19 tiri totali contro 6, 6 tiri in porta contro 1. Handanovic chiamato in causa otto volte. Il Derby d’Italia in scena ieri sera all’Allianz Stadium, mai in questi ultimi anni così equilibrato sulla carta, ha avuto in realtà un solo protagonista. La Juventus scesa in campo è stata quella delle grandi occasioni, la Juve che non ti dà fiato, che arriva prima su ogni pallone. E che alla fine prevale sull’avversario, solitamente. Ma non ieri. Tra gli interventi del portiere sloveno nerazzurro, l’imprecisione degli offensivi bianconeri e la solidità (anche mentale) della retroguardia nerazzurra, la Juve non è andata oltre lo 0-0. E l’Inter, brutta, un po’ sporca ma anche unita, è uscita imbattuta anche da Torino. 5 punti conquistati tra Olimpico, San Paolo e Allianz Stadium. Con un solo gol subito.
LE ALI NON VOLANO

La squadra di Spalletti non può prescindere da Perisic e Candreva. Dopo l’abbuffata di San Siro contro il Chievo, ieri le due frecce nerazzurre non hanno mai fatto male alle corsie bianconere. Della prestazione dell’ex Lazio va ricordato solamente un cross respinto da Chiellini in area di rigore. Poca precisione sulla trequarti, poca incisività. Un Asamoah in grande condizione lo contiene senza difficoltà. Stesso discorso per Perisic, che tra i due è quello che tende più spesso ad eclissarsi e prendersi delle pause all’interno della stessa partita. La sua partita si limita a qualche ripiegamento in fase difensiva. Non cerca mai l’uno contro uno pur trovandosi di fronte uno scoglio non invalicabile come De Sciglio, i suoi cross sono sempre facile preda della difesa avversaria.
Con 35 passaggi effettuati, sono i titolari nerazzurri che ne hanno eseguiti meno di tutti, eccezion fatta per Icardi che, in una di quelle serate in cui non gli arrivano palloni, gioca nella sua versione fantasma. Appena uno, ciascuno, il numero di dribbling effettuati nell’arco della partita: entrambi peraltro falliti. Per distacco, i peggiori in campo dello scacchiere di Spalletti. Ed è una notizia.
IN MEZZO TANTA LOTTA

Con lo schieramento proposto da Spalletti, con Borja Valero abbassato sulla linea mediana e Brozovic sulla trequarti, ci si sarebbe aspettati un’Inter decisamente più propositiva e lucida in mezzo al campo. Invece la Juve, attraverso un pressing metodico e una partita pressoché perfetta sul piano fisico, ha costretto i nerazzurri a ricorrere spesso al fallo e ha concesso ben pochi spazi per ragionare. Dall’altra parte, sono arrivati errori in abbondanza.
Su tutti ha deluso Brozovic, dato come partente dalla panchina e schierato dal primo minuto a sorpresa da Spalletti. Solo il 66% di passaggi riusciti (a fronte del 90% di Borja Valero e dell’84% di Vecino), nessun contrasto vinto (4 tackle tentati), 2 falli e un’ammonizione. Mezzo punto in più per essere stato l’unico a concludere verso la porta bianconera con una certa pericolosità, soprattutto con un tiro di sinistro da fuori area che poteva essere eseguito con maggiore precisione. Meglio invece Borja Valero, anche lui in difficoltà nei contrasti (14% di tackle vinti) ma ben più lucido in fase di impostazione e sempre utile. L’idea di Spalletti di metterlo in una posizione più arretrata avrebbe potuto pagare, se non fosse che là davanti nessuno ha brillato. Sufficiente anche la prestazione di Vecino: “sporco” (6 falli commessi) ma essenziale per rompere la manovra bianconera. Difetta anche lui di qualità in una partita grigia per tutti da questo punto di vista.
L’impressione è che questo centrocampo possa pagare con avversari contro cui l’Inter possa fare la partita e abbia modo di fare calcio. Contro un avversario fisico che non lascia spazi, la diga Gagliardini-Vecino è da considerare l’opzione migliore. Non è un caso che con l’inserimento dell’ex Atalanta, in concomitanza con un calo della Juve, l’Inter abbia sofferto di meno.
IL MURO

In una partita votata sin dal primo minuto al contenimento, come da pronostico visto l’avversario e il fattore trasferta, sono i tre uomini in foto a brillare. Handanovic, come al solito, ci mette i guantoni ovunque può, mai costretto al miracolo ma sempre attento. Skriniar e Miranda padroneggiano nella loro zona. Lo slovacco domina sui palloni alti e si dimostra ancora una volta il regista aggiunto della squadra (98% di passaggi completati), sbagliando zero anche nel momento di lanciare lungo per Icardi o per gli esterni. Il brasiliano conferma invece il periodo di crescita di queste ultime settimane: salva nei pressi della linea un colpo di testa di Mandzukic, forse destinato comunque a uscire, e rende nullo Higuain.
I pericoli, per l’Inter, arrivano per lo più dalle corsie, dove Santon e D’Ambrosio soffrono quasi costantemente. Il primavera nerazzurro deve fronteggiare un Cuadrado versione deluxe, che lo brucia da fermo e in allungo e ha sempre tanto spazio per crossare. Quando entra Dalbert, la sinistra soffre di meno. L’ex Torino va spesso in difficoltà con la fisicità di Mandzukic, che lo sovrasta nella maggior parte delle occasioni e spreca anche un paio di occasioni mancando il controllo in totale libertà.
In definitiva è stata un’Inter che, come in alcune altre occasioni, non strappa applausi ma strappa i punti. La squadra di Spalletti si dimostra squadra nel momento di reggere l’urto e si mantiene imbattuta. Dopo aver giocato a Roma, Napoli e Torino, è davvero tanta roba.