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Quando valeva lo scudetto

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Quando valeva lo scudetto

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Alle ore 18 avrà inizio l’attesissimo Juventus-Milan, valido per la 31esima giornata di campionato. Un incontro che, come all’andata, si preannuncia spettacolare e pieno di tensione. Da una parte il pistolero Piatek e dall’altra il nuovo che avanza, Moise Kean. La posta in palio non è però così alta. La Juventus è ormai lanciatissima verso la conquista del suo ottavo titolo di fila mentre i rossoneri saranno presumibilmente impegnati fino alla fine del campionato per ottenere un piazzamento Champions.
Juventus-Milan è senza dubbio una delle classiche del calcio italiano: è la partita più antica del campionato avendo avuto luogo la prima volta il 28 aprile 1901; è la partita più disputata del nostro campionato e che ha caratterizzato il maggior numero di edizioni. Ed è, al pari del derby d’Italia tra Inter e Juventus, una delle rivalità più sentite del nostro calcio. La sfida tra i bianconeri e i rossoneri è stata spesso anche lo specchio della rivalità socio-economica tra le città di Torino e Milano, i centri industriali ed economici più floridi del Nord Italia. Juventus-Milan è stata negli anni passati una gara spesso decisiva per l’assegnazione del titolo, motivo per cui abbiamo deciso di rivivere le cinque sfide scudetto Juventus-Milan più importanti di sempre.

IL TRIDENTE GRE-NO-LI: MILAN FORZA SETTE

Il 5 febbraio 1950 è una data storica per tutti i tifosi italiani. Juventus e Milan, rispettivamente prima e seconda in campionato, si sfidano al Comunale di Torino e per la prima volta una partita di calcio viene trasmessa in televisione. Un evento storico che ha segnato per sempre la storia del mondo del pallone nostrano. Juventus e Milan sono protagoniste di un campionato di altissimo livello, anche se alla super sfida di Carnevale si presentano in condizioni ben diverse: i bianconeri sono reduci da un periodo povero di punti e di soddisfazioni mentre i rossoneri, a suon di vittorie, si sono portati a tre punti dalla Juventus.

Quel giorno il capoluogo piemontese è pervaso dal gelo e dalla neve, un impatto durissimo soprattutto per i bianconeri, reduci da un ritiro in Riviera. L’inizio della gara è a dir poco traumatico: dopo l’iniziale vantaggio di Hansen, la Juve si sgretola sotto i colpi del fenomenale tridente rossonero Gre-No-Li, come venne poi ribattezzato. Pareggia Nordhal, segnano il professore Gren e poi Liedholm, prima della doppietta dell’eterno Nordhal. Sono passati solo 25 minuti. Il Comunale di Torino diventa un teatro silenzioso in cui sembrano sventolare solo bandiere rossonere. E al 41′ del primo tempo viene espulso pure Parola, calmissimo e sportivissmo calciatore della Juve che rifila un calcione a Nordhal. Il secondo tempo è una passeggiata per il Milan. Di Nordhal, Burini e Candiani sono le altre tre reti segnate nella ripresa. Un 1-7 che rimarrà nella storia della rivalità biancorossonera.

“Nessuna meraviglia che il numero uno della classifica venga battuto dal numero due, ma è il modo quello che conta. La Juventus si è fatta male cadendo. Ha perso per l’inusitato e sorprendente punteggio di sette a uno e si è fatta espellere, con conseguenze certo notevoli per l’avvenire immediato, il suo capitano, che era anche il suo uomo più valido e più a posto.”

Vittorio Pozzo dopo la clamorosa vittoria del Milan.

Per la cronaca, quella vittoria, che sembrò poter essere il preludio alla caduta della Juve e alla vittoria finale del Milan, in realtà sarà la molla necessaria per risalire la china. I bianconeri, dopo l’incredibile sconfitta subita al Comunale di Torino sotto i colpi di Nordhal, ne vinceranno otto di fila. Dopo la vittoria a san Siro contro l’Inter, terza, la Juve festeggerà uno scudetto che avrà dei numeri incredibili: 100 reti realizzate, subendone 43. La sconfitta del 5 febbraio rimarrà solamente una pagina sbiadita di un cammino trionfale.

