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La dura legge dell'ex

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La dura legge dell’ex

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La conosciamo tutti la regola dell’ex: passato da una squadra all’altra, al momento del ritorno a casa saranno elevatissime le possibilità di vederlo andare in gol.

È successo ieri in Fiorentina-Juventus, ma nello stesso duello (un paio d’anni fa e in casa dei bianconeri) era stata la volta di Cuadrado.

Se è vero che si sta parlando di un pericolo vecchio come il mondo, va anche detto che quest’anno tutto questo è nel destino della Juventus.

SCUDETTO

A circa quindici giornate dai tre fischi che sanciranno la fine del torneo, Juventus e Napoli si alternano continuamente alla vetta; se inizialmente anche Roma e Inter si erano fatte piuttosto pericolose fra le prime posizioni, con le varie competizioni da giocare, la compagine di Di Francesco e quella di Spalletti hanno perso terreno, fino a lasciare il via libera ad una lotta a due.

Ad onor del vero è stato molto più convincente il Napoli di Sarri, con la vecchia signora costretta a rincorrere i rivali e obbligata a dare il massimo nello scontro diretto.

EX DEGLI EX

Esattamente lo scorso primo dicembre al San Paolo i partenopei affrontavano la Juve per lo scontro al vertice; un incontro che vedrà gli uomini di Sarri più pericolosi e cattivi, ma che consegnerà i tre punti agli ospiti.

Dopo appena dieci minuti è Higuain a sbloccare l’incontro: lo fa in contropiede, ricevendo un pallone d’oro da Dybala e insaccando alle spalle di Reina.

Questa volta esulta, dopo aver distrutto ogni record in maglia napoletana: quasi cento gol in tre anni in Campania.

Agli uomini di Allegri basta questa marcatura: Insigne e Callejon sono continuamente pericolosi ma Buffon respinge tutto. La Juventus vince a Napoli per 0-1. Il gol dell’ex è decisivo.

ODIO ROMANO

Se Napoli è una delle piazze più difficili in cui lavorare, l’altra che si contende il primato in questa speciale classifica è senza dubbi Roma.

Negli ultimi anni i tifosi capitolini hanno dovuto spesso accettare qualche cessione di troppo: fra i vari Salah, Marquinhos e Lamela o ancora Palmieri, Paredes e Rudiger spesso la Roma americana si è resa protagonista di operazioni mal viste dal pubblico di casa.

Tre fra i giocatori ceduti sono arrivati alla corte di Madama e tutti in modo diverso: la prima cessione fu diretta e criticatissima; i bianconeri pagarono la clausola di Miralem Pjanic, con il fantasista bosniaco convinto immediatamente ad accettare.

Successivamente fu la volta di Benatia che, ceduto al Bayern Monaco dopo una stagione straordinariamente positiva in Italia, non trovò spazio in Baviera.

Fra movimenti di mercato in entrata e in uscita, il Bayern mise alla porta il centrale marocchino, con i bianconeri pronti a prenderlo.

Infine Szczesny: dopo due anni in prestito alla Roma per crescere, la squadra di Di Francesco ha deciso di puntare forte su Alisson, con l’estremo difensore polacco costretto a partire da Roma, ma non considerato a Londra da Wenger.

Anche in questo frangente la Juventus non se lo fa ripetere due volte.

TRIS PERFETTO

È la vigilia della vigilia di Natale e il gruppo guidato da Allegri ospita la Roma.

I giallorossi hanno appena superato un girone molto ostico di Champions League come primi, nonostante il sorteggio poco benevolo (Chelsea e Atletico).

Dall’altra parte la Juventus non ha affatto voglia di fermarsi: non è ancora la squadra che noi tutti conosciamo, schiacciasassi e perfetta, ma inanella punti.

Il mister di casa schiera in campo tutti gli ex, la Roma dalla parte opposta porta in panchina Patrik Schick, un quasi ex.

Quella che si vede allo Juventus Stadium è una delle partite più belle della stagione: le due squadre spingono senza freni.

Dopo appena diciotto minuti, da corner Chiellini impatta il pallone al centro dell’area, ma Alisson è bravissimo a respingere, la sfera capitombola in direzione di Mehdi Benatia: il marocchino calcia centrando la traversa; il pallone torna ancora fra i piedi di Benatia che stavolta insacca: 0-1 e gol dell’ex.

https://www.youtube.com/watch?v=6OAlG6BXpB4

L’incontro è vivo ma il risultato non cambia praticamente mai, con l’altro ex, Miralem Pjanic, che fa quel che vuole in mezzo al campo e centra anche una traversa da distanza non indifferente.

Ma è al 95esimo che si verifica l’evento più assurdo di tutto l’incontro: Benatia, l’ex della gara, che ha segnato il gol del vantaggio, sbaglia il controllo e regala il pallone a Schick, il quasi ex.

