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J.A Drole: "Con Eto'o ho un rapporto speciale! Il sogno è giocare in Champions"

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J.A Drole: “Con Eto’o ho un rapporto davvero speciale. Il sogno è giocare in Champions”

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Abbiamo raggiunto telefonicamente Jean Armel Drole, classe 1997 ed ala dell’Antalyaspor, compagine di Samuel Eto’o e del neo arrivato Jeremy Menez nonché dell’ex Tottenham Sandro. Drole si era messo in mostra nella seconda parte del campionato di Serie B 2015/2016 con delle grandissime prestazioni dal punto di vista fisico e tecnico ed era diventato un titolare inamovibile di Pierpaolo Bisoli a soli 18 anni. Nel 2016/2017 la sua esperienza non è stata rosea con i colori perugini, tanto che a Gennaio, in prestito ma con un riscatto di 1.7 milioni, l’ivoriano si è trasferito in Turchia.

 

Professionalmente la tua carriera inizia a Perugia? 

“Si, professionalmente inizio a Perugia, nonostante quando fossi a Palermo frequentassi una scuola calcio. Sono arrivato a Perugia, ho fatto un provino e sono stato preso, e da lì è cominciata la mia esperienza calcistica e professionale.” 

Nel Perugia hai fatto un anno e mezzo e sei arrivato ad essere uno dei migliori classe 1997 del campionato di Serie B. Chi c’è alla base di quest’esplosione e perché sei partito in Turchia? 

“Quando ho iniziato a giocare con costanza tutto andava bene, anche se l’anno successivo è stato molto più complicato perché ho avuto un paio di infortuni che hanno bloccato la mia progressione. Poi son tornato, ma dopo la partita col Carpi, dove faccio anche un assist, mi faccio male di nuovo. L’allenatore era cambiato rispetto all’anno prima ed ho sentito di non rientrare più nei piani. Ho avuto un’occasione e l’ho sfruttata, perché chiedevo più minuti. E’ stato il caso, è il calcio, però quando si è presentata questa possibilità e potevo giocare con uno dei miei idoli (Eto’o), mi sono buttato direttamente in questa nuova avventura in un buon campionato europeo con giocatori di alto livello.” 

A livello di ambientamento, come hai vissuto il passaggio ad Antalya e che effetto ti ha fatto arrivare in Turchia?

“E’ un paese che mi ha accolto alla grande, e la squadra, formata da tantissimi stranieri, mi ha fatto sentire benissimo, soprattutto Eto’o. Sulla città non ho nulla da dire, è fantastica! Tengo molto a Perugia, è una bellissima città, ma anche ad Antalya ho trovato tanti aspetti similari, come il pubblico che ti sostiene e ti spinge sempre! La differenza sostanziale è che qui c’è il mare!”

Ad Antalya però hai collezionato qualche spezzone ed una partita da titolare dove hai marcato una doppietta. Come giudichi il tuo processo d’ambientamento nel campionato?

“E’ un campionato difficile, ci sono tanti campioni, bisogna analizzare alcune cose prima di inserirsi in una squadra. Ci sono più spazi per giocare ed una bella circolazione palla e mi piacerebbe ridire la mia. Ora sono in ritiro, ma sto vedendo se restare o partire in prestito per tornare più forte.”

Hai avuto la fortuna di dividere il campo con Eto’o, un campiona assoluto. Dal punto di vista di un diciannovenne africano, che avrà in Samuel uno degli idoli assoluti, cosa significa allenarsi tutte le mattine con una personalità del genere?

“A Perugia mi allenavo tanto, anche perché tra l’altro sono uno che non ha mai fatto alcun settore giovanile. Ho la fortuna di apprendere presto ciò che faccio e mi insegnano. Con un campione tutto ciò è ancora più rapido e noti la differenza: basta un movimento particolare mentre lo vedi giocare o la spiegazione di alcune situazioni ed è tutto semplificato. Lui si allenava con me sotto il sole, dopo gli allenamenti, insegnandomi a tirare. Parliamo di un attaccante che ha vinto la Champions League ed è stato protagonista per il pallone d’oro. Ha sicuramente contribuito alla mia crescita, anche perché rispetto ad un allenatore, che può darti tanto ma che deve comunque gestire una squadra intera, un giocatore ha un rapporto più privilegiato. Gli chiedevo qualcosa e lui si metteva a disposizione, è stata questa la mia fortuna!”  

