Domenica sera, alle ore 20:45, andrà in scena l’ennesimo Derby d’Italia. L’Inter per accorciare sul Napoli, la Juve per non compromettere la rimonta scudetto. Da sempre Inter-Juventus significa solo una cosa: tanti campioni in campo contemporaneamente, gli uni di fronte agli altri. Talento e giocate spettacolari a servizio del pubblico. Stavolta, le attenzioni di tutti sono rivolte sui due numeri nove, chiamati a una grande prova individuale per aiutare la squadra: Edin Dzeko e Alvaro Morata.
Purtroppo, sul palcoscenico allestito a San Siro non andrà in scena (almeno dal primo minuto) Paulo Dybala, il cui nome rientra di diritto sotto la voce “talento” del dizionario calcistico. Il suo profilo sarebbe stato molto interessante da confrontare con un altro giocatore eccezionale come Lautaro Martinez, autore di un inizio di stagione fantastico con 5 reti in 696 minuti giocati (quasi uno ogni due partite).
Proprio per questo abbiamo deciso di optare per i due bomber, dato che avranno il difficile compito di prendersi sulle spalle il peso delle rispettive squadre. Edin Dzeko e Alvaro Morata sfideranno due grandi difese, forse le migliori in Italia, per cui è indubbio che il loro lavoro sarà fondamentale. Inoltre, l’anno scorso il bosniaco sembrava proprio l’indiziato principale per guidare l’attacco bianconero, ma alla fine si è preferito il ritorno dello spagnolo.
Li abbiamo messi a confronto anche per questo, in base a tre parametri che ne caratterizzano l’interpretazione del ruolo.
PARTECIPAZIONE ALLA MANOVRA
Negli anni, il ruolo dell’attaccante è mutato profondamente: paradossalmente non basta più solo segnare, ma è anche importante aiutare a costruire l’azione, smistando il pallone verso le zone più libere. Non più bomber a 360 gradi, ma un attaccante che agisca quasi da trequartista.
In questo, Edin Dzeko primeggia. Senza se e senza ma, da tantissime stagioni il bosniaco riesce a unire i due compiti, facendo da collante tra attacco e centrocampo come pochi altri in Europa. Forse, nell’ultimo decennio solo Karim Benzema ci è riuscito meglio di lui.
Alla Roma, per esempio, era proprio il suo movimento verso il centrocampo ad aprire lo spazio per Salah e Nainggolan, permettendo loro di andare facilmente in profondità. E apparentemente pare che anche all’Inter non sia cambiato molto, dato che finora Dzeko è l’unico attaccante imprescindibile per Simone Inzaghi. A 35 anni, è riuscito a imporsi stabilmente a discapito dei suoi compagni più giovani.
6 – Edin Dzeko è il primo giocatore, nella sua stagione d’esordio con i nerazzurri, a segnare almeno sei gol nelle prime sette partite stagionali dell’Inter di Serie A a partire da Ronaldo nel 1997/98. Ingresso.#SerieA#SassuoloInterpic.twitter.com/Okjvq8iz5N
Alvaro Morata, invece, ha un diverso modo di supportare la manovra. Da un lato anche lui tende ad arretrare per fraseggiare con i compagni, anche sulla linea di metà campo. Ma quello in cui lo spagnolo primeggia sono gli inserimenti in profondità. Con la sua velocità, infatti, gli scatti alle spalle della difesa sono una vera spina nel fianco per i difensori e rappresentano un escamotage determinante per i suoi compagni. Le classiche accelerazioni sul filo del fuorigioco, cruciali soprattutto quando la pressione avversaria è alta.
Tuttavia, grazie anche all’ausilio di importanti statistiche, risulta evidente come Edin Dzeko prevalga, in termini di Expected Assist e passaggi verso l’area. La tecnica di base, inoltre, è un fattore in più, che permette all’ex Roma di disegnare trame non proprio nelle corde di Alvaro Morata.
FINALIZZAZIONE
Quale attaccante non si analizza dal punto di vista realizzativo? Cosa lo distingue dai giocatori negli altri ruoli?
In realtà, bisogna specificare come nessuno dei due sia particolarmente cinico sotto porta. O per meglio dire, al numero di reti segnate spesso se ne accompagna un altro altrettanto elevato relativo a quelle sbagliate. Tuttavia, è importante ricordare che si sta comunque parlando di due giocatori capaci di segnare 299 gol (il bosniaco) e 171 (lo spagnolo). Numeri non proprio da attaccanti di Serie B.
In particolare, quello che colpisce di più è la loro capacità di segnare reti dal tasso di difficoltà estremamente elevato, salvo poi sbagliarne delle altre più semplici. In questo, Dzeko regna. Negli anni della Capitale, ad esempio, è stato in grado di trasformare un gol come quello a Stamford Bridge (1:55), e allo stesso tempo piazzare fuori quel pallone contro il Palermo. Di solito degli attaccanti si ricordano le statistiche relative ai gol segnati, al massimo agli assist forniti. Nel caso del bosniaco sarebbe quanto mai riduttivo.
