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La deriva del numero sette

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La deriva del numero sette

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Ci sono numeri che inevitabilmente fanno la storia del calcio. Quelle cifre che fanno sognare tifosi e giovani aspiranti: ad esempio Maradona, da piccolo, si immaginava di indossare prima o poi la diez de cuero blanco. Incredibile come un semplice numero possa incarnare un significato universale in relazione ad un ruolo oppure ad una squadra di calcio. Quella tre dello sfortunato Escobar fu intoccabile finché non arrivò Ivan Ramiro Cordoba. Uno dei numeri più importanti è il sette del Manchester United. L’inizio della tradizione è stato con l’indimenticabile George Best, quel nordirlandese che incarnava in tutto e per tutto gli anni sessanta. Quel numero è stato poi portato avanti da Robson, Cantona e Beckham fino ad arrivare all’apice con un giovane portoghese. Proprio lui, quel Cristiano Ronaldo che in realtà voleva il suo ventotto, ma che alla fine non potrà più staccarsi da quel sette.

Dalla partenza del portoghese in poi, però, quel numero è stato più un onere che un onore, cambiando più volte proprietario, portando ad una riduzione della propria sacralità. Nessuno è riuscito a ridare lustro alla storia di quel numero, forse il frutto di una piccola crisi che si è avuta negli anni dopo la finale di Wembley. Fatto sta che, forse, solo con Sanchez c’è la garanzia che finalmente quel numero sarà onorato.

GOLDEN BOY DECADUTO

Tutti amano il Golden Boy: chi è nato tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta non potrà negare che ha sognato almeno una volta di essere come Michael Owen. Eppure allo United non lasciò assolutamente il segno: Ferguson lo volle a tutti i costi, sperando di provare almeno in piccola parte a rimpiazzare CR7. Owen era già nella fase calante della sua carriera, quell’infortunio al Newcastle gli ha minato irrimediabilmente la carriera. Diventa facilmente una riserva anche poco indispensabile per quel Sir Alex che lo aveva inseguito per tanti anni. L’unica traccia lasciata fu quel caso creato dall’esclusione di Berbatov per favorire proprio il Golden Boy in occasione della finale del 2011 al Wembley contro il Barcellona. Una scelta che poi gli costò anche l’indignazione della Kop che gli urlava contro: “Once a manc, never a red”.

IL DUBBIO PIÙ GRANDE

Dalle parti dell’Old Trafford se lo staranno ancora chiedendo. Perché Valencia ha indossato quel numero? Un vero mistero che nemmeno Sherlock Holmes in persona riuscirebbe a risolvere. L’ecuadoriano non ha mai avuto queste spiccate doti tecniche tali da poter somigliare a chi prima di lui ha onorato quel numero. Certamente il Valencia di qualche anno fa aveva più doti offensive, ma non è mai stato un punto di riferimento dell’attacco dei reds. Fu certamente decisivo per la vittoria dell’ultimo campionato di Sir Alex Ferguson specialmente per la sua duttilità nel giocare in qualunque ruolo sulla fascia sinistra, non per la sua scarsa attitudine al gol. Sia chiaro che non è mai stato un fallimento di fatto. D’altronde Antonio è ancora un titolare inamovibile negli undici dello United, ma quella scelta ha poco a che vedere con la coerenza.

MOMENTO SBAGLIATO

Tornasse indietro, Angel Di Maria ci penserebbe per ben due volte prima di accettare l’offerta di Van Gaal. L’olandese è reduce da un mondiale entusiasmante con la sua Olanda ed è pronto a conquistare l’Inghilterra, costruendo un nuovo ciclo dopo il triste fallimento di Moyes. Per avviarlo all’istante, l’unica maniera plausibile era fare una campagna acquisti massiccia provando a sbaragliare la concorrenza per i pezzi migliori. Tra questi c’era certamente el fideo Angel Di Maria, reduce dall’incredibile decima e la finale persa al Maracanà contro la Germania. Per caratteristiche l’argentino è il più indicato della lista per indossare quel numero: tanta tecnica ed efficacia, mista ad un’esperienza da grande, che lo avvicina al Gotha del seven dello United.

