16 settembre 1934. 83 anni dopo, è di nuovo Benevento contro Roma. Non erano nati i protagonisti di oggi, o i loro genitori. Doveva essere un’amichevole da disputare proprio nel Sannio in vista della stagione incipiente, la classica sgambata estiva, ma ci fu solo un inconveniente, peraltro visto e rivisto anche in questi giorni: la pioggia. Neanche il tempo di finire il primo tempo, che l’arbitro già dovette concludere anticipatamente la partita.
83 anni dopo, in un contesto completamente diverso, si riparte.
TESTA A TESTA
Come detto, il match sarà praticamente un inedito, ma non mancano statistiche interessanti: Di Francesco ha affrontato due sole volte il Benevento da allenatore ai tempi del Lanciano (Serie C nel 2008/09), ma nell’unico precedente contro Marco Baroni ha avuto la meglio sul tecnico toscano, battendo il Pescara con il suo Sassuolo (1-0, Coppa Italia 2014/15). Nessun precedente invece per l’allenatore dei sanniti contro la Roma, tranne a livello Primavera quando vinse 2-1 con la sua Juve al Viareggio 2012.
SALTA LO STREGO’?
Benvenuti in Serie A, verrebbe da dire. Il doppio salto C-B/B-A è entusiasmante, galvanizza, ti lascia in bocca quel sapore di “impresa” che rimane per tutta l’estate. Però poi arriva la realtà. Le botte, quelle che ricevi senza demordere, quelle che prendi restando in guardia. Dopo però c’è il montante, quello che può sdraiarti e non farti rialzare.

Ecco, il Benevento si trova in questa situazione: dopo tre prestazioni convincenti contro Samp, Bologna e Torino sono arrivati 0 punti, addirittura con beffa finale come negli ultimi due casi (gol annullato al 95′ dal VAR contro i rossoblu, gol subito al 90′ con i granata). Poco male dicevano. Fino a domenica alle 17. Le 6 scoppole prese al San Paolo contro il Napoli hanno fatto male, ma non tanto per il risultato: si è vista una squadra che si è sgretolata fin dai primi minuti, spaesata in un contesto più grande di quello che solitamente compete allo Stregone, quasi come se si fosse presentata contro Mertens & Co già con la bandiera bianca ben in vista.
E diciamocelo, la Roma non è certo l’avversario migliore per riprendersi. O forse sì.

Serve una scossa emotiva, tecnica, sia da parte della squadra che da parte dell’ambiente. Serve dunque ripartire dalla voglia di riscatto di Baroni, che ha dimostrato di avere idee ben chiare e impresse nella mente: si gioca a calcio, chiunque ci sia davanti. Il mister fiorentino ha già avuto la conferma da parte del presidente Vigorito, che non dimentica le imprese dell’anno scorso e non dimentica neanche quanto sia difficile ambientarsi in un campionato come quello di massima serie.
“Baroni ha conquistato la nostra fiducia facendo un ottimo campionato di serie B e rinnovare quella fiducia significherebbe dire che qualcuno ha un dubbio. Noi non abbiamo dubbi e laddove il rapporto si dovesse incrinare, il primo a saperlo sarebbe proprio lui. (…) Possibile il cambio in panchina con l’arrivo di De Zerbi? Non ho mai pensato di cambiare allenatore, ripeto”.
In attesa di capire se a saltare sarà la panchina di Baroni o lo Stregone, come canta la curva sannita, c’è chi parla di un cambio di modulo, oppure di una conferma del 4-4-2 visto in queste prime giornate: ci sarà probabilmente l’esordio di Djimsiti in difesa e torneranno in cabina di regia Memushaj e Cataldi, mentre davanti confermato Coda che sarà affiancato da uno tra Armenteros, Puscas e Iemmello.
Chi non sarà della partita è Ciciretti, uno che sente la sfida con la Roma come la partita della vita, quella che sognava di vivere con i colori giallorossi della squadra della capitale, ma che invece si è guadagnato in un’altra realtà con le medesime sfumature.

