I Nostri Approfondimenti
L’antivigilia del derby d’Italia Inter-Juventus
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1 settimana fa:

Il derby d’Italia è una delle sfide più affascinanti e al tempo stesso più sentite del nostro calcio. La denominazione viene coniata dalla penna di Gianni Brera, che definisce questo classico come uno scontro stracittadino.
La sfida tra le due formazioni più blasonate del bel paese e l’unico incontro fra i club di due tra le allora dinastie più influenti d’Italia.
Per più di un decennio il Milan ha scalzato l’Inter per numero di scudetti conquistati e così nacque la polemica secondo cui i rossoneri avrebbero voluto e dovuto diventare la contendente al titolo. Brera non volle mai piegarsi all’ampiezza della bacheca dei trofei. Del resto, il termine derby d’Italia si riferiva a una rivalità secolarizzata, la quale affondava le radici nell’odio tra le due tifoserie.
La ragione del cuore e del cieco sentimentalismo vuole che due tra le società più popolari d’Italia vogliano diffondere l’astio delle genti al di là dei confini morfologici della penisola. Lo scontro tra Inter e Juventus, dopo la vittoria dei bianconeri della gara d’andata, può decretare quale sia la seconda forza del campionato.
INTER
L’Inter si è dimostrata una squadra scostante, la quale avverte spossatezza nei match per i quali non teme la sconfitta. I nerazzurri affrontano le gare con superba supponenza. Gli uomini di Inzaghi hanno perso la bellezza di otto incontri dall’inizio della stagione: nella maggioranza di queste occasioni il club ha giocato forse troppo pigramente.
La società meneghina ha sì subito sconfitte negli scontri diretti contro le prime otto squadre del campionato, ma ha perso punti anche contro formazioni contro le quali un insuccesso non era contemplato. L’Inter ha subito una batosta contro l’Empoli nello stadio di casa ed è uscita sconfitta nella trasferta conto il La Spezia. I nerazzurri hanno pareggiato contro Monza e Sampdoria, non riuscendo a trovare la zampata decisiva per ottenere un insperato successo.
È questo tratto a fare preoccupare, in quanto la tifoseria diffide della squadra e teme che una disattenzione frutto di un episodio ovvero l’assenza di un gioco d’insieme possano contribuire a una brusca deviazione di percorso. L’Inter è una squadra da Coppe e, come dimostrato dal cammino immacolato in Champions League e Coppa Italia, Inzaghi crede fermamente nella propria filosofia. Giocare al meglio della nostre potenzialità negli scontri a eliminazione diretta.
Il fatto che i quarti di finale della Coppa dei Campioni passono rivelarsi un traguardo storico per il club questo è tutto da vedere. Del resto, una squadra pazza come l’Inter vive della schizofrenia di un paziente affetto da bipolarismo. Si tratta di un risultato figlio della gestione manageriale d’Igli Tare. Sedotto dalla bramosia di Claudio Lotito, superare gli avversari in uno scontro all’ultimo sangue voleva segnare il successo del club.
L’Inter non ha attraversato un periodo complicato temporalmente definito. A differenza dei cugini rossoneri i nerazzurri hanno attraversato un tortuoso cammino fatto di continue salite, avvallamenti e pendii.
Vincere contro la Juventus potrebbe contribuire a dare a una sterzata a una stagione. La corrente continua è data da un flusso di corrente elettrica, la quale ha intensità continua nel tempo e questa all’Inter è mancata.
Il presidente Zhang non può permettersi di non accedere alla Coppa dei Campioni se intende piazzare la società a un investitore straniero. Inzaghi è sulla graticola secondo la tifoseria e lo spettro di un nuovo tecnico aleggia ad Appiano Gentile in caso di sconfitta nel derby d’Italia.
JUVENTUS
La Juventus si trova in una posizione di classifica che non le compete, ma che merita. Mentre la giustizia sportiva fa il suo corso i bianconeri tentano di risollevare una china per la maggiore parte rimasta inabissata.
Gli uomini di Massimiliano Allegri hanno subito alcuni passi falsi, che ne hanno compromesso la crescita, ma sono rimasti fedeli all’idea di gioco dell’allenatore.
