Reti bianche ma tanta sostanza. Il risultato sornione di San Siro, gremito per la celebrazione del centodecimo anniversario della nascita dei neroazzurri, è in realtà un pout pourri di emozioni e calcio, una sorta di inno alla gestione del gioco e dello schieramento posizionale. Se il Napoli, infatti, non è riuscito a sfondare e a entrare in area di rigore come al suo solito è stato merito di un’ottima Inter che in difesa è stata più efficace di quanto non si fosse visto nelle ultime uscite (Genoa, Benevento). Gli azzurri di Sarri hanno giocato un buon calcio e fatto la partita a Milano, anche se alla fine, come testimonia il risultato, per quello visto sul terreno di gioco il pareggio è il finale più corretto di una sceneggiatura che preannunciava botti. Il punto a testa dimostra che effettivamente, da un lato, in Napoli ha mollato un pochino negli ultimi sette giorni, mentre l’Inter, dopo il ritorno a vincere, offre una prestazione e un risultato convincente contro l’ex prima in classifica. E nel bene e nel male, il punto a testa non piace troppo a nessuno.
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INTER
Ci si aspettava una gran prestazione dei neroazzurri nel weekend del loro compleanno e così (in parte) è stato. Solidità in difesa e movimento in attacco, Skkriniar che blocca Insigne, Rafinha che trova gli spazi e Icardi che attacca la profondità. Il brasiliano ha giocato un buon primo tempo, definibile il migliore forse prima che nella ripresa Cancelo non si inventasse Roberto Carlos dribblando e gareggiando in velocità con tutto l’out destro del Napoli.

E di fatto, l’aspetto più convincente dell’Inter è stata proprio la capacità offensiva, che a differenza della gara d’andata – o più in generale l’impostazione tattica nelle sfide importanti come contro la Juve – ha permesso all’Inter di essere più pericolosa e spaventare la super difesa di Sarri, recentemente bucata quattro volte dalla Roma ma dalla difficile permeabilità. Si sono visti un tiro di Candreva di poco a lato (36′) e un palo di Skriniar (48′), ma al di là delle occasioni concrete, l’Inter ha comunque fatto vedere qualcosa dalle parti di Reina. Ma anche lì, come spesso si è già detto in questa stagione, l’inconcludenza, l’isolamento posizionale di Icardi e la difficoltà di trovare concretezza palla al piede negli ultimi 20-30 metri hanno limitato le chance offensive neroazzurre. Come già detto è andato molto bene Rafinha, propositivo e mobile, che si è visto viaggiare per un po’ tutto il campo andando a prendere palla fino a centrocampo;

La heatmap di Rsfinha contro il Napoli: il trequartista brasiliano è stato molto presente in tutte le zone del campo.
bene Cancelo negli spunti (anche a fascia invertita con D’Ambrosio); convincente prova di Brozovic bravo a interdire e a leggere i movimenti del centrocampo del Napoli. A fine gara, Spalletti ha parlato di “assenza di qualità” per quel che riguarda un certo tipo di gioco, e in parte è difficile dargli torto; eppure, in certi aspetti della partita (soprattutto nel finale) l’Inter si è sgonfiata completamente perdendo ogni tipo di inventiva, che fortunatamente non ha permesso al Napoli di segnare nonostante Insigne e co fossero andati spesso vicino alla rete. L’Inter fa una buona partita ma rimarca l’insoddisfacente gioco di questa stagione: un’impostazione tattica valida per contenere l’avversario ma insufficiente per fare male, e calciatori di qualità o meno, l’Inter avrebbe alcuni elementi in rosa che potrebbero dare di più, sia come singoli che come pedine di uno scacchiere collettivo.

Ieri sera, ma non è la prima volta, la prestazione di Ivan Perisic è stata piuttosto deludente.
Per i neroazzurri è un punto da applaudire per il blasone dell’avversario e per aver tenuto la porta inviolata, mentre per l’aspetto della classifica, con la vittoria del Milan a Genova, la X finale è un po’ meno soddisfacente, visto che la distanza con i cugini rossoneri si è ridotta a soli cinque punti.
NAPOLI
Il Napoli ci ha provato e ha fatto la partita ma non è bastato. Gli azzurri campani hanno palesato ancora una volta una particolare assenza di lucidità sotto porta e una qualche difficoltà a trovare la giusta via verso la rete, facendo cantare uno score di due gol in due partite quando, 10 giorni fa, la squadra aveva una media di 2,3 reti per incontro. La sterilità offensiva palesata alla Scala del calcio non è soltanto colpa del tridente offensivo di Sarri ma anche della compattezza difensiva dell’Inter, che per lunghi tratti ha scelto di difendere a oltranza occupando gli spazi per i soliti inserimenti di Allan e Hamsik.

Contro l’Inter Allan è stato nuovamente uno dei più brillanti del Napoli, ma pure il brasiliano ha sofferto il pressing della mediana neroazzurra.
La prestazione del capitano del Napoli non è stata certo superlativa ma è comunque sufficiente, e se i gol non sono arrivati è anche per il Napoli è stato costretto (due volte lo stesso Hamsik) a scegliere la mera opzione della conclusioni da fuori area, spaventando Handanovic solo in un paio di occasioni. E se nel primo tempo in difesa si perdevano parecchi palloni per sciocche uscite palla al piede o banali errori di impostazione, il Napoli è cresciuto molto nella ripresa facendo la partita nell’ultima mezz’ora di gara, giocando quasi sempre nella metà campo neroazzurra. Le intemperie offensive della squadra di Spalletti hanno spaventato il Napoli nella prima parte di gara, quando Candreva saltava Mario Rui e colpiva distratta la linea a quattro di Sarri, che spesso si è sentita sotto pressione nei cross verso Icardi o gli attacchi sul secondo palo di Perisic. Infatti, se la coppia di centrali ha dimostrati ancora una volta solidità e impassibilità, gli esterni Hysaj e Mario Rui hanno avuto difficoltà nel contenimento dei propri uomini in marcatura, e solo la giornata storta dell’ex Borussia Dortmund non ha permesso al Napoli di subire parecchie imbucate dal lato di Hysaj. E se a centrocampo gli azzurri hanno avuto la meglio sui rivali di casa, in attacco Insigne ha sciupato parecchie occasioni non da lui, non sfruttando i rari errori di Skriniar o l’errata impostazione dei terzini.

Ieri sera Insigne ha avyto l’occasione più clamorosa a tu per tu con Handanovic ma ha sciupato tutto con un pallonetto piuttosto inutile.
Se Mertens si è mosso molto e Callejon si è sacrificato parecchio a pressare i portatori di palla, va sottolineato come alla fine il Napoli sia dovuto ricorrere spesso all’uno contro uno, evidentemente unico modo per far breccia in un muro di maglie neroazzurre compatto davanti ad Handanovic. Insigne e Allan sono quelli che hanno dribblato di più (rispettivamente 6 e 5 volte) ma alla fine, gli 11 tiri del Napoli verso la porta dell’Inter sono avvenuti principalmente da fuori dell’area di rigore. Adesso il Napoli è secondo in classifica rischiando di ritrovarsi in poco più di una settimana secondo a quattro punti di distanza dalla Juventus capolista (che giocherà mercoledì il recupero contro l’Atalanta) e l’umore a Castel Volturno non può essere dei migliori. I giochi di forza sono cambiati, adesso è il Napoli a dover guardare verso l’alto.