Ancora una volta Jimmy Butler mette un piede fuori dalla porta. A pochissimo dal training camp il front office di Minnesota ha ricevuto la richiesta del nativo di Houston di volersi cercare una nuova casa, possibilmente a New York (una delle due sponde) o LA Clippers. Alla base della netta separazione tra le due parti il rapporto di J-Buckets con i Wolves c’è principalmente il rapporto complicato con quelli che dovrebbero essere i 2 go-to-guy del roster: KAT e Wiggins. Evidente che sia andata malissimo, già da un pezzo. Partiamo dalla scorsa estate. La trade dell’anno scorso con i Bulls (che hanno preso in cambio Dunn, LaVine e la scelta spesa per Lauri Markkanen) sembrava portare un profilo tra gli esterni che andava a colmare molte lacune della struttura dei Wolves. Un ottimo attaccante, un eccellente difensore 1v1 ed un “esempio” da seguire per i compagni.
“Sources familiar with the situation told Sporting News that Butler is uncertain about playing with Wiggins — Butler had problems last season with Wiggins, his work ethic and his approach on the defensive end of the floor. Thibodeau has had similar problems with Wiggins in the past, too, and he had some hope that bringing a tough-minded veteran like Butler into the locker room would spur Wiggins to improve. It didn’t.” – Sean Deveney, “The Sporting News”.
Tom ha avuto un’idea piuttosto condivisibile, però semplicemente non ha funzionato. Wiggins, oltre a non assomigliare minimamente ad un difensore, ha lasciato per strada punti, efficienza di tiro, USG% e una perenne sensazione di frustrazione. Si dice che il problema fosse essere la ruota di scorta di Butler ed a livello puramente cestistico era ben evidente. Un problema su tutti: due pattern di attacco troppo simili. Due attacanti che amano giocare in ISO, adorano alla follia il post-up e sono forse troppo innamorati del mid-range. Wiggins tira dai 6 metri un terzo dei suoi palloni, Butler arriva anche al 39%, con netta preferenza per il turnaround sulla spalla sinistra, guardacaso la stessa ancora di salvataggio del suo compagno. Piuttosto rara la presenza sugli angoli, tripla frontale preferita da entrambi. Dettaglio non indifferente il rendimento di Andrew nelle ultime 7 partite giocate senza Butler, in crescita su tutti i fronti attestandosi quasi sui livelli dello scorso anno.
nbasavant.com
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Fermo restando che la concorrenza tra i due non è andata bene a nessuno, per Minnesota è più fattibile scaricare Butler a qualcuno piuttosto che il contrattone di Wiggins. Da un lato economico molto banalmente uno è in scadenza, l’altro è blindato da un contratto oggi fuori mercato. Anche Towns sembra essere arrivato ai ferri corti con Butler. I motivi sono circa gli stessi, almeno fuori dal campo. La molla che ha fatto scattare tutto sembra essere un suo aut-aut, perpetrato dal suo agente, proprio verso l’ex-Bulls. Appena uscita la notizia della disponibilità di Jimmy ad una trade, Towns ha rinnovato. In mezzo al cerchio di fuoco, c’è, appunto, Tom Thibodeau. Il coach aveva trovato il modo di riavere indietro il suo pupillo, cercare di instaurare una sorta di Bulls – 2 più talentuosi. Dopo meno di un anno è già esploso tutto. Lo stato attuale delle cose vede i Wolves con veramente poche carte in mano, un giocatore scontento, in scadenza e poco propenso a rifirmare con chiunque. Thibs evidentemente sta facendo l’impossibile per convincerlo a restare (o per negarlo fino alla morte):
“He’s a top-10 player in the league. We’re not going to make a bad deal. If it’s a good deal, then we’re interested.”
Frasi di circostanza, almeno sembrano. Wojnarowski e Krawczynski concorando nel dire che “i team stanno cercando di parlare direttamente con Glen Taylor (il proprietario in persona)” perchè non riescono a farlo con Thibs ed il GM Layden. Tant’è che Butler ha mangiato la foglia ed è andato a parlare con il presidente di persona per assicurarsi che stiano cercando veramente una trade. Gli altri team ci vanno coi piedi di piombo, data una situazione del genere le richieste fatte sembrano essere piuttosto esagerate, oltre che mancare di un focus specifico. Vogliono riprovare i Playoffs? Vogliono smantellare? C’è ancora della nebbia su questo frangente, destinata a durare poco.