Poteva tranquillamente ripetersi ai livelli del Real anche senza gente come Ronaldo o Bale ma  la rifondazione di Van Gaal non portò i frutti sperati a causa di una gestione eccessivamente caotica. Ala sinistra, esterno di sinistra, seconda punta, trequartista, ala destra e esterno di destra. Basta menzionare i ruoli che ha occupato in una stagione per dimostrare quanto poco ordine ci fosse con Van Gaal.  L’argentino resterà per una sola stagione per poi fuggire al Paris Saint Germain, scontento per il trattamento ricevuto. A posteriori racconterà che la sua impressione fosse che il club l’avesse comprato solo per vendere le magliette. Rincara poi la dose affermando che lo United non aveva interessi nel creare gioco e portare gioia ai tifosi, ma solo nel riempirsi le tasche il più possibile.

CRESCITA INTERROTTA

Doveva passare tutto da quei piedi, dall’Olanda per riscattare lo United. Andato via Di Maria, un giovane esuberante come Memphis Depay si era preso quella sette come se fosse una promessa rivolta all’Old Trafford. I presupposti erano quelli giusti perché l’olandese in patria stava stupendo chiunque con i suoi colpi. Sarebbe stata la futura promessa del calcio grazie soprattutto al suo carattere sbarazzino. L’Inghilterra sarebbe dovuto essere il suo banco di prova, quel terreno fertile dove sbocciare definitivamente dopo l’apprendistato al Psv. Invece la sua crescita si fermò: la completa incertezza con Van Gaal e il poco rapporto con Mourinho spense quel fuoco che ardeva in Depay. Nella prima stagione segna ben sette reti.

Con l’arrivo di Mourinho arriva un calo piuttosto evidente, in 6 mesi non riesce a timbrare il cartellino. L’allenatore portoghese, nonostante tutto, credette nelle grandi potenzialità dell’olandese. La voglia di rifiatare in un’altra terra però, portò Depay ad accettare la chiamata del Lione nel Gennaio del 2017. Il suo trasferimento fu un sollievo un po’ per tutti; ora è tornato a dipingere gioco, chiedere al PSG per credere.

NUOVA SFIDA

Il derby di Manchester è stato vinto dai reds, ovviamente stiamo parlando di quello prettamente legato al calciomercato: Alexis Sanchez è un nuovo giocatore dello United. Con il vuoto lasciato libero da Depay, il cileno si è accaparrato subito quel numero che già aveva all’Arsenal e che ha avuto anche all’Udinese. Non ha voluto perdere nemmeno un secondo e subito ha voluto dimostrare la sua intenzione a fare bene con la maglia dei reds. La speranza di tutti è che la sette sia riportata nel posto dove realmente merita. La concorrenza però è piuttosto alta e sicuramente Alexis non giocherà dunque tutte le partite. Non sarà da escludere anche il rapporto che il cileno potrà avere con Mourinho, anche lui come Wenger poco affine alle prime donne. Probabilmente, dopo ciò che si è visto con l’Arsenal, qualche presupposto per prevedere un successo ci sono; sarà realmente così?

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Europa League

FLASH – Il LASK gela il Liverpool: 1-0 per gli austriaci

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Liverpool

Clamoroso quanto sta accadendo in LASK-Liverpool, match valido per la prima giornata di Europa League. La squadra austriaca è infatti passata in vantaggio al 14′ grazie al gol di Flecker che, con un potentissimo destro, è riuscito a battere Kelleher. Gara subito in salita per i Reds di Jurgen Klopp.

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La Germania ha chiuso l’accordo con Nagelsmann: manca un dettaglio!

