La voce grossa, la voce di chi è più potente (economicamente parlando), capace di rendere impotente anche una società come il Barcellona. Il trasferimento di Neymar al PSG porta alla luce un processo di cambiamento nel calcio in atto da un po’ di tempo, che in questo caso si rende evidente in tutte le sue caratteristiche.
Un cambiamento che ha visto il fattore economico sovrastare sempre di più quello storico, legato ai risultati sportivi di una squadra. Un cambiamento che, inoltre, ha notevolmente diminuito il potere vincolante dei contratti, spostando l’ago della bilancia nettamente a favore dei calciatori. Ciò che conta ormai sempre di più nel calcio-spettacolo del nuovo millennio sono le sponsorizzazioni, i brand, l’immagine del club e dei calciatori, che diventano vere e proprie pop-star capaci di spostare con sé milioni e milioni di followers/tifosi.
O NEY, GLI SCEICCHI E IL SENSO DEL FFP
Siamo all’inizio della fine, siamo ad un punto di svolta, un punto di non ritorno.
Il trasferimento di O Ney al PSG crea un precedente. Secondo un’inchiesta di Calcio e Finanza, della quale molto si è parlato in questi giorni, il brasiliano sarebbe disposto a pagare l’intera clausola rescissoria di 222 milioni per svincolarsi dal suo club, di fatto comprandosi il suo cartellino. Il calciatore sfrutterebbe così il compenso da 300 milioni di euro offertogli dagli sceicchi del Qatar Sports per diventare il testimonial dei Mondiali del 2022. A quel punto, il PSG non dovrebbe pagare nulla al Barcellona, ma si “limiterebbe” a sborsare 30 milioni netti al giocatore per cinque anni. Regole del Fair Play finanziario aggirate magistralmente, e tutti felici e contenti.
Un trasferimento storico, che si sviluppa su cifre astronomiche. Proprio questo è il punto cruciale. L’unica cosa che conta è la potenza economica, che diventa molto più importante del valore storico e sportivo di una società. I fondi che permetteranno questa operazione sono extra-calcistici, e hanno fini che vanno al di là del calcio. Non importa quali vantaggi sportivi darà Neymar al PSG: il trasferimento avviene solo per questioni economiche. O Ney è una delle persone più popolari al mondo, capace di spostare con sé tutti i suoi sostenitori e seguaci, capace dunque di creare un giro economico che possa attenuare l’enorme costo dell’operazione.
Neymar non è più il fenomeno brasiliano acquistato dal Barcellona per creare il tridente perfetto. O Ney è semplicemente una pedina in grado di attirare su di sé, sul PSG e sugli interessi di Qatar Sports tutte le attenzioni del mondo. Non importa se il PSG vincerà poi la Champions: ciò che conta è avere una stella del suo calibro in squadra, anche se i costi superano i 600 milioni.
UNA BOLLA SPECULATIVA
Pochi giorni fa Sabatini, in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, accusava l’operato del Milan, affermando che i rossoneri non avessero i soldi necessari per portare a termine i numerosi trasferimenti compiuti in questa sessione di mercato. Senza analizzare l’effettiva capacità economica dei rossoneri, il discorso del ds dell’Inter porta alla luce un fattore cruciale di questo ragionamento.
Esistono infatti due valori attribuibili ai cartellini dei calciatori e, più questi due valori si distanziano tra di loro, più si crea una bolla speculativa che è totalmente deleteria per il sistema calcio e per la sua stabilità.
Il primo valore è il “valore di bilancio”: il prezzo del cartellino di un calciatore viene calcolato in base agli introiti effettivi che l’acquisto del giocatore porta alla società. In parole povere il guadagno che un calciatore porta alla nuova squadra. Questo valore si calcola in base alle prestazioni del giocatore, ai suoi sponsor, e all’impatto che il suo acquisto avrebbe sul bilancio societario. Il valore di bilancio è quello calcolato da siti come Playratings o Transfermarkt e rappresenta il valore reale del calciatore.
Il secondo valore è invece il “valore di mercato”, ovvero il prezzo effettivo che una società paga per ottenere le prestazioni del calciatore. Più squadre vogliono il giocatore, più si alzerà il prezzo, che però si distanzierà di molto rispetto all’effettivo impatto economico dell’acquisto sulla società.
Secondo Playratings Neymar vale 137 milioni, ma il PSG lo pagherebbe 222. Lukaku vale 45,5, mentre lo United lo ha pagato 40 milioni in più. Belotti ne vale 48, ma ha una clausola da 100 milioni. La bolla speculativa che si crea tra il valore reale dei giocatori e il valore di mercato non è per nulla salutare per il sistema calcio, perché i soldi spesi dalle società non corrispondono all’effettivo vantaggio economico che le prestazioni sportive dei calciatori garantiscono.
LO SPETTACOLO VINCE SULLA COMPETITIVITÀ
Ecco perché poi, per far quadrare i conti, le società e i calciatori sviluppano contratti di sponsorizzazione, migliorano la propria immagine, puntano sul marketing e sulla vendita di prodotti di merchandising verso nuovi mercati (Asia, Arabia Saudita). Tutte cose che hanno poco a che fare con i risultati sportivi delle squadre. Ciò che conta non è vincere, ciò che conta è fare spettacolo, creare un prodotto vendibile, che possa riequilibrare le spese folli del calciomercato.
Ecco perché durante l’estate ci sono sempre più partite tra i grandi club in giro per il mondo. Perché è in cantiere l’idea di un campionato con i grandi club d’Europa. Perché il valore tecnico di Neymar non è così importante per far vincere la Champions al PSG: il PSG ha già vinto semplicemente avendolo in squadra.
Ecco perchè, ora più che mai, la voce grossa è quella che conta di più, con buona pace dei piccoli club che ormai si muovono su un altro piano rispetto ai colossi del calcio mondiale.