La Juventus è prima in solitaria a punteggio pieno. Nulla di anomalo insomma, se non consideriamo che sono passate soltanto 3 giornate e che la cosiddetta “anti-Juve” sembra impersonarsi nella Madama stessa. Dopo un inizio così scoppiettante i tifosi dovrebbero essere in estasi ed appoggiare totalmente la squadra e Allegri. Non è così, non è decisamente così. Nonosante il bottino pieno in campionato, c’è molto da recriminare ai bianconeri, e soprattutto molto da rivedere. Con l’esodo dei nazionali e la pausa di due settimane, proviamo a fare un punto della situazione in casa Juve, esaltando ciò che ha funzionato, e criticando ciò che ha bisogno di una sistemata.
BERNARDESCHI

Idolo dei tifosi bianconeri, tanto da esserci stata una manifestazione per donargli la maglia numero 10 al suo arrivo, Federico Bernardeschi si è dimostrato una delle note più lieti di questo inizio di stagione per la Juventus. All’esordio in Serie A parte dalla panchina e subentra al 58′, al posto di Cuadrado, dopo il gol del vantaggio clivense. Buttato nella mischia si rende subito decisivo, propiziando l’autogol di Bani, grazie ad un perfetto calcio d’angolo. Diventa il riferimento avanzato della squadra e al 93′ sigla il gol vittoria con un piattone destro.
Dopo la grande prestazione aVerona viene confermato titolare in casa contro la Lazio. In 60 minuti riesce ancora a farsi notare e rendersi decisivo, dato che è da una sua azione sulla destra che scaturisce il gol del vantaggio di Pjanic. Nella 3a giornata non si rende protagonista nelle azioni vincenti, ma più volte cerca la porta e, soprattutto, Ronaldo.
Nei 147 minuti in cui è sceso in campo, Bernardeschi è riuscito a riscuotere un resoconto molto positivo. Per quanto riguarda la distribuzione del pallone si è dimostrato un vero e proprio riferimento per la manovra: 45 passaggi corti e 6 lunghi, 5 cross in movimento e 3 occasioni create dipingono un profilo di assoluto livello e fulcro della fase offensiva. Se ci rapportiamo alla fase realizzativa, nei tre spezzoni di partita giocati, sono 8 i tiri complessivi, di cui 4 nello specchio, senza contare quelli respinti, con un gol sul curriculum.
MANDZUKIC

A differenza dell’ex viola, Mario non è una sorpresa. L’inizio di stagione straripante del croato non stupisce, potendo vantare un curriculum di primissimo livello, ed essendo fresco finalista mondiale. Nella trasferta di Verona parte al fianco di Allegri in panchina, entrando soltanto nei ultimi 25 minuti. Prova a lasciare il segno in una partita complicata, e sarebbe anche riuscito se non gli avessero annullato, giustamente, una rete per fallo di mano di CR7. Oltre al “quasi-gol” impegna Sorrentino e la difesa un paio di volte, risultando una presenza veramente scomoda per i clivensi.
Nella seconda uscita bianconera parte titolare indiscusso. Grazie a una sua sponda, deviata da un difensore, colleziona l’assist per il vantaggio della Juventus, e sulla ribattuta di Sorrentino sigla il 2-0. Tiene alta la squadra nella fase offensiva e torna a riconquistare palla e a spazzare in quella difensiva. La vittoria sulla Lazio porta indissolubilmente il suo nome. A Parma è nuovamente titolare e nuovamente protagonista assoluto. Servono solo 3 minuti per portare avanti i bianconeri e, dopo un’azione corale, serve un assist al bacio per il raddoppio firmato Matuidi. Si riconferma, ovviamente, il Man of The Match.
Se analizziamo i numeri di Mandzukic, ci si rende facilmente conto di quanto importante sia la sua presenza per la Juventus. Un dato che risalta all’occhio, e che identifica il Mario “allegriano” è quello dei duelli aerei vinti, in entrambre le metà del campo. Sono ben 16 quelli ingaggiati dal croato, e solamente da 3 di questi ne è uscito sconfitto. Nei 206 minuti giocati ha completato 47 passaggi, indice di una attaccante che è sempre presente nella manovra, e che non ricopre solo il ruolo di boa. Oltre ai 2 gol, non ha mai centrato lo specchio della porta, risultando un vero e proprio cecchino.
I RISULTATI
Niente di più bello della vittoria. La più lieta notizia per i tifosi della Juventus è proprio il bottino pieno di risultati. Nonostante diverse critiche a giocatori e allenatore, e qualche rischio al cardiopalma per i supporter bianconeri, la Vecchia Signora non si dimentica come si vince, e lo fa ad ogni costo. Un’occhiata alle competitor basta per capire il livello di questa squadra, che antepone la vittoria a tutto. Non importa se il top player non riesce a segnare, non importa se a 15 minuti dalla fine sei in svantaggio in trasferta, non importa se la manovra non è fluida come i fifosi sognano, la Juventus vince.
CRISTIANO RONALDO