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Germania

La Germania è pronta a ripartire con un nuovo ciclo in panchina. L’esperienza fallimentare, vissuta con Flick, necessitava di una svolta. Questa cambiamento, già materializzatosi con l’esonero dell’ex tecnico del Bayern Monaco, verrà completato a breve con l’insediamento di Julian Nagelsmann. Stando a quanto propone Fabrizio Romano sul proprio profilo Twitter, l’accordo con il successore di Flick sulla panchina della nazionale teutonica è già stato raggiunto. Il giovane allenatore tedesco ha già detto sì alla proposta della Federcalcio tedesca, che ha trovato un accordo anche con il suo entourage. Ciò che manca, adesso, è la definizione dello staff tecnico, che accompagnerà Nagelsmann in questa nuova avventura.

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Calcio Internazionale

Garcia vince di misura, troppo turnover per Inzaghi? Il resoconto di Real Sociedad-Inter e Braga-Napoli

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Seconda notte di Champions nella prima giornata di questa stagione. In campo altre due italiane: dopo i pareggi di Milan e Lazio contro Newcastle e Atletico Madrid, tocca a Inter e Napoli, impegnate entrambe in trasferta rispettivamente contro Real Sociedad e Braga. Importante partire subito con un risultato favorevole, per indirizzare il proprio girone sui binari giusti.

IL RESOCONTO DI REAL SOCIEDAD-INTER

Il match dei nerazzurri non parte proprio nel migliore dei modi. Dopo pochissimi istanti il Sociedad è già pericolosissimo con un clamoroso palo di Barrentxea, a Sommer battuto. E al 4′ gli sforzi della formazione di Alguacil vengono premiati con il gol di Mendez, su un’ingenuità colossale di Bastoni. L’Inter imposta dal basso con Sommer per il centrale italiano, che viene pressato e perde palla da ultimo uomo, rendendo facile facile il colpo del giocatore avversario. Nonostante il gol subito, ai nerazzurri manca la strigliata per recuperare il risultato. La Real Sociedad è padrona del campo nel primo tempo e va vicina al gol in più frangenti, con la difesa di Inzaghi in evidente difficoltà.

Nei secondi 45′ la solfa della partita non cambia: la squadra di Alguacil domina in lungo e in largo, con l’Inter incapace di farsi vedere in zona offensiva (Arnautovic uscirà dopo poco più di 50′, Lautaro è impalpabile). Quando la Sociedad arriva in area da calcio piazzato sono quasi sempre guai: su due corner registriamo un paratone di Sommer su Oyarzabal e una traversa di Merino di testa. Inter che ha anche rischiato di rimanere in dieci uomini, con l’espulsione di Barella poi tolta dopo consulto al VAR. Il centrocampista italiano, nel tentativo di divincolarsi da una trattenuta di Mendez, avrebbe colpito violentemente il giocatore avversario. Nulla di ciò è accaduto e giustamente Taylor ha tolto il cartellino rosso.

L’Inter è anche sfortunata, perchè il trend della partita, col passare dei minuti, inizia a cambiare: l’Inter alza il proprio baricentro ed è più pericolosa e al 79′ Thuram trova il gol del pareggio dopo un’azione rapida tutta rasoterra, ma c’è un fuorigioco millimetrico di Carlos Augusto, poi autore dell’assist per il francese. All’87’, però, ecco il colpo del campione: Lautaro fa 1-1 all’unica occasione del suo match. Tiro cross sporco di Frattesi che finisce sul secondo palo, dove il capitano nerazzurro è lucido a fiondarsi in scivolata e a metterla sotto la traversa. Sesto gol stagionale, e questo è pesantissimo: il risultato finale è 1-1 a San Sebastian.

IL RESOCONTO DI BRAGA-NAPOLI

Avvio non entusiasmante nemmeno per il Napoli, che dopo 13′ perde per un problema muscolare Rrahmani, ancora non in forma dopo i precedenti problemi di inizio stagione. Nonostante ciò, gli uomini di Garcia sono nettamente padroni del campo nel primo tempo e conducono la partita su ogni fronte, senza però trovare il gol. Osimhen è indemoniato: prima prende una traversa, poi si procura un rigore (annullato però dal VAR per, in realtà, fallo del nigeriano). Quando tutto sembra pronto per il duplice fischio arbitrale, ecco il gol di Di Lorenzo. Assist proprio di Osimhen per il sinistro al volo del capitano azzurro. Tocco della traversa e 0-1 Napoli dopo 45′.

