Opportunità di vendetta servita, dilazionata nella doppia tornata tra andata e ritorno. Un anno dopo sarà ancora Juventus-Real Madrid. Lo sarà sulla via del doppio confronto per la terza volta nelle ultime 5 edizioni. Nella possibilità del doppio confronto si è sempre parlato italiano.
Lo scottante solo slot – quello che materialmente è contato di più – della finale nello scorso anno amaramente iberico.
Profetico fu Allegri nel pronunciar esplicito desiderio di non ispanico sorteggio. Nel gioco dell’imprevedibilità europea però – spesso – succede l’esatto opposto. Fatalità o meno, un anno dopo, sarà ancora Juve-Real.
INCIPIT

Non così immediato il pronostico. Diversi argomenti per pendere dall’una o dall’altra parte. A meno di un anno dalla fatal bianconera Cardiff, l’organico di chi prese per le orecchie la Coppa alzandola verso il cielo gallese non può essere migliorato nella qualità. Incontrovertibile esclamazione frutto di quasi totale immobilismo nelle ultime sessioni di mercato e solo movimento limitato all’apertura delle porte in uscita. Grandi nomi non ne sono entrati, piuttosto hanno lasciato. Anche se, alla fine, gran rimpianto non possono essere stati gli addii di Morata e James Rodriguez per quanto impattato effettivamente nella passata stagione. Sommato: il Real quello era, e quello – fondamentalmente – è rimasto.

Diverso discorso – ben più diverso – è per chi indossa la maglia a righe in una sorta di mini rivoluzione, se davvero così si può definire, avvenuta tra uscite ed entrate complessive.
In ordine di citazione più impattante a livello tecnico ed economico è stato l’addio di Bonucci. Addio pesante e importante ben gestito e ammortizzato – per fortuna o consapevolezza – dall’ascesa bianconera definitiva di Benatia. Per un difensore che è uscito verso Milano, un altro – De Sciglio – da Milano è arrivato. Non con un impatto specifico – tecnico e di personalità – degno dell’ex 19 ma piuttosto in punta di piedi. Un approccio e una confidenza con il mondo Juve dentro e fuori dal campo perfettamente in linea con quello che l’ex rossonero ha di fatto sempre messo in mostra e con lenti ma progressivi miglioramenti dentro il rettangolo verde.
Qualcun’altro poi – temporalmente meno legati al pianeta Juve – che in quella finale c’erano, in panchina o in campo, ha lasciato. Dani Alves e Lemina in questione. Specialmente per quest’ultimo non cessione dolorosa da sopportare.
Altri hanno seguito il milanista De Sciglio migliorando sensibilmente l’organico a disposizione di Allegri. Douglas Costa, Bernardeschi, Matuidi – e il meno utilizzato Bentancur – non hanno bisogno di spesa di ulteriori caratteri.

Passi in avanti per ridurre quel gap che Cardiff mise in mostra sono stati fatti, semplicemente con gli acquisti.
In più non sarà gioco one shot ma andata e ritrono che – per tradizione – si dipingono di bianco e nero.
PERCHÈ SI
…non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare.
Sorteggio amaro. Ma, forse, meglio adesso.
Dantiana parafrasi catalizzatrice forse di un disegno esistente, favorevole ai bianconeri. Perchè a guardare il passato non può che essere così. A guardare il passato “si può fare”. Il gioco ripetuto – a meno di follie autolesioniste di Evrastica tradizione – sorride ai bianconeri anche in situazioni quasi compromesse. Lo hanno detto gli ottavi. Anche una tornata fa non il migliore dei sorteggi. Il pareggio a Torino e lo svantaggio a Wembley avevano iniziato a scrivere già il finale poi cambiato nel giro di un istante.Lo dice il passato meno recente. Juventus-Barcellona un quarto di finale con esito già scritto. Impossibile prevalere sul Barcellona di Messi, Neymar e Suarez. Poi fu 3-0 piemontese.

Lo conferma il passato più lontano. Forse ancor più fedele perchè passato proprio dal vaglio blanco.
Se one shot, allora è madrileno. Gioco ripetuto che invece nel 2014/15 disse Juventus alla soglia della finale di Berlino.
Premesse di gloria.
Si può fare perchè tradizionalmente è proprio nella seconda fase della stagione, quando la parte decisiva dell’anno prende piede, che il lavoro di Allegri – tecnico e atletico – produce il massimo risultato.
Si può fare perchè solo adesso – come ogni anno – l’HD bianconero sembra iniziare a far sul serio dopo aver “riposato” alternando gli sforzi nel prologo di stagione. Proprio a Wembley, a cose quasi fatte, Higuain e Dybala sembrano essersi detti che quello era il momento di accendersi definitivamente. Insieme. E proprio quel Tottenham che tanto ha fatto sudare ma che alla fine ha dovuto arrendersi aveva imposto a sua volta la propria legge al Bernabeu nella fase a gironi; pur vero, non nel periodo rosa del Real. E se l’attacco della Juve macina gol, la difesa blanca aveva mostrato cedimenti e insicurezze pericolose che col tempo non sembrano essere guarite. Lo dicono i 30 gol subiti in campionato. 17 in più del Barcellona, 18 dell’Atletico.
Si può fare perchè la Juventus di anno in anno si rafforza tra mercato e meccanismi. Si può fare perchè se c’è una Juve che ingrana, c’è un Real contrario a -15 dalla capolista in Liga. Un Real, che forse così tanto imbattibile non sembra essere. A maggior ragione nel gioco ripetuto.
Difficoltà stagionali evidenti e manifeste che riescono a coinvolgere e “rallentare” l’uomo più rappresentativo e decisivo.

