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Inno alla qualità

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Inno alla qualità

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Senza voler essere presuntuoso, ma Brasile-Belgio poteva essere una finale, diciamo che è una finale anticipata

Vincent Kompany ha presentato così quella che sarà la sfida della Kazan Arena. Il difensore belga in parte ha ragione: una partita di tale livello poteva arrivare anche più avanti nel torneo, magari in semifinale, ma l’imprevedibile tabellone di Russia 2018 ci ha regalato questo.

Da una parte la storia e la tradizione: Francia, Uruguay, Brasile, Belgio, che seppur non abbia vinto nulla a livello di nazionale può contare su una rosa forte e completa. Dall’altra parte le outsider del torneo: Croazia, Russia, Svezia e la meno vincente tra le grandi ovvero l’Inghilterra.

Brasile-Belgio è un inno alla tecnica individuale e corale, due squadre che parlano un’unica lingua che viene trasmessa sul terreno di gioco schierando i giocatori tecnicamente più dotati, in qualsiasi zona del campo.

LA LEGGE DELL’EQUILIBRIO

Tite, da quando siede sulla panchina del Brasile, ha fatto la cosa meno popolare di tutte, una di quelle cose che non scalda il cuore dei tifosi (soprattutto quelli brasiliani), ma che però produce risultati: equilibrare questa nazionale. La formazione verde-oro è passata dall’1-7 della semifinale contro la Germania al diventare una delle migliori difese in campo internazionale, sicuramente (insieme all’Uruguay) la più solida in Sudamerica. Tite ha donato dei principi, soprattutto tattici, ad una formazione che non fa sicuramente del rigore tattico e dell’attenzione difensiva uno dei suoi cavalli di battaglia. 11 gol subiti in 18 partite durante i gironi di qualificazione ai mondiali russi ed 1 solo gol subito (contro la Svizzera) nelle quattro partite che hanno portato il Brasile fino ai quarti di finale.

La solidità difensiva brasiliana non deriva unicamente dalla qualità dei singoli giocatori del reparto difensivo: Miranda, Thiago Silva, Marcelo, Filipe Luis (aspettando il possibile recupero di Marcelo che potrebbe arrivare già contro il Belgio) e soprattutto Alisson in porta. Il Brasile al di là del fatto di prendere pochi gol, subisce poco il gioco degli avversari, non riceve tiri in porta pericolosi e questo accade grazie al lavoro in primis degli attaccanti e soprattutto di un centrocampo che propone un mix perfetto tra corsa e qualità. Casemiro, Paulinho e Coutinho si sposano alla perfezione e uniscono le proposte di calcio delle relative squadre di club, ovvero Barcellona e Real Madrid. Quando dalla panchina poi sale Fernandinho allora il gioco è fatto.

Dei 14 tiri totali effettuati dal Messico nell’ultima gara, valevole per gli ottavi di finale, nessuno di questi è avvenuto dentro l’area. La nazionale messicana ha calciato per il 50% delle volte da fuori area e per l’altro 50% da dentro l’area grande.

La provenienza dei tiri del Messico negli ottavi contro il Brasile

Stessa sorte per la Serbia che nell’ultima gara del girone ha ottenuto lo 0% di tiri da dentro l’area piccola. E così pure per il Costa Rica che, nella sfida decisa negli ultimi minuti da Coutinho e Neymar, ha manovrato solamente 3 azioni d’attacco calciando unicamente da fuori area e rendendo Alisson inoperoso per tutti i 90 minuti più recupero.

