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La Germania un anno dopo: dal tonfo Mondiale al trionfo Under 21

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La Germania un anno dopo: dal tonfo Mondiale al trionfo Under 21

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Un anno fa, di questi tempi, andava in scena una di quelle partite che è rimasta e rimarrà nella storia del calcio mondiale. Il 27 giugno 2018 è una data scolpita nella pietra della più importante manifestazione sportiva del mondo. Germania-Corea del Sud è stata la partita che ha probabilmente segnato uno spartiacque all’interno dell’enorme movimento calcistico tedesco. Oggi, un anno e qualche giorno dopo, siamo qui ad analizzare quello che è stato il percorso della Nazionale tedesca, dalla maggiore alle sue formazioni giovanili e femminili.

(Fonte: profilo Facebook Mesut Ozil)

DISASTRO MONDIALE

Quello della Germania è stato un disastro mondiale in tutti i sensi. Non solo perché quel dramma sportivo si è consumato proprio durante il Campionato del Mondo giocatosi in Russia ma anche perché il tracollo della nazionale guidata, ancora, da Joachim Löw ha sconvolto tutti gli addetti ai lavori, tutto il mondo, appunto, ha assistito ad una caduta tanto inaspettata quanto roboante. La prematura eliminazione della Germania dalla fase a gironi – sulla falsariga di quanto accaduto a Italia e Spagna nel 2010 e nel 2014, entrambe all’epoca nazionali campioni del mondo in carica – sembrava il preambolo della chiusura di un ciclo florido, vincente e per certi irripetibile. La Germania campione del mondo nel 2014 era una nazionale giovanissima, con un ricambio generazionale già pronto in prospettiva, motivo per cui nessuno immaginava una caduta come quella a cui abbiamo assistito esattamente un anno fa.

Il disastro mondiale ha lasciato strascichi importanti. La vecchia guardia ha lasciato o è stata costretta a lasciare la nazionale tedesca: prima il capitano Lahm, poi la stessa sorte è toccata a Özil, Hummels, Boateng e Muller, uomini cardine del trionfo della Die Mannschaft del 2014. Oggi, dunque, quella della Germania è una nazionale sicuramente meno esperta, ma altrettanto ambiziosa e colma di talento, caratteristica che l’ha sempre contraddistinta. Parlare oggi di fallimento sarebbe, quindi, quantomeno azzardato, alla luce anche del grande cammino avuto fin qui dalla Nazionale Under 21 e, perché no, anche quella femminile.

(Fonte: profilo Facebook Germany Football Team)

Il selezionatore tedesco non ha avuto nessun problema, ovviamente, nel trovare i degni eredi di grandi giocatori quali Lahm, Özil, Boateng o Hummels. Il calcio tedesco, e in generale l’intero movimento calcistico, ha sfornato talenti anno dopo anno e la grande fortuna della Germania sta nella sfrontatezza che i club hanno nel lanciare i loro giovani, e di giovani tedeschi bravi ce ne sono veramente parecchi. Parliamo, ad esempio, di Thilo Kehrer, difensore centrale di proprietà del PSG. Ha solo 22 anni ma è reduce da ottime annate in Bundesliga e una prima stagione più che positiva in Francia. Niklas Süle è un altro difensore che si è imposto nel panorama internazionale già da un paio di anni, e non è un caso giochi titolare nel Bayern Monaco. Kimmich è un fedelissimo di Löw, non ha saltato neanche un minuto di questa stagione e ormai tutti lo considerano il “nuovo Lahm” in Germania. Ma è soprattutto a centrocampo e in attacco che il talento abbonda eccome. Il faro della “nuova” Nazionale è Marco Reus, i cui infortuni ne hanno da sempre condizionato la carriera, autore di 13 reti in 41 gare ma che ha già 30 anni. Al suo fianco impossibile non citare Sanè, Gnabry, Werner, Havertz e Brandt. Basti pensare che quest’ultimi sono tutti ragazzi talmente giovani che avrebbero potuto partecipare all’Europeo Under 21 che si sta svolgendo in Italia.

Kai Havertz, 3 presenze in Nazionale, e Timo Werner, 25 presenze e 10 reti.
(Fonte: profilo Facebook Germany Football Team)

Ed è proprio dalla gioventù e dalla velocità di Gnabry – nominato miglior giocatore della stagione del Bayern Monaco – e di Sanè, sogno di mercato proprio dei bavaresi, che la Nazionale tedesca vuole ripartire. È sul talento cristallino scuola Leverkusen di Kai Havertzuno dei cinque più grandi talenti della Bundesliga–  e Julian Brandt che i tifosi contano per potere rivedere la Germania nuovamente in cima al mondo, quando due anni fa sembrava praticamente imbattibile. Non tutto, però, è rose e fiori, come si suol dire.