Il tecnico difende a spada tratta la posizione di classifica, che gli spetterebbe se nessuna penalizzazione fosse stata inflitta. Una posto, il quale vedrebbe il suo club secondo solo al Napoli di Luciano Spalletti.
Gli azzurri stanno facendo un campionato a parte e le contendenti alla qualificazione alla Champions League stanno giocando a ritmi rallentati. La Juventus vorrebbe approfittare dell’andatura claudicante delle altre squadre per raggiungere il quarto posto in classifica.
Tuttavia, per molti tifosi l’obiettivo rimane quello della vittoria dell’Europa League che, dopo il successo contro il Friburgo, vede scontrarsi i bianconeri contro lo Sporting Lisbona.
Secondo molti il cammino in Europa dovrebbe rappresentare la strada più tortuosa, ma al tempo stesso più rapida per l’ottenimento di un posto in Coppa dei Campioni.
Un traguardo, che deriva dall’insuccesso proprio in Champions League, dalla quale la Juventus è stata estromessa dal Benfica di Roger Schmidt, che ha raggiunto i quarti della competizione e sogna la semifinale del torneo.
Il rischio è quello di volere giocare il campionato per confluire le forze su un obiettivo proibitivo. La Juventus deve giocare il derby forte del suo secondo posto in classifica, per allungare sulle inseguitrici e sognare la rimonta.
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Calcio Internazionale
Débacle azzurra al Maradona: da chi può ripartire l’Italia di Mancini

Pubblicato
1 giorno fa:
Marzo 25, 2023
Parte con un’ingloriosa frenata in casa contro l’Inghilterra il viaggio verso l’Europeo 2024 dell’Italia di Mancini.
Una partita che ha mostrato un’Italia assai diversa rispetto a quella spettacolare scesa in campo nell’indimenticabile spedizione europea del 2021, e che ha messo alla luce disparate mancanze della nostra nazionale, sia dal punto di vista del gioco che delle scelte tecniche, a dire il vero abbastanza rivedibili.
PRIMO TEMPO
Nel primo tempo azzurro non ha letteralmente funzionato nulla. Un’Italia attendista e tremendamente disequilibrata ha ceduto il passo a un’Inghilterra che ha mostrato una cilindrata nettamente superiore e che si è portata avanti di due gol, che sarebbero stati tre se Grealish non avesse deciso di graziarci sparando fuori a porta vuota.
I primi 45 minuti dell’Italia sono stati caratterizzati da un palleggio sterile e da vari errori di impostazione, con la mediana azzurra in grande difficoltà sia in fase di costruzione della manovra che in quella di rottura, con una difesa in balia degli eventi e assolutamente da registrare.
Il primo tempo dell’attesissimo Retegui è stato fantasmatico e caratterizzato essenzialmente da una serie di anticipi da parte di Maguire e poco più. Il classe ’99 è stato limitato dalla retroguardia inglese per tutti i 45 minuti, segno che ha bisogno di entrare negli ingranaggi tattici della nazionale necessitando del fisiologico periodo di ambientamento.
SECONDO TEMPO
Il secondo tempo ci ha mostrato un’Italia più arrembante ed aggressiva, ma guidata più dallo spirito e dalla rabbia che da una vera e propria idea tattica e di gioco.
Il gol di Retegui (unica scintilla dell’attaccante dell’attaccante del Tigre in una partita pressoché opaca) scaturito da un recupero palla e da un‘imbucata di Pellegrini si rivela essere l‘unico tiro in porta degli azzurri, troppo poco per arrivare a parlare addirittura di un’Italia dominante nel secondo tempo.
Gli ingressi di Cristante, Tonali, Politano e Gnonto non hanno apportato un gran surplus, se non qualche tentata verticalizzazione e qualche guizzo offensivo.