LA FURBATA DI ROBERTO BAGGIO

La partita in questione è un non memorabile Juventus-Milan del 30 ottobre 1994. Juventus e Milan conquisteranno in totale ben otto scudetti in due negli anni ’90. Un vero e proprio dominio delle due squadre che più di tutte hanno caratterizzato gli ultimi anni del ventesimo secolo. Al Delle Alpi di Torino va in scena una gara tutt’altro che spettacolare, ma che è necessario annoverare tra le grandi sfide scudetto perché emblematica del simbolico passaggio di consegne del titolo. Il Milan, campione nei tre anni precedenti, perde a Torino al cospetto di una Juve forte, cinica e dominante. Le occasioni più importanti arrivano proprio sui piedi dei giocatori allenati da Marcello Lippi: prima Ravanelli, poi Vialli. Prima della fine del primo tempo è però Baggio a sbloccare l’incontro. Angelo Di Livio pennella un cross perfetto sulla testa di Baggio che, complice un distratto Costacurta, porta in vantaggio la Juventus.

La prima Juve di Lippi darà sfoggio della propria classe e della propria forza per tutto l’arco del campionato, che culminerà nella vittoria dello scudetto. Al Milan non rimarrà altro che inchinarsi alla Vecchia Signora che con Lippi in panchina inaugurerà uno dei cicli più vincenti della sua storia. Molto particolari, per concludere, le parole poi rilasciate dal difensore Alessandro Costacurta.

“Baggio ha chiamato il pallone, pensavo fosse un mio compagno e non ho saltato. É stata una furbata da oratorio, ma ha funzionato.”

SHEVA-SEEDORF: SCUDETTO PIÚ VICINO

Sulla panchina del Milan figura Carlo Ancelotti, su quella bianconera Marcello Lippi. La super sfida di metà marzo del 2004 è un revival della finale di Champions dell’Old Trafford dell’anno prima, in cui erano stati i rossoneri a trionfare. E come quella sera, ancora una volta sono gli uomini di Carlo Ancelotti a festeggiare. Una Juventus rimaneggiata dalle assenze (out Del Piero e Trezeguet) trova un Milan in salute e in testa alla classifica, con 6 punti di vantaggio sui bianconeri. L’inizio di gara è promettente, la Juve è pericolosa solo con i tiri da fuori di Nedved, mentre un Kakà in palla esalta più volte i riflessi di Buffon. A metà del primo tempo ecco il vantaggio. Combinazione vincente Seedorf-Shevchenko: l’ucraino stacca benissimo di testa e porta in vantaggio il Diavolo.

Lo 0-1 di Shevchenko su assist di Seedorf

Il Milan avrebbe anche l’opportunità, a inizio ripresa, di chiudere i giochi ma Inzaghi si divora un gol clamoroso. La rete arriva comunque una decina di minuti più tardi. Seedorf lascia partire un destro poco violento ma che la deviazione di Ferrara rende velenosissimo. Nonostante l’assedio finale, la Juventus subisce anche il terzo gol ed è sempre Seedorf, autore di una doppietta e di un assist, a gonfiare la rete. Non basta il gol della bandiera di Ciro Ferrara, troppo forte questo Milan per una Juve anche sfortunata in virtù di numerose assenze. Il distacco aumenta a +9 e il tricolore è sempre più vicino ad esser cucito sul petto dei rossoneri, belli e spietati.

PRIMA DI CALCIOPOLI

La sfida delle sfide, come venne poi ribattezzata da qualcuno, si giocò il 18 dicembre 2004 prima della sosta natalizia. La prima Juve targata Capello si ritrova in testa al campionato con 4 punti di vantaggio sul Milan di Ancelotti. La gara di quella sera non sarà per nulla spettacolare, anzi. Noiosa, fallosa e molto polemica. Dopo appena tre minuti l’arbitro Bertini di Arezzo nega un rigore sacrosanto ai rossoneri. Shevchenko mette in area un pallone che è solo da spingere in rete, Crespo viene però messo giù da Zebina. Sarebbe rigore e rosso ma l’arbitro toscano, poi coinvolto nello scandalo Calciopoli, lascia correre.

Il Milan, sotto in classifica e senza Maldini infortunatosi nel riscaldamento, domina per larghi tratti della partita e colpisce pure un palo con il numero 7 ucraino. Tra i migliori in campo figura Costacurta, che annulla Del Piero e Ibrahimovic, mentre dall’altra parte emerge il fosforo del centrocampista brasiliano Emerson. L’occasione più ghiotta capita sui piedi di Andrea Pirlo, che al minuto numero 89′ calcia di un soffio a lato. A fine partita il punticino sta bene soprattutto alla Juventus, che rimane a distanza di sicurezza sui rossoneri. Tant’è che Nedved, tra i peggiori in campo, nelle classiche dichiarazioni post-gara ammette senza mezzi termini che il Milan ha dominato. La Juventus vincerà il campionato 2004-05 mentre il Milan si accontenterà del secondo posto. Ma sappiamo tutti, purtroppo, che non fu un titolo vinto sul campo.