IL CAMMINO EUROPEO

” È un risultato che fa male ma che dobbiamo accettare. I nostri occhi restano fissi su Euro 2020, appuntamento per il quale dobbiamo qualificarci e dove ci presenteremo con una squadra forte. Continueremo ad integrare nuovi giovani, è questo il nostro obbiettivo.”

Le parole di Löw all’indomani della retrocessione in Nations League lasciavano intendere quello che fosse il nuovo ciclo tedesco. Spazio ai giovani, dunque, ma il campo non ha dato indicazioni diverse rispetto a quelle che si erano viste in Russia. Il cammino in Nations League è stato molto deludente, in quattro partite la Germania ha conquistato solo due punti, dando la sensazione di non essersi tolta di dosso le scorie derivanti dalla débâcle mondiale.

Nettamente meglio, invece, sta andando il percorso all’interno del gruppo valido per le qualificazioni ad Euro 2020. Dopo tre partite la Germania ha conquistato nove punti, realizzando 13 gol – di cui ben otto alla modesta Estonia – e due soli subiti, peraltro entrambi contro l’Olanda. La stessa Olanda che pochi mesi prima l’aveva, di fatto, condannata all’ultimo posto in Nations League e alla conseguente retrocessione. E non può essere affatto una coincidenza che le reti messe a segno il 24 marzo all’Amsterdam Arena portino la firma di giocatori del calibro di Gnabry, Sanè e Schulz, nuovo acquisto del Borussia Dortmund, le nuove facce della Germania 2.0.

IL SUCCESSO GIOVANILE

La rinascita del calcio tedesco è da far risalire al 2000, dopo un imbarazzante campionato europeo. Da quel momento in poi la testarda, organizzata, cinica, talentuosa Germania è diventata una della nazionali di calcio più forti di sempre. Col senno del poi, il tonfo Mondiale è stato più un buco nell’acqua, una caduta che potremmo tranquillamente definire fisiologica e occasionale. La controprova, infatti, è data dall’entusiasmante cammino che la Nazionale tedesca Under 21 sta portando avanti in questi giorni nell’Europeo di categoria, che conferma ancora una volta che quello tedesco è uno dei movimenti calcistici più solidi e importanti del Vecchio Continente. Basti pensare che prima dello scivolone in Russia, la Germania aveva raggiunto dal 2002 sempre almeno le semifinali mondiali. Discorso praticamente analogo riguardo gli Europei, competizione nella quale la Germania è dal 2008 che arriva sempre tra le prime quattro. Parallelamente, anche l’Under 21 ha iniziato a fare la voce grossa, dato che dal 2015 la Die Mannschaft ha raggiunto per tre volte di fila le semifinali e due volte consecutivamente la finale.

La nazionale tedesca Under 21 che festeggia la vittoria per 4-2 sulla Romania. Per la prima volta nella storia degli Europei Under 21 la finale è una riedizione della finale precedente: Spagna-Germania.
(Fonte: profilo Twitter DFB Team)

Nel 2009  tutte le giovanili tedesche vinsero gli europei di categoria. Non a caso nella nazionale Under 21 dell’epoca, che asfaltò 4 a 0 l’Inghilterra in finale, c’erano sei giocatori che nel 2014 avrebbero portato alla vittoria ai mondiali brasiliani, con inclusa umiliazione 7 a 1 dei padroni di casa. Il processo di invecchiamento parte effettivamente dal 2010 e prosegue nel 2014, l’anno che riporta la Coppa del Mondo in Germania. L’età media di quella nazionale era 25,8 anni; quella italiana, tanto per fare un esempio, era di 29,2. Oggi, dopo aver vinto in rimonta contro la Romania, la Germania avrà la possibilità di difendere il proprio titolo nella finale della “Dacia Arena” dove l’attende nuovamente la temutissima Spagna, per la quarta volta nelle ultime cinque edizioni in finale del torneo.

Sarà la riedizione della finale vinta due anni fa in Polonia dai tedeschi, che oggi come allora possono contare su una quantità industriale di talento. Tah è il leader di una difesa non sempre solida, ma spesso efficace. A destra Klostermann è un vero e proprio motorino vivente, mentre dalla cintola in su troviamo Eggestein, Maier, i fantasisti Dahoud, Amiri e Neuhas. Le grandi sorprese sono state gli attaccanti Mario Richter, del quale abbiamo già raccontato qualcosa QUI, e Luca Waldschmidt, centravanti titolare della Germania pronta a riconfermarsi al vertice del calcio giovanile europeo.

