propositi per smentire tutto ciò, sin dalla prossima stagione, ci sono tutti. Ma per ora non può scrollarsi di dosso l’etichetta di flop.

Centravanti – ANDREA BELOTTI: la promessa era quella di restare competitivo anche in una piazza come Roma e partendo dalla panchina alle spalle di Abraham. Il Gallo ha interrotto in estate il suo rapporto pluriennale con il Torino, del quale era anche capitano, per provare nuove esperienze in Serie A. Mourinho, inoltre, gli garantisce le 31 partite in cui, sia partendo da titolare che subentrando, ha opportunità di mettersi in mostra. Ma l’unico momento degno di nota, nella sua produzione offensiva stagionale, è il calcio di rigore sbagliato al 92′ contro il Torino nell’ultima uscita, prima della pausa per il mondiale. La cifra 0 nella casetta gol segnati pesa tantissimo.

Ala sinistra – DIVOCK ORIGI: sarebbe dovuto essere il nome per far rifiatare Giroud e assicurare gol, portando con sè anche il carico di esperienza internazionale dopo la parentesi al Liverpool. Pochissime, invece, le gioie dell’attaccante belga in questa stagione, che pure segna due reti contro Monza e Sassuolo. Il titolare Giroud è stato costretto agli straordinari, anche a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito nel corso dell’anno.

RISERVE

Oltre all’undici “ideale“, abbiamo deciso di elencare anche due riserve per reparto, che non hanno particolarmente brillato in questa stagione.

Portiere – ALESSIO CRAGNO

Terzino – MANUEL LAZZARI

Difensore centrale – MERIH DEMIRAL

Mezz’ala destra – HARRY WINKS

Mediano – GIULIO MAGGIORE

Centravanti – ANDREA PINAMONTI

Centravanti – LUKA JOVIC

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Il Celtic cerca il successore di Postecoglou: tra i nomi anche Maresca

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Celtic

Il Celtic fresco del Treble casalingo vinto, ha però bisogno di trovare un nuovo allenatore. Il biennio sotto la guida di Postecoglou è stato fantastico e pieno di trofei e soddisfazioni ma ora gli Hoops devono voltare pagina. L’australiano, infatti, è diventato l’allenatore del Tottenham e ora sono molti i profili che interessano ai campioni di Scozia per la guida tecnica.

Tra questi Sky Sports sottolinea anche il nome di Enzo Maresca. L’ex centrocampista italiano è attualmente il vice-allenatore del Manchester City di Guardiola. Il 43enne sarebbe tra i tanti nomi uno dei più papabili al ruolo di nuovo allenatore, anche se i tifosi sognano il grande ritorno di Brendan Rodgers.

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La Champions “rovina” i piani di Gagliardini: nozze rimandate

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Gagliardini

Aver raggiunto la finale di Champions League è stata, ovviamente, una grande emozione per tutti i giocatori dell’Inter. Eppure, la sfida contro il Manchester City ha “rovinato” i programmi di qualcuno.

NOZZE RIMANDANTE

Il calciatore in questione è Roberto Gagliardini. Secondo quanto riportato dalla rivista Chi, il centrocampista e la sua fidanzata Nicole Ciocca hanno dovuto rimandare la data delle nozze. La cerimonia, infatti, era stata fissata per il 10 giugno, proprio il giorno della finale di Champions.

Ma non è tutto, anche altri due calciatori nerazzurri sono stati coinvolti in questi cambiamenti: Lautaro Martinez e Alessandro Bastoni. Entrambi, infatti, si sono sposati subito dopo la fine del campionato. Addirittura Agustina Gandolfo, consorte dell’attaccante argentino, ha rivelato di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per organizzare rito e cerimonia, a causa dei numerosi impegni della formazione nerazzurra.

 

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Pagelle Serie A – Sampdoria, 2: campionato disastroso

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PAGELLE SERIE A – SAMPDORIA, 2: Per la Sampdoria, quella di quest’anno, è stata una stagione complicatissima. I blucerchiati hanno vissuto un’annata caratterizzata soprattutto dalla difficile situazione societaria, con lo spettro del fallimento che aleggiava su Marassi e probabilmente sventato con la cessione solo pochi giorni fa. Situazione extra campo a parte, anche quella vista sul terreno di gioco è stata drammatica, con la retrocessione e l’ultimo posto in classifica. A niente è servita la cura Stankovic, che subentrato a Giampaolo prima del Mondiale, è riuscito a dare dignità al finale di campionato ma non punti.

LA STAGIONE

Quello della Sampdoria è stato campionato semplicemente disastroso. Partendo da agosto, con Giampaolo in panchina, la squadra non è mai riuscita a trovare un’identità. Già dalle prime giornate dove, nonostante il pareggio casalingo con la Juventus, spicca il netto ko per 4-0 con una diretta concorrente come la Salernitana, si erano intraviste le prime fragilità.

Ad ottobre si è cercata la svolta, con l’esonero del tecnico e l’arrivo in panchina di Stankovic. A cambiare, è stato sicuramente lo spirito e, solamente in piccola parte il rendimento. Con il serbo in panchina i blucerchiati hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, solamente all’undicesima giornata è la prima vittoria in campionato in casa della Cremonese.

Nemmeno la sosta riservata a Qatar 2022 però è riuscita a riportare serenità. Al rientro, la vittoria esterna con il Sassuolo aveva riportato un entusiasmo poi stroncato da un nuovo filotto di sconfitte, interrotte di tanto in tanto da pareggi come quello a sorpresa contro l’Inter.

Da marzo poi l’ultimo disperato tentativo avviato dal successo sul Verona e poi reso inutile dalla clamorosa sconfitta casalinga contro la Cremonese e dagli ormai inutili pareggi negli scontri decisivi contro Spezia e Lecce. Una situazione che poi ha portato inevitabilmente all’aritmetica retrocessione alla Dacia Arena contro l’Udinese.

ASPETTATIVE E MERCATO

In casa Sampdoria le aspettative, non di certo altissime, erano quelle di una salvezza quantomeno tranquilla. La stagione precedente aveva già fatto accendere il campanello d’allarme, con la salvezza raggiunta matematicamente solo alla penultima giornata. Quest’anno si è riuscito a fare di peggio, grazie anche ad una gestione scellerata anche dal punto di vista del mercato.

Comprensibile, vista li situazione societaria, la scelta di voler far cassa con la cessione di Damsgaard per 15 milioni. Decisamente meno comprensibile invece quella di lasciar partire l’ossatura della squadra composta da gente come Candreva, Thorsby, Ekdal e Yoshida, e quella di non trattenere calciatori di proprietà come Caprari e Bonazzoli che in prestito avevano fatto benissimo.

Decisamente errata la scelta degli acquisti con cui rimpiazzarli, con gli arrivi di Djuricic e Rincon, e quelli in prestito di Pussetto, Villar e Winks. I riscatti poi di Sabiri, ceduto alla Fiorentina e tenuto in prestito fino a fine stagione, e di Caputo, girato inspiegabilmente all’Empoli in cambio di Lammers nel mercato invernale. Inutili poi gli arrivi di Jesè Rodriguez e di un Zanoli comunque valorizzato a gennaio. Scelte sicuramente poi pagate a caro prezzo sul campo.

 

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