Nell’ultimo secolo l’Occidente ha assistito a tante, troppe, guerre. Re e regine sono stati spodestati dai loro troni per far spazio al crescente senso democratico, milioni di uomini sono partiti e non hanno fatto più ritorno. Le dittature si sono imposte, i confini sono stati riscritti. Nell’ex Jugoslavia sanno bene cosa vuol dire aver paura, paura che tutto possa finire da un momento all’altro. Per l’intero corso degli anni ’80 e ’90, questa terra ha vissuto il periodo più buio della sua storia.

Un uomo cammina fra le macerie.
E’ stato sparso il sangue innocente di centinaia di migliaia di jugoslavi, rei di esser nati nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Da due decenni la Jugoslavia è solo un lontano ricordo. Non si parla più di Tito o di Milošević. Dopo la fine dei conflitti, questa terra è stata suddivisa in nuovi stati, liberi, indipendenti, differenti tra loro per etnia e religione. Essi sono: Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Serbia, Montenegro, Slovenia, Macedonia e Kosovo.
Oltre a quanto di negativo quei popoli possano aver vissuto, lo sport ha regalato un squarcio di sole in un cielo nerissimo. Come dimenticarsi della straordinaria cavalcata compiuta dalla Jugoslavia nel Mondiale italiano di calcio. L’estro di Dejan Savićević e la determinazione dell’intero gruppo furono fondamentali per la buona riuscita nella massima competizione internazionale. Dopo 20 anni, le varie Nazionali sono riuscite a raccogliere ben poco, eccezion fatta per la Croazia, della quale ricordiamo lo splendido cammino interrotto in finale da una straripante Francia nell’ultimo mondiale.
Ora immaginate che i vari Stati balcanici decidano improvvisamente di riunirsi pacificamente sotto il nome di Jugoslavia 2.0. Oltre ad essere sempre stati ideologicamente in conflitto, hanno condiviso secoli e secoli di grande produzione culturale. Inoltre, la Jugoslavia e i vari Paesi che la formavano sono sempre stati una produttiva fucina di talenti sportivi. Nel mondo del calcio questo nuovo organismo politico potrebbe raggiungere vette inesplorate.
Ma quale potrebbe essere l’undici titolare di questa talentuosissima Nazionale? Scopritelo con Numero Diez.
UNA RETROGUARDIA ROCCIOSA
Tra i pali è davvero difficile scegliere un nome fra i tre in combutta: Samir Handanovič, Jan Oblak e Danijel Subašić lottano per una maglia da titolare. Il primo in questa stagione può confermarsi grazie alla partecipazione alla Champions. In Italia il portierone dell’Inter ha sempre fatto benissimo ma in una squadra che punta ad obiettivi importanti potrebbe soffrire la scarsa esperienza ad alti livelli. Discorso diverso per Subašić e, soprattutto, per Oblak. Entrambi vengono da una grande stagione, culminata per il primo con la sconfitta in finale ai Mondiali, per il secondo con la vittoria d’Europa League. Nonostante sia ancora abbastanza giovane, l’estremo difensore titolare sarà lo sloveno Jan Oblak.

Aleksándar Kolárov esulta dopo un gol per la sua Serbia.
La difesa sarà composta da quattro uomini, tutti molto forti fisicamente ed estremamente grintosi. Sulla destra Šime Vrsaljko non ha alcun rivale. Discorso analogo per Aleksándar Kolárov, uno dei migliori terzini sinistri degli ultimi anni. I due forniscono grande qualità e propensione offensiva alla squadra, riuscendo, tuttavia, a districarsi tranquillamente anche in fase di non possesso. Al centro della retroguardia troviamo il giovanissimo talento della Fiorentina Nikola Milenković, affiancato dal ben più esperto Dejan Lovren, abituato alle grandi occasioni. Due marcatori asfissianti, pronti a farsi in quattro per difendere la porta di Oblak.
LA CLASSE DEL CENTROCAMPO E LA FISICITÀ DELL’ATTACCO
Fra tutti i reparti è il centrocampo a avere a disposizione il maggior numero di talenti ed è difficile lasciare a casa qualcuno. Certo della titolarità è il binomio croato Luka Modrić – Ivan Rakitić. I due agirebbero con grande facilità sia in fase difensiva sia in fase di possesso. Entrambi dotati di una tecnica sopraffina, un’eleganza eccezionale con il pallone fra i piedi, metteranno al servizio della Nazionale esperienza e qualità. Incaricato di giocare fra le linee, raccordare centrocampo e attacco e inserirsi in fase offensiva, Sergej Milinković-Savić sarà il catalizzatore delle sortite offensive della Jugoslavia 2.0. Menzione d’onore per gli esclusi eccellenti, quelli che in qualunque altra Nazionale sarebbero impiegati senza pensarci due volte: Miralem Pjanić, Mateo Kovačić, Marcelo Brozović e Nemanja Matić.

Luka Modrić, capitano della Croazia.
Attacco totalmente firmato Serie A. Largo a sinistra, così come nella Juventus, Mario Mandžukić sarà importante per dare i giusti equilibri alla squadra. Un giocatore che come lui si prodiga così tanto in ambo le fasi è sempre un bene averlo con sé. Sull’out opposto non può che trovar spazio Ivan Perišić, il più estroso fra i tre attaccanti e quello capace di strappi e accelerazioni. Sulla sinistra avrà l’opportunità di accentrarsi e tentare il tiro ma, anche, di dialogare con la punta. Al centro dell’attacco sarà schierato Edin Džeko. Il centravanti bosniaco avrà il compito di fare da sponda ai compagni e di farsi trovare sempre pronto all’interno dell’area di rigore. In panchina, pronti a far rifiatare i ben più esperti titolari ci saranno: Josip Iličič, Andrej Kramarić, Ante Rebić e Aleksandar Mitrović.

Džeko in azione con la maglia della Bosnia ed Erzegovina.
Secondo voi, questa nuova Nazionale riuscirebbe a vincere il prossimo Mondiale?