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La giostra difensiva della Roma americana

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La giostra difensiva della Roma americana

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Roma

Se dovessimo trovare un fattore che ha caratterizzato la gestione americana della Roma da quando James Pallotta (ma ancor prima Di Benedetto) è sbarcato nella capitale, sarebbe la continua giostra di mercato che investe ogni estate la fase difensiva giallorossa.

Il reparto arretrato della Roma da anni viene modificato e, forse, per un obbligato autofinanziamento o ancora per un esigenza di vendere, si sceglie sempre di far partire un centrale ad alto costo piuttosto che sacrificare una pedina in fase offensiva.

LUIS ENRIQUE

La stagione 2011-12 è quella che vede la famiglia Sensi lasciare per sempre la Roma cedendola a coloro che vengono semplicemente individuati come “gli americani”. Una cordata statunitense sbarca nella Capitale e a capo di questa si presenta Thomas Di Benedetto. Imprenditore di una certa caratura, ricopre ruoli importanti gestendo una quota minoritaria di società sportive molto importanti come il Liverpool (nel mondo del calcio) e i Boston Red Sox (per quanto concerne il Baseball).

Appena arrivato, mette a capo del nuovo progetto Luis Enrique, allenatore della squadra giovanile del Barcellona, mettendo anche a disposizione un ottimo budget per il mercato. Il presidente sborserà più di 70 milioni di euro per puntellare la squadra nei ruoli dove ci fosse maggiore bisogno, ma il progetto fallirà ugualmente.

Arriveranno nella capitale giocatori rivelatisi importanti anche in futuro; profili come Pjanic, Lamela, Osvaldo e Borriello, ma anche giocatori per i quali fu fatta una spesa fallimentare come Bojan, Gago, Jose Angel, Stekelemburg e Heinze.

Il pacchetto difensivo centrale era composto da Juan, Heinze, Kjaer e Burdisso e i titolari per la stragrande maggioranza del campionato furono Kjaer e Heinze.

DATECE ZEMAN

La stagione della “Roma Buena”, come era solito definirla il tecnico andaluso, si concluse con un umiliante settimo posto in classifica e Enrique venne esonerato a fine stagione.

Durante un’estate turbolenta, Roma riassaporò il passato grazie al ritorno in panchina di Zdenek Zeman (oltre ai vari meriti, l’unico capace di perdere quattro derby su quattro in una sola stagione).

Con l’arrivo del boemo e il ruolo di presidente che in società passa nelle mani di James Pallotta, la Roma subisce una piccola rivoluzione, come dicevamo prima di tutto in difesa. Ad Heinze non venne rinnovato il contratto e si svincola (accasandosi poi al Newell’s Old Boys) così come Juan che, raggiunta un età avanzata, viene lasciato partire direzione Brasile. Anche Simon Kjaer lascia Roma, tornando al Wolfsburg che lo aveva ceduto ai giallorossi in prestito. In vista della nuova stagione, la difesa andava rifatta per tre quarti.

Sotto l’attenta guida del ds Walter Sabatini, arrivano a disposizione del boemo l’allora 18enne Marquinhos e Leandro Castán, i due giocatori che avrebbero formato la coppia centrale della Roma.

Anche questa stagione regala ben poche gioie: la Roma chiude fuori da tutte le coppe europee, Zeman perde il posto a metà stagione e i giallorossi perdono il derby capitolino in finale di Coppa Italia.

Non si salva nulla di quella pessima stagione, tranne la coppia difensiva: paradossalmente, viste le 56 reti subite e le 20 partite totalizzate fra pareggi e sconfitte. Ma i due centrali brasiliani, Marquinhos in particolare, avevano disputato una discreta stagione. Messi in difficoltà da una fase difensiva quantomeno rivedibile e compagni non certo sempre sull’attenti, avevano dato il 100% per salvare la situazionei.

