L’ora più buia. Basterebbe questa storica massima di Winston Churchill per definire il momento che la Nazionale di Roberto Mancini sta vivendo. Dopo l’impresa di quest’estate è arrivata soltanto una vittoria (contro la Lituania), per il resto soltanto pareggi. Il risultato maturato stasera al Windsor Park di Belfast condanna gli azzurri a giocarsi la qualificazione ai mondiali ai playoff (insieme, tra le altre, a Portogallo, Svezia e Scozia). Dal tetto d’Europa al rischio di non qualificarsi alla kermesse calcistica per eccellenza: che sport strano il calcio. Ciò che rende il momento dell’Italia particolarmente preoccupante però non è la mancata qualificazione in sé, quanto in realtà le prestazioni decisamente sotto tono dei ragazzi di Mancini. La gara di stasera ne è la riprova.
LA TRAPPOLA DELL’IRLANDA
Nei giorni scorsi si era parlato tanto di un possibile (e probabile) nervosismo, dettato ovviamente dall’importanza della gara. Così è stato. L’Irlanda del Nord ha schierato infatti un 5-3-2 arroccato a difesa della porta di Peacock Farrell. Filo da torcere per gli azzurri, che invece sono scesi in campo con il loro solito 4-3-3. Complici le assenze di Verratti e Immobile, l’Italia ha faticato sin da subito a trovare gli spazi e i varchi giusti per far male agli avversari. In fase di costruzione l’assetto azzurro cambiava in Mancini una sorta di 3-5-2: Emerson si abbassava con Acerbi e Bonucci, mentre Di Lorenzo guadagnava metri di campo permettendo a Berardi di agire quasi da seconda punta.
L’intuizione del tecnico azzurro sembrava aver dato i suoi frutti. Dopo pochi minuti infatti proprio di Lorenzo si è trovato il pallone tra i piedi in area di rigore, ma Farrell ha deviato la sua conclusione in angolo. Da lì in poi, il nulla. Inutile il 70% di possesso palla dell’Italia, sterile e inconsistente negli ultimi trenta metri di campo. Il copione poi è stato grosso modo sempre lo stesso: in costruzione Insigne, Berardi e (a tratti) Barella si facevano trovare tra le linee, ma appena ricevuto il pallone erano chiusi dalla roccaforte irlandese. Dall’altro lato l’Irlanda si è fatta vedere davvero poco nella metà campo azzurra, tranne per qualche rara e importante occasione. Tuttavia (diamo a Cesare quel che è di Cesare) i ragazzi di Baraclough si sono resi protagonisti di una prova d’eccezione. Impeccabili negli uno contro uno, ordinati nella fase difensiva, concentrati su ogni singolo pallone. La “sconfitta” dell’Italia passa anche da un’ottima prestazione avversaria.
ITALIA, DOVE SEI?
Chiaramente agli azzurri è mancata la personalità dei propri giocatori chiave. Chiesa, Insigne, Barella e compagnia non sono stati in grado trovare il guizzo vincente. Sarebbe bastato un episodio, una giocata da top player per risolvere la partita. Invece i migliori interpreti del gioco azzurro si sono lasciati risucchiare dalla trappola avversaria, dalla mediocrità del gioco e soprattutto dalla pressione psicologica. Così non va. C’è bisogno di una scossa importante. Subito. Uscire dall’ora più buia adesso è la priorità, perché ai playoff nessuno regalerà niente.