Retegui sabe muito fazer gol
Goleador a moda antiga mesmo. Precisa de uma chance só, apesar de ter suas limitações técnicas
Vai fazer muito gol na carreira pic.twitter.com/eLog9sm0Sq
— Giuliano Cosenza (@CosenzaGiuliano) March 23, 2023
SCELTE TECNICHE E UTILIZZO DEI GIOVANI
Ci sarebbe da aprire una breve parentesi sulle scelte di Mancini, che ha deciso di schierare come centrali di difesa Acerbi e Toloi, due difensori abituati a giocare in una difesa a tre e quindi non molto funzionali al 4-3-3 azzurro. Tra l’altro dopo tutti i discorsi venuti fuori sull’utilizzo e la valorizzazione dei giovani, portati avanti proprio da Mancini, fa specie vedere titolari come centrali difensivi della nostra nazionale un classe ’88 e un ’90.
Nel reparto arretrato tricolore sono presenti talenti del calibro di Scalvini o Bastoni (a questo turno infortunato ma molto raramente schierato dal nostro CT anche quando disponibile), oltre che il sontuoso Mancini della Roma o il duo difensivo della Lazio Casale e Romagnoli, diga biancoceleste che ha portato a referto della squadra romana 16 clean sheet stagionali.
Il discorso è ampliabile anche nel ruolo dei terzini, dove a sinistra sarebbe interessante valutare un gioiello come Udogie, sprizzante classe 2002 già di proprietà del Tottenham e in forza all’Udinese.
Il discorso non è molto differente per quanto riguarda il centrocampo. Reparto ormai in affanno da un po’ di gare, non vedrebbe male l’inserimento di giovani del calibro di Fagioli, Frattesi o Baldanzi, che possono dare vivacità e statura a un centrocampo che ha bisogno di più guizzi e fisicità e che è forse il reparto azzurro più ricco di risorse, in cui quindi è più possibile sperimentare.
#InterEmpoli decisa dal talento di 𝑻𝑶𝑴𝑴𝑨𝑺𝑶 𝑩𝑨𝑳𝑫𝑨𝑵𝒁𝑰! 🤩 pic.twitter.com/RB5FSH70NV
— Lega Serie A (@SerieA) January 24, 2023
In attacco bene il gol di Retegui, che, come detto, ha comunque bisogno di entrare nei meccanismi della squadra, ma stupisce l’assenza di Zaccagni, faro offensivo della Lazio di Sarri, o la mancata titolarità del secondo marcatore della Bundesliga, Vincenzo Grifo.
CONCLUSIONI
L’Italia di Mancini ha bisogno di ripartire dal talento e dalla vivacità dei giovani, che (tralasciando retoriche inutili e discutibili) ci sono e vanno valorizzati. Sta al nostro tecnico trovare il coraggio di lanciarli in campo e rinnovare una squadra che non può sopravvivere di rendita e non può puntare sulla stessa medesima rosa di Euro2021, scarica ormai di stimoli e che inizia anche a porre quesiti anagrafici.
A oggi l’unica cosa salvabile di questa nazionale è la nuova maglia.
I Nostri Approfondimenti
Serie A, i cinque gol più belli del mese di marzo 2023

Pubblicato
2 giorni fa:
Marzo 25, 2023
GOL MARZO SERIE A – Tre settimane di partite senza pausa hanno caratterizzato il mese di marzo. Tra Serie A e coppe europee, non c’è stato un giorno di stop per gli appassionati, che potevano ogni sera godere del grande calcio. È stato, inoltre, il mese in cui è tornato al gol Zlatan Ibrahimovic, che si è laureato calciatore più anziano di sempre a segnare nel nostro campionato. A 41 anni e 166 giorni, grazie al calcio di rigore trasformato contro l’Udinese, ha scritto una nuova pagina nella storia di questo gioco.
Dalla sua prima realizzazione in Serie A, arrivata con la maglia della Juve, il mondo è totalmente cambiato. Per trovare il primo gol in Italia, bisogna tornare al lontano 12 settembre 2004, data in cui molti tra coloro che stanno leggendo questo articolo, probabilmente, non erano nemmeno nati. Mentre Zlatan continua a fare lo stesso lavoro, segnare, le cose attorno cambiano. Sembra cristallizzato in un mondo solo suo. Per esempio, a settembre 2004, Apple iniziò a sviluppare il primo modello di iPhone. Oggi, mentre il suo ideatore ci ha lasciato e si è arrivati all’iPhone 14, Ibrahimovic sta continuando a fare ciò per cui è nato.
