Entusiasmante martedì di Champions per le italiane. Juventus e Atalanta, attese entrambe da due sfide di ingente importanza, non hanno deluso le aspettative portando a casa i tre punti. La squadra di Maurizio Sarri doveva sfidare l’Atlético di Madrid, una squadra estremamente arcigna, per conquistare matematicamente la qualificazione da prima del girone. L’Atalanta era invece chiamata a compiere un’impresa, per sperare ancora in una viva, ma molto difficile, qualificazione. Un martedì di consacrazione europea, in cui le emozioni non sono di certo mancate.
DYBALA CON UNA MAGIA
A decidere il match fra Juventus e Atlético è stato senza alcun dubbio Paulo Dybala. Il calciatore argentino, oltre ad aver trovato la via del gol su una punizione estremamente defilata, è sembrato in totale controllo della situazione di gioco, appassionando anche i tifosi presenti con giocate di alta classe. Progressivamente il calciatore sta sempre più intendendo la portata del suo ruolo. Un ruolo di assoluto protagonista all’interno della formazione, che lo sta elevando a reale trascinatore di questa squadra. Proprio Paulo, nello scacchiere tattico iniziale, parte davanti a Gonzalo Higuain, affiancato da Cristiano Ronaldo e supportato da Aaron Ramsey. Suggestivo il ritorno sulla fascia destra di Danilo, mentre sulla sinistra continua ad esser titolare Mattia De Sciglio, complice l’infortunio di Alex Sandro.

Sontuoso calcio da fermo di Paulo Dybala
La partita regala un primo tempo alquanto soporifero, con le due squadre che si studiano attentamente senza creare particolari occasioni da rete. Progressivamente, tuttavia, la qualità di palleggio della rosa torinese esce sempre più e, soprattutto, si mette in luce l’estro tecnico dei suoi principali interpreti. Da questo nasce la punizione laterale che Dybala trasformerà in rete al 47′, in pieno recupero del primo tempo. Un calcio da fermo magistrale, sul quale Jan Oblak rimane sorpreso e non interviene nel miglior modo possibile. Il secondo tempo concede invece un sostanziale cambio di rotta, con le due squadre (soprattutto l’Atlético) che provano a fare la partita. Da ciò ne nasce sicuramente il palo di Federico Bernardeschi, ma anche la grande occasione di Ángel Correa, sontuosamente annullata da Matthijs de Ligt, e il tentativo finale di Álvaro Morata che a pochi passi dalla porta sguarnita non riesce a concludere.
IL POTERE DELL’AUTOSTIMA
Questa Juventus è una squadra piena di elementi che, nel corso dell’estate, hanno voluto dimostrare più di qualcosa all’intero ambiente nostrano, forse saturo delle individualità di formazione. Non si tratta solamente di Dybala o Higuain, casi più emblematici di tutto ciò, ma anche di Matuidi, De Sciglio, Pjanic, Khedira. Giocatori perni della rosa di Massimiliano Allegri che si pensava fossero arrivati al loro massimo potenziale tecnico. Tuttavia con l’approdo di Maurizio Sarri, tanti profili della squadra hanno declinato gli inviti di altre squadre, per cercare di guadagnarsi il posto quotidianamente a Torino. Ciò che ne consegue, ad oggi, è sotto gli occhi di tutti. Dybala ed Higuain formano un tandem offensivo per oggi fra i più performanti d’Europa, il gioco di Pjanic si attesta a livelli estremamente alti e Matuidi sta quasi vivendo una seconda giovinezza.

