Tanto si parla di Champions League, in quanto la competizione per club più rinomata e desiderata, la coppa più famosa anche tra gli occasionali – insieme alla Coppa del Mondo – e soprattutto uno dei tornei che economicamente arricchisce di più. In Italia sappiamo benissimo quanto nel tempo sia diventata agguerritissima la lotta per il quarto posto prima, per il terzo poi e nuovamente per il quarto da questa stagione, per questioni sia economiche che di prestigio.
Ma tanti dimenticano che c’è un’altra competizione europea che dà sì minor visibilità, minor incassi e minor prestigio, ma che, se vinta, può regalare l’accesso alla Champions: la tanto bistrattata Europa League.
Sono rimaste 32 squadre nell’odierna edizione della vecchia Coppa Uefa, alcune arrivate alle fasi ad eliminazione diretta dai gironi, mentre altre sono “retrocesse” dalla Champions League in quanto giunte terze nei loro vari raggruppamenti. Tante le squadre di alto rango, diverse le classiche mine vaganti, ed a loro si aggiungono alcune cenerentole che potrebbero allungare ancora di più la propria favola: tra queste abbiamo stilato una lista di 5 squadre potenzialmente in grado di vincere l’Europa League e dunque guadagnarsi la partecipazione alla prossima Champions.
ATLETICO MADRID, REINA DE LA DEFENSA
Il Cholismo è una religione, Simeone è il suo Dio, i giocatori dell’Atletico sono i suoi profeti. Un riassunto nudo e crudo di quello che oggi è la squadra biancorossa di Madrid, ossia una famiglia unitissima con un padre severo ma capace di tirar fuori tutto dai propri figli, ribadendo che è solo ed esclusivamente per il loro bene (loro inteso come giocatori e allo stesso tempo tifosi, perché i giocatori devono essere allo stesso tempo interpreti e supporters di loro stessi).

Retrocessi dalla Champions dopo il flop nel girone che li ha visti soccombere a scapito di Roma e Chelsea (seppur abbiano gettato la qualificazione nel doppio scontro col Qarabag), i Colchoneros hanno adesso una grossa occasione per tornare ad alzare un trofeo; stiamo parlando di un gruppo che negli ultimi quattro anni ha raggiunto per ben due volte la finale di Champions, che stabilmente occupa una delle prime tre posizioni della Liga, e che vanta nel suo roster top player del calibro di Griezmann, Godin, Saul e Koke. In attesa dell’arrivo di un certo Diego Costa.
Fase difensiva eccelsa, spirito di sacrificio commovente e una capacità di trasformare il lavoro sporco in mole offensiva probabilmente unica nel suo genere. Armi che possono essere decisive più in una competizione a “breve” termine che in una lunga ed interminabile stagione regolare di campionato, e che dunque potrebbero dare all’Atletico Madrid un punto a favore in più nel (probabile) lungo percorso che li aspetta.
Il singolo? Antoine Griezmann. Vero che al Wanda Metropolitano si aspetta a gloria il ritorno dell’animale d’area Diego Costa, ma il francese vorrebbe concludere la sua avventura in maglia Atletico (futuro in Inghilterra o a Barcellona?) con un titolo, prima di tentare il colpo grosso in Russia con la sua Francia.

ARSENAL, NOW OR NEVER
Ah, l’eterna incompiuta. Ah, il mister che nessuno vuole ma che poi rimane sempre. Ah, una squadra di giovani terribili che tutti gli anni deve esplodere e che invece tende a sgonfiarsi sempre come un palloncino. Per assurdo stiamo parlando di uno dei primi casi in cui una mancata qualificazione in Champions può essere accolta più come un’occasione da cogliere al volo che come un fallimento. I Wenger Boys stanno faticando in campionato (7°posto a -19 dalla capolista City), dove al massimo possono nutrire una speranza di qualificazione alla prossima Champions, che però è tutto tranne che scontata; allora perché non gettarsi totalmente sulla causa Europa League?

In effetti l’Arsenal non arriva a giocarsi davvero una coppa europea dal lontano 2006, quando andò veramente vicino alla conquista della Champions, frenato dai colpi di Eto’o e Belletti che portarono la coppa dalle grandi orecchie a Barcellona. Ma da lì in poi sono state veramente poche le volte in cui i Gunners si sono imposti a livello europeo. Oggi possono vantare una squadra che ha un potenziale offensivo da top club (pensare che ne rimangono fuori sempre almeno un paio tra Ozil, Sanchez, Lacazette, Welbeck, Walcott e Giroud), un centrocampo che con Ramsey e Xhaka sembra aver ritrovato solidità e capacità di inserimento, mentre la fase difensiva è forse ancora l’anello debole, anche se la fisicità di Mustafi, la leadership di Koscielny e la rapidità di Bellerin possono sicuramente valere una top 3 tra le difese dell’Europa League.
Il nome da sottolineare è sicuramente quello di Alexis Sanchez, che come Griezmann sembra sul piede di partenza: qualcuno dice che sia già a braccetto con Guardiola, altri lo vedono a Monaco di Baviera pronto ad alternare qualche birra alla caterva di gol che segnerà, ma rimane il fatto che in pochi credono alla sua permanenza a Londra. Ma sicuramente il cileno vorrà trovare un modo per salutare col sorriso l’Emirates Stadium, magari lasciando qualcosa che possa farlo rimanere ancor di più nel cuore dei tifosi.