La tua squadra sta diventando una delle più forti del paese. Quali sono le tue prospettive?

“Mi piacerebbe tantissimo giocare con questi campioni. Ma è un momento particolare e bisogna ben capire cosa voglio fare il prossimo anno, consultandomi con il mio agente. Ho vari contatti all’estero, come in Portogallo e non solo, quindi vedremo cosa ne sarà della stagione.”

Sei un Under 20 della Costa d’Avorio, ma hai già scelto quale paese vorrai rappresentare in nazionale maggiore? Una chiamata dell’Italia potrebbe allettarti o preferiresti rappresentare il tuo paese di provenienza? 

“Per tutti gli africani rappresentare la propria nazione è qualcosa di incredibile. Ora il calcio si è evoluto ed in nazionale hai un’ampia vetrina per farti conoscere. Certo, se l’Italia mi aprisse la porta perché no, anche perché ho una famiglia adottiva lì, però sinceramente preferirei giocare per il mio paese.”

Sei un ragazzo di 19 anni che ha ancora tutta la carriera per dimostrare chi è. Qual è il tuo desiderio al giorno d’oggi?  

“Ora vorrei andare in Champions League e giocarla. Qui stanno facendo le cose per bene per arrivarci, quindi nel giro di due/tre anni vorrei trovarmi su un palcoscenico europeo per esprimermi.” 

 

 

 

 

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ESCLUSIVA – Salvione (CdS): “Il Napoli ritroverà le ripartenze. Post-Mou? L’asso nella manica…”

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Napoli

Domani, a Bergamo, comincerà la seconda avventura sulla panchina del Napoli di Walter Mazzarri. Proprio in vista del nuovo esordio del tecnico toscano noi di Numero Diez abbiamo avuto il piacere di intervistare Pasquale Salvione, coordinatore della redazione del Corriere dello Sport, che qualche settimana fa ha ritirato presso il Salone d’Onore del CONI, a Roma, il “Premio Giornalistico Manlio Scopigno 2023″ (Premio Stampa).

Con lui, che segue da vicino le vicende dei partenopei, abbiamo provato ad analizzare quale sarà la strada della formazione azzurra senza tralasciare qualche spunto tattico. Ci siamo soffermati poi sui temi d’attualità che vedono protagoniste le altre due squadre che il quotidiano romano tratta maggiormente, per l’appunto Roma e Lazio.

Ritieni che la scelta di Mazzarri, reduce da qualche esperienza negativa, sia giusta per risollevare le sorti del Napoli in questa stagione?

In questo momento il Napoli deve ritrovare alcune certezze che aveva perso in questi 4 mesi dopo un momento di felicità pazzesca. È una squadra che ha dato 16 punti alle avversarie e azzerare tutto questo vantaggio è stato difficile, quindi al Napoli serviva una scelta per ritrovare qualche punto fermo. Sicuramente è una scelta particolare, un allenatore che al Napoli ha comunque lasciato un buon ricordo. In questo momento serviva dare qualche certezza in più al gruppo, alla squadra e Mazzarri è un allenatore che sicuramente con il gruppo e la squadra stabilisce un buon rapporto quindi i presupposti sono buoni, vediamo però quello che succederà in campo”.

Tra Atalanta, Inter, Juventus, le prossime tre avversarie del Napoli in campionato, quanti punti dovrà fare la squadra azzurra per un primo bilancio positivo del ritorno di Mazzarri?

Mi sembra complicato ragionare sulle quattro partite (ndr, comprendendo quella con il Real Madrid in Champions). Io dal punto di vista di Mazzarri mi accontenterei di partire bene a Bergamo perchè poi passo dopo passo può costruire sicuramente questa sua avventura. Fare risultato a Bergamo, al debutto, o almeno trovare un risultato attraverso una prova convincente può essere sicuramente la migliore partenza possibile per Mazzarri. Quantificare in punti questi primi tre impegni è complicato perchè sono tre impegni difficili e lo sarebbero stati anche per il Napoli travolgente di Spalletti”.

Quali giocatori apparsi un po’ in difficoltà sotto la guida Garcia, come ad esempio Elmas e Lindstrom, potrebbero beneficiare del cambio di allenatore?

