Quando Marcelo Bielsa decise di restituire un gol all’Aton Villa nella penutlima giornata di Championship non sapeva a cosa stesse andando incontro. Ci sono certamente dei motivi etici alla base di tale scelta, e forse – non sono secondari – pure economici. Sono fattori a cui non hanno guardato i due club direttamente promossi in Premier League: il Norwich City campione del torneo e lo Sheffield United, il cui allenatore, Chris Widler, è stato votato dalla FA come allenatore dell’anno in Inghilterra. In ogni caso, il Leeds del Loco, arrivato terzo anche a causa di quella rete restituita, è uscito dai playoff in un’epica partita contro il Derby County di Frank Lampard.
Il Leeds, uscito dai giochi, ha avuto comunque la possibilità di vincere un montepremi pazzesco che nemmeno Norwich e Sheffield hanno raggiunto pur salendo direttamente. Il maledetto United – impossibile non sinonimizzarlo tale – ha perso la possibilità di partecipare alla partita più ricca del mondo, e beffa del fato, proprio per un gol del Derby County, guarda caso, un altro pezzo di storia di Bryan Clough.
MONTEPREMI
Negli ultimi cinque anni a salire tramite i playoff di Championship sono state (in ordine di tempo) QPR, Watford, Hull City, Huddersfield e Fulham. Di queste, nessuna attualmente – tranne il Watford – gioca più in Premier League, e anzi sono tutte retrocesse dopo massimo due stagioni nel massimo torneo inglese. Il Fulham, che aveva battuto nella scorsa finale l’Aston Villa, aveva incassato dalla vittoria della gara di Wembley 120 milioni di sterline; rimanendo in Premier League per una seconda stagione dopo quella post-promozione, il ricavo ulteriore da sommare alla cifra già vinta sarebbe stato di altri 80 milioni di sterline. Duecento milioni di ricavo da – in linea di massima – un terzo e un diciassettesimo posto.
Il caso della finale dei playoff di Championship è iconico di come in Inghilterra il ciclo finanziario sia sempre più superiore a quello di altre leghe europee. Il precedente esempio del Fulham è la punta dell’iceberg di questo redditizio sistema economico che coinvolge differenti fattori. A iniziare dagli accordi televisivi.
L’aspetto clamoroso è questo: un club del secondo torneo professionistico inglese riesce a guadagnare da una partita più di quanto non otterrebbe dalla finale di Champions League. Come riporta il sito “Calcio e Finanza” chi vince la coppa dalle grandi orecchie porta a casa 57,2 milioni di euro, totale derivato dalla somma che le singole squadre percepiscono step by step ai vari passaggi del turno (la finale, di suo, porta solo 15 milioni).
LEEDS, ENGLAND – MAY 15: Frank Lampard, Manager of Derby County celebrates victory following the Sky Bet Championship Play-off semi final second leg match between Leeds United and Derby County at Elland Road on May 15, 2019 in Leeds, England. (Photo by Alex Livesey/Getty Images)
170,3 milioni di sterline è il valore del gol di Tom Cairney, un centrocampista inglese che ha segnato per il Fulham la rete della vittoria della finale di playoff. La FA ha concordato con le varie emittenti televisive la distribuzione dei diritti televisivi per il triennio 201762019, e quello successivo, che arriverà fino al 2022, sarà di poco inferiore; l’accordo firmato ha portato al mercato inglese tre miliardi di sterline, di cui solo 1,8 percepito dalla retribuzione interna – cioè da emittenti locali. Quello che in Italia abbiamo digerito difficilmente in Inghilterra è stato attuato con successo. Il sistema televisivo ha consistito nella vendita di pacchetti di partite di cui alcune non trasmissibili live. Con questo programma l’aumento economico del calcio inglese ha subito una notevole spinta, e la somma che la Premier League incassa ogni anno viene distribuita secondo un sistema parzialmente paritario. I due terzi della somma vengono suddivisi equamente fra tutti e venti i club partecipanti, mentre il restante un terzo viene distribuito in rapporto al piazzamento finale e agli anticipi e posticipi giocati. In pratica, nelle ultime tre stagioni, le squadre hanno disposto di 2,118 miliardi in più del triennio scorso, come dimostra questo grafico della BBC.