La Costa Rica contro il Brasile ha tirato solo 3 volte e quasi tutte da fuori area

Il Brasile però, ovviamente, non è soltanto difesa. E ci mancherebbe anche verrebbe da dire. Quando nel reparto offensivo proponi Neymar, Willian, Coutinho e Gabriel Jesus con subentranti Firmino e Douglas Costa non puoi che avere un’indole che propone gioco offensivo. In questo senso i numeri della formazione di Tite si sposano alla perfezione con quelli difensivi ed è da ciò che emerge l’equilibrio che l’ex allenatore del Corinthias ha saputo donare alla sua squadra. I verde-oro sono tra le squadre con più possesso palla (57.2%), con più tiri effettuati a partita (19.3) e con più precisione di passaggi (87.7%). A questo si aggiunge l’imprevedibilità e l’estro dei suoi singoli che si traduce in 16.3 dribbling a partita. Di questi, solo Neymar ne effettua 5 a partita di media.

IL GRANDE PASSO

E il Belgio? Per il Belgio è arrivato il grande momento, l’occasione per effettuare il grande passo. La squadra di Martinez, dopo un percorso di crescita che ha investito tutto il movimento calcistico belga da qualche anno a questa parte, deve compiere il salto di qualità successivo. Il Belgio ha l’occasione di poter diventare realmente una grande squadra e non più una squadra con del grande potenziale. Davanti a sé però ha la formazione più difficile da affrontare, la più scomoda e forse quella che potrebbe darle più fastidio.

Il percorso del Belgio, fino a questo momento, è stato caratterizzato dall’enorme prolificità offensiva. 12 gol segnati in 4 gare, media di 3 gol a partita, anche se ovviamente la goleada contro Panama rende la statistica meno veritiera di quello che è realmente. Al di là di questo la squadra di Martinez ha dimostrato di saper creare occasioni da gol in qualsiasi momento e in qualunque situazione di gioco: dalle azioni manovrate, alle giocate individuali e anche dai calci da fermo. Proprio quest’ultimo fattore potrebbe essere una delle chiavi di lettura della gara. I “diavoli rossi” infatti sono tra le squadre, insieme a Russia, Inghilterra e Serbia, ad aver vinto più contrasti aerei di tutta la competizione.

Fellaini potrebbe essere un fattore sulle palle inattive

Anche nelle statistiche il Belgio dimostra ampiamente di poter quantomeno preoccupare allo stesso livello la retroguardia brasiliana: 19 tiri di media a partita, 13.3 dribbling a gara. Il fulcro nevralgico del gioco offensivo della squadra di Martinez è Eden Hazard, che allo stesso tempo è cervello pensante e semi-finalizzatore. I movimenti verso il centro del campo dell’attaccante del Chelsea, premiati e resi possibile dalla visione di gioco di De Bruyne, compongono gran parte delle giocate offensive del Belgio, che poi dalla trequarti in sù può contare su altri due giocatori che per le loro caratteristiche differenti, ma complementari, arricchiscono il bagaglio offensivo della squadra. Mertens e Lukaku infatti permettono, anche allo stesso Hazard, di poter arrivare alla conclusione in modi differenti: scambiando palla a terra in velocità oppure liberando spazio sulle fasce per l’arrivo di Carrasco e Meunier sfruttando i cross in direzione di Lukaku.

La heatmap dei movimenti e dei tocchi di palla di De Bruyne e Hazard in Belgio-Giappone

Le innumerevoli soluzioni offensive potrebbero mettere in difficoltà la retroguardia brasiliana che, seppur abbia dimostrato solidità ed attenzione, non è totalmente invulnerabile, soprattutto sulla fascia destra della squadra di Tite dove Fagner avrà a che fare proprio con Hazard.

TRE CHIAVI DI LETTURA

Quali potranno essere le possibili chiavi di lettura della partita?

