Dietro a ogni grande squadra, c’è una grande difesa. Nella Roma, però, attualmente sta venendo meno la solidità difensiva, una pecca che sta costando cara, in termini di classifica, alla squadra capitolina.
DA LONTANO
“Non mi è piaciuta la fase difensiva, dove abbiamo lavorato in modo molto disordinato. Molte volte l’errore del reparto arretrato è stato di tipo concettuale, perché al posto di scappare tutti in avanti, i difensori sono retrocessi di qualche metro, allungando la squadra e lasciando spazi agli avversari”
Furono queste le parole di Di Francesco un mese fa, intento ad analizzare un precampionato in negativo per quanto riguarda la difesa – 8 goal subiti in 3 partite, seppur contro avversari blasonati del calibro di Barcellona, Tottenham e Real Madrid -. Perché l’attuale problema della Roma non è nato in questo inizio di Serie A, ma ha origini lontane, figlio di un’estate in cui gli svarioni difensivi si sono ampliati fino a diventare quella che ormai è una sentenza: la Roma fatica là dietro.
I PROBLEMI
Certo, il calcio estivo conta poco, ma i segnali hanno la loro importanza. D’altronde, è in quel periodo che si pongono le basi per il successo.

L’anno scorso la Roma è arrivata seconda nella classifica di “miglior difesa del campionato” con 28 reti subite, soltanto dietro alla Juventus, ferma a 24
Un problema ha mille sfumature, che alimentano e allo stesso tempo vengono nutrite dal medesimo problema. E’ per questo che il calo difensivo della Roma non riguarda soltanto i giocatori del pacchetto arretrato, ma anche altre lacune che evidenziano il grattacapo. A partire dalla condizione fisica, un requisito molto importante per tutte le squadre, figuriamoci per un club indottrinato dai dettami tattici di Di Francesco, che richiedono tempi di gioco da effettuare ad una certa velocità.
Così come per la lentezza di gamba, anche l’indolenza di pensiero frena i giocatori della Roma, a tratti incapaci di leggere una situazione difensiva con i tempi giusti. “Ci mancano determinazione e cattiveria” ha ripetuto più volte l’allenatore dei giallorossi per spiegare la rimonta del Chievo in campionato – da 2-0 a 2-2 -: due caratteristiche che, se non presenti, infatuano e mandano su di giri Di Francesco, scontento – a dir poco – di prendere goal con facilità.

In questi momenti i giudizi non si risparmiano verso nessuno, e cosi sono arrivate le critiche anche al portiere Olsen, valutato finora inadeguato: il danese para quando serve ma esteticamente è poco efficace, coi piedi deve migliorare e, soprattutto, pare non dare sicurezze ad un reparto in cui totem come Manolas, Fazio e Kolarov sembrano ancora molto indietro.
SCHERMO
La difesa ha bisogno di essere difesa. Non è un gioco di parole, è la pura verità: il centrocampo deve dare supporto alla fase offensiva come sostegno a quella difensiva. E qui sul banco degli imputati salgono il lavoro dei mediani incapaci in questa Roma di dare sostegno a chi del basamento deve farne uno stile di vita.

Il centrocampista più che un ruolo è un compito. Una mansione non facile, perché come dice la parola stessa, sei al centro del campo e quindi del gioco, oltre che essere al centro delle attenzioni
Se la difesa a differenza dell’anno scorso soffre più del lecito, il centrocampo ha concorso di colpa. In particolare, il mancato filtro dei centrali di centrocampo crea scompiglio e arreca l’inferiorità numerica in una zona in cui al minimo errore si paga dazio. In questo senso, Di Francesco deve sistemare la questione mediano – De Rossi e Nzonzi paiono troppo simili per convivere a regime – e non si capisce la cessione di Strootman, una pedina fondamentale che, al netto degli infortuni – la scorsa stagione ha disputato ben 44 partite – serviva per dare equilibrio e contrappeso alla mediana.

Iconiche le tre reti subite contro l’Atalanta alla 2° giornata di campionato: oltre alla maggiore rapidità palla al piede di Zapata rispetto a Manolas, che ha più volte lasciato sul posto il greco, è stato fatale proprio lo spazio creatosi tra difesa e centrocampo, che dai tempi di pressione sbagliati dei difensori fino alla velocità di fraseggio di Pasalic con le punte hanno evidenziato il problema strutturale della Roma
Se si vuole risalire la china della classifica, bisogna ritrovare certezze e solidità nel reparto arretrato, considerando la fase difensiva come base primaria per fare un’ottima fase offensiva. O almeno, per non vanificare quanto di buono fatto dagli attaccanti giallorossi.