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La parabola ascendente del Torino: dall'arrivo di Juric alla rivoluzione

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La parabola ascendente del Torino: dall’arrivo di Juric alla rivoluzione

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Risorgere dalle proprie ceneri. Una caratteristica comunemente attribuita alla fenice, animale mitologico in grado di affascinare l’umanità fin dai tempi della civiltà egizia. Ma la fenice non è solo simbolo di resurrezione: rappresenta il ritorno alla luce dopo anni segnati da buio e tenebre, il ritrovo della fiducia con un occhio carico di sogni e speranze rivolto verso il futuro. In ambito calcistico, questi caratteri delineano senza dubbio il Torino di Ivan Juric. Il croato ha donato un nuovo volto alla squadra, marchiando l’intero gruppo a sua immagine e somiglianza. Passione, carisma e grinta: tutte caratteristiche di Juric ben note a tutti, che il tecnico ha saputo trasmettere nel modo più efficace possibile. Ma prima di arrivare all’era Juric, è necessario fare un passo indietro: com’era il Toro prima dell’approdo del croato in panchina?

L’ADDIO DI MAZZARRI E LA CADUTA NEL BARATRO

Dopo la conquista dell’Europa League nel 2019, il Torino ha iniziato progressivamente a calare nei risultati. La prematura eliminazione europea contro il Wolverhampton ha complicato i piani di Mazzarri, che non è stato in grado di risollevare la squadra nel tempo a disposizione. La stagione 2019/20, segnata dall’avvento del Covid-19, è da ritenersi fallimentare: i granata chiudono la stagione a +5 sul Lecce retrocesso in Serie B. L’esito negativo del campionato convince Urbano Cairo a mettere in atto un drastico cambio di rotta: arriva così Marco Giampaolo, reduce dalla deludente esperienza sulla panchina del Milan. I risultati non arrivano, e i granata riescono a fare peggio dell’anno precedente: il tecnico raccoglie 13 punti in 18 partite, che a metà gennaio lo condannano all’esonero.

Al posto di Giampaolo arriva Davide Nicola, che restituisce anima al gruppo: il gioco del Toro non è spumeggiante, ma almeno la squadra si impegna al massimo per ottenere il massimo dalle proprie prestazioni. Il campionato, però, termina con il brivido: i granata si salvano alla penultima pareggiando con la Lazio, condannando alla retrocessione il Benevento. Cairo decide che è tempo di restituire un progetto alla società: viene ingaggiato così Ivan Juric, allenatore del Verona e “allievo” di Gasperini. La squadra disputa un grande girone di andata, subendo pochissimi gol e dimostrando di essere in grado di potersela giocare con chiunque. Le prime gare di campionato, però, non hanno esito positivo.

LE DIFFICOLTA’ E IL CAMBIAMENTO

I primi mesi di Juric al Torino non sono affatto facili: il mercato in entrata fatica a ingranare, complice la telenovela sul rinnovo di Belotti e la precaria situazione economica del club. Pochi giorni prima del gong finale gli unici acquisti piazzati dal ds Vagnati sono Pobega, in prestito secco dal Milan, e Marko Pjaca. Juric, dopo il ko contro la Fiorentina, dichiarerà: “Il mio è un grido di disperazione, siamo in ritardo, i discorsi fatti dalla società erano diversi”.

Insomma, le esigenze e le richieste del tecnico non sono state soddisfatte appieno: la società risponderà con i fatti solo l’ultimo giorno di mercato. Vagnati chiude in poco tempo le trattative per Zima, Praet e Josip Brekalo. Il belga e il croato, in particolare, diventeranno delle pedine inamovibili  per lo scacchiere di Juric, che deve però far fronte all’emergenza infortuni che mette in crisi il Torino. Pjaca, Mandragora, Belotti, Praet e Ansaldi sono i giocatori spesso costretti a dare forfait. Solo nelle ultime giornate disputate, con la disponibilità quasi completa della rosa, Juric riesce a mettere in risalto le capacità e il potenziale della rosa.

VALORIZZAZIONE DELL’ORGANICO

La difesa dei granata subisce pochissimi gol, grazie all’esponenziale crescita di Bremer e alla rivelazione Ricardo Rodriguez. Djidji, Zima e Buongiorno completano il reparto arretrato davanti a Milinkovic-Savic, con un occhio rivolto allo spazio da riservare ai giovani come il terzo portiere della squadra, Luca GemelloSingo e Vojvoda sono due frecce, spesso si cercano e si trovano dialogando da una fascia all’altra.