Lo svedese non sarà protagonista della classifica dei cinque migliori gol del mese di marzo 2023 in Serie A, dato che la sua realizzazione è arrivata dal dischetto, ma chissà che possa essere solo un nuovo punto di partenza nella sua immensa carriera. Oltre al suo, sono state numerose le reti in questo mese così variegato, nonostante le giornate di campionato siano state “solo” tre. I colpi di classe non sono mancati e alcuni sono stati esclusi: uno su tutti, il banger di Mancini che ha deciso Roma-Juventus.
5°: DAVIDE FRATTESI (2-0 vs CREMONESE)
⚫🟢 Davide Frattesi ⚫🟢 pic.twitter.com/NqFy5rJ0Gk
— Lega Serie A (@SerieA_EN) March 8, 2023
Il quinto posto a marzo se lo aggiudica un importante guizzo di Davide Frattesi. La realizzazione, già di per sé molto complicata e spettacolare, assume ulteriore valore grazie all’azione che la precede. Recupero palla a metà campo di Laurienté, che poi riparte in maniera molto violenta verso la porta avversaria, superando un paio di avversari.
Quando tutto sembra perso, arriva l’equilibratore Maxime Lopez a rivitalizzare il tutto, mettendo in mezzo una palla sagace proprio per l’esterno francese. Lì, il colpo di genio: controllo e tacco senza guardare, con Frattesi che si ritrova la sfera al limite dell’area piccola senza marcatore. Essendo spalle alla porta, però, l’unica giocata possibile è provare la magia, che va a buon fine.
4°: PAULO DYBALA (2-3 vs SASSUOLO)
Una joya de gol 🔥#RomaSassuolo pic.twitter.com/hkanR7oM9E
— Lega Serie A (@SerieA_ES) March 13, 2023
Ancora il Sassuolo coinvolto: questa volta, però, è la vittima. L’ideatore e il realizzatore della carneficina risponde al nome di Paulo Dybala. L’argentino, che spesso ha abituato a gol di altissima caratura, è riuscito di nuovo a stupire tutti. In una squadra dove l’aggressività, le risse e i cartellini rossi sono all’ordine del giorno, come quella di Mou, Dybala garantisce quella qualità sopraffina cui non si può rinunciare.
Uno-due un po’ intricato con El Shaarawy e conclusione improvvisa, di prima, che beffa Consigli, che non può far altro che osservare il pallone che termina la sua corsa in fondo alla rete. Il portiere è quasi inerme, come se fosse affascinato dalla traiettoria a forma di arcobaleno uscita dal mancino sublime della Joya.
3°: MANOLO GABBIADINI (2-0 vs VERONA)
This is the definition of a rocket! 🚀#SampVerona pic.twitter.com/Ov6FIOq2Xo
— Lega Serie A (@SerieA_EN) March 21, 2023
Gli uomini d’esperienza, i leader si fanno sentire soprattutto nei momenti di difficoltà. Colui che spinge la nave con più forza di un vichingo del 700 d.C. è senza dubbio Dejan Stankovic. Ha preso un Titanic già affondato e vuole farlo riemergere, mettendoci volontà e applicazione senza paragoni nel nostro campionato.
Sta provando a dargli una mano un altro totem, un personaggio cruciale all’interno dello spogliatoio doriano: Manolo Gabbiadini. Comunque vada, resterà per sempre nei cuori dei tifosi blucerchiati lo sforzo erculeo che sta mettendo l’attaccante italiano. Iconica per identificare il periodo è la sua doppietta al Verona. Il secondo dei due gol è un vero capolavoro, segno che sa ancora colpire anche dalla distanza. Controllo per liberarsi di un avversario, pallone nascosto per evitarne un altro e missile imparabile. Terzo miglior gol di marzo.
