Dopo aver peregrinato per i campi di Serie A durante lo scorso weekend, Roberto Mancini e il suo staff hanno dato il via al ritiro di avvicinamento alla Nations League, competizione nella quale l’Italia esordirà questa sera contro la Polonia. Sono tanti gli interrogativi che, assieme allo scetticismo che da novembre a questa parte gravita attorno alla Nazionale, stanno accompagnando gli italiani a questo match e le convocazioni fatte dal tecnico di Jesi non hanno fatto altro che alimentare dubbi e perplessità dei tifosi.
COME GIOCHERA’ L’ITALIA?
“Al di là del modulo e di chi gioca, la squadra deve iniziare ad attaccare anche rischiando di subire qualcosa in più. Cercare di vincere deve essere la nostra mentalità: certo ci vorrà tempo, ma vogliamo riuscirci il primo possibile”.

Come ci ha abituato più e più volte nella sua carriera, Roberto Mancini non ha dato alcuna indicazione precisa sul modulo che adotterà in questa avventura, ma ha lanciato un chiaro segnale ai giocatori su quali sono le sue aspettative. L’idea di un calcio diretto e il meno conservativo possibile oltre ad essere affascinante è piuttosto aderente alle caratteristiche dell’undici che pare avere in mente il CT. Un altro punto sul quale si è focalizzato il CT è l’atteggiamento che i suoi uomini dovranno avere per dar vita a questa rifondazione. In attesa di vedere come gli azzurri si comporteranno noi non possiamo che analizzare dal punto di vista tattico quali sono i punti fermi e le incognite con i quali l’Italia si presenta a questa competizione.
I PUNTI FERMI
Nonostante la conferenza stampa pre-partita abbia messo in luce temi relativi alla fase offensiva, la prima certezza di questo nuovo corso è legata alla difesa. I due centrali saranno gli intoccabili Bonucci e Chiellini, alla ricerca dell’intesa perfetta dopo un anno lontani, alle loro spalle Gigio Donnarumma pare essere in vantaggio su Perin, Sirigu e Cragno e sulle fasce l’esordiente Biraghi e Zappacosta sono favoriti sull’acciaccato Mimmo Criscito e su Lazzari.
In caso di 4-3-3 con Bernardeschi e Insigne sulle ali, i due terzini scelti da Mancini dovranno svolgere un compito che è perfettamente nelle loro corde: dare ampiezza alla squadra con sovrapposizioni profonde per completare le caratteristiche di due giocatori abituati a tagliare verso l’interno come il talento di Carrara e il fantasista del Napoli. Anche alternative come Lazzari e Berardi ricalcano alla perfezione gli elementi distintivi dei probabili titolari sopracitati e sicuramente troveranno spazio a gara in corso. L’unico calciatore capace di offrire qualcosa di diverso è Federico Chiesa: l’esterno della Viola è più incline all’attacco della profondità che alle percussioni centrali e questa sua peculiarità potrebbe permettere a Mancini di impostare una fase offensiva a due volti.

Nel ruolo di prima punta invece, nonostante l’abbondanza non manchi, le gerarchie sembrano essere stabilite: Mario Balotelli esordirà dal 1′ e Immobile, Belotti e Zaza attenderanno la loro occasione dalla panchina.
LE INCOGNITE
Dopo aver passato anni a credere nell’immortalità delle geometrie di Pirlo, della grinta di De Rossi e Gattuso, dei dribbling di Camoranesi e degli inserimenti di Perrotta, il calcio italiano si è ritrovato e si ritrova a dover combattere la “crisi di centrocampisti” che da diverso tempo ha colpito il nostro movimento.
La tanto attesa e mai avvenuta consacrazione di Verratti ha suggellato questa tendenza e i guai fisici che lo attanagliano da tempo hanno portato Mancini a consegnare le chiavi del nostro centrocampo al figliol prodigo di Maurizio Sarri, Jorginho. Il centrocampista di origine brasiliana è attualmente l’unica certezza della nostra mediana e ai suoi fianchi l’esclusione di un punto fermo delle ultime gestioni come Parolo ha scatenato la bagarre tra i nuovi: Benassi, Barella, Pellegrini, Cristante e Bonaventura cercano di conquistarsi i due posti disponibili. L’abbondanza di elementi con pure doti da incursori si sposa perfettamente con il calcio offensivo che sta cercando di trasmettere Mancini, ma una mediana con Jorginho affiancato da Benassi e Pellegrini o, come da molti caldeggiato, con Bernardeschi, non può che far sorgere qualche dubbio sullo squilibrio che si potrebbe venire a creare nelle transizioni difensive. In questo senso la crescita di un giocatore come Barella, capace di essere performante in entrambe le fasi, sarà in futuro molto importante.

Il centrocampo è il ruolo nel quale per forza di cose bisogna avere pazienza, perché la crescita del reparto sarà direttamente proporzionale alla crescita e all’evoluzione tattica di giocatori giovani e con un background tutto da costruire. L’impossibilità di affidarsi a giocatori pronti ed esperti ha spinto l’ex allenatore dell’Inter a convocare anche il giovanissimo Zaniolo, centrocampista appena passato dall’Inter alla Roma che ha ben impressionato nell’Europeo U19. Questa decisione segna in maniera ancor più chiara la sua volontà di lavorare a lungo termine su un reparto giovanissimo (23 anni è l’età media del nostro centrocampo) con enorme potenziale e di responsabilizzare subito anche i più inesperti.
TORNARE GRANDI
Quella che andrà in scena stasera sarà una lotta tra due squadre desiderose di chiudere la porta al passato per proiettarsi con decisione verso il futuro. Dall’Italia, come ha più volte sottolineato Mancini, sono attese risposte confortanti sul piano psicologico ed emotivo e la carica con cui il CT sta conducendo questa marcia di avvicinamento non può che farci ben sperare. Scetticismo, dubbi, interrogativi e perplessità non mancano, gli azzurri avranno 90 minuti per risponderci e per dare una prima spallata ad una negatività della quale possiamo e dobbiamo fare a meno.