Io sono convinto che un aspetto accomuna Mazzarri a Spalletti, cioè quello di portare a rendere al massimo della possibilità tutta la rosa. Spalletti lo ha fatto in maniera eccezionale l’anno scorso e credo che Mazzarri lo possa fare anche quest’anno. Hai citato Elmas, che è stato il miglior dodicesimo uomo dello scorso campionato, sempre decisivo quando è entrato, è stato sempre il primo cambio di Spalletti e si è fatto trovare pronto anche quando ha giocato dall’inizio. Io credo che però Mazzarri possa rivalutare anche giocatori che hanno fatto i titolari e che finora sono stati irriconoscibili e mi riferisco a Rrahmani, Kvaratskhelia, in parte anche a Lobotka, perchè Mazzarri è capace di tirare fuori il meglio dai suoi giocatori. Quindi avendo le stesse manie di Spalletti, anche nella preparazione tattica delle partite, io credo che possa portare alcuni elementi a ritrovarsi”.

Il Napoli rispetto a 10 anni fa è cambiato parecchio, anche nel modo di giocare, però c’è qualcosa del primo Napoli di Mazzarri che ora potremo rivedere?

Secondo me la voglia di non mollare mai sarà un elemento che accomunerà questo Napoli a quello vecchio. Perchè anche i gol che arrivano all’ultimo, come nel caso del vecchio Napoli, sono un segnale di una squadra che ha voglia di non mollare mai. Io credo che un altro tratto che possa essere simile sia quello delle transizioni veloci e delle ripartenze perchè al Napoli piace palleggiare e avere sempre il possesso palla, quindi nella maggior parte dei casi affronta sempre squadre e difese schierate, hanno poca intenzione di dare campo a Osimhen. Io però credo che questo Napoli con Mazzarri riuscirà a sfruttare al meglio le poche occasioni che avrà in ripartenza. Perchè Mazzarri con quel Napoli lo faceva con Lavezzi, Cavani, Hamsik e credo che in questo potrà crescere anche questo Napoli, che spesso ha preferito il palleggio e avere il controllo totale del gioco”.

Fuori dal campo, continua a tenere banco la questione del rinnovo di Osimhen. In quale periodo potrebbero esserci delle novità sul rinnovo, che sembrava cosa fatta prima che nelle ultime settimane la situazione si raffreddasse un po’?

Di rinnovi in ballo ce ne sono diversi. Io credo che il momento complicato della squadra abbia un po’ frenato qualsiasi tipo di trattativa. Se il Napoli riuscisse a trovare un po’ di risultati per rasserenare l’ambiente, tifosi, squadra, allenatore, presidente, società e tutti, io credo possano tornare d’attualità i rinnovi. C’è quello di Osimhen, c’è quello di Kvara, il cui stesso agente ha detto che potrebbe essere ritoccato a breve, c’è quello di Zielinski, che ha rinunciato ai soldi arabi per restare a Napoli e adesso è in scadenza e deve trovare un accordo per non potersi ritrovare libero di firmare con un’altra squadra a gennaio”.

Negli ambienti romani quali sensazioni circolano sulla situazione di Smalling: potrebbe rientrare per il ciclo di partite di dicembre o credi che il suo 2023 rischia di essere già concluso?

È una domanda da cento milioni di dollari perchè nessuno sa quando possa tornare Smalling. È una domanda che si fa anche Mourinho, che non ha capito quanto possa finire questo incubo. Il rischio che Smalling possa tornare l’anno prossimo c’è e il fatto che la Roma cerchi un difensore sul mercato è un segnale evidente dei dubbi che ci sono a Trigoria”.

La cessione di Smalling a gennaio è uno scenario concreto e fattibile? E quali sono i nomi che circolano con più insistenza per la difesa della Roma?

Io faccio fatica a immaginare un presidente di un club che si presenti dai Friedkin con dei soldi contanti per un giocatore che non ha giocato nemmeno mezzo minuto finora. Quindi, dovessi fare un pronostico faccio fatica a pensare che ci possa essere un’offerta interessante per la Roma per Smalling a gennaio. Uno dei nomi che è circolato con più insistenza è quello di Pablo Marì, però il mercato può riservare anche altre sorprese. Sicuramente la Roma sta monitorando il mercato, cerca soluzioni a basso costo se non in prestito”.

Qualora Mourinho decidesse di non rinnovare il contratto, quali sono i nomi più accreditati per la panchina della Roma per la prossima stagione?