1. Moduli e fasce

Le soluzioni tattiche adottate dai due rispettivi allenatori porteranno inevitabilmente le squadre a giocare sulle fasce, o comunque a sfruttare la continua serie di triangoli tra le varie catene. Se da un lato il trio Filipe Luis-Coutinho-Neymar cercherà di mettere in difficoltà il Belgio con sovrapposizioni e movimenti continui, dall’altro Meunier-Mertens (o Fellaini) e Hazard-Carrasco (o Chadli) avranno il compito di riproporre allo stesso modo delle soluzioni offensive valide. Per la squadra di Martinez sarà fondamentale il compito degli esterni, e per questo motivo il tecnico potrebbe scegliere Meunier e Chadli e non Carrasco. I due laterali potrebbero trovarsi in inferiorità numerica contro il triangolo brasiliano, dovranno abbassarsi notevolmente (quasi sulla linea dei difensori) per aiutare il terzo centrale di parte, da un lato Alderweireld e dall’altro Vertonghen. Allo stesso modo però dovrà stare attento il Brasile nell’assorbire al meglio, soprattutto a destra, le sovrapposizioni di Meunier con la relativa libertà che potrebbe essere lasciata a Mertens (o a Fellaini) tra le linee. Sulle fasce quindi entrambe le squadre dovranno studiare la migliore strategia per rimanere equilibrate.

2. Lotta a centrocampo

L’unica certezza per la gara di Kazan è l’assenza di Casemiro per squalifica. Il centrocampista del Real Madrid è l’elemento perfetto che bilancia la fisicità e il dinamismo di Paulinho con la qualità e l’avvezzo alla fase offensiva di Coutinho. Tite è fortunato che alle sue spalle può subentrare un giocatore del calibro di Fernandinho che interpreta già quel ruolo nel Manchester City, ma che non possiede il temperamento e il senso della posizione di Casemiro. D’altro canto però il centrocampista dei Citizens possiede più geometrie e tempi di gioco. Molto probabilmente quindi il Brasile di Kazan potrà contare su maggiore qualità. Il grande dilemma tattico potrebbe avercelo Martinez: il centrocampo a due composto da Witsel e De bruyne potrebbe soffrire (e non poco) gli inserimenti senza palla delle due mezze ali brasiliane non riuscendo a sorvegliare contemporaneamente il raggio d’azione di Fernandinho. Il 3 contro 2 che potrebbe venirsi a formare creerebbe grandi problemi al Belgio. Per tale motivo Martinez potrebbe inserire Fellaini al posto di Mertens: questa scelta comporterebbe una maggiore copertura nella zona nevralgica del campo belga ovvero il centrocampo e un aggiungerebbe un fattore importante sulle palle inattive.

3. Uno contro uno

L’ultimo e definitivo aspetto della gara rappresenta l’essenza del calcio nella sua forma più pura: l’uno contro uno. Queste gare si vincono dalle battaglie personali dentro il campo. Dalle sfide individuali. Dagli uno contro uno. Chi saprà saltare l’uomo più spesso, chi avrà la meglio sul proprio diretto avversario, allora si avvicinerà all’obiettivo finale ovvero il passaggio del turno. Entrambe hanno le qualità per farlo, entrambi sentono il peso di un quarto di finale che può aprire porte differenti nell’immediato futuro.

Ora non resta che aspettare, sederci e godere dell’inno alla qualità.

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Calcio Internazionale

Mascara si racconta: “Fui vicino a City e PSG, Simeone al Catania era avanti coi tempi””

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Simeone Atletico madrid

Durante la trasmissione TvPlay, Giuseppe Mascara, ex giocatore del Catania, si è raccontato. In particolare, sono stati trattati dei temi come giocatori e allenatori che ha incontrato nella sua carriera. Tanta emozione nel ricordo di quando Kakà gli diede la sua maglia. Mascara è anche entrato nei radar di due top club europei, ma l’affare non andò in porto.

LE PAROLE DI MASCARA

SU BERARDI – “Lui è uno dei pochissimi che gioca un calcio come quello che piace a me. Fa l’uno contro uno, se lo sbaglia lo rifà”.

SU POLITANO – “Un altro così è Matteo Politano. Forse un altro che si avvicina è Zaccagni della Lazio. Tutta gente che sulla fascia puntano l’uomo. Berardi farebbe bene anche alla Juve, se uno è forte si porta dietro le sue qualità anche nelle grandi squadre”.