Discorso simile per Morata, che in Inghilterra era arrivato addirittura a farsi odiare dei tifosi blues, complice la cifra e le aspettative decisamente eccessive. Tuttavia, rispetto al collega, Morata risulta spesso poco preciso quando si trova in una condizione ambientale complicata: con i club, così come con la Nazionale spagnola, spesso le critiche gli sono piovute addosso come chicchi di grandine. Qualcosa che condizionerebbe anche i migliori. In più, bisogna ammettere che spesso i suoi errori non sono neanche così clamorosi come il mondo dei social (purtroppo) fa credere. Anzi.
In generale, tra i due il più incisivo è forse Alvaro Morata, che anche se si rende colpevole di scivoloni più grossolani, comunque sotto porta tende a essere più preciso del bosniaco. Lo dimostrano le statistiche relative ai tiri più pericolosi, che nei casi di mancata marcatura rilevano nei tiri dello spagnolo una maggiore pericolosità rispetto al nerazzurro. Anche il dato relativo alla cosiddetta “conversion rate” è a favore dello juventino, rendendolo quindi più efficace dell’avversario.
COLPO DI TESTA
Per giudicare un centravanti, non si può non prendere in considerazione la precisione nello stacco aereo. Con una certa sorpresa, il confronto tra i due non sarà così scontato come si pensa.
Tra i due, infatti, a primo impatto si direbbe che Edin Dzeko surclassa l’ex Atletico senza equivoci. Eppure, la stazza è pressoché identica (193 cm per il primo e 190 per il secondo), mentre il fisico forse è leggermente a favore del Cigno di Sarajevo.
Dzeko ha infatti fatto del colpo di testa la sua arma vincente per tutta la sua carriera, dagli umili inizi in Bosnia al presente interista. A Manchester probabilmente ancora si ricordano della rete segnata contro il QPRal 92’, quella che ha riaperto l’incontro e reso ancora più celebre quella del Kün Aguero. E quella è solo una delle 58 reti messe a segno grazie a uno stacco di testa. D’altronde, per un attaccante con un fisico come il suo, questi numeri rientrano ampiamente nella normalità.
Per quanto riguarda Alvaro Morata, invece, analizzando il suo rendimento in termini di realizzazioni in area di rigore e con la testa, emerge che è molto più uomo d’area di quanto si pensi. Basta osservare come, dei 171 gol segnati, ben l’80% sia giunto dall’interno dell’area di rigore, mentre sono addirittura 36 le reti derivanti da colpi di testa (quasi il 20%, quasi uno su cinque). Perciò, è evidente come lo spagnolo sia abilissimo nel gioco aereo, più di molti altri.
Tuttavia, in questa circostanza è comunque abbastanza evidente la superiorità di Dzeko, di sicuro più esperto e più decisivo con la palla alta. Morata ha certamente altre qualità in cui supera il bosniaco, come la velocità, la mobilità e la costanza (fisica e di rendimento).
Due attaccanti così diversi, ma allo stesso tempo così talentuosi. Ovvio che ognuno abbia i suoi punti di forza e le sue carenze. Il nostro confronto ha semplicemente messo in risalto alcuni di questi aspetti, quelli che a nostro avviso meglio permettevano un adeguato paragone.
Domenica sera, invece, la competizione si sposterà sul rettangolo verde, e le parole lasceranno il posto al campo. Come al solito, sarà lui ad emanare la sua sentenza, ineccepibile e assoluta.
Fonte immagine di copertina: diritto Google creative commons
L’Inter si prepara alla sfida di questa sera contro l’Udinese. L’obiettivo principale dei nerazzurri rimane quello di rispondere presente alla vittoria di ieri sera della Juventus, che avendo la meglio sul Napoli è balzata momentaneamente in cima alla classifica.
Alcuni dubbi di formazione per mister Simone Inzaghi, alle prese con alcune assenze pesanti soprattutto nelle retrovie. In dubbio la presenza di Alessandro Bastoni, che ha saltato la trasferta di Napoli dell’ultimo turno in via precauzionale e dovrebbe essere arruolabile per il match odierno. In caso di fortfait, spazio a Carlos Augusto.
Proprio il brasiliano è intervenuto al Match-day Programme ufficiale dell’Inter parlando della sua carriera: dai primi passi mossi in patri fino all’arrivo in Italia, l’esperienza formativa a Monza e infine il salto di qualità compiuto nell’ultima sessione di calciomercato. Di seguito le parole di Carlos Augusto.
ORIGINI – “Appena ho iniziato a giocare ho chiesto a mio papà di iscrivermi in una scuola calcio, poi a 15 anni ho capito che sarei potuto diventare un calciatore professionista. Sono stato umile, ho sempre lavorato tanto e non ho mai mollato e questo mi ha portato fino a qui. Per me l’amore per il calcio è la cosa più importante, mi piace giocare, allenarmi, poi quando si arriva allo stadio e si vedono tutti i tifosi che incitano la squadra, solo questo ti dà una carica incredibile”.