Uomo i cui numeri e il nome non hanno bisogno di essere citati, che oltre la metà gennaio, in campionato, aveva segnato la miseria di 4 gol. Solo un anno prima, nella sua più bassa stagione – a livello realizzativo – dal 2009/2010, comunque culminata con Champions vinta da assoluto protagonista e Pallone d’Oro, ne aveva messi a segno più del triplo.
Si può fare perchè se il Real Madrid concede 15 punti in Liga, forse, qualcosa che effettivamente non gira c’è. Allora giusto approfittarne. Anche perchè nel doppio confronto con il PSG più ricco di sempre ma – alla fine dei conti – sempre uguale il gioco non è stato all’altezza nè all’andata, nè al ritorno e tutta la brillantezza che il 5-2 complessivo presume non si è manifestata e tantissimi sono stati i demeriti della controparte.

Si può fare per la spinta che l’eliminazione dei bi-campioni in carica darebbe verso quella scarognata vittoria finale.
Scarognata vittoria finale giusto e annunciato primo ossequio al mondo che l’ha accolto prima e applaudito poi, del più grande portiere mai esistito che quella coppa insegue dannatamente.
Per questo si può, e forse si deve, fare.
PERCHÈ NO
Perchè è il Real Madrid.
Maestra e regina di Coppa. Nata apposta per dominare nel mondo, piuttosto che in patria.
Perchè sono i bi-campioni.
Perchè, sebbene diversa, la Juve di Cardiff aveva messo in mostra lacune di personalità troppo grandi per pensare anche solo di eguagliare o avvicinarsi allo strapotere della propria mattatrice.
Che anche nella stagione della disgrazia, del calo drammatico, delle accuse e dei dubbi a Zidane, colui che da esordiente ha guidato in una stagione e mezza a far sollevare 8 trofei, elimina poi senza grandi affanni e senza quasi giocare da Real la squadra più ricca degli ultimi come valori – economici – in campo e designata a neanche tanto semplice potenziale vincitrice finale.

Doppia impresa ardua da contemplare perchè indiscutibili sono i valori in campo in maglia blanca. Nonostante illazioni di catastrofico calo.
La vittoria della Liga ormai è obbiettivo sfumato e il 5° posto (esclusione dalla Champions) è lontano 12 punti. Solo motivo di impegno in campionato è quello di concludere la stagione evitando drammatici harakiri.
Champions dunque rimasto solo e assoluto obbiettivo da raggiungere per salvare letteralmente la stagione “vantaggio” e motivazione in più nelle mani di Zidane e sèguito.
Valori che dimostrati dal cinismo sottoporta del Real. 67 i gol segnati in Liga, solo 5 meno della macchina blaugrana tanto altrettanto temuta se non ancor di più e ancor più esplicito desiderio di Allegri di non voluto epilogo di sorteggio.
22 i gol in Champions League in 8 partite. E quel Cristiano Ronaldo in calo denunciato, se vede Europa si trasforma, o meglio, torna alle normali sembianze da fenomeno assoluto esultando, finora, 12 volte in Champions e andando a segno in tutte e 8 le partite giocate.
La difesa della Juventus – settennale punto di forza e assoluta solidità – alla guarigione Real ha contemporaneamente mostrato crepe nel doppio confronto con il Tottenham subendo 3 gol in due partite. 2 nella gara casalinga, cruento suicidio se commesso anche nel doppio turno dei quarti.
Il tentativo poi di riassestare i numeri su normali e – per Cristiano Ronaldo – solo accettabili medie gol ha ripreso anche in Liga e da metà gennaio in 8 partite di campionato è sempre andato a segno gonfiando la rete 14 volte.
L’esperienza e la freddezza delle gestioni madrilene in Champions è di assoluto livello e alla Juventus non è detto che possa bastare il turno perfetto. A maggior ragione del fatto che 3 giorni prima dell’andata casalinga di Torino, in cui assolutamente di prim’ordine bianconero sarà l’obiettivo di non subire gol, il calendario di Serie A riserva la gara con il Milan, decisamente in salute di risultati e umore, uscito a testa alta dall’Emirates, con il campionato come unico mezzo per continuare la rincorsa al piazzamento Champions.

Un anno dopo sarà dunque ancora Real-Juventus.
Per i bianconeri motivo di vendetta e ricercata superiorità sulla favorita finale, come stimolo di maggior consapevolezza di potercela fare – forse – finalmente.
Per i blancos unico baluardo rimasto a cui aggrapparsi per risollevare e salvare una stagione altrimenti fallimentare sotto ogni punto di vista.
Juventus-Real Madrid un anno dopo.
E chissà…