LA CHIESA AL CENTRO DEL VILLAGGIO

La vera rivoluzione a Roma parte nel luglio 2013. Dopo la finale di Coppa Italia persa contro i “cuginastri”, la città è infuriata. I giallorossi passano a Rudi Garcia, mister vincitore del campionato francese con il Lille tre stagioni prima.

Anche quell’estate, in cui si riteneva bisognasse ripartire dal pacchetto centrale Castan-Marquinhos, vede una grossa perdita nel reparto arretrato. L’offerta del Paris Saint Germain pari a 31.5 milioni per il classe ’94, pagato 8 volte meno sei mesi prima, è irrinunciabile. La sua partenza porta però all’acquisto di un grande sostituto, Mehdi Benatia: il marocchino, in forza all’Udinese da ormai tre stagioni (le migliori tre dell’Udinese degli ultimi anni), passa alla Roma per 13.5 milioni di euro.

È il primo acquisto dell’era Garcia. Giunto in punta di piedi, forma di fianco a Castán la miglior retroguardia della Serie A e si conferma – anche in fase realizzativa – come uno dei migliori centrali al mondo. In quella stagione il giocatore timbra il cartellino per ben cinque volte, segnando sempre in occasioni importanti.

Quella stagione per la Roma è emozionante all’inverosimile: i capitolini infilano dieci vittorie di fila nelle prime dieci partite, stabilendo un record che a nessuno era mai riuscito. La stagione si chiude al secondo posto, solo dietro ad una Juventus mostruosa, che stabilisce il record di punti a quota 102.

GUARDARE IN GRECIA

La conferma di Garcia per la stagione successiva è inevitabile. Come è inevitabile, verrebbe da dire, la perdita di uno dei protagonisti della stagione precedente: Benatia viene ceduto al Bayern per 26 milioni di euro. Tuttavia la Roma riesce a mantenere tutti i pezzi pregiati della squadra, da Pjanic a Nainggolan, fino a Castán e Gervinho.

Per il quarto anno su quattro il pacchetto centrale viene nuovamente stravolto. Per trovare il sostituto del marocchino, stavolta si pesca in Grecia. Dall’Olympiakos arriva Kostas Manolas per 13 milioni di euro. 

La Roma conferma quanto di buono fatto l’anno prima, raggiungendo di nuovo il secondo posto che vale la qualificazione diretta in UEFA Champions League. Manolas si afferma subito come uno dei migliori giocatori del campionato nel suo ruolo.

PROBLEMA INTERNO, SOLUZIONE INTERNA

Durante l’estate 2016 la Roma deve fronteggiare un problema piuttosto grave che affligge Castán:

“Gli esami cui il giocatore è stato sottoposto nei giorni successivi hanno rivelato la presenza di una alterazione congenita vascolare nel peduncolo cerebellare medio posteriore sinistro, conosciuto come cavernoma

Il giocatore è costretto ad operarsi e la Roma a stravolgere nuovamente il pacchetto difensivo. Stavolta, però, la soluzione viene proprio da casa-Roma: dopo una stagione ad altissimi livelli in prestito alla Sampdoria, Romagnoli torna al servizio di Rudi Garcia.

Nemmeno il tempo di godersi il nuovo difensore che dal Milan arriva un’allettante offerta: 24 milioni di euro più ulteriori bonus a far lievitare la cifra a 30 milioni di euro. Sabatini tentenna ma infine accetta e concretizza l’ennesima plusvalenza. Il suo sostituto arriva dalla Germania ed è Antonio Rüdiger.

Giunto nella capitale in sordina, così come Benatia due anni prima, viene pagato intorno ai 10 milioni di euro. Dopo un inizio di stagione difficoltoso, per lui come per tutta la Roma, che decide di esonerare Garcia e mettere alla guida Luciano Spalletti, sforna prestazioni su prestazioni, dando continuità al proprio rendimento.