INIZI IN BRASILE – “Sono diversi i momenti che hanno segnato il mio percorso, la consapevolezza acquisita a 15 anni, poi la finale vinta con la Primavera in Brasile, ricordo che c’erano 45.000 tifosi, abbiamo vinto ed è stato importante. Il primo gol con la Prima Squadra è un altro momento che non dimenticherò, è stato nel match contro la Chapecoense, ricordo che non riuscivo neanche a parlare dopo perché ero troppo felice e sono andato a festeggiare con la mia famiglia”.
APPRODO ALL’INTER – “L’Inter è una squadra importantissima, è un onore indossare questa maglia. Da qui sono passati grandi campioni, Ronaldo è stato devastante, è quello che mi ha ispirato e poi c’è stato Roberto Carlos che nel mio ruolo è stato incredibile. Fuori dal calcio Michael Jordan è un punto di riferimento, è stato impressionante come professionista e come persona, ho letto molto su di lui. Non si è mai arreso e anche quando era il migliore del mondo ha sempre voluto migliorarsi. Cos’è importante per me? La famiglia e la squadra che sono concetti molto simili, conta essere uniti e aiutarsi, soprattutto nei momenti difficili”.
Uno degli uomini copertina dello scoppiettante inizio di stagione dell’Inter è Hakan Calhanoglu. Da quando Inzaghi lo ha reinventato regista, il turco è diventato perno inamovibile della mediana nerazzurra. Centrocampista tuttofare, infallibile dal dischetto, Calhanoglu conta già 6 gol in questo primo scorcio di campionato, di cui l’ultimo ha spalancato la strada verso la vittoria contro il Napoli. Il rendimento del giocatore ex Milan non è passato inosservato all’estero, dove non mancano le lusinghe per il turco, soprattutto dalla Premier League. Infatti, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di Tuttosport, due big del massimo campionato inglese sarebbero pronte a farsi avanti in estate per Calhanoglu. Trattasi nel dettaglio di Chelsea e Liverpool.
La posizione dell‘Inter è però piuttosto netta: Calhanoglu non si tocca, a meno di offerte da capogiro. I nerazzurri sono tutelati da un contratto, recentemente firmato, che lega l’ex rossonero all’Inter fino al 2027. D’altra parte, il turco si è calato alla perfezione nella realtà nerazzurra e il rapporto con compagni e allenatore è ottimo. Cambiare aria significherebbe un azzardo anche per lo stesso giocatore che dell‘Inter è ormai uno dei leader tecnici. Già la scorsa estate, gli interessamenti dall’Arabia non fecero breccia nella testa di Calhanoglu che in questo momento è pienamente focalizzato sulla conquista delle suo primo scudetto.
Le intenzioni delle parti sembrano quindi ben chiare e nonostante l’Inter, per esigenze di bilancio, possa privarsi di un big quest’estate, Calhanoglu non è affatto in discussione. Il sodalizio tra il turco e l’Inter sembra destinato ad andare avanti.
Problemi per Dusan Vlahovic durante Juventus-Napoli, il serbo è stato sostituito al 70° minuto al suo posto Milik. Secondo quanto riportato da DAZN, potrebbe essere un falso allarme e solamente questione di crampi o indurimento del muscolo.
La Juventus è in vantaggio 1-0 grazie al gol di testa di Gatti, il terzo in stagione.
BALDANZI – Lunedì alle 18.30 ci sarà il calcio di inizio di Empoli-Lecce. Partita delicata in chiave salvezza, con due squadre che si trovano attualmente fuori dalle zone più calde ma a ridosso di quest’ultime. L’Empoli in primis, in quanto è solo a +1 rispetto il terzultimo posto con i suoi 11 punti. Lecce che invece respira di più con il suo 13esimo posto a 16 punti. I toscani quest’anno stanno giocando senza il totale contributo del suo talento più brillante. Stiamo parlando di Tommaso Baldanzi, che finora ha saltato 4 partite nelle prime 14 e spesso si è dovuto accontentare della panchina. Sempre la caviglia a dare fastidio al trequartista italiano, sia nel primo stop, sia in quello attuale.
L’EMPOLI SENZA BALDANZI – LA SITUAZIONE
Tra ottobre e novembre rimase fermo per una settimana, ora siamo già a un mese ai box. La distorsione subita a inizio dicembre potrebbe costargli anche la prossima sfida del Castellani. Secondo Tuttomercatoweb il numero 33 sta andando incontro alla possibilità di non indossare una casacca da titolare, ma non solo. Per lui potrebbe esserci la non convocazione e quindi la non disponibilità per la quindicesima giornata. Questa sarebbe un’altra brutta notizia che incrementerebbe le note negative dell’inizio di stagione del giocatore dell’Under 21 dell’Italia.
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