Lo stesso vale per Danilo Cataldi, che invece sarà presente. Uno che ha sempre avuto nella Roma il rivale di sempre, lui che è biancoceleste fino al midollo, e che darebbe qualsiasi cosa per vincere contro i giallorossi.
Servirà tanto cuore, tanta grinta, e tanto ardore agonistico per contrastare la squadra di Di Francesco, e sugli spalti ci sarà grande voglia di togliersi delle soddisfazioni. Intanto, è già record d’incasso ai botteghini.
NO ESCUCHO, Y SIGO
Non stiamo parlando dell’autobiografia di Jorge Sampaoli, ma il riferimento è chiaro: “non ascolto e vado avanti”, vado per la mia strada, seguendo le mie idee e la mia impostazione. Questo sono io. Se volete seguirmi bene, sennò pace.
Eusebio Di Francesco è stato accolto con scetticismo. Arrivare dopo Spalletti non è cosa semplice per nessuno, specialmente se quest’ultimo viene da un 2° posto con 87 punti. Il mister pescarese però non ha paura, invita l’ambiente ad essere fiducioso e a stare compatto: la Roma finora non ha espresso un calcio eccelso, manca ancora la condizione atletica – fondamentale per la riuscita del gioco del tecnico ex Sassuolo – ma nonostante tutto i risultati sono arrivati, perché due vittorie contro Hellas e Atalanta (a Bergamo) ed un pareggio contro l’Atletico Madrid sono leciti in un ipotetico tabellino di marcia, mentre l’unico neo è la sconfitta casalinga con l’Inter.
Ma se la sorte avesse girato diversamente, parleremmo di una Roma atomica.
“Al di là dei punti, l’importante è vincere. Sento sempre parlare degli 87 punti, di quel che si è fatto la scorsa stagione ma al di là dei record e della quota, serve far qualcosa di importante. (…) Li ho visti (il Benevento ndr) contro la Samp, col Toro e col Bologna: ha perso sempre immeritatamente, meritava forse anche più del pari”.

Come detto, Di Francesco non fa pretattica e dà tante indicazioni di formazione: Nainggolan e Schick non saranno della sfida, meglio per loro smaltire i vari acciacchi per farsi trovare pronti nei prossimi appuntamenti, mentre giocheranno Gonalons (affinché De Rossi possa tirare un po’ il fiato) e Dzeko. Il bosniaco si è sbloccato, è tornato a scuotere la rete e quindi non è il caso di frenarne l’impeto: contro una difesa in difficoltà come quella del Benevento, potrebbe togliersi tante soddisfazioni. Fantacalcisti, prendete appunti.
E il modulo? La risposta la sapete già: Di Fra non si abbassa – per ora – davanti a chi gli dice che questa squadra non può giocare con il 4-3-3. Certo, sa benissimo che Salah non c’è più e che Defrel o Schick non sono minimamente paragonabili all’egiziano che tanto bene ha fatto nel suo periodo all’ombra del Colosseo, ma sicuramente i due nuovi arrivati possono interpretare il ruolo di esterno destro in maniera differente. Il francese dà corsa e spirito di sacrificio, non può essere lucido quanto lo era Salah, ma la fase difensiva e il terzino destro ne guadagnano sicuramente. Lo stesso vale per Schick, che ha grande fisicità e tecnica, ma non ha lo spunto in velocità tipico dell’esterno di un 4-3-3: però, come Defrel, è mancino e accentrandosi può lasciare tanto spazio a gente come Florenzi, abile a sovrapporsi e a portare la superiorità.

Il campionato è lungo, la classifica conta fino ad un certo punto: a Benevento, la Roma ha un solo risultato, e Di Francesco lo sa benissimo. Proprio per questo non si guarda intorno e va avanti.
Con la sua testa.