L’ultima giornata di campionato aveva fatto intravedere ottimi risultati in materia arbitrale. Qualche svarione ce lo si attende, fa parte del gioco, ma nulla poteva far presagire quello che è accaduto in questo week-end. Si è assistito ad errori grossolani, errori che la presenza del VAR dovrebbe eliminare categoricamente. Sembra quasi che la classe arbitrale voglia infliggersi del male e dare adito a polemiche, anziché svoltare definitivamente verso l’eccellenza. Dopo quanto accaduto nella settima giornata, le sfere più alte dell’AIA dovranno riunirsi ed elaborare una soluzione valida al problema. Le disposizioni varate dall’IFAB per la stagione 2018/19 hanno ristretto significativamente il campo d’azione dei VAR, i quali, così come i direttori di gara sul terreno di gioco, sembrano impauriti e spaesati dai limiti imposti loro. Se nella scorsa stagione l’esperienza-VAR era stata sicuramente positiva, non si può dir lo stesso rispetto a quanto visto sinora.
Ma andiamo per gradi. Partiamo con le partite del sabato per arrivare al monday-night. Il Diez accende la moviola.
INTER – CAGLIARI: DESSENA SHOW
Dopo la rete di Lautaro Martinez, sugli sviluppi di un calcio d’angolo il Cagliari trova il pareggio al 70′. Joao Pedro calcia sul primo palo dove Ionita prolunga di testa. Il pallone, giunto nell’area di porta, trova la deviazione vincente di Dessena. La difesa dell’Inter è incredula per la rete appena subita. Ma c’è un calciatore che si è reso conto che qualcosa è andato storto. Miranda lamenta vistosamente un tocco col braccio. Il VAR richiama Massa alla on field review.

Il tocco col braccio di Dessena.
In una situazione del genere il VAR può portare all’attenzione dell’arbitro la presenza di un tocco di mano, ma solo quest’ultimo ha la facoltà di decidere se sia stato volontario ed, eventualmente, di prendere un provvedimento disciplinare. Il gol viene correttamente annullato, c’è davvero poco da discutere. Il braccio di Dessena è largo e si muove verso il pallone, con l’intento di segnare ingannando l’arbitro. Il capitano del Cagliare viene quindi ammonito per comportamento antisportivo.

Le proteste di Dessena.
Il grave errore con cui il fischietto di Imperia macchia la sua gara è la mancata seconda ammonizione allo stesso Dessena, accorso con veemenza a pochi centimetri dal volto all’arbitro per manifestare tutto il suo disaccordo per la decisione presa. A prescindere dalle parole che il cagliaritano può aver proferito o meno, un’ammonizione, se non un’espulsione, sarebbero state davvero il minimo. Nessun calciatore, ancor di più il capitano – che dovrebbe essere un esempio – può arrogarsi il diritto di urlare in quel modo all’indirizzo del giudice di gara.
JUVENTUS – NAPOLI: UNA DIREZIONE INCOERENTE?
All’Allianz Stadium va in scena il match clou della giornata. La Juve vince e convince. Il Napoli, nonostante giochi discretamente, viene asfaltato dalla forza della rosa bianconera. Ma, come in ogni Juventus-Napoli che si rispetti, le polemiche sul web si sprecano. In questi giorni Banti è stato oggetto di aspre critiche da parte di addetti ai lavori e non. Ciò che gli viene contestato è una direzione di gara incoerente, a senso unico.
Ricostruiamo quali sono stati gli errori e le decisioni corrette del fischietto livornese.
Al 21′ Banti ferma il gioco a causa di un fallo di mano di Chiellini. Scelta giusta, ma manca l’ammonizione, poiché il difensore della Nazionale interrompe un’azione potenzialmente pericolosa (SPA). Diverso il discorso al 54′, quando ad Hysaj viene estratto il cartellino giallo per aver trattenuto Alex Sandro per la maglia. Le due situazioni possono sembrare simili, ma non lo sono. Nel primo caso il tocco col braccio di Chiellini impedisce al Napoli di imbastire quello che sarebbe potuto essere un pericoloso contropiede. Hysaj, invece, ferma un’avversario che dinanzi a sé ha altre 10 maglie azzurre. La prima è una SPA, la seconda no. Per cui manca un giallo a Chiellini, mentre sembra eccessivo il provvedimento assunto nei confronti dell’albanese.

I falli “differenti” di Chiellini e Hysaj.
Al 59′ l’episodio più importante della gara. All’altezza del centrocampo, Mario Rui colpisce imprudentemente Dybala. Banti fischia tempestivamente, ma prima di estrarre il secondo giallo aspetta qualche istante di troppo. Istanti che hanno scatenato le ire dei tifosi del Napoli, conviti che l’ammonizione sia arrivata solo a causa delle proteste del pubblico e dei calciatori in campo. Sta di fatto che il provvedimento, con conseguente espulsione, è perfetto. Così come il primo giallo sventolato al portoghese, a causa di un intervento molto simile al 23′.