Nella notte LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar diventando così il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia dell’NBA. Nella partita persa dai suoi Lakers in casa alla Crypto.com Arena contro gli Oklahoma City Thunder, il Re ha riscritto la storia: con un canestro in fade-away ha raggiunto quota 38.388 punti in carriera, aggiungendone due poco dopo, così da superare l’ex Bucks. Riviviamo insieme i cinque canestri più iconici della sua straordinaria carriera.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – TOMAHAWK DUNK CONTRO MILWAUKEE
Probabilmente la giocata più conosciuta del Re: il celebre passaggio dal suo compagno di mille avventure Dwayne Wade a inizio partita con i Milwaukee Bucks. Questa giocata ha dato vita ad una delle foto più iconiche della storia del basket e non è un caso che ci sia proprio LeBron a schiacciare in contropiede, mentre Wade esulta già a mani aperte.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – FADE-AWAY DEL PAREGGIO CONTRO GLI WASHINGTON WIZARDS
Come dimenticare uno dei canestri forse più complicati della sua carriera. Immaginiamo il momento: 117-120 per gli Wizards con 3.4 secondi sul cronometro. I Cleveland Cavaliers di LeBron James non hanno più timeout e devono rischiare la giocata. Sarà Kevin Love a lanciare la palla stile football americano per trovare LBJ che riceve spalle a canestro. Trova il tempo di guardare dove si trova, per poi mettere i piedi dietro la linea dei tre punti e sparare una tripla impossibile in fade-away. Risultato? Canestro con sponda sul tabellone e pareggia la partita (poi vinta 140-135) per forzare i tempi supplementari. Un canestro fuori dall’ordinario, un canestro da Re.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – SCHIACCIATA CONTRO HOUSTON IN MEMORIA DI KOBE BRYANT
LeBron James, come in generale tutti gli amanti del basket, è sempre stato molto legato alla figura di Kobe Bryant. Dopo la sua morte il 26 gennaio 2020, l’ex Miami Heat si è mostrato tra i più commossi durante le celebrazioni allo Staples Center (ora Crypto.com Arena). Qualche giorno dopo la sua morte, esattamente il 7 febbraio 2020, LeBron ha voluto ricreare una schiacciata che fece lo stesso Kobe ben diciannove anni prima. Il Re ruba palla, parte indisturbato in contropiede e piazza una schiacciata all’indietro sullo stesso parquet, nello stesso canestro di Kobe Bryant. Un tributo apprezzato da tutti i tifosi, una schiacciata che verrà ricordata da tutti con un significato particolare.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – POSTER SU JASON TERRY
Bisogna dire che LeBron James potrebbe riempire le pareti di casa sua con tutti i poster che ha collezionato in carriera, ma probabilmente il più iconico e “cattivo” è quello contro i Boston Celtics nel 2013. I suoi Miami Heat rubano palla e dopo aver ricevuto da Mario Chalmers, Norris Cole alza per LBJ che arriva a schiacciare sulla testa di Jason Terry. Il giocatore dei Celtics prova a saltare per contrastarlo, ma c’è poco da fare. Dopo aver aggiunto alla sua collezione uno dei poster più conosciuti della storia dell’NBA, James guarda per terra il povero Terry, spazzato via dal suo strapotere fisico. Dominante e fisicamente incontenibile sono due definizioni che probabilmente contraddistinguono il Re.
Eight years ago today, @KingJames served up one of the FILTHIEST posters on Jason Terry 😤
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – BUZZER BEATER NELLA VITTORIA CONTRO I MAGIC NEL 2009
Si poteva mettere il fade-away di questa notte come ultimo canestro iconico, ma sarebbe troppo scontato. La scelta ricade su uno dei buzzer beater più decisivi della carriera di LBJ. Contro Orlando nel 2009, sul punteggio di 95-93 per i Magic con un 1.0 sul cronometro, la palla arriva al Re. La serie di playoff era partita male, sotto 1-0 dopo la prima sconfitta in casa e ci pensa proprio James a pareggiare momentaneamente la serie (poi persa 2-4). Rimessa per i Cavaliers, palla a LeBron che in “catch and shoot” spara da tre punti e sancisce la vittoria dei suoi Cavs per 96-95. Un buzzer beater da ricordare, il primo della sua carriera, per LBJ, nonostante poi la serie si sia conclusa con una sconfitta alle finali di conference.
On commence par le premier buzzer beater de la carrière de Lebron face a Orlando. Le premier d’une belle série pic.twitter.com/LxBscGKl8N
LeBron James entra nella storia dalla porta principale, frantumando uno di quelli che possono essere considerati: “record dei record“. 38.387 punti. Un numero straordinario che racchiude in sè un valore ancora più incredibile. Infatti, questa è la cifra di punti segnati da Kareem Abdul Jabbar nella sua carriera in NBA, lunga 20 anni, giocata a cavallo tra anni ’60, ’70 e ’80 con le maglie di Milwuakee Bucks e Los Angeles Lakers. Il momentaneo secondo in classifica, prima di LeBron James, era Karl Malone, fermo a 36.928. Quasi mille in meno!
L’occasione è stata la sfida giocata al Paycom Center contro gli Oklahoma City Thunder, che hanno comunque esultato al termine della sfida, vincendo col il risultato di 133-130. Ma la vittoria passa in secondo piano, in questo momento, dopo il canestro che ha fatto la storia. Un tiro da due punti liberandosi dalla marcatura di Kenrich Williams che permette al King di arrivare a quota 38.388 momentanei, prima dell’ulteriore canestro che vale il 38.390 finale. Il tutto, davanti agli occhi di mister “Gancio cielo“, Kareem!
Ovviamente l’obiettivo ora, è quello di frantumare un’altra barriera: quella dei 40.000!
Cambia lo sport ma non l’entusiasmo per Rodrigo Palacio, l’argentino comincia la sua nuova avventura nel mondo del basket. Ritiratosi dal calcio giocato dopo la parentesi al Brescia nello scorso anno in Serie B, il Trenza si è subito cimentato in una nuova avventura all’età di 40 anni.
Palacio è sceso in campo nella partita di basket del Garegnano Milano, in occasione di un torneo amichevole. La società cestistica milanese milita attualmente nel campionato di Serie D. L’argentino ex Inter e Genoa ha giocato contro il Basket Trezzano, mettendo a referto 4 punti.
Dopo aver segnato 101 gol in Serie A in carriera e aver fatto cantare i tifosi con la palla tra i piedi, per Palacio adesso è giunto il momento di rimettersi in gioco con la palla tra le mani.
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