Facendo un quadro di ciò che è migliorabile, spicca insesorabilmente il nome di Cristiano Ronaldo. Dire che le aspettative su questo giocatore fossero elevate è un eufemismo. Ci si aspettavano valanghe di gol, dato il curriculum che CR7 può vantare, eppure è rimasto a secco, 270 minuti completamente a secco, e di gol e di assist. La gara di esordio nel nuovo campionato è quella finora affrontata meglio dal portoghese. Si è presentato come accentratore della fase offensiva, finalizzando spesso, e anche troppo, da solo. Un miracolo di Sorrentino infrange i sogni di veder esultare il proprio idolo già alla prima, e qualche errore sotto porta di Ronaldo aumenta il rammarico. Le successive due partite completano un climax discendente di prestazioni, culminante con la totale anonimia al Tardini. Mentre con la Lazio ha impegnato Strakosha un paio di volte, e ha sfiorato un gol clamorosamente mancato, dove il pallone gli è rimasto un po’ sotto, con il Parma non ha mai nemmeno impensierito il portiere avversario.
Bulimico nella fase offensiva, Cristiano ha infatti completato ben 91 passaggi nelle 3 partite, arricchiti da 6 cross e 8 occasioni create. La realizzazione mancata è condita da 17 tiri in porta di cui 9 nello specchio. Una mira sicuramente da aggiustare dato che il ruolo principe di CR7 alla Juventus è proprio quello di finalizzatore ultimo della squadra. Nonostante si sia fatto notare nella costruzione avanzata, ad oggi rimane una delusione, in quanto da un “penta-pallone d’oro”, nonché miglior marcatore della storia del Real Madrid, il club più illustre della storia del calcio, l’unica cosa che ci si aspetta è il gol.
DYBALA

Il flop più assordante di questa stagione prende il nome di Paulo Dybala. Miglior marcatore della scorsa annata della Juventus, nonché pezzo pregiato della vetrina bianconera, la Joya ha collezionato solo 100 minuti. Partito titolare nella trasferta al Bentegodi, è stato regelato in panchina alla 2a giornata, e subentrato nei 10 minuti finali alla 3a. Complici i rendimenti di Bernardeschi e Mandzukic e soprattutto la prestazione incolore del numero 10 contro il Chievo, Dybala è stato completamente accantonato da Allegri, preferendogli addirittura Costa e Cuadrado come cambio a partita in corso. A tagliare in ultimo le gambe all’argentino è stata la poca sinergia con Ronaldo, epicentro di tutto il gioco juventino. La Madama ha una vasta scelta in attacco, il ventaglio più pingue d’Europa indubbiamente, che mette in crisi il tecnico livornese ad ogni distinta. Ad oggi sappiamo solo che l’ultimo di questa vasta scelta di nomi è quello di Dybala.
LA DIFESA

Ultima imperfezione da denotare è quella relativa alla fase difensiva. La media di un gol a partita, tra l’altro affrontando anche squadre non di prima fascia come Chievo e Parma, non è da Juve. Il punto focale delle vittorie della Vecchia Signora è sempre stata la solidità in difesa dato che, a detta dello stesso Allegri, i campionati si vincono prendendo meno gol. Un mantra che per ora i bianconeri non stanno rispettando, visti anche i 19 tiri subiti in 3 partite, troppi per le medie passate. Il problema potrebbe essere la propensione offensiva spropositata della squadra, visti gli interpreti schierati. La catena di destra Bonucci-Cancelo sembra essere l’anello debole: il terzino portoghese spesso intraprende la via della sovrapposizione, lasciando soltanto l’ex Milan in retroguardia. Le caratteristiche del viterbese sono proiettate principalmente nella impostazione e nella rifinitura, non certamente nell’uno contro uno. A rafforzare tale idea è quella che nelle ultime stagioni bianconere di Bonucci, Allegri preferiva accoppiarlo con un terzino più accorto, come Barzagli, rispetto a uno di spinta come Lichtsteiner o Dani Alves.
Tale decifit arretrato impone a Massimiliano di precludere qualsiasi opzione per il centrocampo a 2, in quanto mancherebbe un filtro a centrocampo adeguato e lasciando ancor di più Bonucci da solo in marcatura. Sicuramente il tecnico ha tempo e modo di reinventarsi gli schemi difensivi per ovviare a tali problematiche, ma per ora la difesa è decisamente insufficiente.