“Tutto iniziò al Clube Pequeninos, molto di più di una semplice squadra. Scordatevi spiagge e palme, il nostro “stadio” era appena fuori una prigione militare. Il campo era uno schifo, senza erba e stretto tra grandi pini. Le uniche persone a giocarci, oltre a noi, erano le guardie penitenziarie”
Poi, l’abbandono del padre quando il centravanti è appena 17enne. Un evento che ha rafforzato il legame indissolubile con la madre, alla quale dedica i suoi gol e l’iconica esultanza.
I primi passi nel calcio professionistico, prima all’Atletica Anhanguera e poi soprattutto al Palmeiras, vera istituzione del calcio verdeoro. Poi l’esordio nel campionato paulista, dopo 48 gol in 54 presenze con le giovanili, e le 12 reti fondamentali per il ritorno al successo dei Verdao dopo 22 anni.
Una rapida ascesa che porta su di lui gli indiscreti occhi del migliore tecnico del mondo, arrivato da pochi mesi a Manchester per sostituire Manuel Pellegrini.
Pintando a rua para a copa de 2014 🇧🇷⚽️🙏🤙🏽 pic.twitter.com/U5tjOATgNY
— Gabriel Jesus (@gabrieljesus9) May 30, 2017
JESUS, GLI INFORTUNI & SOUTHAMPTON
Guardiola lo sceglie infatti come nuovo centravanti dei Citizens, viene pagata la clausola rescissoria da 32 milioni di euro ed il 19 gennaio 2017 viene presentato ai tifosi. Sceglie la 33, come l’età nella quale morì Gesù, a cui il brasiliano si è sempre dichiarato molto devoto.
Le sue caratteristiche vanno a nozze con il gioco intenso, spettacolare e rivoluzionario del mago spagnolo. Capace di occupare praticamente tutti i ruoli del fronte offensivo e dotato di una qualità tecnica eccelsa abbinata ad una grande intelligenza tattica ed un buon senso del gol, il brasiliano appare da subito come in rampa di lancio per diventare il nuovo fenomeno degli Sky Blues. Ed anche il Fenomeno per eccellenza, Ronaldo Nazario, lo incorona addirittura come suo erede.
L’inizio è promettente, ma viene stroncato da una frattura al metatarso che gli impedisce di giocare nella fase decisiva della stagione. Concluderà poi con 7 reti e 4 assist in 11 partite la sua prima annata inglese. Parte bene invece nella seconda, andando in rete anche nello storico 5-0 al Liverpool, ma il momento positivo non dura molto, nella gerarchia di Guardiola il Kun Aguero è sempre più intoccabile come perno dell’attacco.
Le prestazioni dell’argentino chiudono sempre più la porta a Jesus, che entra in un digiuno di reti lungo 14 partite e quasi 5 mesi, complice anche la rottura del legamento mediale del ginocchio. Questa serie di problemi fisici arrivano a condizionare fortemente il centravanti, sia fisicamente che a livello mentale, per sua stessa ammissione.
Il 2018, però, è anche l’anno del gol più iconico realizzato dall’ex Palmeiras in Premier League. Il pallonetto al 93° contro il Southampton permette al City, già campione d’Inghilterra, di infrangere quota 100 punti, record nella storia della massima serie.
IL CAMBIO DI RUOLO, HAALAND E HENRY
Nonostante la rete al St. Mary, il 2018 è in generale un anno estremamente da dimenticare per lui. Come non indimenticabile è la stagione successiva, in cui non brilla e non spicca, se non per rari exploit come il poker al Burton Albion.
Il 2020 è il vero anno della svolta, in termini di prestazioni e impatto sul mondo City, cambia maglia, dalla 33 alla 9, e posizione. Chiuso dalla feroce concorrenza per essere la prima punta, si dice ad inizio stagione aperto ad un cambio di ruolo.
Detto fatto e Guardiola lo sposta sull’esterno, dove finalmente il brasiliano è libero di esprimere il suo enorme potenziale. In questi mesi, Jesus si conferma sempre di più un big game player. Devastante la sua performance con il Real Madrid agli ottavi di Champions, dove segna e conquista il rigore siglato da De Bruyne.
Non sempre, per usare un eufemismo, però trova continuità realizzativa. Nonostante infatti continui ad apparire più volte come centravanti, il suo score non regge il confronto con quello di Aguero, ma viene compensato dal suo contributo alla squadra. Fattore, quest’ultimo, che insieme a giocatori come Joao Cancelo e De Bruyne, lo ha reso uno dei principali playmaker, in senso stretto, nel meccanismo del tecnico ex Barcellona.
La continuità realizzativa è però arrivata in concomitanza con le voci che danno Erling Haaland ad un passo da Manchester. Un acquisto che ovviamente taglierebbe fuori dalla rosa il brasiliano, messo alle spalle al muro dai rumors di mercato. Da quel momento, sono arrivati 4 gol ed un assist contro il Watford, valsi un paragone con Stoichkov, parola di Pep, e la strepitosa notte di Champions ancora contro i Blancos, piegati 4-3.
Nonostante questo cambio di marcia, ormai il destino del 9 sembra segnato e anche lui sembrerebbe aver aperto ad un non rinnovo del contratto. A muoversi, oltre a Inter e Juventus, è stata soprattutto l’Arsenal di Arteta, rimasta orfana di Aubameyang a gennaio. Ad incensare l’ex Palmeiras, è stato in prima linea Titì Henry, una vera istituzione dalle parti del nord di Londra.
In questo contesto, tra un futuro sempre più lontano dal Manchester City e vicino all’Emirates, tra l’ingombrante figura di Haaland, una Premier da vincere ed una semifinale di Champions di ritorno che aspetta i Citizens, cerca certezze Gabriel Jesus, il 9 atipico che tra alti e bassi è diventato finalmente grande.
Gabriel Jesus, big game player. pic.twitter.com/rnI4j8C8qW
— 𝐏𝐞𝐩𝐨𝐥𝐨𝐠𝐲 🧠 (@PepoIogy) April 27, 2022