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La Houston dell'Arizona?

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La Houston dell’Arizona?

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I Phoenix Suns sono fondamentalmente in rebuilding da ormai 10 anni. Dalla “7 seconds or less” di Mike D’Antoni capace di 4 apparizioni consecutive ai PO, la squadra dell’Arizona ha cercato – con risultati tendenzialmente pessimi – di ricostruire una credibilità in una Western Conference quantomai battagliera. Tra porte girevoli messe in panchina e scelte al Draft non felici, i Suns finalmente stanno trovando quantomeno un core giovane guidato da un allenatore molto interessante. Avrete cominciato ad avere familiarità con il nome di Igor Kokoskov dopo l’Europeo 2017, dove l’ormai ex assistente di Quin Snyder vestiva i panni del deus ex machina della Slovenia vincitrice.

Due roster molto diversi per due competizioni ovviamente diverse ed obiettivi quanto più lontani possibili ma la matrice del coach è piuttosto presente. La Slovenia poteva (può ancora) contare su due portatori di palla completi tecnicamente ed ottimi nello scandagliare le difese avversarie come Dragic e Doncic. Le varie declinazioni dei P’n’R con Randolph/Vidmar/Blazic partono spesso da uno schieramento “horn” (con i 2 portatori in punta, come se fossero due “corni”) e creando flow offensivo tramite backdoor e movimenti costanti.

Qualche declinazione del “Chin” (nome di questo particolare moveset derivato dalla Princeton Offense).

1- Chin facile: Doncic in punta, Vidmar porta il blocco giusto e rolla verso canestro con il giovane Maverick. Il 5v4 in difesa resta indifendibile per la Spagna. Si nota anche il backdoor di Dragic che prova a portare via Gasol dal pitturato.

2- Ancora VidmarDoncic. Il 13 duetta con il 77 mentre Dragic libera il pitturato da Dairis Bertans. Čančar tiene impegnato Timma in basso. Il flare di Vidmar e l’uscita disperata di Smits aprono lo spazio necessario fronte a canestro. La difesa rinviene bene e riesce a recuperare.

3- Doncic passa dietro al blocco di Dimec con la Francia che saggiamente copre il ferro. Doncic prende la linea di fondo e si mette in proprio. Dimec ancora isola Sèraphin dall’aiuto di Diaw.

4- Flare di Randolph per l'”hornPrepelic –  Nikolic. Nikolic muove la difesa con un back screen mentre Vidmar separa Kalinic. Kalinic arriva in ritardo all’appuntamento e commette fallo.

5- Ancora Blazic e Nikolic in partenza “horn“. Backdoor di Nikolic che apre alla rotazione sul lato destro di Blazic. L’11 finta il movimento e torna indietro al blocco di Vidmar. Randolph forse perde il momento giusto per servire Nikolic quindi saggiamente riparte dalla punta. L’azione di forza di Blazic si schianta contro le canotte rosse

In questi pochi istanti abbaimo visto un bignami dell’attacco di Kokoskov, giocatori costantemente in movimento ed imprevedibilità cardini di tutto il sistema.

Interessante anche l’utilizzo dell'”Elevator“per mettere in ritmo i tratori. Emanuel Terry (10-day contract firmato a fine Gennaio) parte sulla sinistra ed accende la rotazione di King (8) mentre Bender va a prendere posto sul lato debole passando dietro a Richaun Holmes. Il blocco accennato di King (che scivola sul lato lasciato aperto da Terry) permette al portatore di ribaltare il lato mentre Holmes e Bender preparano la strada ad un tiro comodo di Mikal Bridges. La separazione creata dall’Elevator permette al rookie di aggiustare i piedi e la mira per i 3 punti.

Con Booker ed Ayton in campo le questioni si fanno persino più interessanti. Devin potrebbe imboccare la strada giusta per diventare una sorta di James Harden, potendo sfruttare sia le sue doti in isolamento, sia le occasioni che i Suns producono man mano che i 24 secondi scorrono sul cronometro.

Questa azione in particolare mostra come la pazienza spesso porta a buoni risultati. Qui Dragic prende prima il blocco stag di Doncic e Vidmar. Altro blocco flare di Vidmar prima di prendere il pitturato, tornare indietro ed offrire a Doncic in uscita dall’handoff l’ingresso in area sulla mano forte. La difesa spagnola collassa in aiuto e Randolph riceve sul lato debole per andare a concludere. Una sitazione in cui Booker ed Ayton potrebbero tranquillamente trovarsi a loro agio. Certo, serivrà un crescendo di Ayton nel tempo e nella posizione dei blocchi, spesso ancora troppo “molli” per uno della sua stazza, ma è potenzialmente un giocatore estremamente utile in queste situazione. La prima pick di quest’anno può eccellere sia in situazione di P’n’R che in pick ‘n’ pop, dal lato debole come anche da finisher “volante” alla DeAndre Jordan. Una moltitudine di situazioni che lo rendono un coltellino svizzero con il possesso ai Suns. Già Derrick Favors a Utah giovava di queste “attenzioni” che potevano venire fuori dai vari cambi di spartito rispetto alla situazione iniziale.