Nella ripresa cambia leggermente il canovaccio della sfida, con i ritmi che si abbassano drasticamente. Il Napoli non ha nessun interesse a fare la partita in zona gol e, esclusi alcuni lampi di Osimhen e Kvaratskhelia, amministra il gioco lasciando poco spazio alle azioni del Braga. Sembrava tutto apparecchiato per una vittoria senza patemi del Napoli, ma ecco all’84 il gol del pari del Braga. Brutto errore di Ostigard in uscita con la palla e facile facile il cross di Zalazar per Bruma, che di testa fa 1-1. Ma il Napoli è una squadra che non molla mai, e all’89’ ecco il clamoroso autogol di Niakatè: fondamentale Zielinski che, dalla zona sinistra dell’area, crossa a mezza altezza in mezzo, dove il difensore francese prova a spazzare in maniera decisamente goffa, finendo per mettere la palla nella sua porta. Con un autogol incredibile il Napoli vince una partita che si è resa più ostica del previsto, iniziando il girone al meglio.

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Champions League

Milan-Newcastle 0-0, le pagelle del match: Leao sprecone, Tonali sempre intelligentissimo

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Prima partita in Champions League per il Milan di Stefano Pioli che affrontava il Newcastle dell’ex Tonali nella gara di apertura del girone F. I rossoneri, però, non vanno oltre il pareggio in casa: tantissime occasioni non concretizzate, soprattutto nel primo tempo. Grossa occasione sprecata da Rafa Leao, che tenta un tacco anziché concludere a rete un’ottima giocata individuale. Adesso il Milan dovrà fare punti contro PSG e Dortmund per passare questo girone; Pioli, però, ha viston segnali di ripresa incoraggianti dopo la sconfitta nel derby che fanno ben sperare per i prossimi impegni.

Numero Diez era presente in tribuna stampa e vi fornisce le pagelle del match.

LE PAGELLE DEL MILAN

Maignan 6: mai realmente impegnato dall’attacco del Newcastle, leggermente più impreciso del solito con i piedi. Costretto al cambio per un infortunio: brutta perdita per i rossoneri. (Dal 80′ Sportiello 6.5: compie una parata decisiva a partita praticamente finita che vale il voto in pagella)

Calabria 6: gioca solo 45′, ma di buon livello. Fatica a contenere sempre Gordon per via della sua agilità palla al piede, ma è attento in fase di impostazione: buona gara. (Dal 45′ Florenzi 6.5: ingresso ottimo per l’ex Roma che mette dinamismo e serve un cross perfetto a Leao, che va vicino alla rete)

Thiaw 6: buona partita del tedesco che non soffre le offensive della squadra inglese, decisamente meglio rispetto al derby.

Tomori 7: prova di livello assoluto del centrale inglese che contiene bene Isak, senza lasciargli spazio. Servirà sempre questo Tomori al Milan per garantire stabilità difensiva.

Theo Hernandez 6: non riesce ad essere concreto nonostante le molte sortite offensive. In fase difensiva non soffre praticamente nulla.

Krunic 6.5: conferma il buonissimo inizio di stagione e compie un’altra prova importante in regia, dimostrando sempre più centralità negli schemi della squadra rossonera.

Loftus-Cheek 6.5: uno dei migliori tra i rossoneri, soprattutto nel primo tempo per via degli inserimenti sempre precisi che mettono in difficoltà la difesa inglese. Costretto al cambio per infortunio. (Dal 70′ Musah 6: entra con il piglio giusto, offrendo buoni spunti in fase offensiva anche se non riesce ad essere determinante)

Pobega 6: tanta sostanza per il centrocampista italiano, anche se non è sempre pulito negli appoggi. Nel primo tempo compie un ottimo tiro da fuori e va vicino alla rete con un rasoterra, salvato sulla linea. (Dal 61′ Reijnders 6: buon ingresso dell’olandese che va vicino al gol con una bellissima azione personale, anche se non è incisivo al momento della conclusione)