SU SIMEONE –  “Si vedeva che il Cholo avrebbe fatto strada. Preparava le partite calcolando nei minimi particolari tutto quello che poteva succedere sia quando hai la palla che quando non ce l’hai. Nel 2011 era già avanti coi tempi”.

IL RICORDO DI MASCARA AL NAPOLI –  “Ero arrivato a 32 anni e volevo rimanere a Catania. Il contratto era in scadenza e la proposta per il rinnovo non arrivava, oggi domani, oggi domani… e alla fine ho accettato di andare al Napoli. In quegli anni avevo ricevuto diverse offerte ma sono sempre voluto rimanere a Catania. Non ho nessun rammarico verso i dirigenti però. Nel 2009, stagione in cui feci 14 gol. ebbi varie proposte, anche dal Manchester City e dal PSG, che non erano le squadre che sono oggi, ma pur sempre club blasonati. Anche il Bayer Leverkusen. Alla fine non andarono in porto. In Italia sono stato vicino alla Lazio”.

LA MAGLIA DI KAKÀ –  “Ho avuto la fortuna di affrontare diversi campioni ma tra tutti gli aneddoti quello che ricordo con più affetto riguarda Kakà. Gli chiesi la maglia a Milano dopo un Milan-Catania e lui senza nessun problema me l’ha data, poi al ritorno fu lui a venire da me per chiedermela”.

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Conference League

Italiano pensa al primo posto: “Andiamo in Ungheria”

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Italiano

La Fiorentina di Vincenzo Italiano ha vinto per 2-1 contro il Genk e ha archiviato la questione qualificazione. L’allenatore della viola ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo il match. Di seguito, le parole di Italiano.

UNA VITTORIA IMPORTANTE – “Grandissimo secondo tempo. All’intervallo abbiamo detto che stavamo lasciando qualche situazione di troppo a loro. Abbiamo concesso un gol, ma abbiamo reagito subito e poi nel secondo tempo abbiamo giocato bene. Il secondo gol è arrivato su una giocata corale. Dobbiamo ancora giocare l’ultima, per chiudere primi nel girone”.

PRESTAZIONE DI BELTRAN – “Ai ragazzi dico sempre: o si gioca o si subentra, nessuno è dimenticato e tutti devono dare il massimo. Oggi sono entrati tutti bene e sono contento, perché ho visto davvero un bel secondo tempo”.

PARISI FUORI RUOLO – “Oggi mettere insieme Mina e Kayode con pochi minuti nelle gambe non me la son sentita. Ho messo Yerri, per poi sfruttare Kayode a gara in corso. La strategia ci ha dato ragione, bravo Kayo nel farsi trovare pronto sulla palla di Beltran e va ringraziato Parisi perché si sta adattando da quella parte”.

IL GOAL SUBITO – “Parisi era in inferiorità e non doveva muoversi. Mina doveva avvicinarsi e, ogni volta che commettiamo un mezzo errore, subiamo sempre gol. C’è da lavorare su queste cose”.

COME MIGLIORARE LA SQUADRA – “Soprattutto su situazioni come sul gol preso e sbloccando i nostri attaccanti. Dobbiamo lavorare su questo, dopo essere andati in Ungheria perché è importante arrivare primi”.

 

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Europa League

Mourinho durissimo dopo il pareggio in UEL: “Alcuni giocatori sono superficiali”

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Roma-Udinese

La Roma ha pareggiato per 1-1 contro il Servette fuori casa, e l’allenatore José Mourinho si è presentato ai microfoni di Sky Sport per niente soddisfatto, con una vena molto critica verso alcuni giocatori. Di seguito, le sue parole:

LE PAROLE DI MOURINHO

PERSA UN’OPPORTUNITÀ – “E’ stata un’occasione importante ma è anche importante l’inizio del secondo tempo. E’ una cosa che succede spesso. Un peccato che non ci sia una camera vostra all’intervallo perchè io martello sempre su questa situazione di entrare nella ripresa contro una squadra che perde 1-0, che gioca in casa e che attaccherà sotto i suoi tifosi. Logico che nel secondo tempo c’è questo atteggiamento dell’avversario e noi siamo stati superficiali nel modo di interpretare questi momenti della partita. Ci sono anche giocatori che hanno perso un’opportunità”.