Nadiem Amiri, autore di una doppietta nella semifinale contro la Romania, è uno dei tre giocatori che potrebbe laurearsi Campione d’Europa Under 21 per la seconda volta di fila. Come Amiri, anche Dahoud e Oztunali facevano parte della spedizione tedesca che trionfò due anni fa in Polonia. (Fonte: profilo Twitter DFB Junioren)

GERMANIA FEMMINILE

Sono passati più di cento anni da quando le donne tedesche hanno ottenuto il diritto di voto: era il 1918  e per la prima volta la Germania approvava il suffragio femminile. Fu un evento epocale, storico, il grande risultato a cui da anni mirava l’intero movimento femminista tedesco. Oggi, un secolo dopo quell’evento epocale, ci troviamo in una situazione, con le dovute proporzioni, analoga. Nel mondo del calcio si può tranquillamente parlare di “rivoluzione sessuale“, perché oggi lo sport più bello del pianeta è di tutti e per tutti. Le donne tedesche nel calcio hanno fatto il loro ingresso già un bel po’ di anni fa e questa analisi non può non tener conto anche dell’evoluzione e della consacrazione della Nazionale femminile tedesca.

Parliamo di una delle squadre più forti del mondo, al secondo posto nel ranking FIFA e tra le più titolate di tutte. Ha vinto due Campionati del mondo, nel 2003 e nel 2007, solo gli Stati Uniti ne hanno vinti di più. E anche a livello europee le tedesche sono senza dubbio una delle selezioni nazionali d’élite. In bacheca possono contare su ben otto – su dodici edizioni – trionfi nei Campionati europei. Insomma, se qualcuno non lo avesse ancora capito la Germania femminile è forte almeno quanto lo è quella maschile. Nessuna nazionale può vantare una vittoria sia ai Mondiali maschili che femminili ad eccezione della Germania, a testimonianza di come a livello continentale la Federazione tedesca, come in altre tante cose, ci abbia visto lungo e pensato almeno dieci anni prima rispetto ad altri Paesi.

Alexandra Propp, capitana della Nazionale femminile, ha appena raggiunto la centesima presenza in carriera con la maglia della nazionale.
(Fonte: profilo Facebook Germany Football Team)

In serata è in programma il quarto di finale Germania-Svezia che decreterà la prossima semifinalista di un Mondiale che è già passato alla storia per seguito ed introiti. Fino ad ora è mancata la giocatrice più talentuosa della squadra, la numero dieci Dzenifer Marozsan, stella della squadra più forte del mondo, l’Olympique Lyon, e della Nazionale europea più titolata di tutte.

Tutto questo, però, cosa ci dice? In primis il movimento calcistico tedesco non è morto, tutt’altro. Ha subito una clamorosa battuta d’arresto ma non è mai morto. Programmazione e investimenti sono stati e sono ancora oggi il pane quotidiano di una federazione che prima di tutte ha capito la necessità, più che l’importanza, di puntare sui settori giovanili, sulla valorizzazione dei prodotti dei vivai, su strutture all’avanguardia e sulla “quota rosa“. I risultati dell’Under 21 e della Nazionale femminile tedesca ci raccontano, infatti, una realtà ben diversa da quella che ci immaginiamo. In Germania hanno trasformato in azioni concrete quelle che erano idee visionarie, a tratti utopistiche. Ed è ora che si inizi a fare qualcosa anche in Italia.

 

 

Fonte foto di copertina: profilo Facebook Germany Football Team

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Flash News

Jankto si racconta: “Coming out? Volevo mandare un messaggio, è andata molto bene”

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sampdoria, Jankto è in partenza

JANKTO – Dopo le esperienze al Getafe e allo Sparta Praga, Jakub Jankto ha scelto di tornare a giocare in Italia, dove aveva vestito le maglie di Udinese e Sampdoria, e iniziare un’avventura con il Cagliari. Il centrocampista ceco è stato intervistato da ESPN e ha parlato della sua nuova squadra, dei tifosi e del suo coming out annunciato qualche mese fa. Di seguito le sue parole riportate da TuttoCagliari.

