Danilo e Kostic: 8.
Szczęsny, Locatelli e Rabiot: 7.
Cuadrado: 6.
Bremer, McKennie, Kean e Milik: 5.
Alex Sandro, Miretti e Fagioli: 4.
Non sto dando i numeri e non sono nemmeno valutazioni all’asta del Fantacalcio o voti da attribuire post partita.
Dopo la sconfitta del Maradona mi sono interrogato a lungo su quali siano i titolari nella testa di Massimiliano Allegri.
Ho quindi deciso di contare quante volte i vari giocatori sono apparsi nella formazione iniziale nelle otto gare consecutive in cui la Juventus è risultata vincitrice.
E dato che il modulo della recente risalita bianconera è il 3-5-2, otteniamo la seguente squadra.
Szczęsny, Bremer, Danilo, Sandro, Cuadrado, McKennie, Locatelli, Rabiot, Kostic, Kean e Milik.
Miretti e Fagioli perdono il ballottaggio con Alex Sandro perché serviva per forza inserire un difensore.
E osservando la formazione schierata a Napoli possiamo osservare come ben nove giocatori su undici fossero presenti sin dall’inizio.
Uniche eccezioni? Chiesa e Di Maria, due giocatori che alla Juve sono mancati eccome in questa prima parte di stagione.
E allora fuori l’infortunato Cuadrado e Kean e dentro i due esterni offensivi, sacrificati nel 3-5-2 in nome dell’equilibrio di squadra.
Attenzione poi a Vlahovic e Pogba che stanno scaldando i motori e puntano a tornare nel mese di febbraio.
La Juve ha una rosa decisamente lunga e qualitativa e ogni partita, infortuni e squalifiche permettendo, dovrebbe esserci solo l’imbarazzo della scelta.
Dovrebbe, appunto. Perché fino ad oggi abbiamo visto formazioni quasi obbligate per via dei vari giocatori indisponibili.
Tranne a Napoli, dove Allegri ha scelto di lasciare fuori Nicolò Fagioli e Fabio Miretti.
I due ragazzi stanno vivendo un periodo abbastanza in controtendenza.
LA QUESTIONE MIRETTI
Il classe 2003 aveva già vestito la maglia bianconera nel finale della passata stagione e durante i primi mesi del nuovo anno sembrava essere un giocatore importante per le scelte dell’allenatore.
Buon minutaggio nelle prime partite e addirittura titolare a Parigi contro il PSG nell’esordio in Champions League.
La partita in casa contro il Benfica, infine, è stata una vera e propria bocciatura per via del rigore procurato dal giovane numero 20.
Dopo quella sera, Miretti è velocemente scivolato in fondo alle gerarchie, non trovando più spazio dal primo minuto nella massima competizione europea fino al ritorno con i francesi (ma con la Juve già matematicamente eliminata).
LA QUESTIONE FAGIOLI
Fagioli invece è entrato prepotentemente nelle rotazioni grazie allo splendido gol segnato contro il Lecce al Via del Mare.
Una partita complicata, risolta proprio dal prodotto del settore giovanile bianconero.
Da quel momento il numero 44 non è più uscito dall’undici di partenza: ottima prestazione contro il PSG, un secondo gol all’Inter nel 2-0 bianconero e le gare contro Verona e Lazio per terminare al meglio il 2022.
La prima post Mondiale ha visto nuovamente Fagioli titolare: a Cremona contro la “sua” Cremonese.
In quell’occasione la stella di Nicolò non ha sicuramente brillato.
Brutta partita dei bianconeri, brutta partita di Fagioli, che non verrà utilizzato come titolare nemmeno nella partita casalinga contro l’Udinese.
Contro la capolista però, la titolarità di Fagioli sembrava quasi scontata.
Dopotutto, è lui l’uomo che ha cambiato il volto alla Juve con gol e prestazioni di livello nonostante il primo anno da giocatore della prima squadra.
Alla vigilia infatti, Allegri aveva provato il centrocampo titolare e ben amalgamato composto dal ragazzo sul centro destra, con Locatelli e Rabiot a completare il trittico.
Le formazioni ufficiali però hanno cambiato tutto: McKennie libera spazio a Chiesa sull’esterno e per l’ex Cremonese non c’è spazio né all’inizio né a partita in corso se non al minuto 80 con la Juve ormai distrutta dal Napoli.
PERCHE’ ORA GIOCANO MENO?
La domanda ora sorge spontanea: perché Fagioli e Miretti sono sembrati prima insostituibili e poi “messi da parte” dopo un paio di partite sbagliate?
La risposta che spesso leggo in giro è la seguente: “Allegri non ama i giovani, quindi non li fa giocare”.
Io non credo che questa sia la lettura corretta, anzi.
Allegri non guarda all’età, quanto più all’esperienza.
Infatti nella sua carriera in bianconero ha spesso e volentieri utilizzato profili come Dybala, Morata, Pogba, Locatelli, Bernardeschi, Bentancur, Kean, Chiesa, de Ligt e Vlahovic.
E in questa stagione, appunto, Fagioli e Miretti oltre Soulè e Iling-Junior.
Questo è molto importante perché negli ultimi 15 anni soltanto De Ceglie, Marchisio, Kean, Frabotta e pochi altri sono usciti dal settore giovanile della Juve arrivando in prima squadra.
Anche Giovinco e Spinazzola in realtà, ma passando per esperienze in prestito prima di tornare in bianconero.
IL PROBLEMA PER ALLEGRI E’ UN ALTRO
Non credo quindi che Allegri abbia problemi a schierare “i giovani”, quanto più a fidarsi di giocatori con meno esperienza rispetto ad altri in partite di cartello o in scontri diretti.
Per questo gioca McKennie e non Fagioli con il Napoli.
Per questo lo scorso anno abbiamo spesso visto Chiellini al posto di de Ligt durante determinati match.
E l’olandese con Allegri ha giocato tanto: è infatti il calciatore più utilizzato della passata stagione.
Ma all’inizio, nei big match, giocava il Capitano.
Questo è il modo di gestire e proteggere i giovani che Massimiliano Allegri ha sempre usato durante la sua carriera.
Anzi, esagero: forse è addirittura migliorato visto che oggi la Juve ha diversi ragazzi in prima squadra.
Il passo successivo però è quello di crescere ulteriormente, soprattutto se alcuni giocatori hanno un impatto determinante sul campo e superiore a quello di altri più esperti.
Perché come dice lo stesso Max i giovani sono giocatori della prima squadra come tutti gli altri.
Sarebbe quindi il caso di dimostrarlo anche nei momenti più delicati e difficili della stagione, perché sennò siamo sempre lì a fare un passo avanti e due indietro.
I giovani possono sbagliare, esattamente come gli altri calciatori.
Ma un errore non può e non deve interrompere un processo di crescita che può essere a volte anche più veloce del previsto.
Soprattutto oggi che la Juve ha in mente un progetto autosostenibile ma comunque vincente.
Per farlo, però, sarà necessario più coraggio rispetto a quanto visto in passato.
Luca Toselli