AOUAR IL PROBLEMA? – “Non parlo di Aouar. Parlo di giocatori in generale. Ci sono anche giocatori che sono partiti dalla panchina e in campionato chi parte dalla panchina hanno una buona concentrazione, in queste partite specialmente fuori casa la gente non sia abituata a stare in panchina e quando entra non riesce a migliorare la squadra. Non penso sia un dramma giocare i playoff, è difficile ma è una motivazione giocare una partita contro una squadra che viene dalla Champions. Ci sarà un’altra partita all’Olimpico esaurito, non voglio fare di questo secondo posto un dramma. Per me è molto più drammatico un’altra opportunità di qualche giocatore persa e un atteggiamento che si ripete quando entriamo in campo nel secondo tempo e stiamo vincendo”.

UNA SPIEGAZIONE – “Non la capisco. Ho giocato 150 partite di Champions, che sono più (fra virgolette) importanti di queste e la motivazione di giocare queste partite è altissima. Sembra che ci sia gente che non ha una grande storia in Europa e gioca queste partite in modo superficiale. C’è gente che è sempre lì, sono sempre gli stessi, novanta minuti di concentrazione e poi c’è gente che è un po’ superficiale”.

CRISTANTE IN DIFESA – “Sì, ma se manca uno gioca lui. Lui è un grande esempio per gli altri a questo livello, gioca con una concentrazione altissima. Paredes ha fatto un’altra partita molto seria, è un campione del Mondo, gioca qui senza superficialità, poi c’è gente che si sente confortata con questa superficialità”.

CHI PAGHERÀ DELLA SITUAZIONE – “Da noi non puoi far pagare, lo può fare Guardiola, da noi c’è solo l’allenatore che può martellare… io continuerò a martellare su questa gente. Il gruppo è fantastico, gente buona, gente seria, che ama la Roma, ma sono in una zona di conforto. Se in casa riusciamo a instillare questa mentalità nella squadra, fuori casa è più difficile, ovviamente potevamo vincere lo stesso”.

L’IMPORTANZA DEI GIOCATORI NOMINATI – “Abbiamo questi ragazzi ma anche gente superficiale. E’ poca responsabilità di dirmi che vogliono giocare. Hanno perso un po’ la voce. Se qualcuno bussa alla porta del mio ufficio e mi dice che vuole giocare di più, gioca di più quando gli altri sono morti. Perchè la gente che risponde è sempre la stessa”.

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Flash News

De Laurentiis ipotizza lo stadio a Pompei: la risposta del sindaco

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Lo Monaco

Ieri, prima del match tra Real Madrid e Napoli, Aurelio de Laurentiis, ha parlato delle varie possibilità relative possibile nuovo stadio dei partenopei.

La prima opzione è sicuramente quella di acquistare il Maradona e ristrutturarlo a spese della società di ADL. Se il comune non permetterà ciò, allora si virerebbe verso una tra Pompei e Caserta. Di seguito, le sue parole a Radio Goal, un programma di Kiss Kiss Napoli.

NUOVO STADIO – “Abbiamo un complesso sportivo che non è mai stato completato, De Laurentiis lo conosce anche. E’ adiacente al confine con gli scavi. Sarebbe, naturalmente, un piacere, ma non ne ho mai parlato con De Laurentiis”.

DISPONIBILITÀ VERSO IL NAPOLI – “Siamo accoglienti e disponibili con tutti e lo saremo anche con De Laurentiis e i tifosi del Napoli. C’è un area di 100mila metri quadrati, ma la sede del campo è già realizzata. Non fu completato quel campo perché stavamo facendo una manifestazione d’interesse. Se ADL è interessato siamo disponibili a riceverlo”.

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