LA NOTTE DEL “PRINCIPINO”

Siamo solo alla sesta giornata di campionato ma la sfida Juventus-Milan non è mai una partita qualunque. La gara del 2 ottobre 2011 mostrerà all’Italia e al mondo il grande ritorno della Juventus allenata da Antonio Conte. I campioni d’Italia in carica, infatti, si presentano sul terreno del nuovo Juventus Stadium stanchi e molli. Gli uomini in bianconero, invece, corrono all’impazzata per novantacinque minuti. La differenza di cattiveria agonistica è evidente. Ibrahimovic e compagni danno la sensazione di volersi accontentare di uno 0-0 che ad un certo punto sembra essere anche il risultato più probabile.

Il gol dell’1-0

La porta difesa da Abbiati pare stregata: la Juve gioca ad una intensità altissima, dominando la gara e creando una quantità colossale di palle gol. Vucinic, Marchisio e Vidal vanno vicini alla rete in almeno sei circostanze, ma la sfortuna (il montenegrino colpisce una traversa) e l’istinto di Abbiati salvano più volte il risultato. Il parziale cambia però a 3′ dalla fine. Marchisio, migliore in campo, chiude benissimo una doppia triangolazione con due compagni e la sua esultanza è un mix di gioia e liberazione. Il 2-0 arriva a tempo ormai scaduto. Il “Principino” lascia partire un destro potente ma centrale, che però il portiere rossonero non trattiene. I bianconeri vincono con merito e la vittoria sul Milan è la prima grande prova di forza di una squadra che da quel momento in poi non sa più come si perde:  dal 2011-12 sono arrivati ben sette titoli di fila e per l’ottavo è solo questione di tempo

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Thauvin torna protagonista e si confessa: “Andai a giocare in Messico perché soffrivo di depressione”

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Thauvin

Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.

DEPRESSIONE – Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.

UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.

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Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

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De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

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Politano e Darmian carichi nel prepartita: le parole

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All'Inter riesce una particolare impresa

Intervistati ai microfoni di DAZN nel prepartita di Napoli-Inter, Matteo Politano e Matteo Darmian hanno parlato delle loro sensazioni sul big match di giornata, molto importante per rispondere sul campo alle vittorie di Juventus e Milan.

POLITANO – “Conosciamo bene l’Inter e Dimarco, sappiamo che giocatore è ma siamo forti anche noi. Dovremo stare attenti. L’Inter ha una difesa fortissima, dovremo fare in modo di creare quante più occasioni possibili”.

DARMIAN – “Per arginare Kvara servirà lavoro di squadra, il Napoli ha tanti giocatori forti e dovremo stare attenti. La vittoria della Juve non ci mette pressione, dobbiamo scendere in campo come abbiamo sempre fatto”.

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Lecce-Bologna, le formazioni ufficiali: Zirkzee parte dalla panchina

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Lecce-Bologna

Il lunch match della 14ª giornata di Serie A mette di fronte due delle migliori formazioni del Belpaese. Guidate da due allenatori all’avanguardia e con molti spunti su cui lavorare, anche per il medio futuro. Lecce-Bologna sarà questa, ma anche molto altro. Il Lecce non vince dal 22 settembre, ma le ultime gare non sono state completamente da gettare. Indubbiamente, però, i salentini vogliono ritrovare i tre punti e vogliono farlo con la spinta del bollente pubblico di casa.

Ci proveranno contro una avversario sicuramente non facilissimo: il Bologna è, probabilmente, la rivoluzione di questa stagione ed il momentaneo sesto posto in classifica lo testimonia. Thiago Motta non potrà contare su De Silvestri in difesa, vittima di un infortunio. Mancherà anche Orsolini, ancora alle prese con l’infortunio che lo ha colpito circa una settimana fa.

D’Aversa e Thiago Motta hanno scelto i loro uomini per questo Lecce-Bologna, in scena del Via del Mare con calcio d’inizio previsto per le ore 12:30.

LE FORMAZIONI UFFICIALI

LECCE (4-3-3): Falcone; Gendrey, Pongracic, Baschirotto, Dorgu; Gonzalez, Ramadani, Oudin; Strefezza, Krstovic, Banda. All. D’Aversa.

BOLOGNA (4-2-3-1): Skorupski; Posch, Lukumi, Calafiori, Kristiansen; Aebischer, Fabbian; Ndoye, Ferguson, Saelemaekers; Van Hooijdonk. All. Thiago Motta.

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