Sono giorni d’alta tensione in quel di Torino: la stagione, per quanto terminata con il conseguimento di due titoli nazionali, non è stata brillante come ci si attendeva: se la sconfitta partorita contro l’Atalanta in Coppa Italia poteva essere etichettata come un giustificabile errore di percorso, non è possibile dire lo stesso della rocambolesca uscita dalla UCL contro una formazione – sulla carta – decisamente meno pericolosa ed attrezzata. Andrea Agnelli, nella sua persona, ha più volte confermato l’attuale tecnico bianconero davanti alle telecamere ma, nonostante ciò, non ha mai realmente diradato le nubi nere che si ergono sul profilo della sua amata Juventus; si parla di frizioni, difatti, sul mercato conclusosi ad agosto 2018 e di ipotetiche visioni differenti su quella che dovrebbe essere la Juventus della prossima stagione sportiva.
Massimiliano Allegri, d’altronde, è stato perentorio in conferenza stampa:
”Ho in mente da sei mesi la Juventus del futuro…”
Una sentenza breve e diretta ma sufficientemente eloquente e che lascia trasparire un’insoddisfazione alquanto netta in termini di mercato: la Juventus, in fase di acquisto, non ha mai dato troppo peso alle idee del proprio allenatore che, ora più che mai, rivendica la possibilità di dire la propria sul mercato, soprattutto grazie al peso specifico dei titoli vinti negli ultimi anni.
Un ragionamento sicuramente legittimo che, tuttavia, dovrà essere condiviso dal management di casa Juve ed è proprio su questo aspetto che qualcosa potrebbe incrinarsi: da un lato i dirigenti bianconeri invocano la valorizzazione del capitale esistente (Cancelo e Dybala, ad esempio) con la possibilità di mantenere coloro che saranno considerati titolari e l’opportunità, naturalmente, di inserire dei nuovi innesti; Allegri, dal canto suo, invece, vorrebbe epurare alcuni calciatori ritenuti inadatti per il suo gioco, ciò al fine di costruire la squadra che egli stesso ritiene possa rivelarsi la miglior formazione possibile per raggiungere i risultati proposti.
In sintesi, da un lato permane un’idea di continuità del progetto, dall’altro emerge un bisogno di modificare in maniera ben più netta l’ossatura attuale.
Altro punto importante potrà essere il discorso economico: in sede bianconera non vogliono proseguire la prossima stagione con un tecnico in scadenza al termine della stessa e, in caso venisse riconfermato Allegri, si renderebbe prioritario un suo rinnovo del contratto (già piuttosto pesante in termini economici: 7.5 netti più bonus); le richieste economiche dell’allenatore, in tal caso, potrebbero agire da ago della bilancia, senza dimenticare che anche un suo ipotetico esonero o addio con buonuscita implicherebbero una dispersione di capitale non indifferente.
A gettare ulteriori ombre sulle attuali vicissitudini è il misterioso incontro che sarebbe dovuto avvenire nella serata di ieri: pare che non vi siano certezze sull’effettivo avvenimento del colloquio tra le parti o che, comunque, quest’ultimo non abbia portato i protagonisti della discussione a condividere informazioni in merito; ciò, naturalmente, non contribuisce in alcun modo a fare chiarezza su una situazione tanto astrusa che, nonostante le smentite di rito, si sta trasformando in una telenovela. Proviamo, dunque, a stilare una lista di pro e di contro dell’ipotetica permanenza di Allegri sulla panchina del club Campione d’Italia.
I PRO DELLA PERMANENZA DI ALLEGRI
La scelta di prolungare l’esperienza con l’attuale tecnico andrebbe vista sicuramente nell’ottica di un ragionamento cautelare; in campo nazionale i risultati non sono mai mancati, dopotutto: persino quella Coppa Italia che alla Juventus mancava da un ventennio è stata vinta per ben quattro manifestazioni consecutive, andando a suggellare un double mai scontato. L’abilità di gestione dello spogliatoio e lo stemperamento della tensione, inoltre, rappresentano non solo il suo biglietto da visita, ma sono peculiarità indispensabili di cui dovrebbe disporre qualsiasi top coach: in un momento di tensione come quello attuale si potrebbe pensare che non sia così arduo individuare un allenatore migliore di Massimiliano Allegri, ma tale ragionamento, comunque, deve scontrarsi con la realtà dei fatti; chiunque prendesse il suo posto – per poter dimostrare di aver fatto meglio del toscano – dovrebbe assolutamente trionfare in Champions League – assicurandosi, comunque, di portare a casa almeno due titoli tra Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa Italiana. Una sua permanenza, inoltre, sarebbe significativa anche sotto il profilo economico e permetterebbe al club di risparmiare fondi che potrebbero essere reinvestiti nella sessione di mercato (liberarlo verrebbe a costare alla società una spesa di 15 milioni di euro lordi): a quel punto si avrebbe a disposizione un gruppo rinforzato nei termini richiesti dall’allenatore che, nonostante non abbia convinto tutti gli scettici, ha sempre adempiuto a buona parte delle richieste avanzate dalla società.
I CONTRO DELLA PERMANENZA DI ALLEGRI
Passando ai contro, invece, c’è da sbizzarrirsi: basterebbe seguire i social bianconeri per notare in pochissimo tempo come un’enorme fetta del tifo juventino detesti l’idea che Massimiliano Allegri sia ancora l’allenatore della loro squadra del cuore; al tecnico toscano, infatti, vengono indirizzate numerosissime critiche ed esternazioni tutt’altro che piacevoli e che danno seguito, comunque, alla reazione generale al suo approdo sulla panchina piemontese nel lontano 2014.