Non credo che la Roma stia già valutando il possibile sostituto di Mourinho. I nomi che intrigano sono sicuramente quelli di Thiago Motta e Palladino, però poi i Friedkin hanno sempre dimostrato che possono tirare fuori l’asso dalla manica. Io penso che il caso Mourinho, quello di Dybala e quello di Lukaku hanno in comune la voglia della società di tirar fuori sempre un asso dalla manica. Magari, a giugno, se Mourinho dovesse andar via, chissà che non faranno un’altra sorpresa”.

Chi, in casa Lazio, tra i vari Pedro, Felipe Anderson e Zaccagni è il più vicino al rinnovo con la Lazio?

Pedro non so se è destinato a restare o no perchè c’è quest’ipotesi suggestiva del ritorno in Serie A di Insigne. Sul futuro di Pedro ho qualche dubbio. Vediamo quello che succederà con Zaccagni e Kamada perchè anche la situazione contrattuale di Kamada è molto particolare. Quindi è un bel rebus perchè con la Lazio non c’è mai la certezza di quello che succede perchè le situazioni sono sempre protratte a lungo da Lotito che probabilmente ha anche una tecnica operativa che porta a prolungare sempre i tempi su qualsiasi operazione, sia di mercato che di rinnovo”.

Quante possibilità ci sono per il trasferimento a gennaio di Insigne alla Lazio?

Se riusciranno a far quadrare tutte le caselle io credo che sia un’operazione che possa anche andare in porto. La sua voglia tornare in Italia mi sembra chiara dopo la mossa di aver cambiato gli agenti di recente, di essersi affidato peraltro agli stessi di Luis Alberto, di Fabian Ruiz, quindi se si riuscirà a trovare una quadra sull’ingaggio e riuscirà ad arrivare in prestito o addirittura a liberarsi dal Toronto, io credo che sia una soluzione abbastanza possibile”.

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ESCLUSIVA – Francesco Troise: “Cannavaro è da top club, con Osimhen torna il leader del Napoli”

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Questo weekend torna la Serie A e, oltre al derby d’Italia di domenica sera, gli occhi sono puntati sul ritorno di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli e del probabile rientro dall’infortunio di Victor Osimhen. Chi meglio di Francesco Troise, allenatore e collaboratore dello staff tecnico di Fabio Cannavaro, per capire meglio la situazione in casa partenopea tra le super sfide che attendono i campioni d’Italia e il futuro del bomber nigeriano? Queste le sue parole ai microfoni di Numero Diez.

Impossibile, però, non partire dal rapporto di Francesco Troise con Fabio Cannavaro, legati fin da quando entrambi giocavano nel settore giovanile del Napoli.

Come è nato il tuo rapporto con Fabio Cannavaro?

Noi ci siamo conosciuti ancora prima di giocare nel Napoli, perchè entrambi eravamo alla scuola calcio Italsider. Per me quella è stata una possibilità per conoscere Fabio e altri ragazzi che ho poi ritrovato nel settore giovanile del Napoli. Io avevo un anno in più, quindi abbiamo passato più tempo insieme nella Primavera. Anche io dopo la carriera da calciatore ho iniziato a fare l’allenatore. Ho lavorato prima con Giuseppe Sannino nel Catania, nel Chievo Verona e nel Watford. Poi ho ritrovato Fabio, che voleva diventare allenatore, e parlando è nata l’idea di una collaborazione insieme di cui sono molto felice”.

Che tipo di allenatore è Fabio Cannavaro?

È un perfezionista. Non è facile lavorare con un idolo e una leggenda. Io porto massimo rispetto per quello che è stato come calciatore e ora come allenatore. Per me è il Mister, ho superato quello che siamo stati da giovani. È molto professionale: sempre il primo ad arrivare il campo e, nonostante il numeroso staff di cui si compone, vuole sempre avere il controllo su tutto. Come nella carriera da calciatore, dove dicevano che non avesse il fisico per fare in difensore, anche ora si avvale della sua incredibile scaltrezza e furbizia per valorizzare al meglio i suoi progetti. È un allenatore molto esigente lavorativamente parlando. Per la personalità e il carisma che trasmette, lavorerebbe meglio in un top club rispetto a squadre di categoria minore“.

In merito al progetto di riqualificazione del “Centro Paradiso” avviata da Fabio Cannavaro, che ricordi conservi della tua esperienza nel settore giovanile del Napoli?

