Raccontare la gara disputatasi la scorsa sera – sotto il punto di vista tecnico-tattico – è alquanto complicato visto la piega che hanno preso gli eventi. Divideremo, dunque, capitolo per capitolo, i momenti focali della partita, tentando di ricostruire il puzzle andato in scena al Mestalla alle ore 21.
CR30′

L’uomo della provvidenza ha tutti gli occhi su di sé, perché se bucare le prime gare di Serie A è una fattore che gli si può concedere, è in Champions League che ci si aspetta di vedere i fuochi d’artificio. Questi ultimi, in tal senso, si sono visti in accezione negativa visto che Felix Brych, fischietto della gara, commette l’ingenuo errore di affidarsi al giudizio di un arbitro di porta piuttosto distratto. Nei minuti immediatamente precedenti alla comminazione del cartellino rosso, difatti, si può osservare un siparietto tra i due giudici tedeschi in cui l’assistente annuisce col capo ripetutamente riferendosi – come sarà poi chiaro – al presunto fallo di Cristiano Ronaldo.
Detto, fatto. La cieca fiducia nella propria terna arbitrale porta così all’avvelenamento di una serata che si preannunciava decisamente più spettacolare, con il fenomeno lusitano che, al minuto 30′, abbandona il campo tra le lacrime ed il rancore per la scelta operata da Brych.
CAOS

L’errata decisione a cui giunge il direttore di gara pare condizionarne le capacità decisionali, creandogli ulteriore confusione: perché se è assolutamente incontestabile il rigore che i bianconeri si sono procurati ai danni del malcapitato João Cancelo, appare difficile giustificare le due massime sanzioni assegnate successivamente.
L’intervento che causa il secondo rigore per la Juventus non è propriamente inventato, ma rientra nella classica lista di episodi sul quale di norma si preferisce soprassedere perché etichettati come ‘dubbi’. Per ciò che concerne il penalty causato da Rugani nei minuti finali, invece, come affermato dalla telecronaca, esso rasenta l’incredulità, con il difensore azzurro autore di una ‘gomitata’ decisamente casuale ed involontaria figlia della postura adottata durante il balzo in area.
Ridurre l’insufficienza in pagella a questi episodi, però, non sarebbe del tutto coerente: anche durante il resto della gara, difatti, vanno in scena altre vicissitudini e contrasti valutati erroneamente dalla terna arbitrale, con i cartellini gialli che fioccano come pioggia durante un temporale estivo. Il gruppo tedesco è apparso decisamente non all’altezza della serata ed ancora una volta appare lecito porsi – in maniera tanto doverosa quanto scontata – se non sia il caso di inserire il VAR in Champions League.
Nelle scorse settimane, in effetti, si era discusso della possibilità di inserire il Video Assistant Referee dalle fasi ad eliminazione in avanti e, nonostante sia apparso necessario un utilizzo già immediato, l’idea di inserirlo – anche se solo successivamente – sarebbe sicuramente gradita ed accolta dai vari club militanti.
MATURITÀ
‘Maturità, questa sconosciuta’ si pensava qualche anno fa, quando la Juventus era capace di uscire dalla fase a gironi a scapito di un tutt’altro che arrembante Galatasaray. Osservare, poi, come la squadra bianconera sia cresciuta esponenzialmente in questi anni è da brividi e ne è un esempio il match disputato contro il Valencia. Nonostante il momento di scoraggiamento e sfiducia iniziale caratterizzato dall’espulsione di CR7, difatti, i campioni d’Italia hanno avuto sin dal primo momento le redini in mano, dimostrandosi comunque tanto pericolosi quanto poco cinici e sfortunati: la sfera, infatti, sembrava davvero non voler entrare in rete, vuoi per qualche errore grossolano, vuoi per un Neto in stato di grazia e dal dente avvelenato. Ad orientare la gara, in tal senso, sono stati proprio i due episodi da rigore, con il secondo penalty che aveva un sapore di scuse per l’ingenuità commessa in occasione dell’espulsione di Ronaldo. A tal proposito c’è da complimentarsi con Miralem Pjanic, autore di due penalty tanto accurati quanto letali, al punto da domandarsi perché durante la scorsa stagione ci fossero i tutt’altro che infallibili Dybala ed Higuain a sentenziare dagli undici metri.
Dopo una gestione ottima, però, la condizione fisica ancora carente e la difficoltà di giocare in dieci uomini iniziano a farsi sentire, con una Juventus che appare sempre più sulle gambe e che viene messa alle corde da un Valencia propositivo e desideroso di rimettersi in gioco; è proprio in questa fase, infatti, che gli spagnoli causano i maggiori problemi alla squadra italiana che si chiude con tutto il proprio organico negli ultimi metri, bloccando qualsiasi possibile ripartenza in contropiede verso la porta avversaria.

È il momento più arduo della gara che raggiunge il suo climax quando Wojciech Szczęsny è chiamato a disinnescare la reale possibilità che il Valencia accorci lo svantaggio, materializzando ciò che fino a poco prima sembrava impossibile. Tale eventualità non si realizza, con il polacco che si esibisce in un’ottima parata, oltre che in un’ottima gestione della gara.
VALENCIA RIMANDATO
Con appena tre punti in campionato, un risultato positivo in casa contro una delle squadre più forti d’Europa sarebbe stato sicuramente ottimo per risollevare un morale sotto terra. Invece, al Mestalla, va in scena un altro pessimo spettacolo che non può trovare appagamento in un quarto d’ora disputato ad alto livello. L’equipo della costa orientale non ha mai approfittato del fattore stadio e, cosa ancor più grave, non è mai stato capace di giovare di una superiorità numerica maturata sullo zero a zero di cui altre squadre avrebbero fatto tesoro. I blanquinegres, anzi, non hanno fatto altro che subire le iniziative degli avversari, dimenticando, forse, che il loro giocatore più forte fosse stato espulso. Un atteggiamento piuttosto bizzarro che denota, forse, una certa inesperienza ed una scarsa abitudine ad approcciarsi ad eventi di questo livello.
L’impressione generale è che ci si aspettasse di più da una squadra che ambisce a non essere un semplice ostacolo alla qualificazione in Champions League di Manchester United e Juventus. Ora ci sarà da ripartire e da ritrovarsi, con la consapevolezza di avere un gruppo che, tra individualità ed idea di gioco, è lontano parente del timoroso Valencia sceso sul manto verde il mercoledì sera.
L’irreparabile, a Valencia, non è ancora avvenuto.