Le due imprudenze di Mario Rui.
A causa dell’espulsione comminata ai danni di Mario Rui, attorno all’arbitro si crea un vero e proprio capannello. Fra tutti i giocatori interessati, due si distinguono per il pessimo comportamento tenuto: Bonucci allontana Allan con una spinta, il brasiliano non ci sta e lo strattona. L’ex Milan allora si gira verso l’avversario e lo affronta con un testa vs testa che lo fa stramazzare al suolo.

Il tête-à-tête fra Bonucci e Allan.
C’è da dire che Bonucci non colpisce realmente l’avversario, ma gli poggia la testa sulla fronte in segno di sfida. Atteggiamento sbagliato – ma non da considerarsi una condotta violenta -, alla pari della sceneggiata di Allan, che sviene dopo il tête-à-tête. Corretto ammonire il difensore della Juventus, forse sarebbe stato opportuno sanzionare con il medesimo cartellino anche il centrocampista verdeoro.
Al 85′, l’ultimo episodio della gara. Alex Sandro stende Albiol, il quale si è già spossessato del pallone. Banti lo sanziona con un giallo. La scelta, tuttavia, è troppo benigna. Il terzino della Juventus interviene in maniera scomposta, col pallone distante, senza possibilità alcuna di giocarlo. Non ci saremmo stupiti se l’arbitro lo avesse espulso.

L’entrataccia di Sandro su Albiol.
BOLOGNA – UDINESE e FIORENTINA – ATALANTA: ORRORI E SVARIONI
Quanto visto al Dall’Ara e al Franchi ha dell’incredibile e non rende, di certo, onore alla classe arbitrale. Due episodi che dovranno far riflettere i piani alti della Federazione e dell’AIA. Analizziamoli singolarmente.
Al 15’ Svanberg viene atterrato in area da Troost-Ekong. Manganiello, arbitro designato per il lunch-match, è perfettamente posizionato, ha la visuale libera ed è, quindi, in grado di scegliere autonomamente. Decide di lasciar correre, invitando Svanberg ad alzarsi. Il pallone finisce oltre la linea laterale. A questo punto, Manganiello interrompe il gioco e si consulta con il VAR Orsato. Non siamo a conoscenza della loro conversazione, ma le ipotesi sono due: Manganiello è dubbioso sull’episodio e chiede delucidazioni al VAR, oppure è Orsato a richiamarlo per sapere cosa avesse visto. Nel primo caso, tutto nella norma. Nel secondo, il VAR supera i limiti imposti dal protocollo poiché quella di Manganiello è una valutazione soggettiva.

La posizione perfetta di Manganiello e il contatto Ekong-Svanberg.
Dopo essersi consultati, Manganiello procede alla on field review. Dalle immagini appare solare il contatto fra i due calciatori. Pochi dubbi, è rigore. Ma non per Manganiello che, inaspettatamente, fa riprendere il gioco normalmente, cioè con una rimessa laterale. Decisione totalmente fuori luogo. Oltre al fatto che il contatto è palesemente punibile con il rigore, anche se lo si fosse considerato regolare, allora la decisione più coerente sarebbe stata quella di ammonire Svanberg per simulazione, o meglio, per comportamento antisportivo, e riprendere con un calcio di punizione indiretto.
A Firenze l’episodio cruciale ha luogo al 60′. Chiesa compie una gran progressione sulla fascia sinistra, entra in area di rigore e, contrastato da Toloi, stramazza al suolo. Valeri fischia senza pensarci due volte: è fallo. L’arbitro è in un’ottima posizione per giudicare l’episodio, ed è per questo motivo che il VAR Doveri non interviene. Valeri, dopo un silent check che gli conferma la decisione, concede definitivamente il tiro dagli undici metri alla formazione gigliata.

Il volo di Chiesa.
I primi replay hanno confermato quella che, in diretta, era solo un’ipotesi. Chiesa cerca volutamente il contatto con Toloi. Trascina il piede a terra ben prima che i due si tocchino. Contatto che arriva solo perché Chiesa si è già lasciato cadere. Inspiegabile il non intervento del VAR. Se non è questo un chiaro ed evidente errore, allora possiamo definitivamente abbandonare la tecnologia. Ancor più assurdo è che Valeri abbia ammonito il difensore atalantino. Un’azione potenzialmente pericolosa come questa, all’interno dell’area di rigore, non implica il ricorso a sanzioni disciplinari se l’intervento è frutto di un lecito tentativo di giocare il pallone. L’unica ipotesi è che Valeri abbia sbagliato due volte, sanzionando una spinta che, in realtà, non c’è mai stata.