Sasa Lukic diventa un elemento imprescindibile, un vero Numero Diez di cui il Torino aveva assolutamente bisogno. Il serbo è affiancato da Pobega e Mandragora, che si alternano tra di loro in mediana.

In attacco Praet e Brekalo inventano, segnano e fanno segnare, Marko Pjaca torna finalmente sui suoi livelli nonostante le difficoltà legate agli infortuni; e davanti, Antonio Sanabria è uno stachanovista. L’assenza di Belotti e lo scarso impiego di Zaza, infatti, costringono il paraguaiano a disputare tutti gli incontri di campionato.

COSA MANCA A QUESTO TORO?

Ciò che probabilmente manca a questo Torino è un punto di riferimento offensivo: i capocannonieri della squadra sono Brekalo e Sanabria, con 5 gol all’attivo, ma pesa effettivamente la presenza di un giocatore come Belotti. Il Gallo, al centro di numerosi rumors di mercato, sembrerebbe ormai con le valigie in mano e pronto a cambiare aria al termine della stagione. La mancanza di un attaccante prolifico è confermata dal dato sui gol realizzati: sono 10 i giocatori diversi andati a segno, in modo abbastanza omogeneo. Singo e Bremer, per dire, hanno realizzato insieme lo stesso numero di reti siglate da Sanabria da inizio stagione.

Ciò che manca è probabilmente un finalizzatore: le palle-gol create in ogni partita sono numerose, ma spesso non vengono sfruttate a dovere. Lo scarso cinismo in zona gol ha spesso condannato i granata a sconfitte di misura, in particolar modo contro le big. Il bisogno attuale, dunque, è quello di individuare un profilo dotato di “cattiveria”, in grado di trasformare le occasioni da rete in gol.

La dirigenza del Torino, questo, lo sa bene. Per questo motivo nelle ultime ore è circolata la voce di un possibile approdo di Pietro Pellegri in granata. Il classe 2001 ha già lavorato con Juric ai tempi del Genoa, e potrebbe rappresentare proprio la figura del finalizzatore di cui il Toro avrebbe urgente bisogno attualmente.

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1 Comment

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  1. PS

    Gennaio 25, 2022 at 9:53 am

    Juric non è Serbo.
    Lui è Croato.

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Carlos Augusto: “Sono stato sempre umile, non ho mai mollato. E sull’Inter…”

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Carlos Augusto
L’Inter si prepara alla sfida di questa sera contro l’Udinese. L’obiettivo principale dei nerazzurri rimane quello di rispondere presente alla vittoria di ieri sera della Juventus, che avendo la meglio sul Napoli è balzata momentaneamente in cima alla classifica.

Alcuni dubbi di formazione per mister Simone Inzaghi, alle prese con alcune assenze pesanti soprattutto nelle retrovie. In dubbio la presenza di Alessandro Bastoni, che ha saltato la trasferta di Napoli dell’ultimo turno in via precauzionale e dovrebbe essere arruolabile per il match odierno. In caso di fortfait, spazio a Carlos Augusto.

Proprio il brasiliano è intervenuto al Match-day Programme ufficiale dell’Inter parlando della sua carriera: dai primi passi mossi in patri fino all’arrivo in Italia, l’esperienza formativa a Monza e infine il salto di qualità compiuto nell’ultima sessione di calciomercato. Di seguito le parole di Carlos Augusto.

ORIGINI – “Appena ho iniziato a giocare ho chiesto a mio papà di iscrivermi in una scuola calcio, poi a 15 anni ho capito che sarei potuto diventare un calciatore professionista. Sono stato umile, ho sempre lavorato tanto e non ho mai mollato e questo mi ha portato fino a qui. Per me l’amore per il calcio è la cosa più importante, mi piace giocare, allenarmi, poi quando si arriva allo stadio e si vedono tutti i tifosi che incitano la squadra, solo questo ti dà una carica incredibile”.

INIZI IN BRASILE – “Sono diversi i momenti che hanno segnato il mio percorso, la consapevolezza acquisita a 15 anni, poi la finale vinta con la Primavera in Brasile, ricordo che c’erano 45.000 tifosi, abbiamo vinto ed è stato importante. Il primo gol con la Prima Squadra è un altro momento che non dimenticherò, è stato nel match contro la Chapecoense, ricordo che non riuscivo neanche a parlare dopo perché ero troppo felice e sono andato a festeggiare con la mia famiglia”.

