Maurizio Arrivabene si è lasciato andare in un’intervista a Tuttosport, esprimendosi sul futuro e sulle strategie di mercato della Juventus.
NUOVA JUVENTUS – “Non c’è una nuova Juventus, c’è la Juventus che come obiettivo ha la continuità a mantenere una squadra ad altissimi livelli e mirare ad altissimi traguardi. Non starò a ripetere la famosa frase di Boniperti, ma l’obiettivo è sempre quello. Stiamo progettando una Juventus che parta dal calcio, perché rimane il nostro cuore pulsante, ma che si allarghi in altre dimensioni. Io credo che il marchio Juventus possa andare oltre i confini italiani”.
JUVENTUS COME LA FERRARI – “Il marchio Ferrari parte da un approccio già globale, ha il vantaggio di avere sempre ‘performato a livello mondiale grazie al tipo di competizione in cui partecipa da sempre. La JUventus è una squadra che nasce a livello locale, si amplia a livello nazionale , trova una sua posizione in Europa e oggi vuole fare il salto a livello globale. Sono due stili differenti. Competere ai massimi livelli aiuta a rendere il marchio mondiale”.
ORGANIZZAZIONE A LIVELLO SPORTIVO – “Lì comanda Federico Cherubini che con i suoi collaboratori (Tognazzi, Manna e Ottolini) si occupa del mercato. Lui è l’uomo che fa il mercato della Juventus, il mio ruolo è dargli un supporto su certe operazioni oppure aprire improvvisamente la porta del suo ufficio ed entrare con un’idea che al momento può sembrare folle e valutarla insieme. Loro sono bravissimi e fanno davvero bene il loro lavoro. Io stimolo e lancio sfide, ma i veri artefici sono loro”.
POGBA – “Apri una porta, lanci un nome, tutti ti guardano come se fossi matto e poi, piano piano, la macchina si avvia e costruisci l’operazione. Così è nato Pogba. Da una domanda: ‘ Ma perché non prendiamo Pogba?’. Attenzione, l’idea non basta: l’idea è solo una provocazione, poi bisogna metterla in pratica. Devi sempre capire se quella provocazione ha i numeri per la messa a terra. Se i numeri ‘quagliano’, devi portare l’operazione in Consiglio d’Amministrazione e non puoi presentarti senza numeri che abbiano una logica, se parliamo di giocatori importanti, naturalmente. Gli stiamo parlando e le cose si stanno evolvendo molto, molto bene”.
DE LIGT – “Impossibile trattenere chi se ne vuole andare. Ma è sempre una questione di numeri, non è che se uno vuole andare via gli rispondi: ‘Prego, accomodati’. E’ difficile trattenere un giocatore, però dal tavolo della trattativa bisogna alzarsi tutti e tre soddisfatti. E vale sempre l’articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto“.
ALLEGRI – “Noi lo coinvolgiamo in tutto e lui ci coinvolge nelle scelte. Lui ha preso molto a cuore la strategia del club e abbiamo iniziato questa operazione insieme. Non è stata facile per nessuno, noi avevamo l’aumento di capitale, i costi della società da controllare e le strategie future mentre lui doveva gestire una squadra che si è trovato e che non ha costruito. Ora, grazie a quelle riunioni di cui parlavo e a un gruppo dirigente molto compatto, si sta iniziando a costruire qualcosa di più adatto a lui. Noi agiamo secondo un piano. A sentire in giro, abbiamo comprato tutti e venduto tutti. Però, sono sincero, questo racconto del mercato mi affascina anche un po’. Ogni tanto leggo o vedo in tv dei nomi che non avevo mai sentito nelle nostre riunioni, quindi chiamo Cherubini per chiedergli: ma davvero stiamo trattando quel giocatore? E lui mi risponde: ‘Hai bevuto?’ No, scherzi a parte, cade dalle nuvole. Comunque la narrazione del calciomercato vissuta all’interno della società ha risvolti comici e quasi surreali“.
DYBALA – “C’era stato un accordo, poi c’è stato l’aumento di capitale, ci siamo tutti presi una pausa, di cui i procuratori erano informati e d’accordo, per effettuare valutazioni all’interno del Consiglio di amministrazione. Ci siamo rincontrati e abbiamo detto che i termini erano cambiati, perché volevamo muoverci in maniera diversa. Per cui da un contratto quadriennale a certe cifre, che vorrei evitare di citare per evitare ulteriori polemiche, siamo passati a un’altra strategia. Anche perché tutti sanno chi è arrivato a gennaio, no? (Vlahovic, ndr). Ma questo non ha compromesso i rapporti, non c’è stata nessuna guerra fra noi e Dybala. Dopo la decisione ci siamo sempre salutati cordialmente al centro sportivo. Diciamo che c’è stata una decisione senza se e senza ma su questa vicenda e l’abbiamo messa in atto. Mi auguro che Dybala trovi la squadra e le soddisfazioni che merita. Dal nostro punto di vista le cose hanno un inizio e una fine. Ribadisco: la Juventus è sopra tutto. Ci sono giocatori che hanno lasciato un’impronta profonda, ma il marchio Juventus è sempre più importante“.
SU RONALDO – “Non è stato sfruttato fino in fondo per colpa del Covid. È un grande dispiacere perché non abbiamo sfruttato appieno il potenziale, ma c’è un fatto di cui sono fermamente convinto: la Juventus va sopra qualsiasi giocatore, è una squadra che ha regole precise e che ha 125 anni di storia, più di un secolo di storia non viene scritto da un solo giocatore, per cui la squadra è sempre più importante dei singoli. Esiste la Juventus e alla Juventus le regole le devono rispettare tutti, a partire da me“.
BILANCIO – “Quello che chiudiamo è un esercizio di bilancio ancora dolorosissimo, perché gli effetti della pandemia non sono ancora passati. Ci portiamo dietro uno zaino pieno di problemi generati anche dalla pandemia. La chiusura dello Stadium e del museo ha causato danni per 75-80 milioni di perdite su due esercizi, con una marginalità dell’80%, quindi parliamo di perdite pesanti. Al di là del Covid ci sono una serie di costi ad alta marginalità che hanno inciso. Le faccio solo un esempio: lo sa che Douglas Costa inciderà ancora sul prossimo bilancio della società? Non c’è solo il Covid, quindi. In quello zaino c’è una serie di problematiche e di costi. Non voglio fare nessuna critica, ma bisogna essere realisti. Una situazione di crisi non la risolvi con la bacchetta magica da un giorno all’altro. Quindi il bilancio al 30 giugno 2022 sarà ancora lacrime e sangue, però vedo un miglioramento nel futuro“.