Anche qui esempi di moveset che partono in un modo e finiscono in tutt’altro. la “O” di Kokoskov è spesso illeggibile, potendo finire “velocemente” con il piazzato della guardia bloccante o dipanarsi nei modi più disparati. I quattro sono esempi lampanti di come:

1/2/4 – creare vantaggio per accedere al pitturato

3- creare tiri aperti

Il bello dei basket di Kokoskov sta proprio nella sua imprevedibiltà, nel suo naturale modificare giochi partendo da altri giochi, creando con pazienza e precisione tiri ad alta efficienza. Il Draft potrebbe portare ancora consiglio ai Suns (Williamson in caso di 1st pick sarebbe un “no brainer” ma Morant potrebbe essere veramente intrigante per ricreare il doppio playmaker).

In ogni caso un po’ di pazienza potrebbe portare alla tanto agognata fine dell’agonia che i tifosi Suns stanno vedendo da ormai molto tempo. Un po’ di fiducia, forse ci siamo quasi.

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LeBron James, i principali record della sua carriera

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LeBron James

Il record dei 40.000 punti di Lebron James è soltanto la punta dell’iceberg di un giocatore che, a 39 anni (40 a dicembre) fa ancora scuola nell’intera NBA. I suoi Los Angeles Lakers perdono ma LeBron entra, con più forza, nella storia del basket. Quello che impressiona è la costanza in più di vent’anni di carriera. Andiamo a vedere i principali record del Chosen One.

Per capire subito l’entità e la caratura del giocatore, cominciamo proprio dal canestro che lo ha consegnato non alla storia, ma alla leggenda. Infatti, contro i Nuggets, LeBron è diventato l’unico giocatore della storia a segnare 40.000 punti. 

I RECORD DI LEBRON JAMES

Parlavamo di costanza e LeBron è anche l’unico giocatore della storia ad avere almeno 25 punti di media in 19 stagioni consecutive. Nel 2005-2006, poi, entra subito nella storia, a 22 anni, grazie alla vittoria dell’All-Star Game MVP Award. Con i Cleveland Cavaliers quella stagione, fa registrare una media di 31,4 punti a partita e vince il premio nella partita delle stelle diventando il più giovane di sempre a riuscirci. È anche il giocatore più giovane ad aver vinto quattro MVP. Un altro record è l’essere stato il più giovane a segnare 2.000 punti in una stagione, ed essere nominato MVP dell’All-Star Game.

Passando ai record di anzianità, bisogna mettere in conto che LeBron è il più vecchio di sempre ad aver completato una tripla doppia da 30 punti e avere una media di 30 punti in una stagione. Infine ultimo, per darvi solo alcuni highlights di quello che è ed è stato il percorso di LeBron in NBA, è il giocatore più vecchio ad aver messo a segno 25+ punti in 11 partite consecutive.

È l’unico giocatore ad aver vinto il premio MVP delle Finals con tre squadre diverse (Miami Heat, Cleveland Cavaliers e Los Angeles Lakers). Detiene la striscia attiva più lunga di partite consecutive con almeno 10 punti segnati: 1.205, nel 2018 ha superato Michael Jordan, attuale secondo in classifica, che è fermo a 866. Ancora attiva anche la striscia di 280 partite consecutive ai play-off con almeno un punto: 280, di cui 278 con almeno 10 punti segnati. Ai play-off è anche l’unico giocatore ad avere tre triple doppie da almeno 40 punti: nessun altro ne ha più di una.

Nelle Finals 2016 contro GSW è diventato l’unico giocatore a guidare entrambe le squadre per punti, rimbalzi, assist, stoppate e recuperi in una serie intera. E ci sono ancora tantissimi altri record, di minore importanza, che sottolineano l’incredibile carriera di LeBron James.

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Harden imita Beckham: vuole una stella per i suoi Houston Dynamo

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James Harden, cestista statunitense che ha vestito la maglia dei Philadelphia 76ers nell’ultima stagione, ha deciso di acquistare qualche tempo fa alcuni azioni degli Houston Dynamo. Harden ha trascorso ben nove anni in Texas e ha deciso quindi di investire sulla squadra di calcio di Houston che disputa la MLS. Ora, con l’arrivo di Lionel Messi all’Inter Miami di proprietà di David Beckham, il play americano sogna un colpo simile per la sua squadra. Ha infatti rilasciato recentemente alcune dichiarazioni a USA Today Sports: Cerchiamo un campione che venga a Houston. Sappiamo tutti quanto incredibile è Messi, che a Miami insieme alla sua famiglia si sta trovando bene. Anche noi cerchiamo qualcuno che venga nella nostra franchigia e siamo sicuri che lo troveremo. Non me ne occupo io direttamente, ma il club è al lavoro”.

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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Basket

[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

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juventus

Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.

Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.

Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.

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