Per farti capire, quando sono entrato nei Giovanissimi ci portavano a vedere gli allenamenti del Napoli di Maradona. Io poi ho fatto tantissimi allenamenti con loro in Primavera e ho addirittura vissuto lì. Chiaramente Fabio ha fatto un’operazione a cuore aperto. Ha avuto la possibilità di ritoccare con mano quello che ha vissuto da piccolo e ora lo sta facendo vivere ai napoletani“.

Quanto conteranno le prime quattro partite del nuovo Napoli di Mazzarri per indirizzare la stagione degli azzurri?

Queste quattro partite (Atalanta, Real Madrid, Inter e Juventus, ndr) sarebbero state difficili per chiunque, da Sarri a Spalletti. Mazzarri avrà di fronte squadre che hanno tantissime qualità individuali e che fanno la differenza sia in Italia, sia in Europa. Per il Napoli sono tutte partite alla portata, ma che ovviamente nascondono tante insidie. Speriamo che l’avvento di Mazzarri porti entusiasmo nello spogliatoio per far rivivere le qualità tecniche che abbiamo visto l’anno scorso. Ritengo però che Rudi Garcia sia stato “sfortunato”: non ha avuto la possibilità di godere della simbiosi con il gruppo squadra e con la città per aiutarlo nella sua voglia di far giocare il Napoli in modo armonioso, cosa che aveva sempre dichiarato“.

Chiudiamo con il caso Osimhen: qual è secondo te il suo futuro?

Osimhen per il Napoli è di estrema importanza, perché ha una grande personalità. È il vero leader caratteriale del gruppo. Il suo apporto in campo serve sia in termini di gol sia di personalità per far sì che la squadra cresca di autostima. In merito al suo futuro, quando c’è un cambio di allenatore succede sempre qualcosa: le tensioni diminuiscono e certe situazioni negative vengono riazzerate. Oggi, però, fanno la differenza i contratti faraonici che vengono proposti in altri campionati. Io non credo che Osimhen possa cambiare idea sul suo futuro in relazione all’allenatore del Napoli. Bisogna capire se vuole confrontarsi con altri campionati e vuole guadagnare altri soldi. Non influirà sulla scelta solo il cambio dell’allenatore“.

Fonte immagine in evidenza: profilo IG Francesco Troise

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ESCLUSIVA – Riccardo Mancini (DAZN): “Inter-Juventus ci racconterà molto, ma non sarà decisiva”

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Riccardo Mancini DAZN

ESCLUSIVA RICCARDO MANCINI – Con 1187 telecronache all’attivo, Riccardo Mancini è una delle principali voci di DAZN e la nostra redazione ha avuto il piacere di intervistarlo. Abbiamo parlato della sua carriera da telecronista facendoci raccontare aneddoti esclusivi delle sue esperienze e il suo punto di vista sulle big della nostra Serie A.

Budel, Peluso, Capello, Parolo e molti altri. Tanti compagni di telecronaca: puoi raccontarci un aneddoto particolare capitato con alcuni di loro?

“Non posso fare altro che citarti l’episodio con Alessandro Budel capitato di recente in Roma-Lecce. Io gli faccio una domanda in diretta, lui continua a guardare il campo: era talmente concentrato che non mi aveva ascoltato. A quel punto ho pensato che, invece di fare una brutta figura rimanendo in silenzio, sottolineo il malinteso e ci rido un po’ su. E secondo me ne è venuto fuori anche un simpatico sketch in cui lui poi si è reso conto di avermi ignorato (ride nda). Abbiamo regalato un piccolo momento di divertimento agli spettatori”. 

Ci sono stati altri momenti di questo tipo?

“Vi svelo questa cosa. Ho un rapporto molto stretto con Dario Marcolin, che considero praticamente come un fratello. In telecronaca capita che ci facciamo dei segni, con le mani, con la faccia, e tante volte mi fa anche ridere. Ho rischiato spesso di distrarmi in diretta perché faceva dei gesti divertenti. Ecco, secondo me la forza di una coppia di telecronaca è il rapporto extracalcistico. Devo dire che con molte delle mie “spalle” c’è questo rapporto, di cui ovviamente sono molto contento, perché poi migliora anche il rendimento personale”. 

Quali sono le tre partite a cui sei legato di più?