LE DICHIARAZIONI DI JANKTO

IL COMING OUT – “La gente vuole che io sia il capitano di una certa comunità. Io dico sempre: guardate, io rispetto tutti, tutta la comunità, tutte le persone. Ma io voglio solo concentrarmi su me stesso, sulla mia squadra, sul Cagliari, forse anche sulla Nazionale. Non posso decidere per gli altri. Se vogliono parlare, bene, parlino. Volevo solo dare un messaggio a tutti. Penso che sia andata molto, molto bene. È finita lì. Volevo solo dare un messaggio e, sì, ora andiamo avanti”.

LO SPOGLIATOIO – “Di calcio. C’è differenza tra lo spogliatoio e il campo di allenamento. Dipende anche dalle persone: con i ragazzi di 18, 19, 20 anni forse non si può parlare di politica. Quando si è giovani, c’è un po’ di paura, troppo rispetto. Ora sono più rilassato, ho più esperienza. Ho una responsabilità maggiore. Ma non mi sento un capitano. Leonardo Pavoletti, Viola, Gianluca Lapadula: questi sono i leader. Un’ora prima della partita siamo qui a pensare a quello che può succedere”.

I TIFOSI –“I tifosi sono vicini: intensi, rumorosi, un 12° giocatore. Quando ci siamo trovati in una brutta situazione, non hanno fischiato, non hanno detto nulla. Invece ci sostengono. Qualche settimana fa, eravamo sotto per 3-0 e abbiamo sentito questa energia. Abbiamo vinto 4-3”.

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Coppa Italia

Pronostico Fiorentina-Parma, statistiche e consigli per la partita

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Pronostico Fiorentina-Parma

PRONOSTICO FIORENTINA-PARMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Mercoledì 6 dicembre, alle ore 21:00, la Fiorentina incontra il Parma per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in un match che può nascondere insidie. Scopriamo, dunque, il pronostico per la partita insieme a qualche statistica e qualche consiglio per gli scommettitori.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

Partiamo dai padroni di casa. La Fiorentina ha vissuto tanti alti e bassi nell’ultimo periodo, con alcune cadute evitabili, come contro l’Empoli, ma anche vittorie prestigiose, come quella di Napoli. La squadra di Italiano si è imposta nel corso dell’ultima giornata per 3-0 contro la Salernitana e ha preparato al meglio la partita di Coppa Italia. Vedremo se la preparazione sarà ripagata anche dal verdetto del campo.

Il Parma viene da sei vittorie in otto partite nell’ultimo mese. Gli uomini di Pecchia procedono spediti verso la risalita nel massimo campionato e si trovano, ad oggi, a pari punti – 33 – col Venezia. Gli emiliani stanno facendo molto bene e ora sognano anche i quarti di finale di Coppa Italia, un risultato che sarebbe importantissimo per il loro morale. In mezzo c’è la Viola, che avrà tutte le intenzioni di battere i crociati.

IL PRONOSTICO DI FIORENTINA-PARMA

Per quanto sulla carta l’esito sembri scontato e i pronostici siano tutti a favore della Fiorentina, spesso la Coppa Italia ha regalato sorprese. Attenzione, dunque, al Parma, che vorrà fare uno scherzetto agli avversari. Per questo, non consigliamo alcun segno fisso, bensì una giocata sul numero complessivo di gol. Il pronostico che potrebbe essere meno rischioso e pagare di più è il MULTIGOL CASA 2-4, in quota 1.62. Benché l’esito finale non sia scontato, la Viola, infatti, potrebbe andare a segno più volte, data la tendenza dei giocatori di Italiano a tenere palla. In alternativa, anche il segno GOL, quotato, invece, 1.75 sui principali bookmakers, potrebbe essere fruttuoso, dato che entrambe le squadre sono decisamente inclini al gol.

PROBABILI FORMAZIONI

Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Kayode, Martinez, Ranieri, Parisi; Mandragora, M.Lopez; Ikone, Barak, Sottil; Nzola. All. Italiano

Parma (4-3-2-1): Chichizola; Delprato, Osorio, Circati, Di Chiara; Bernabé, Hernani, Estevez; Mihaila, Man; Benedyczak. All. Pecchia

 

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ESCLUSIVE

ESCLUSIVA – L’agente di Ikwuemesi: “Si sta adattando alla Serie A, la Salernitana sta lavorando nella giusta direzione”

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La Salernitana sta affrontando un periodo delicato, in piena lotta per la permanenza in Serie A. Nell’ultima giornata di campionato, i granata sono usciti sconfitti dal Franchi perdendo 3-0 contro la Fiorentina. Nonostante la sconfitta anche abbastanza netta, però, i campani sono reduci da un momento anche abbastanza positivo. A risollevare il morale infatti sono il pareggio preziosissimo in casa del Sassuolo e, soprattutto, la prima vittoria in campionato arrivata all’Arechi contro la Lazio.