NAPOLI, C’AMMA FA?
Già, che facciamo? Il Napoli è uscito un po’ a sorpresa, perché sembrava che il girone di Champions, tolto l’ostacolo City, fosse abbordabile. Invece la sorpresa Shakhtar e la mina vagante Feyenoord hanno impedito agli uomini di Sarri di regalarsi per la seconda volta consecutiva gli ottavi di Champions, e dunque sono caduti a capofitto fino ai sedicesimi di Europa League. Il dilemma però è uno: tentare la sorte e spingersi alla ricerca di un trofeo che a Napoli hanno visto soltanto in mano a D10S, oppure accantonare ogni speranza e dedicarsi totalmente al campionato, per provare a conquistare uno scudetto che allo stesso modo manca dai tempi di Diego Armando Maradona?

I dubbi sono tanti, perché in effetti mai come quest’anno il Napoli pare in grado di competere per il primo posto in Italia, e dedicarsi anche all’Europa League potrebbe diventare un handicap, visto il grosso dispendio di energie che comporta (giocando il giovedì e rischiando spesso di affrontare trasferte molto lunghe). Sicuramente per sostenere il doppio impegno Sarri dovrà decidersi a sfruttare a pieno tutta la sua rosa e non limitarsi all’utilizzo dei soliti 14/15: Mertens dovrà rifiatare in un modo o nell’altro, Hamsik non può sostenere 50 partite in stagione, anche gente come Hysaj, Callejon o Koulibaly dovranno pur riposarsi nel momento in cui potrebbero avere un calo fisiologico. Che sia tramite il mercato, che sia pescando tra i componenti già presenti, il Napoli deve attingere da una rosa più ampia se realmente desidera competere in entrambe le competizioni, perché è nelle sue corde ambire alla vittoria dell’Europa League.
Difficile trovare un nome, perché sono tanti i simboli di questa squadra, abbiamo scelto dunque di mettere come copertina Marek Hamsik, che da 10 anni veste la maglia azzurra e detiene la fascia di capitano di una squadra con la quale ha vinto qualcosa, ma mai niente di così grande. Ovviamente lo scudetto sarebbe l’apice, ma una foto ricordo con un trofeo europeo non sarebbe male per lo slovacco.

BORUSSIA DORTMUND, STOEGERLAND
Il giallo del sole che splende ad inizio stagione e di un progetto che sembra aver ripreso vita, al nero del tracollo dopo appena 4 mesi, con una Champions persa ed un campionato che è malamente scivolato via. A farne le spese è stato l’ex mister dell’Ajax (arrivato in finale d’Europa League l’anno scorso) Peter Bosz, al suo posto è arrivato invece un altro Peter, Stoeger, appena andato via dal Colonia che l’anno scorso era riuscito a portare in Europa dopo tantissimi anni. Sicuramente le cose cambieranno, l’idea di calcio totale proposta dall’ex mister olandese sicuramente verrà rivalutata – a tratti Zeman pareva un difensivista a confronto con Bosz – ma il materiale umano e calcistico su cui lavorare è sicuramente di livello.

Anche in questo caso, come vale per l’Arsenal, il Borussia occupa il 7°posto in Bundes, dunque per evitare qualsiasi rischio potrebbe pensare di sfruttare l’Europa League come corsia preferenziale – ma quanto è realmente preferenziale? – per tornare in Champions, da dove è uscito quest’anno in un girone di ferro che ha premiato Tottenham e Real Madrid. Ad oggi Aubameyang e compagni hanno assolutamente bisogno di riprendersi il WestfalenStadion, che come tutti sappiamo può diventare un fattore nei match casalinghi e non solo: ma per farlo servono gioco, entusiasmo e vittorie. Che purtroppo al momento latitano.
Detto dell’ex Milan Aubameyang, in copertina potremmo mettere un giocatore come Yarmolenko, talento ucraino che deve compiere l’ultimo passo per diventare quel talento che sembrava prospettarsi ai tempi della Dynamo Kiev, ma che purtroppo non si è mai visto fino in fondo. Anche per sfatare la maledizione della maglia numero 9 giallonera, che da quando non ha più come padrone un certo Robert Lewandowski ha sempre punito ogni suo possesore.

MILAN, L’UNICA VIA PER TORNARE A CASA
Citato poco sopra parlando del velocissimo Pierre-Emerick, ecco l’ultima delle magiche cinque. Il Milan, oggetto di tante critiche e di tante parole sia in Italia che all’estero, ormai sembra poter riporre le uniche speranze di Champions nella piccola Europa League.

Centinaia di milioni spesi in un mercato faraonico che non sta dando i risultati sperati, un caos attorno al gioiello più brillante della casa rossonera, un allenatore che pareva mettere d’accordo tutti ma che alla fine è stato cacciato, e una serie di problematiche finanziarie legate a prestiti da ripagare e da accordi non presi con la UEFA. Un disastro verrebbe da dire. Un qualcosa che soltanto il campo può cancellare, quello su cui lavora giorno e notte Ringhio Gattuso, che dopo la cacciata di Montella è diventato il capitano di un vascello che non sembra navigare in buone acque: ma Rino non è certo uno che si tira indietro, e col duro lavoro vuole prendersi la fiducia di una squadra che è pronto a difendere a spada tratta, come vuole conquistarsi i boati del pubblico anche nelle vesti di allenatore.
Potevamo scegliere Donnarumma come uomo copertina, ma le ultimi vicissitudini ci convincono che non è poi così probabile che sia lui il portiere ai sedicesimi. Onde evitare qualsiasi disguido, viriamo su Bonucci: l’ex Juve ha faticato e non poco in questo inizio di stagione, ma sta pian piano riprendendosi i gradi di difensore di livello internazionale. Se lui, assieme agli altri “leader” quali Biglia, Bonaventura e Suso, riesce a prendersi la scena, il Milan è oggettivamente una mina vagante del torneo, se non qualcosa di più.
E la storia insegna, in quanto a coppe i rossoneri hanno poco da imparare.