Chukwueze 5.5: dà sempre la sensazione di potersi accendere dal nulla, ma manca ancora di concretezza. Va vicino al gol nel primo tempo, prova tanti dribbling – manca la precisione negli ultimi metri. (Dal 61′ Pulisic 5: con la sua qualità deve giocare con più precisione tecnica e personalità. non entra mai in partita)

Giroud 5.5: gara non sufficiente per il francese. Sbaglia un gol nel primo tempo, in un’altra occasione viene fermato Pope: nel secondo tempo pecca di lucidità e commette qualche errore di troppo prendendo anche un’ammonizione evitabile.

Leao 5.5: quell’errore nel primo tempo pesa enormemente nella valutazione finale, soprattutto in un momento così delicato. Sempre una spina nel fianco della difesa, cerca spesso la giocata decisiva, ma deve incidere di più.

Pioli 6: l’aveva preparata bene il tecnico rossonero, con Pobega a centrocampo per contrastare la fisicità del Newcastle e Chukwueze a mantenere alta la squadra. Al Milan è mancata la lucidità giusta in zona offensiva per vincere la partita, ma questo match conferma che la brutta prestazione al derby è stata (per ora) solo una parentesi da dimenticare.

LE PAGELLE DEL NEWCASTLE

Pope 6.5: compie parecchie parate nel corso del primo tempo che tengono a galla i Magpies. C’è la sua firma su questo pareggio.

Trippier 6: fonte di gioco laterale dei Magpies che passano spesso dai suoi piedi molto educati, non soffre particolarmente l’asse Theo-Leao.

Schar 5.5: qualche sbavatura di troppo per lo svizzero, che compie una gara ordinata comunque – ammonizione ingenua.

Botman 6: buona gara dell’olandese ex obiettivo di mercato proprio dei rossoneri. Contiene bene Giroud e non soffre nelle palle aeree.

Burn 5.5: non spinge praticamente mai, rimane basso per contenere le spinte offensive di Chukwueze. Tanti errori tecnici in uscita dalla difesa.

Guimaraes 6.5: il migliore tra le fila degli inglesi, vera fonte di gioco offensiva. Lo cercano sempre i compagni e il brasiliano perde pochi palloni: giocatore di caratura importante, fortemente stimato da Howe.

Longstaff 5.5: regge fisicamente il duello con Pobega, ma sbaglia alcune scelte in impostazione che potevano trasformarsi in gol avversari. Il meno incisivo del centrocampo bianconero.

Tonali 6: giorno dalle forti emozioni per il centrocampista azzurro. Compie una partita sufficiente, anche se nel secondo tempo sbaglia qualche pallone di troppo – mette in mostra comunque tanta fisicità e intelligenza tattica. (Dal 70′ Anderson 6: va vicino alla rete con una conclusione forte a partita quasi finita, ma Sportiello compie una parata importante)

Murphy 5: tra i peggiori nelle fila del Newcastle, spesso assente dalla manovra e impreciso tecnicamente. Non riesce ad incidere nel match. (Dal 63′ Almiron 6: dà verve alla manovra offensiva del Newcastle, ma non incide quanto dovrebbe)

Isak 5.5: gara di sacrificio per lo svedese che cala nel corso del match, non riuscendo a reggere il duello con Tomori. Esce dal match quando viene spostato sulla fascia. (Dal 90′ Barnes SV)

Gordon 6: spina nel fianco nel primo tempo per Calabria che lo soffre. Si spegne nel secondo tempo, sbagliando appoggi semplici e scelte elementari, anche se rimane una prova sufficiente. (Dal 63′ Wilson 5.5: ingresso incolore dell’inglese che perde parecchi contrasti sulle palle aeree e non aiuta la squadra in uscita)

Howe 5.5: ci si aspettava di più dalla squadra inglese che delude un po’ le aspettative, non riuscendo quasi mai a rendersi pericoloso in attacco. Serviranno partite molto più decisive per pensare di passare questo girone di ferro.

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