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La trasformazione viola

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La trasformazione viola

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Il passaggio dalla presidenza Della Valle a quella di Rocco Commisso ha segnato un profondo solco nella quotidianità fiorentina: l’entusiasmo ritrovato, la voglia di sognare che è tornata in tutta la città e soprattutto un’unità tra tifoseria, squadra e società che mancava ormai da diversi anni. Durante l’estate, la volontà di Commisso di riportare in alto la Fiorentina è stata espressa in sede di calciomercato, con l’alternanza di colpi di prospetto e nomi d’esperienza firmata Daniele Pradé. In panchina, in pieno stile USA (Commisso ha sempre detto di non avere la “mania del licenziamento), è stato confermato Vincenzo Montella, reduce da un finale di stagione horror nello scorso campionato, affrontato con una rosa non all’altezza e totalmente in contrasto con l’idea calcistica dell’ex tecnico di Milan e Siviglia.

L’inizio di stagione viola è stato convincente per larghi tratti sotto il piano del gioco, della costruzione della manovra, e del coraggio mostrato dai giocatori, ma a causa di una mancata amalgama del gruppo – molti dei giocatori nuovi sono arrivati dopo il 10 agosto – e di un calendario tutt’altro che semplice, ciò che continuava a mancare erano i risultati. Fino a quando Montella ha trovato il bandolo della matassa.

Fonte: Instagram @acffiorentina

SULLE ORME DELLA PRIMA AVVENTURA

Dopo aver costruito per tutto il ritiro estivo, diviso tra Moena e la tournée americana, il 4-3-3 come abito perfetto per la sua Fiorentina, Montella si è reso conto di come la sua difesa fosse fin troppo perforabile: contro il Napoli all’esordio fu un’ottima viola, punita però per ben 4 volte dall’attacco partenopeo, mentre contro il Genoa il risultato fu di 2-1, e sebbene la Fiorentina fosse andata ad un passo dal pareggio nel finale, i rossoblu avrebbero meritato la vittoria con un passivo superiore.

Dopo la sosta, però, Montella sceglie di cambiare le carte in tavola, memore del suo passato in viola e degli ottimi risultati nella sua prima avventura, tornando al modulo con il quale incantò l’Italia nel 2012/13: il 3-5-2. A difesa di Dragowski rimangono al centro della difesa due dei tre giocatori che sono rimasti nell’undici titolare dall’anno scorso, ossia Pezzella e Milenkovic, ma al loro fianco è stato messo un pezzo da novanta: Martín Cáceres. L’uruguayo è arrivato a Firenze in punta di piedi, da svincolato dopo la conclusione del contratto con la Juventus, ma il suo impatto tra i titolari è stato devastante: esperienza, velocità, garra in pieno stile celeste, e tanta, tanta solidità in più; l’inserimento di Cáceres ha permesso anche a Pezzella e Milenkovic di migliorare le proprie prestazioni, e non è un caso che nelle ultime uscite la Fiorentina stia sorprendendo soprattutto per la fase difensiva. Milenkovic ha ripreso il suo percorso di crescita esponenziale che lo scorso anno si era bruscamente fermato nella seconda parte di stagione, Pezzella ha ritrovato serenità e tranquillità non solo in marcatura, ma anche in fase di costruzione, ma soprattutto ha di nuovo quella fiducia che gli permette di guidare con leadership e carisma tutta la retroguardia.

Fonte: Instagram @acffiorentina

Lirola e Dalbert sono stati leggermente avanzati da Montella, sebbene in fase difensiva ricoprano il ruolo di terzino, trasformando il reparto a 3 in una vera e propria difesa a 5. Se l’ex Sassuolo sta un po’ faticando nel trovare la forma e la condizione che gli hanno permesso l’anno scorso di essere uno dei migliori laterali difensivi del campionato, Dalbert sta sorprendendo tutti: arrivato dall’Inter come “bidone” e con i nerazzurri più che felici di liberarsi di lui per riportare a casa Biraghi, il brasiliano sta dimostrando come il suo vestito ideale sia proprio quello di esterno di sinistra di un centrocampo a 5; corsa, spirito di sacrificio, fisicità e una tecnica sulla quale si può ancora lavorare: non è una mancanza di qualità quella di Dalbert, ma è una leggera difficoltà nella scelta da prendere al momento giusto. Ma la crescita dell’ex Inter e Nizza è evidente.

Come nel 2012 si diceva che Aquilani, Borja Valero e Pizarro non avrebbero potuto coesistere, Montella ha accettato una sfida anche 7 anni dopo, cioè quella di far convivere al centro del campo due registi come Badelj e Pulgar. Il croato è tornato dopo una stagione alla Lazio, il cileno è arrivato dal Bologna per fare il definitivo salto di qualità, e man mano che il tempo passa, i due sembrano riuscire a trovare sempre più confidenza nel giocare assieme. Badelj è il vero e proprio sarto di questa squadra, riceve il pallone dai difensori, detta i tempi della squadra e, nonostante non sia ancora al top della condizione, il suo lavoro è sempre importante per tutta la manovra; Pulgar invece sta mettendo in mostra le sue doti fisiche e soprattutto il dinamismo che gli permette di sdoppiarsi nel doppio ruolo di secondo regista e di incontrista della squadra. Acquistato a 10 milioni, in un mercato fatto di cifre folli, è stato un colpo geniale da parte di Pradè.