APPRODO ALL’INTER – “L’Inter è una squadra importantissima, è un onore indossare questa maglia. Da qui sono passati grandi campioni, Ronaldo è stato devastante, è quello che mi ha ispirato e poi c’è stato Roberto Carlos che nel mio ruolo è stato incredibile. Fuori dal calcio Michael Jordan è un punto di riferimento, è stato impressionante come professionista e come persona, ho letto molto su di lui. Non si è mai arreso e anche quando era il migliore del mondo ha sempre voluto migliorarsi. Cos’è importante per me? La famiglia e la squadra che sono concetti molto simili, conta essere uniti e aiutarsi, soprattutto nei momenti difficili”.

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Big della Premier pronte all’assalto per Calhanoglu: la posizione dell’Inter

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Calhanoglu

Uno degli uomini copertina dello scoppiettante inizio di stagione dell’Inter è Hakan Calhanoglu. Da quando Inzaghi lo ha reinventato regista, il turco è diventato perno inamovibile della mediana nerazzurra. Centrocampista tuttofare, infallibile dal dischetto, Calhanoglu conta già 6 gol in questo primo scorcio di campionato, di cui l’ultimo ha spalancato la strada verso la vittoria contro il Napoli. Il rendimento del giocatore ex Milan non è passato inosservato all’estero, dove non mancano le lusinghe per il turco, soprattutto dalla Premier League. Infatti, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di Tuttosport, due big del massimo campionato inglese sarebbero pronte a farsi avanti in estate per Calhanoglu. Trattasi nel dettaglio di Chelsea e Liverpool.

La posizione dell‘Inter è però piuttosto netta: Calhanoglu non si tocca, a meno di offerte da capogiro. I nerazzurri sono tutelati da un contratto, recentemente firmato, che lega l’ex rossonero all’Inter fino al 2027. D’altra parte, il turco si è calato alla perfezione nella realtà nerazzurra e il rapporto con compagni e allenatore è ottimo. Cambiare aria significherebbe un azzardo anche per lo stesso giocatore che dell‘Inter è ormai uno dei leader tecnici. Già la scorsa estate, gli interessamenti dall’Arabia non fecero breccia nella testa di Calhanoglu che in questo momento è pienamente focalizzato sulla conquista delle suo primo scudetto.

Le intenzioni delle parti sembrano quindi ben chiare e nonostante l’Inter, per esigenze di bilancio, possa privarsi di un big quest’estate, Calhanoglu non è affatto in discussione. Il sodalizio tra il turco e l’Inter sembra destinato ad andare avanti.

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Si ferma Vlahovic: costretto al cambio in Juventus-Napoli

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La Juve si allena davanti ai tifosi

Problemi per Dusan Vlahovic durante Juventus-Napoli, il serbo è stato sostituito al 70° minuto al suo posto Milik. Secondo quanto riportato da DAZN, potrebbe essere un falso allarme e solamente questione di crampi o indurimento del muscolo.

La Juventus è in vantaggio 1-0 grazie al gol di testa di Gatti, il terzo in stagione.

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Ancora problemi per Baldanzi: potrebbe saltare anche Empoli-Lecce

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Baldanzi

BALDANZI – Lunedì alle 18.30 ci sarà il calcio di inizio di Empoli-Lecce. Partita delicata in chiave salvezza, con due squadre che si trovano attualmente fuori dalle zone più calde ma a ridosso di quest’ultime. L’Empoli in primis, in quanto è solo a +1 rispetto il terzultimo posto con i suoi 11 punti. Lecce che invece respira di più con il suo 13esimo posto a 16 punti. I toscani quest’anno stanno giocando senza il totale contributo del suo talento più brillante. Stiamo parlando di Tommaso Baldanzi, che finora ha saltato 4 partite nelle prime 14 e spesso si è dovuto accontentare della panchina. Sempre la caviglia a dare fastidio al trequartista italiano, sia nel primo stop, sia in quello attuale.

L’EMPOLI SENZA BALDANZI – LA SITUAZIONE

Tra ottobre e novembre rimase fermo per una settimana, ora siamo già a un mese ai box. La distorsione subita a inizio dicembre potrebbe costargli anche la prossima sfida del Castellani. Secondo Tuttomercatoweb il numero 33 sta andando incontro alla possibilità  di non indossare una casacca da titolare, ma non solo. Per lui potrebbe esserci la non convocazione e quindi la non disponibilità per la quindicesima giornata. Questa sarebbe un’altra brutta notizia che incrementerebbe le note negative dell’inizio di stagione del giocatore dell’Under 21 dell’Italia.

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