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La rivoluzione d'inverno

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La rivoluzione d’inverno

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Forse non rivoluzionerà l’NBA nel breve termine ma Altman si conferma un GM con qualità niente male. I Cleveland Cavaliers, dopo un mese abbondante semplicemente tragico, erano attesi ad un bel rimpasto del roster che puntualmente è arrivato nelle ultime ore precedenti alla deadline. Giovedì hanno compiuto tutto quanto in poco tempo. In sintesi, Isaiah Thomas, Jae Crowder, Derrick Rose, Iman Shumpert, Channing Frye e Dwyane Wade hanno lasciato l’Ohio per Jordan Clarkson, Larry Nance jr., Rodney Hood e George Hill. Possiamo leggere i movimenti sotto due chiavi: il campo ed il cap.

Il roster ne emerge sicuramente ripulito e rafforzato, sia a livello strettamente di talento che a livello di coesione interna, un problema emerso prepotentemente con Kevin Love e Thomas presi di mira. La point guard nata nell stato di Washington ha praticamente preso questioni con mezzo Ohio a colpi di tweet e situazioni interne trapelate nei giorni passati. Arrivato in estate nella trade di Irving, IT ha recuperato da un infortunio piuttosto pesante all’anca che lo ha tenuto fuori fino a Gennaio ed ha faticato molto nel “sistema” dei Cavaliers. Le cifre strabilianti dell’anno scorso hanno lasciato spazio a forzature ed incomprensioni. Lue ha provato ad utilizzarlo spesso off the ball ma Thomas non è il giocatore adatto per questo. Inoltre, la terribile difesa che abbiamo visto da Cleveland lo ha fatto precipitare nei valori di Defensive Rating, già estremamente preoccupanti senza lui in campo. Shumpert è fuori dalle rotazioni, Frye ormai garantiva poca autonomia in campo, Rose e Wade ingombranti ombre dei loro passati e Crowder è un eccellente 3&D in un sistema organizzato ma non è il caso dei Cavs. A parte Jae, giocatori che hanno fatto il loro tempo, difficili da mettere in campo e perennemente in affanno in difesa. In cambio arrivano giocatori più giovani (tolto Hill, tre 25enni), due difensori 1v1 di buonissimo livello, in grado di marcare più posizioni, con letture di livello e che hanno già assaggiato l’aria dei Playoffs. Poi ci sono i due nuovi arrivi dai Lakers, Clarkson e Nance. Il primo rimpiazza idealmente Thomas/Rose/Wade come ruolo, potrà essere un interessante sesto uomo quando servono punti veloci, Nance può difendere, è atletico, ha un salario non certo importante ed allunga in maniera importante le rotazioni. Un energy guy a basso costo con buoni margini di miglioramento. Hood e Hill portano difesa, appunto, tanto spacing e ball-handling. Ieri abbiamo visto quanto potrebbero far veramente male in combinazione con un James superlativo. In totale, 3 portatori di palla attorno a LeBron, due ottimi tiratori e difensori versatili, un possibile “microwave” dalla panca ed un ottimo cambio per Tristan Thompson (dal quale passano le fortune dei Cavs sotto le plance).

https://www.youtube.com/watch?v=WNkQtsyXEj0

Non molte note dolenti da segnalare. Clarkson potrebbe esserne una: in serata no è irritante quanto e più di JR Smith ed in difesa spesso sbaglia letture (come ieri contro Rozier). In più va per i 14 mln l’anno prossimo, non certo pochi. Hood non rassicura per tenuta fisica (ad inizio anno ha lasciato molto tempo lo spot di starter ad Alec Burks). La questione salary diventa pesante se si pensa che oggi (ipotizzando la partenza di James e Hood che va in scadenza del rookie contract) siamo a 110 mln garantiti per l’anno prossimo. Con James e Hood andiamo sui 140 mln e forse più. Con il cap che si assesterà più o meno intorno ai 100 mln e la tax level a 120 sono 20 mln di tasse. Quindi, essendo oltre da almeno 3 anni negli ultimi 4 si andrebbe ad applicare la “repeater offender”. Fatti due conti, più o meno altri 65 mln per 205 mln totali. Due anni fa con l’anello in tasca Dan Gilbert (quello che i soldi li tira fuori) ha perso 40 mln e non erano in regime di “repeater”. La firma di LeBron passa principalmente dalle sue tasche. Altro dettaglio, gli stessi Lakers che hanno partecipato allo scambio potrebbero andare a maxare James in offseason grazie allo spazio liberato. Strano.

Koby Altman ha comunque il merito di aver reso l’NBA più interessante di quanto si aspettava, almeno fino a giugno. Finalmente, c’è gente vicino a LeBron che può creare gioco senza dipendere necessariamente da lui (tolto magari Irving), un’armonia di spogliatoio che sicuramente ha guadagnato punti ed una difesa che in queste partite sembra essere molto più efficiente del disastro visto fino alla settimana scorsa. I Celtics sono stati presi a pallonate a casa loro nel giorno del ritiro della canotta di Paul Pierce, con quello che è probabilmente il suo più grande rivale dominare con un linguaggio del corpo “positivo”. Non rabbia repressa e tensione ma vero talento. Anche JR Smith ieri sera sembrava un altro giocatore, Cedi Osman sta finalmente guadagnando minuti importanti e mostra un livello di comprensione del gioco fuori dalla portata di molti altri rookie nonchè di giocatori più esperti sulla carta. Quantomeno, che sia l’ultimo anno di James nel suo Ohio o no, non vedremo il suo talento a lottare contro venti contrari.

 

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Harden imita Beckham: vuole una stella per i suoi Houston Dynamo

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James Harden, cestista statunitense che ha vestito la maglia dei Philadelphia 76ers nell’ultima stagione, ha deciso di acquistare qualche tempo fa alcuni azioni degli Houston Dynamo. Harden ha trascorso ben nove anni in Texas e ha deciso quindi di investire sulla squadra di calcio di Houston che disputa la MLS. Ora, con l’arrivo di Lionel Messi all’Inter Miami di proprietà di David Beckham, il play americano sogna un colpo simile per la sua squadra. Ha infatti rilasciato recentemente alcune dichiarazioni a USA Today Sports: Cerchiamo un campione che venga a Houston. Sappiamo tutti quanto incredibile è Messi, che a Miami insieme alla sua famiglia si sta trovando bene. Anche noi cerchiamo qualcuno che venga nella nostra franchigia e siamo sicuri che lo troveremo. Non me ne occupo io direttamente, ma il club è al lavoro”.

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

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Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.

Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.

Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.

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Basket

Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

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Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.

Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.

I PRECEDENTI

Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.

Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.

Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.

Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.

COINCIDENZA DELLE STELLE

LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.

Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.

Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.

La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.

Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.

TUTTO SU SKY

La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.

Gara 1

LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00

Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 2

LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00

Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 3

LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30

Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30

Gara 4

LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00

Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.

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