Fonte: profilo IG @paulodybala
Tutto ciò, inevitabilmente, deve comunque avere una spiegazione ed essa è facilmente riscontrabile nel fattore manageriale. Maurizio Sarri è stato, ad inizio stagione, un mago nella stimolazione delle proprie individualità, sapendole attendere e motivandole al punto giusto. Le prime uscite stagionali di Dybala sono state assai discontinue, eppure il mister nato a Napoli ha continuato a dare fiducia al ragazzo. Come non citare conseguentemente il caso De Ligt. Il calciatore olandese classe ’99 ha dovuto vivere un inserimento estremamente invasivo nella rosa italiana, complice il pronto infortunio di Giorgio Chiellini. Il primo mese di De Ligt con la maglia di Madama è stato a tratti imbarazzante. Errori in marcatura, basso livello di prima impostazione del gioco, svariati rigori concessi. Nonostante ciò Sarri (e dunque l’intera squadra) ha creato quasi una bolla intorno al giocatore, isolandolo completamente dalle critiche. Il risultato che ne consegue è che ieri, Matthijs, insieme a Dybala, si può definire il migliore in campo.
ADESSO SERVE L’IMPRESA
L’Atalanta vince e convince a San Siro con la Dinamo Zagabria, imponendosi per 2-0. La squadra di Gasperini, dopo la sfida in casa contro il Manchester City, per la prima volta gioca da grande squadra e riesce totalmente a dominare gli avversari. Segna due reti, ma spreca anche parecchio davanti la porta, gol che sarebbero stati utili a fronte di un’ipotetica qualificazione in Europa League. La squadra gioca con il consueto 3-4-2-1, con il solito Alejandro Gómez e Mario Pašalić a ridosso di Luis Muriel. I ragazzi di Gasperini partono subito forte, impegnando l’estremo difensore Dominik Livaković. Al 27′ proprio Muriel è estremamente astuto a guadagnarsi il tiro dagli undici metri dopo la traversa di Robin Gosens. Sul dischetto va proprio il colombiano, che trasforma spiazzando il portiere. Volando sulle ali dell’entusiasmo, la Dea prova a realizzare il 2-0 ma solamente un grande Emir Dilaver rovinerà i piani di gloria bergamaschi.

Il rigore calciato da Luis Muriel che regala l’1-0 all’Atalanta.
Nella ripresa l’Atalanta continua la sua spinta offensiva e dopo ottantanove secondi il Papu Gómez inventa un gioiello straordinario, che sancirà il definitivo 2-0 orobico. Gómez senza dubbio alcuno è stato il giocatore in più della rosa neroazzurra, spaziando su tutto il fronte offensivo e regalando ai propri tifosi almeno quattro tunnel agli avversari. Grazie al pareggio fra Manchester City e Shakhtar Donetsk, la società di Percassi può ancora sperare in un’eventuale qualificazione. Per ottenerla, dovrebbe vincere il prossimo turno in casa dello Shakhtar e sperare in una non vittoria della Dinamo contro il Manchester City. Impresa estremamente ardua, ma che non appare di così illogica evenienza. La rosa che ha pareggiato con il City e vinto con la Dinamo potrebbe mettere in seria difficoltà qualsiasi altra compagine. Tramite un gioco estremamente organizzato, potrebbe anche darsi che in Ucraina il risultato finisca a favore della squadra italica.

Magnifico gol del Papu: tunnel e palla all’angolino del secondo palo.
SPEGNI E RIACCENDI
La società bergamasca, pur compiendo un campionato di alta fattura, appare essere una squadra leggermente discontinua, in grado di esaltarsi in grandi sfide ma di non riuscire ad esprimere tutto il proprio potenziale contro squadre di minore lega. Emblematico il pareggio conseguito contro la Sampdoria o la sconfitta in casa contro il Cagliari. Sfortunatamente, questa discontinuità è spesso riscontrata anche all’interno di una stessa sfida. La squadra parte ottimamente, con un grande pressing offensivo che sfocia di conseguenza in ampi spazi in zona di possesso e, dopo aver marcato svariate reti, si adagia sul risultato ottenuto, incassando potenziali rimonte. Questo è il caso, ad esempio, della partita contro la Lazio in cui i ragazzi di Gasperini conducevano per 3-0 e sono stati rimontati per 3-3 in circa venti minuti.
Anche contro lo Shakhtar, all’andata, la squadra era passata in vantaggio con la rete di Duván Zapata ma si era fatta nuovamente rimontare, subendo anche in questo caso (come contro la Lazio) una rete a recupero inoltrato. In Ucraina, il prossimo turno, questo deficit non è assolutamente concesso alla squadra. Per uscire indenni dallo Stadio Metalist i nerazzurri dovranno compiere una prestazione che rasenti la perfezione e, dunque, inutili frivolezze dovranno assolutamente scomparire.
(Fonte immagine copertina: profilo IG @mdelig_)