Fonte: BBC
Ad ogni modo, che la Premier League fosse un mercato ricco lo si sapeva, e dunque non è fuori luogo che nella scorsa stagione il Manchester City (campione d’Inghilterra) abbia percepito dai ricavi televisivi 149,4 milioni di sterline. Ma per capire come mai una partita fra squadre per lo più provinciali arrivi a promettere al vincente più di cento milioni di sterline è necessario partire dalla Premier League. La FA permette ai vincitori del playoff di Championship di entrare in un sistema economico che si apre con la finale di Wembley e si conclude dopo tre stagioni. Arrivato il successo in cadetteria, il ciclo retributivo si associa agli anni successivi, e in particolare, a quelli che riguardano la permanenza in Premier League. Se un club riesce a stabilizzarsi in Premier League per almeno due stagioni dopo la promozione, il totale dell’incasso, fra bonus della Lega e ricavi televisivi, arriva a 288 milioni di sterline. E come succede da alcuni anni in Serie A, in Inghilterra persiste da diverse stagioni un sistema di paracadute economico per le squadre che retrocedono, ma che ha cifre completamente distanti dai parametri italiani. Se un club torna in Championship dopo una sola stagione nella massima categoria gli vengono riconosciuti 41 milioni di sterline, mentre alla seconda stagione senza promozione, quindi sempre in cadetteria, il corrisposto è di 34 milioni. Questo perché l’obbiettivo della Lega è quello di tenere sempre alto il livello competitivo dei club.
Questo sistema è un nucleo di ingranaggi economici ideati affinché le squadre che salgono in Premier League da un torneo come la seconda categoria possano costruire formazioni competitive per il primo campionato inglese, e quindi, alzare il suo livello. Quando un club riesce a issarsi fra le società di Premier League è scontato che la propria rosa sia in deficit rispetto alle altre, e per ovviare a queste carenze, la Premier League fa si che una squadra abbia le risorse per costruire un organico all’altezza. Al contrario, se un club arrivasse in Premier League con giocatori non all’altezza, abbasserebbe la media tecnico-valoriale del torneo, riducendo la qualità dello spettacolo e conseguentemente la vendibilità del campionato. In questo senso, il fatto che girino cifre importanti anche nei bassifondi della Premier evidenzia come dai diritti tv, sempre più sostanziosi, mangino tutti.
UNO SHOW
La partita di Wembley è uno dei quadri più rappresentativi non solo della bonarietà del fruttuoso sistema dei ricavi televisivi ma pure di concetto mediatico di sport. In linea con l’attuale società dei consumi, la Federcalcio inglese ha trovato un sistema per vendere una partita tecnicamente di livello medio basso come se fosse un evento planetario. Ci sono Wembley, l’inno inglese e, grazie anche alla costante presenza di tanti giocatori di diverse nazionalità, un circolo di trasmissione televisiva mondiale. Praticamente il nord di Londra diventa per un pomeriggio il centro europeo del calcio. Wembley è deputato da tempo a lavorare come teatro per finali e verdetti, ultimo il 6-0 con cui Guardiola ha riscritto la storia del calcio inglese. E tutti gli anni, a maggio, viene riscritta la storia della futura Premier League.