Visto sempre come un professionista e mai come uno juventino – come, ad esempio, Antonio Conte – Allegri ha spesso garantito grandi risultati senza, tuttavia, fare breccia nel cuore dell’intera tifoseria, la quale caldeggerebbe per un suo allontanamento immediato. A Massimiliano Allegri viene contestata – e qui entrano in gioco i media – la mancanza di un’identità di gioco, l’eccessiva frequenza degli infortuni dei giocatori presenti in rosa e, più generalmente, l’idea di un calcio troppo difensivista che in Europa non può portare ai risultati sperati.
La cornice del quadro, inoltre, non sembra sovvertire il contesto: pare che numerosi giocatori siano stufi all’idea di lavorare alle indicazioni dell’attuale allenatore, tanto che alcuni elementi della rosa avrebbero reso social il proprio sfogo…
Nonostante l’ovvia smentita di rito circa la veridicità della news, le prestazioni e le presenze di Cancelo sono in netto calo, tanto da parlare di una sua ipotetica cessione a fine stagione.
A versare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato, poi, il fratello di Dybala, lasciatosi andare a dichiarazioni piuttosto pesanti nei confronti della società:
“Se ci sono possibilità che Paulo lasci la Juve? Sì, sì ci sono possibilità che lasci la Juve. Paulo ha bisogno di un cambiamento, ci sono molte possibilità che se ne vada dalla Juve. Se è vero che Paulo, ora, non è più così felice come prima in Italia? Esatto. Molti giocatori della Juve sono scontenti, non solo Paulo. Paulo non è felice e non sarà l’unico a lasciare la Juve”.
È da ritenere che il tempismo di queste dichiarazioni non sia così casuale e che, ipoteticamente parlando, si sia voluto lanciare un messaggio di malessere proprio ora che si rivela necessario scoprire le carte; anche perchè, in fondo, la stoccata è giunta a destinazione con ulteriori esternazioni…
“Problemi con CR7? No, con lui non ne ha mai avuti, c’è un bel legame tra compagni, Cristiano è una persona eccellente”.
Parlando di Massimiliano Allegri, però…
“In campo è sorta qualche incomprensione, tra l’altro Paulo e Cristiano hanno una posizione simile, non va dimenticato…”
Ora la domanda che sorge più spontaneo porsi è la seguente: è più facile cambiare quattro-cinque giocatori – con conseguente svalutazione e deprezzamento partoriti durante l’ultima annata – o sostituire l’attuale guida tecnica con una più affine alla rosa attualmente a disposizione?
Nel novero dei papabili sostituti, dopotutto, oltre ai vari Guardiola, Conte, Mourinho e Deschamps è recentemente spuntato il nome di Mauricio Pochettino che, proprio l’anno scorso, ebbe modo di impressionare in positivo. L’argentino, in conferenza stampa, è stato esplicito: l’addio agli Spurs è una possibilità da prendere seriamente in considerazione, sia in caso di trionfo finale in Coppa, sia in caso di sconfitta. Non è una prima scelta per la Juventus che preferirebbe fare carte false per Pep Guardiola, ma, in virtù di una situazione in essere tutt’altro che di facile gestione, il solo fatto che esistano valide alternative all’attuale tecnico pone la società nella posizione di poter decidere in maniera totalmente autonoma il proprio futuro.
Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.
DEPRESSIONE –“Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.
UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.
Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.
Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.
Intervistati ai microfoni di DAZN nel prepartita di Napoli-Inter, Matteo Politano e Matteo Darmian hanno parlato delle loro sensazioni sul big match di giornata, molto importante per rispondere sul campo alle vittorie di Juventus e Milan.
POLITANO – “Conosciamo bene l’Inter e Dimarco, sappiamo che giocatore è ma siamo forti anche noi. Dovremo stare attenti. L’Inter ha una difesa fortissima, dovremo fare in modo di creare quante più occasioni possibili”.
DARMIAN – “Per arginare Kvara servirà lavoro di squadra, il Napoli ha tanti giocatori forti e dovremo stare attenti. La vittoria della Juve non ci mette pressione, dobbiamo scendere in campo come abbiamo sempre fatto”.
Il lunch match della 14ª giornata di Serie A mette di fronte due delle migliori formazioni del Belpaese. Guidate da due allenatori all’avanguardia e con molti spunti su cui lavorare, anche per il medio futuro. Lecce-Bologna sarà questa, ma anche molto altro. Il Lecce non vince dal 22 settembre, ma le ultime gare non sono state completamente da gettare. Indubbiamente, però, i salentini vogliono ritrovare i tre punti e vogliono farlo con la spinta del bollente pubblico di casa.
Ci proveranno contro una avversario sicuramente non facilissimo: il Bologna è, probabilmente, la rivoluzione di questa stagione ed il momentaneo sesto posto in classifica lo testimonia. Thiago Motta non potrà contare su De Silvestri in difesa, vittima di un infortunio. Mancherà anche Orsolini, ancora alle prese con l’infortunio che lo ha colpito circa una settimana fa.
D’Aversae Thiago Motta hanno scelto i loro uomini per questo Lecce-Bologna, in scena del Via del Mare con calcio d’inizio previsto per le ore 12:30.
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