“30 agosto 2011 anche io compivo il mio esordio con i grandi. Gubbio-Ascoli fu la mia prima partita da telecronista sul posto in assoluto, ed è andata così. Il responsabile delle telecronache della Serie B di Sky cercava qualcuno su Roma e io, dopo uno stage terminato da poco proprio con loro, ne proposi una mia. Al responsabile è piaciuta e mi hanno preso. Mi mandarono dunque in trasferta per la telecronaca di Gubbio-Ascoli. Mi ricordo la tensione, a 24 anni, di viaggiare a 250 km da casa per fare la mia prima telecronaca, di 1187 ad oggi, in assoluto. Le altre due sono Udinese-Napoli e Sassuolo-Milan, le partite dello scudetto. Nonostante le facessi per Zona Gol di DAZN, quindi levando quella fetta di pubblico che le vedeva singolarmente, sono momenti iconici che rimarranno nel tempo. Non dimentichiamoci, poi, delle nove partite commentate sul posto a Wembley: molto emozionante”.

Quanto ti ha arricchito, a proposito, poter commentare match dei principali campionati esteri?

“Tantissimo. Per questo ringrazio Fox Sports, con cui ho iniziato a raccogliere le mie prime esperienze. La mia primissima partita internazionale è stata Valencia-Malaga. Agosto 2013. Ero alle prime armi ed è lì che ho imparato effettivamente il mestiere. Soprattutto ho capito sula mia pelle che il primo quarto d’ora delle partite ti serve per capire la fisionomia dei calciatori, la posizione, il numero di maglia. Gli stessi calciatori che hai studiato per tutta la settimana. In 5 anni di Fox Sports ho commentato 10 finali sul posto: le nove che dicevo prima a Wembley, mentre un’altra in Germania. Esperienze molto formative che ti aprono la mente. Mi ha dato una profondità che forse non avrei avuto commentando solo il campionato italiano. Ho conosciuto giocatori ancora prima che esplodessero rendendomi conto delle loro qualità. Arrivano in Italia e già li hai studiati nelle passate esperienze: sei avvantaggiato. Ho rafforzato anche la conoscenza di inglese e spagnolo con le loro relative culture. L’esperienza dei campionati esteri apre la mente proprio in questo senso”.

Ci sono stati dei complimenti particolari da figure di rilievo che ti hanno impressionato?

“In particolare, cito i complimenti di Sandro Sabatini. È stato il mio ‘maestro’ durante il periodo di Sky. Dopo tanti anni che non ci sentivamo, tramite passaparola, ho ricevuto i suoi complimenti, al termine di Sampdoria-Napoli del 23 gennaio di quest’anno. Era una gara molto delicata: le tifoserie si stringevano nel ricordo di Vialli. Ho fatto ascoltare un coro molto potente che si alzava in quel momento dalla curva dedicato proprio all’ex attaccante blucerchiato. A Sabatini è piaciuto molto questo dettaglio: l’importanza di dare rilevanza al campo è sacrosanta. I suoi complimenti, dunque, me li tengo stretti perché è una persona che stimo molto”. 

Hai qualche rituale prima di commentare una partita?

“Mi piace caricarmi nel pre-gara con “Don’t look back in anger” degli Oasis: è stata la canzone della mia adolescenza. Infine, faccio degli esercizi di logopedia sciogliendomi la lingua. È un gesto che mi ritrovo a fare sempre prima di ogni telecronaca. Anche quando ho poco tempo, qualsiasi sia la situazione, trovo il momento per farlo. Non so quanto sia efficace per l’esecuzione finale ma so che mi trasmette molta sicurezza (ride nda)”. 

Quali sono i principali cimeli che hai collezionato nel corso della carriera?

“Comincio dicendo che mi conservo tutti i pass: non ne ho buttato neanche uno, soprattutto quelli di DAZN che ci permette di scendere in campo ogni settimana. Mi piace fare anche la collezione delle magliette indossate dai calciatori. Ne ho diverse della Serie A e Serie B. Con alcuni giocatori, poi, ho stretto un rapporto di amicizia solido. Ho consolidato i rapporti soprattutto durante il periodo del Coronavirus. Avevo creato una mia personale rubrica nelle dirette di Instagram, e chiamavo i principali protagonisti della Serie B, campionato che al tempo commentavo con maggior frequenza. Questo ha fatto sì che stringessi amicizia con molti di loro. Infine, tornando ai cimeli, ho anche il pantaloncino di Marcos Alonso dopo Chelsea-Tottenham 4-2 e Willian, sempre dei Blues, dopo una gara contro il Southampton“.