ALLA FINE DEI CONTE

Quest’anno Rudiger è passato ufficialmente al Chelsea, rinviando un matrimonio con Conte che si sarebbe dovuto fare lo scorso anno, e saltato per colpa dell’infortunio che ha tenuto il tedesco fermo per diversi mesi. La rapida cessione di Rudiger in Premier League ha scongiurato la cessione illustre di un altro difensore, quella di Manolas allo Zenit.

In sei anni, sono otto ad aver giocato titolari nella Roma come difensori centrali: Kjaer, Juan, Marquinhos, Castán, Benatia, Manolas, Fazio, Rudiger. E siamo ancora in attesa di sapere chi prenderà il posto del centrale che si è unito al gruppo di Conte.

IL PACCHETTO ITAL-JUVE

Uno dei fattori principali, se non il più importante, che ha reso grande la Juventus di questi ultimi anni- confermandosi anche più forte delle cessioni di giocatori come Pogba, Vidal, Pirlo, Tevez, Llorente, Morata e chi più ne ha più ne metta – è il pacchetto arretrato.

La Juventus vince da sei anni e in tutti questo tempo i bianconeri hanno presentato sempre lo stesso schieramento. La cosiddetta “BBC” costituita da Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini, con la variante della difesa a quattro rivelatasi vincente soprattutto quest’anno, con Dani Alves e Alex Sandro sulle corsie.

Tutto ciò è semplicemente l’antitesi della Roma: puntare sul pacchetto difensivo aldilà di tutto può far la differenza, specialmente se parla la stessa lingua.

La prossima stagione vedrà una Vecchia Signora orfana di Bonucci. Per la prima volta, dunque, la Juve deve rinunciare a un pezzo pregiato nel reparto dei centrali. Sarà in grado di sopperire alla sua assenza? Non resta che sederci e aspettare giugno.

 

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Coppa Italia

Dubbio Sepe-Mandas per Sarri in vista della Coppa Italia

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Dubbio Sepe-Mandas

DUBBIO SEPE-MANDAS – Sarri è pronto a cambiare drasticamente il suo undici titolare per gli ottavi di Coppa Italia. Domani alle 21 allo Stadio Olimpico si giocherà Lazio-Genoa, l’esordio stagionale dei biancocelesti nella competizione. I cambiamenti di formazione che potrebbe fare il tecnico toscano sono numerosi, ma il primo nodo da sciogliere è quello della porta. Se chiaramente non ci sono dubbi su chi sia il titolare, ovvero Provedel, non è scontato pensare che Sepe sia la sua riserva naturale.

TURNOVER LAZIO – ECCO CHI POTREBBE GIOCARE IN PORTA

Il portiere campano è arrivato questa estate in prestito dalla Salernitana. Secondo Il Messaggero è lui in vantaggio per difendere i pali dei capitolini domani, ma la situazione non appare definitiva.

A contendergli infatti il posto c’è il greco Mandas, arrivato anche lui nella scorsa finestra di mercato, dopo aver giocato un ottimo campionato con l’OFI Creta. Le sue prestazioni gli hanno permesso di essere nominato miglior portiere della scorsa edizione della massima competizione greca. La Lazio ha quindi portato il classe 2001 in Italia per 1.3 milioni di euro.

Il fatto che Mandas sia un giocatore biancoceleste mentre Sepe lo sia solo in prestito, fa pesare che Sarri potrebbe dare una chance al primo per dar valore all’investimento fatto.

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Setti sul futuro con il Verona: “Orgoglioso di continuare a farne parte”

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Setti sul futuro con il Verona

SETTI SUL FUTURO CON IL VERONA – A Verona questa mattina si è tenuto un evento per celebrare i 60 anni dello Stadio Bentegodi, casa dell’Hellas. Presente tra gli altri il presidente del club gialloblù Maurizio Setti, che ha rilasciato alcune dichiarazioni parlando pure del suo futuro facendo intendere che in caso di cessione rimarrà comunque in società. Queste le sue parole riprese da TMW.