Uno dei volti di quest’ultimo periodo in casa Salernitana, è sicuramente Chukwubuikem Ikwuemesi. Arrivato quest’estate dagli sloveni del Celje, l’attaccante nigeriano sotto la gestione Inzaghi sta trovando spazio ed anche i primi gol della sua avventura italiana. Per scoprirne di più sul classe 2001, noi della redazione di Numero Diez abbiamo intervistato Thaddeus Kennedy Idama, agente del calciatore facente parte del KCG Sporting Management.

Di seguito, la nostra intervista ESCLUSIVA.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A THADDEUS KENNEDY IDAMA, AGENTE DI IKWUEMESI

Parto chiedendole la sua opinione sul momento attuale di Ikwuemesi alla Salernitana.

“Sta provando a dare il massimo. Essendo calciatore giovane, che proviene da un campionato non molto noto in Europa, sta cercando di adattarsi. Credo farà meglio sul lungo termine”.

Crede che la Salernitana riuscirà a centrare l’obiettivo salvezza?

“Siamo in attesa di scoprirlo, perché la Salernitana è una buona squadra, staff e dirigenti hanno il compito di gestire la situazione e lo stanno facendo molto bene. Il club non sta ottenendo il miglior risultato, ma spetta all’organismo che lo rappresenta fare la cosa giusta. Credo siano nella giusta direzione“.

Di recente Ikwuemesi ha segnato il suo primo gol in Serie A, contro il Sassuolo. Quali sono state le sensazioni a riguardo?

È stato un bel momento. A Sassuolo erano partiti molto bene, andando in vantaggio per 0-2. È stato comunque un buon risultato per la squadra. È un momento in cui hanno ripreso il controllo e hanno realizzato di poter tornare ad una situazione normale. Io so che chi è ai vertici della società sta facendo molto per assicurarsi di mettere i calciatori sulla buona strada. Poi vincere le partite (contro la Lazio, n.d.r.) è un sollievo per la squadra“.

Con l’arrivo di Inzaghi in panchina sembrerebbe esserci stata una svolta: 5 presenze da titolare e 2 gol in 7 partite. Com’è il rapporto con il tecnico granata?

“Gli dico che dipende tutto dall’impostazione professionale. Il ragazzo è un professionista e conosce i suoi obblighi in campo. L’allenatore è stato un professionista di altissimo livello da calciatore. Sono contento perché metterà Ikwuemesi nelle condizioni migliori e lo preparerà per le partite. Inzaghi è stato un giocatore di punta, un top player. Quando giocava, ai suoi tempi, io tifavo la Juventus e lo guardavo tanto. L’ho guardato tanto all’Atalanta quando ha segnato 15 gol in Serie A prima di trasferirsi alla Juventus. Quindi lo conosco molto bene. Quando un’ex attaccante allena il tuo calciatore, che è anche lui un attaccante, secondo me è una cosa positiva. Sono felice di vedere Inzaghi fare le cose giuste da allenatore. Poi il calciatore ha l’obbligo di rispettarlo. È questa la sua responsabilità quando scende in campo”.

Tornando invece alla trattativa che ha portato Ikwuemesi alla Salernitana: com’è nata? Ci sono retroscena?

“Per me non c’è stato nessun aspetto negativo. Eravamo tutti d’accordo nel fargli accettare questa nuova sfida. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma quando un giocatore focalizza la mente su qualcosa è possibile. Quindi io penso che abbia deciso di andare in Serie A e noi, dopo, siamo andati a cogliere la sfida. Sapevamo che fosse  piuttosto impegnativa, ma finora tutto bene. Si abituerà a questa situazione e, a lungo termine, otterrà risultati”.

Qual è invece il sogno per il futuro?

“Ogni giocatore ha un sogno per il futuro. Noi li lasciamo a loro. Lui ha l’ambizione di diventare un top player, di giocare club famosi. Al momento siamo concentrati prima sulla Salernitana, e poi dopo lui pensa al suo meglio. Poi lasciamo che il futuro svolga il suo ruolo”. 

Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram kcg_project

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Thauvin torna protagonista e si confessa: “Andai a giocare in Messico perché soffrivo di depressione”

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Thauvin

Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.

DEPRESSIONE – Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.

UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.

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