Chi è stata la tua ispirazione ad inizio carriera e qual è il tuo obiettivo per il futuro

“Ho sempre cercato di ascoltare tutti quanti ma di non imitare nessuno. In telecronaca deve uscire la propria personalità ed è giusto crearsi un vero e proprio stile nel corso del tempo. Ho ascoltato dai più grandi: Caressa, Piccinini, Marianella, Trevisani. Con quest’ultimo, poi, sono diventato anche amico: ci scambiamo molti consigli. Anche con Marianella ci sono stati vari momenti di confronto costruttivo che mi hanno fatto crescere. Mi pongo proprio questo come obiettivo. Non accontentarsi mai della propria prestazione, avere l’umiltà di migliorarsi sempre, e al tempo stesso avere una sensazione di completezza della propria persona”.

Un tuo parere su Inter, Milan e la Juventus?

“L’Inter mi sembra la squadra più forte del campionato, avendo fatto un mercato oculato. Forse l’unica squadra che ha “22 titolari”. Da vedere se riuscirà a mantenere questo ritmo, ma la prova del nove sarà l’impegno europeo. Inizialmente il Milan mi sembrava avesse fatto un mercato giusto, ma forse serviva un qualcosa di più in difesa. Mi ha colpito moltissimo la capacità di adattamento di Loftus-Cheek, al netto degli infortuni: un calciatore che se in forma può spostare molto gli equilibri del Milan e dell’intero campionato. Mi ha stupito anche Reijnders che ha margini di crescita enormi. Il problema principale dei rossoneri è una figura di riferimento all’interno della società. Manca Maldini, vedremo se tornerà Ibra. Vedo una Juventus più solida dell’anno scorso. Anche se poco spettacolare è molto efficace e con un grande potenziale in attacco. Vlahovic è uno dei più forti in Serie A ma deve ritrovarsi. Con un pacchetto offensivo del genere, la Juventus ha tutte le carte in regola per competere per lo scudetto. Inter-Juve ci racconterà molto, però non sarà tutto: il campionato è ancora lungo“.

Un commento su Garcia?

“Proporre una novità dopo l’addio di Spalletti non era facile. Il problema principale di Garcia, però, è stato l’impatto emotivo con i calciatori. Seppur con nuove idee e con uno scudetto sul petto a trasmettere consapevolezza, le reazioni veementi dei calciatori di fronte alle prime difficoltà, mi hanno fatto riflettere. È entrato emotivamente a gamba tesa quando evidentemente bisognava entrare in punta di piedi”.

Concludiamo con un tuo parere su Roma e Lazio

“Delle volte Mourinho e Sarri potrebbero evitare le lamentele: non so quanto possano essere funzionali ai fini degli obiettivi delle società. Non è stato un bel derby, ha regnato la paura. Mourinho sta facendo un percorso reso difficile dai vari infortuni: forse ne paga una campagna acquisti mirata alle “scommesse” di calciatori con una cartella clinica delicata. Come sa trascinare le folle, però, nessuno lo sa fare. Portare dalla sua parte quasi tutta la tifoseria della Roma è un’impresa riuscita a pochi, e gli va dato merito. Anche per questo, infatti, è riuscito a raggiungere le due finali europee di Conference e Europa League, vincendola prima, rianimando il tifo romanista”.

Mentre sulla Lazio…

“Pensavo che la Lazio avesse raggiunto un livello di comprensione delle richieste del suo allenatore tale da togliersi molte soddisfazioni, invece questa squadra delle volte si incastra in qualche meccanismo mentale. Non hanno aiutato gli infortuni di calciatori che la scorsa stagione hanno reso al top, tra tutti Luis Alberto e Zaccagni. Tra i nuovi, Kamada non si è inserito ancora al 100% come invece ha fatto Guendouzi. Forse Sarri, nel corso del campionato, avrebbe potuto provare qualcosa di nuovo per cambiare le carte in tavola, e penso la stessa cosa di Mourinho“.

Si ringrazia ancora Riccardo Mancini per la disponibilità.

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ESCLUSIVA – Franco Cotugno: “Cannavaro ha voglia di allenare, Donnarumma sarà titolare a Euro2024”

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Franco Cotugno, membro dello staff di Fabio Cannavaro come preparatore dei portieri, è intervenuto ai microfoni di Numero Diez per parlare della situazione attuale del tecnico napoletano, recentemente accostato al Napoli (voce smentita dallo stesso Cannavaro), ma comunque desideroso di tornare su una panchina, dopo la sfortunata parentesi di Benevento. Impossibile, poi, non parlare della situazione portieri oggi in Italia e del quesito che si chiedono in molti: Donnarumma sarà il titolare a Euro2024?