I GIOIELLI SCINTILLANTI E CHI POTREBBE SEGUIRLI

L’ultimo centrocampista è un unicuum, un protagonista inatteso ma che si è già messo ai piedi tutta la città di Firenze: Gaetano Castrovilli è luce calcistica, ha eleganza, passo da ex ballerino, una qualità tecnica nella conduzione della palla e nel passaggio che sono molto rare nel calcio. Tutto ciò è facilmente visibile, ma gran parte dell’importanza che ha nello scacchiere di Montella – che dopo due allenamenti bloccò la sua cessione in prestito perché innamorato calcisticamente di questo giocatore – si nota nel suo approccio tattico nella manovra viola: lo schema che vede due punte molto mobili e quindi mai statiche al centro dell’attacco, rende Castrovilli un jolly offensivo, in quanto si alterna molto spesso tra la zona che ricoprirebbe una classica mezzala, quindi al fianco del mediano Badelj, tra le linee nello spazio del trequartista, ma addirittura anche tra i due attaccanti, trasformando il modulo iniziale in un 3-4-3, nel quale il barese svolge il ruolo di falso nueve. Mancini gli ha già messo gli occhi addosso, Montella se lo coccola, e Pradè, nel frattempo, gli ha fatto firmare un rinnovo quinquennale.

Davanti basterebbe citare i nomi dei due giocatori per spiegare il tutto. Franck Ribéry ha sorpreso tutti: non tanto per la tecnica e la capacità di dribblare qualsiasi difensore gli si metta davanti (è il secondo in Serie A per dribbling riusciti, terzo Castrovilli), ma per lo spirito di sacrificio e l’umiltà con le quali si è calato nella realtà fiorentina. Se a Firenze dai tanto, ti verrà restituito sempre di più, se hai voglia di conquistarti Firenze e disponi di un tasso tecnico così elevato, Firenze si farà conquistare in un batter d’occhio. L’arte rinascimentale e l’arte calcistica che si affiancano, a Firenze e ai fiorentini piace il “bello”, e sebbene Ribéry non abbia l’estetica di un divo di Hollywood, quando ha il pallone tra i piedi, per un fiorentino, non ha niente da invidiare a un Brad Pitt qualunque.

Fonte: Instagram @acffiorentina

Diverso il discorso riguardante Federico Chiesa, che è stato per tutta l’estate prigioniero delle trattative di mercato che lo riguardavano, tra Juventus e Inter che avrebbero fatto carte false per acquistarlo e la resistenza di Commisso che non voleva fare del giovane Federico, ciò che Baggio fu per la famiglia Pontello. Chiesa ha fatto fatica a calarsi nuovamente nella realtà fiorentina, non è stato semplice scendere dalla scala che gli aveva fatto intravedere il mondo dell’alta classifica, e anche le sue prestazioni ne hanno risentito. Montella ha poi trovato il vestito più adatto per il suo gioiellino: gli sono stati tolti i compiti difensivi, gioca più vicino alla porta, e al suo fianco gli ha messo un giocatore che parla la sua stessa lingua calcistica, e per adesso anche con un vocabolario molto più ricco ed aulico. Più che passa il tempo e più che Chiesa sta ritrovando il feeling con la piazza viola: ciò non significa che il prossimo anno sarà ancora in viola, ma un giocatore che fa del dinamismo e del ritmo forsennato la sua forza, è importante che sia perfettamente calato nella realtà in cui gioca.

Un po’ ai margini del modulo di Montella sono Boateng, che ancora è lontano dalla forma migliore, ma soprattutto i due 9 puri di questa squadra, Pedro e Vlahovic. Se il brasiliano sta completando il suo percorso di recupero della forma tra allenamenti e partite in Primavera e con l’Under 23 verdeoro (con la quale ha segnato pochi giorni fa), il serbo scalpita in panchina, pronto a sfruttare ogni occasione che gli verrà offerta. Il loro momento arriverà, perché Montella ha dichiarato più volte di voler inserire un 9 classico nella sua squadra. C’è anche Sottil, che quando è stato chiamato in causa ha sempre risposto presente, e potrebbe perfettamente ricoprire il ruolo di riserva nell’attacco tutta tecnica e velocità di Montella, senza dimenticare Rachid Ghezzal che sta cercando di riprendere il ritmo partita.

Firenze è tornata a sorridere, e con lei Montella: i suoi non sono più sorrisi fatiscenti, ma reali e sinceri, dai quali traspare un orgoglio ritrovato e una voglia matta di riprendersi quanto perso nelle ultime stagioni. Nella Fiorentina tutti hanno voglia di tornare grandi e, come detto, quando a Firenze si rema tutti nella stessa direzione, è difficile fermare l’onda.

Fonte immagine di copertina: Instagram @acffiorentina

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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