Dunque, dopo God save the queen si affronteranno Aston Villa e Derby County, squadre che hanno avuto alti e bassi durante la stagioni ma che in comune hanno il Chelsea. Sulla panchina del Derby siede Frank Lampard, mentre su quella del Villa, come vice-allenatore, John Terry. Entrambe le squadre hanno occupato gli ultimi posti disponibili per i playoff, ovvero quinto (Villa) e sesto (Derby), e in campionato le due sfide hanno visto il xlub di Birmingham battere con un largo risultato la squadra di Lampard: 3-0 in trasferta all’andata e 4-0 in casa al ritorno. Per tutta la stagione nell’Aston Villa ha brillato il diamante Jack Grealish, talentino inglese molto ricercato anche in Premeir League, e al Villa Park si è esaltato pure l’ex Chelsea Tammy Abraham, centravanti da 26 reti in campionato e un passato allo Swansea. Il Derby County invece ha nell’ex Liverpool Harry Wilson un importante fattore offensivo, un’ala destra da 18 reti.
Anche se il potenziale tecnico in campo non sia altissimo, la posta in palio al contrario lo è, tanto per la promozione quanto per il conseguente guadagno monetario. E come spiegato, non si sta certo parlando di qualche dollaro in più.
PRONOSTICO FIORENTINA-PARMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Mercoledì 6 dicembre, alle ore 21:00, la Fiorentina incontra il Parma per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in un match che può nascondere insidie. Scopriamo, dunque, il pronostico per la partita insieme a qualche statistica e qualche consiglio per gli scommettitori.
COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE
Partiamo dai padroni di casa. La Fiorentina ha vissuto tanti alti e bassi nell’ultimo periodo, con alcune cadute evitabili, come contro l’Empoli, ma anche vittorie prestigiose, come quella di Napoli. La squadra di Italiano si è imposta nel corso dell’ultima giornata per 3-0 contro la Salernitana e ha preparato al meglio la partita di Coppa Italia. Vedremo se la preparazione sarà ripagata anche dal verdetto del campo.
Il Parma viene da sei vittorie in otto partite nell’ultimo mese. Gli uomini di Pecchia procedono spediti verso la risalita nel massimo campionato e si trovano, ad oggi, a pari punti – 33 – col Venezia. Gli emiliani stanno facendo molto bene e ora sognano anche i quarti di finale di Coppa Italia, un risultato che sarebbe importantissimo per il loro morale. In mezzo c’è la Viola, che avrà tutte le intenzioni di battere i crociati.
IL PRONOSTICO DI FIORENTINA-PARMA
Per quanto sulla carta l’esito sembri scontato e i pronostici siano tutti a favore della Fiorentina, spesso la Coppa Italia ha regalato sorprese. Attenzione, dunque, al Parma, che vorrà fare uno scherzetto agli avversari. Per questo, non consigliamo alcun segno fisso, bensì una giocata sul numero complessivo di gol. Il pronostico che potrebbe essere meno rischioso e pagare di più è il MULTIGOL CASA 2-4, in quota 1.62. Benché l’esito finale non sia scontato, la Viola, infatti, potrebbe andare a segno più volte, data la tendenza dei giocatori di Italiano a tenere palla. In alternativa, anche il segno GOL, quotato, invece, 1.75 sui principali bookmakers, potrebbe essere fruttuoso, dato che entrambe le squadre sono decisamente inclini al gol.
PROBABILI FORMAZIONI
Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Kayode, Martinez, Ranieri, Parisi; Mandragora, M.Lopez; Ikone, Barak, Sottil; Nzola. All. Italiano
Parma (4-3-2-1): Chichizola; Delprato, Osorio, Circati, Di Chiara; Bernabé, Hernani, Estevez; Mihaila, Man; Benedyczak. All. Pecchia
La Salernitana sta affrontando un periodo delicato, in piena lotta per la permanenza in Serie A. Nell’ultima giornata di campionato, i granata sono usciti sconfitti dal Franchi perdendo 3-0 contro la Fiorentina. Nonostante la sconfitta anche abbastanza netta, però, i campani sono reduci da un momento anche abbastanza positivo. A risollevare il morale infatti sono il pareggio preziosissimo in casa del Sassuolo e, soprattutto, la prima vittoria in campionato arrivata all’Arechi contro la Lazio.