Come è nato il rapporto lavorativo con Fabio Cannavaro?

Eravamo amici di vecchia data anche se abbiamo otto anni di differenza. Io giocavo a Benevento in C1 e lui era un ancora ragazzino. Lui poi ha fatto una carriera ben diversa dalla mia e tutti la conosciamo. Finito il periodo da calciatore mi ha chiamato dicendomi che avrebbe voluto fare l’allenatore, che ha stima di me e che mi ha seguito nel mio percorso da preparatore dei portieri. Per me era un onore già solo sapere che lui mi avesse chiesto di entrare nel suo staff. Da quel momento è nata la collaborazione, ma io appunto già allenavo da 10/15 anni tra Serie B e C. Abbiamo iniziato questa avventura in Cina dove abbiamo vinto il campionato e abbiamo fatto una finale Champions asiatica, fino all’ultima esperienza a Benevento”.

Se dovessimo considerare l’ambiente e lo stile di gioco, qual è a tuo parere la squadra ideale per Fabio Cannavaro in questo momento? 

Il Mister è un 4-3-3, predilige questo sistema e lo conosce molto bene. Ci vuole però una squadra importante per far andare bene questo 4-3-3. È un personaggio importante e come tutte le personalità importanti ha bisogno di una grande situazione. Quando eravamo in Cina sono passati tra i migliori giocatori e allenatori e lì l’ho visto dedicarsi al campo in maniera assidua, è uno che ama quello che fa. Ha fatto la storia del calcio e quindi ha bisogno di progetti importanti. Il mercato degli allenatori però è strano, può succedere tutto e niente. Lui ha una gran voglia di tornare ad allenare e quindi è pronto per una nuova avventura. Deve solo trovare l’occasione congeniale per ripartire alla grande come ha sempre fatto.

Cannavaro ha recentemente acquistato il “Centro Paradiso” per farlo tornare a splendere come nell’epoca del Napoli di Maradona: che significato porta quel centro sportivo per i napoletani che hanno vissuto l’epoca degli scudetti?

Il “Centro Paradiso” non è un centro sportivo, è un tempio per i napoletani. Maradona ha rappresentato qualcosa di molto importante: i napoletani vivono per il calcio. “Riaprire le porte del Paradiso” come titolo è perfetto, perché rende l’idea di cosa significhi per noi. Solo un grande come il Mister poteva affrontare questo progetto e sa benissimo cosa fare per riportare in auge questo centro. Io purtroppo non ci ho mai giocato, ci ho fatto solo qualche provino da giovane, ma anche per me è un tempio. È il luogo dove Diego si allenava, ma dove hanno anche vissuto Fabio e Ciccio (Fabio Cannavaro e Francesco Troise, ndr). Immagino che per loro questo centro sportivo abbia un significato ancora maggiore“.

Con Franco Cotugno ci siamo poi concentrati sulla scuola dei portieri in Italia e sui tanti validi interpreti che ci rappresentano in Serie A o all’estero.

Come definiresti la situazione portieri in Italia oggi?

Penso che dopo un periodo più buio dove erano titolari tantissimi stranieri ora siamo messi decisamente meglio. A partire da Donnarumma che giudico solo come portiere e basta vedere che partite gioca. Avrà commesso qualche errore nella sua carriera, ma nessuno non sbaglia mai. Poi ci sono Vicario e Provedel, che hanno fatto la gavetta nelle serie minori e ora giocano ai massimi livelli. Non dimentichiamoci Meret, che a Napoli è sempre un po’ bistrattato ma ha grande talento e Silvestri, che ha sempre fatto bene all’Udinese, oltre a tanti altri buoni portieri. Penso a Montipò e soprattutto Caprile, che ho visto quando ero a Benevento contro il Bari ed è veramente forte: avrà modo per rifarsi dalle sfortune. In Italia non ci sono mai mancati i portieri“.

Quindi credi che Donnarumma sarà il portiere titolare a Euro2024?

Credo proprio di sì. Con l’Ucraina ha fatto una grande prestazione. Nella sua giovane carriera ha superato tantissime critiche e diversi momenti difficili, uscendone sempre a testa alta. Ognuno ha i suoi pregi e difetti, questi sono ragazzi come lo siamo stati tutti. Come tutti possono fare cose più giuste e più sbagliate“.

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