SETTI SUL FUTURO CON IL VERONA: LE PAROLE

120 ANNI DEL CLUB –Abbiamo fatto 120 anni qualche mese fa, una storia importante e io mi ritengo una parte soddisfacente di questi 120 anni del club“.

POSSIBILE RINNOVAMENTO DELLO STADIO –Vediamo se ci sono progetti, tentativi, voci per fare qualcosa… Nel frattempo noi da umili possessori abbiamo rinnovato la scala. È un inizio, da qualcosa siamo partiti. Battute a parte, è un onore continuare a giocare in questo stadio, negli anni abbiamo cercato di dargli un vestito un po’ più bello“.

RINGRAZIAMENTI –Il mio pensiero personale va a tutti i bomber che sono passati di qua, tutti hanno raggiunto obiettivi importanti. Un piccolo ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato, che hanno cercato di migliorare la situazione“.

CALCIO VICINO ALLA FORMULA 1 –Il calcio è cambiato, è diventato qualcosa di approssimativo vicino alla Formula 1, si vanno a guardare particolari che una volta non esistevano. Noi continueremo a cercare di fare le cose per bene, speriamo che anche questo campionato sia importante“.

ACCENNO SUL FUTURO –Spero che questo evento e le manifestazioni a margine siano carine e portino qualcosa al club e ai tifosi, il Verona è un pezzo di storia della città e sono orgoglioso di farne parte e di continuare a farne parte, così mettiamo in chiaro certe cose… L’unica cosa a cui ho sempre tenuto è essere onesto con la città, facendo il massimo con quello che ho a disposizione“.

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Cairo su Monza-Juve: “Quel rigore a noi non lo avrebbero dato”

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Torino, Cairo fa il punto della situazione su Juric e i riscatti

Il Torino ha festeggiato i 117 anni di storia in una serata alla Rinascente, ove erano presenti più di mille ospiti. Il patron dei granata, Urbano Cairo, ha anche parlato dell’attuale momento della squadra. Dopo si è scatenato, andando soprattutto contro alcune scelte arbitrarie a sfavore degli ultimi mesi e lanciando una frecciatina alla Juventus.

LE DICHIARAZIONI

SULLA SQUADRA“Abbiamo una squadra che può fare bene, anche se sono stati buttati via troppi punti. E poi gli arbitri ci hanno penalizzato tanto.”

EPISODI ARBITRALI“Ho visto una statistica secondo la quale negli ultimi tre anni ci sono stati duecento episodi a noi sfavorevoli e appena cinquanta pro Toro: l’anno scorso senza certi errori saremmo andati in Europa League. Restando al presente, il rigore che venerdì a Monza è stato dato a ‘quelli che non nominoi non sarebbe mai stato fischiato per noi. E la rete dell’1-1 del Monza non era così diversa da quella annullata a Vlasic in casa del Bologna”.

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Record europeo per Bonaventura: come lui solo Bellingham e Mbeumo

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Fiorentina

La Fiorentina, dopo aver ritrovato la vittoria in campionato con il 3-0 in casa contro la Salernitana, si porta a solo un punto di distanza dalla zona Champions League. Quest’anno 4° posto della Serie A che sarà combattuto tra più squadre tra cui la viola, ma non tutte di certo potranno contare su Giacomo Bonaventura. Inizio di stagione straordinario per il centrocampista, che ha trovato perfino il primo gol in carriera con la nazionale italiana all’età di 34 anni. E con la maglia viola le magie aumentano. Ieri, contro la squadra granata, è arrivata un’altra rete, quella del definitivo 3-0.

Secondo quanto riportato da OptaPaolo, ci sono solo tre centrocampisti in Europa che hanno fatto registrare più di 5 reti e più di un assist in campionato, come lui soltanto Bellingham e Bryan Mbeumo. L’ex Milan ha infatti totalizzato in 14 presenze, 6 gol e 2 assist. Alla fine dello scorso campionato aveva a referto 5 gol e un assist.

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