Patrik Schick, infatti, in estate era diventato praticamente un nuovo giocatore della squadra di Vinovo. Arrivato in sede, aveva fatto ogni visita necessaria con tanto di foto con la maglia bianconera, all’improvviso era saltato tutto, sedotto e abbandonato.

Schick, quindi, si lancia verso Szczesny: il quasi ex contro l’ex.

Quei due o tre secondi durano più di un anno per entrambe le tifoserie; il ceco arriva al limite dell’area e spara addosso al polacco.

Finisce così. La decide Benatia.

CORE INGRATO

A Firenze la Juventus ha un altro scontro importantissimo da giocare: il 9 febbraio il Napoli ha un punto in più della vecchia signora.

I partenopei ospitano la terza forza del campionato al momento, la Lazio, i bianconeri vanno a Firenze.

Non ci sarà Cuadrado, infortunatosi gravemente pochi giorni prima. Gioca Però Bernardeschi: nato, cresciuto ed esploso a Firenze.

https://www.youtube.com/watch?v=nQrW7WkVTdQ

Lì dove scelse la numero dieci, dicendo di voler diventare il Totti di Firenze, dicendo di voler diventare quello che divenne Antognoni in Viola.

Durò un anno, poi il trasferimento ai rivali storici, alla Juventus.

A Firenze è la Viola a giocare meglio: chiede un calcio di rigore nel primo tempo per mani di Chiellini in area e colpisce un palo con Gil Dias a Buffon battuto.

https://www.youtube.com/watch?v=54Tz2jfXYzc

Nella ripresa, però, c’è una punizione pericolosa per gli ospiti. Potrebbe andare lo specialista Pjanic, ma di prepotenza la vuole battere Bernardeschi: l’esterno toscano se la prende e la mette in rete: è 0-1.

Davanti a quei tifosi che videro piangere Batistuta e Baggio dopo avergli fatto gol contro, lui esulta di cattiveria. Ancora una volta basta l’ex: punteggio pieno.

PARODOSSO

Fiorentina, Sassuolo, Atalanta, Chievo, Genoa, Cagliari, Torino, Verona, Roma, Genoa, Bologna, Inter, Olympiakos, Napoli, Crotone e Barcellona.

Sono sedici le partite consecutive della Juventus nella quale non è mai uscita sconfitta.

L’ultima fu quella di Genova: il dolorosissimo KO contro la Samp svegliò l’intero ambiente, mettendolo in guardia e facendogli capire che in questo modo non si sarebbe potuto andare avanti.

In sedici partite la Juventus fa 14 vittorie e 2 pareggi, ma soprattutto subisce una sola rete.

Alza un bunker davanti alla porta che trasforma la difesa piemontese in un fortino.

Qual è però il paradosso? Una rete subita, quella di un difensore con il vizio del gol: Martin Caceres, 110 partite giocate in maglia bianconera: è “La dura legge dell’ex”.

 

 

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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hazard

Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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Flash News

Juventus, la squadra più giovane degli ultimi 30 anni: il dato

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Juventus Danilo Fagioli Cambiaso

La Juventus, nelle passate due stagioni, ha dovuto fare i conti con un ricambio generazionale fondamentale per il prosieguo della storia vincente della società. Via Buffon, via Chiellini, via Bonucci. Via le colonne portanti dei bianconeri per fattori d’età. A pensare che, come riportato dal Corriere dello Sport, nella stagione 2016-2017, l’età media della squadra ha raggiunto il picco dei 28 anni e 8 mesi.

Questo ha portato al vincere subito, all’instant team che, come abbiamo poi visto, è stato difficile da gestire. Sia economicamente (il monte ingaggi arrivava a 150 milioni, contro i 122 di oggi), sia a livello fisico. Il Coronavirus, poi, ha dato il colpo di grazia sulle casse dei club e la Juventus è una delle squadre che ha subito più perdite. Probabilmente, anche questo modo di agire avrà aggiunto mil carico, sulla situazione economica non idilliaca della Vecchia Signora.

Quello che è sicuro è che la Juventus ha cambiato filosofia. Ed è un cambio storico. Per la prima volta dopo 30 anni, come riportato dal Corriere dello Sport, i bianconeri sono più giovani che mai. Bisogna tornare nella stagione 1993-1994 per una Signora ancora più giovane. Età media di 25 anni e 3 mesi. Conte, Peruzzi, Ravanelli e un neanche ventenne Del Piero. Più vecchia di 5 mesi, quella attuale.

Il tema è quello del dominio sul campionato: la Juventus vinceva e convinceva sempre di più perché aveva esperienza. Tanta esperienza. Eppure, con questo ricambio generazionale, dai vari Nicoloussi Caviglia, a Vlahovic e Iling-Junior, passando per Miretti e Cambiaso, il piazzamento è comunque più che buono. La Juventus avrà perso d’esperienza ma, a lungo termine, ha fatto un cambio di filosofia storico che potrebbe giovare, economicamente, nel prossimo futuro.

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