Uno dei volti di quest’ultimo periodo in casa Salernitana, è sicuramente ChukwubuikemIkwuemesi. Arrivato quest’estate dagli sloveni del Celje, l’attaccante nigeriano sotto la gestione Inzaghi sta trovando spazio ed anche i primi gol della sua avventura italiana. Per scoprirne di più sul classe 2001, noi della redazione di Numero Diez abbiamo intervistato ThaddeusKennedyIdama, agente del calciatore facente parte del KCG Sporting Management.
Di seguito, la nostra intervista ESCLUSIVA.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA A THADDEUS KENNEDY IDAMA, AGENTE DI IKWUEMESI
Parto chiedendole la sua opinione sul momento attuale di Ikwuemesi alla Salernitana.
“Sta provando a dare il massimo. Essendo calciatore giovane, che proviene da un campionato non molto noto in Europa, sta cercando di adattarsi. Credo farà meglio sul lungo termine”.
Crede che la Salernitana riuscirà a centrare l’obiettivo salvezza?
“Siamo in attesa di scoprirlo, perché la Salernitana è una buona squadra, staff e dirigenti hanno il compito di gestire la situazione e lo stanno facendo molto bene. Il club non sta ottenendo il miglior risultato, ma spetta all’organismo che lo rappresenta fare la cosa giusta. Credo siano nella giusta direzione“.
Di recente Ikwuemesi ha segnato il suo primo gol in Serie A, contro il Sassuolo. Quali sono state le sensazioni a riguardo?
“È stato un bel momento. A Sassuolo erano partiti molto bene, andando in vantaggio per 0-2. È stato comunque un buon risultato per la squadra. È un momento in cui hanno ripreso il controllo e hanno realizzato di poter tornare ad una situazione normale. Io so che chi è ai vertici della società sta facendo molto per assicurarsi di mettere i calciatori sulla buona strada. Poi vincere le partite (contro la Lazio, n.d.r.) è un sollievo per la squadra“.
Con l’arrivo di Inzaghi in panchina sembrerebbe esserci stata una svolta: 5 presenze da titolare e 2 gol in 7 partite. Com’è il rapporto con il tecnico granata?
“Gli dico che dipende tutto dall’impostazione professionale. Il ragazzo è un professionista e conosce i suoi obblighi in campo. L’allenatore è stato un professionista di altissimo livello da calciatore. Sono contento perché metterà Ikwuemesi nelle condizioni migliori e lo preparerà per le partite. Inzaghi è stato un giocatore di punta, un top player. Quando giocava, ai suoi tempi, io tifavo la Juventus e lo guardavo tanto. L’ho guardato tanto all’Atalanta quando ha segnato 15 gol in Serie A prima di trasferirsi alla Juventus. Quindi lo conosco molto bene. Quando un’ex attaccante allena il tuo calciatore, che è anche lui un attaccante, secondo me è una cosa positiva. Sono felice di vedere Inzaghi fare le cose giuste da allenatore. Poi il calciatore ha l’obbligo di rispettarlo. È questa la sua responsabilità quando scende in campo”.
Tornando invece alla trattativa che ha portato Ikwuemesi alla Salernitana: com’è nata? Ci sono retroscena?
“Per me non c’è stato nessun aspetto negativo. Eravamo tutti d’accordo nel fargli accettare questa nuova sfida. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma quando un giocatore focalizza la mente su qualcosa è possibile. Quindi io penso che abbia deciso di andare in Serie A e noi, dopo, siamo andati a cogliere la sfida. Sapevamo che fosse piuttosto impegnativa, ma finora tutto bene. Si abituerà a questa situazione e, a lungo termine, otterrà risultati”.
Qual è invece il sogno per il futuro?
“Ogni giocatore ha un sogno per il futuro. Noi li lasciamo a loro. Lui ha l’ambizione di diventare un top player, di giocare club famosi. Al momento siamo concentrati prima sulla Salernitana, e poi dopo lui pensa al suo meglio. Poi lasciamo che il futuro svolga il suo ruolo”.
Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram kcg_project
Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.
DEPRESSIONE –“Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.
UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.
Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.
Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.
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