2°: MATIAS VECINO (0-1 vs NAPOLI)
⚡ è un fulmine? No, è la botta di MATIAS VECINO! 💥 #NapoliLazio pic.twitter.com/wz9EPzkxZQ
— Lega Serie A (@SerieA) March 4, 2023
Il Napoli non perdeva in casa da quasi un anno e solo un fulmine arrivato da Zeus poteva trafiggerlo. Ci ha pensato bene Matias Vecino, in un match davvero cruciale, soprattutto per la “sua” Lazio. Sarri tornava nello stadio che lo ha reso grande e ha punito il Napoli. Una punizione indolore, dato che i partenopei hanno ancora 19 punti di vantaggio proprio sui biancocelesti, secondi in classifica.
Il rilancio sbagliato con la testa di Kvara, che ha “finalmente” mostrato segnali di debolezza e umanità, ha favorito l’uruguagio. Vecino, rimembrando anche i suoi anni migliori, ha lasciato partire an absolute banger, che non ha lasciato scampo a Meret. Per importanza e bellezza stilistica, merita di essere riconosciuto come secondo miglior gol a marzo.
1°: KHVICHA KVARATSKHELIA (1-0 vs ATALANTA)
𝙒𝙝𝙖𝙩 𝙖 𝙜𝙤𝙖𝙡, 𝙆𝙫𝙖𝙧𝙖 🔥🇬🇪 #NapoliAtalanta pic.twitter.com/RlPQeO0Q62
— Lega Serie A (@SerieA_EN) March 12, 2023
Ancora Napoli, ancora al Maradona, ancora Kvara protagonista. Anzi, primatista. Il suo slalom gigante contro l’Atalanta non può che vincere la classifica dei migliori gol del mese di marzo in Serie A. In questa realizzazione riassume tutte le sue principali caratteristiche: palla attaccata al piede, dribbling aggressivo, forza muscolare, freddezza, lucidità e gran tiro.
Il miglior giocatore di questa Serie A si conferma in ogni partita e, ogni tanto, decide di tirare fuori dal cilindro qualche nuovo colpo. Mette a terra qualche difensore, altri restano ipnotizzati dai suoi movimenti di gambe, così netti e squadrati ma allo stesso tempo così leggiadri. Tutti cercano di recuperare il pallone, ma è come se fossero bloccati. Potrebbe spostare la palla da qualunque parte e, se si dovesse intervenire, il rischio di provocare un rigore sarebbe davvero alto. Un solo gol degno dei migliori di sempre.
Calcio Internazionale
Bojan Krkic ha detto addio al calcio: non sapremo mai cosa sarebbe potuto diventare
Pubblicato
2 giorni fa:
Marzo 24, 2023
In una ripresa di Diario AS il Presidente del Barcellona Bartolomeu ringrazia l’ospite per avere partecipato all’evento con la stampa. Un abbraccio sincero tra il patron dei blaugrana e uno dei migliori talenti della storia del club. In una stanza gremita di giornalisti Bojan Krkic ha una postura arrendevole e la testa china verso il basso.
IL DISCORSO
Probabilmente l’attaccante sta cercando di non scomporsi difronte alle videocamere. I reporter attendono impazienti che il calciatori si lasci andare a una reazione di mesta tristezza. Alle sue spalle undici maglie delle società per cui ha giocato e la casacca della Nazionale catalana.
Una conferenza stampa che assume le sembianze di un confessionale. Un discorso ripetuto chissà quante volte dinanzi a uno specchio. Le prove avevano l’intento di non scomporsi nel momento fatidico. Stavolta, per sfortuna degli inviati delle testate giornalistiche, nulla da segnalare. Le parole, rigorosamente in catalano, sono scelte con precisa scrupolosità.
Una stanza in cui Bojan Krkic si rivolge a una platea di fortunati, i quali hanno l’onore di assistere all’evento dal vivo. Il volto segnato dagli angoli della bocca, i quali fanno comparire un ghignazzo. Il ragazzo è un trentatreenne dal sorriso gioviale.
Una camera illuminata da luci soffuse, le quali contribuiscono a conferire un’atmosfera regale alla cerimonia di compianto. Il calciatore viene sovrastato da una sua gigantografia, sul cui cartellone cappeggia la parola Gràcies.
Bojan Krkic prende la parola:
“Voglio annunciare con orgoglio che la mia fase da calciatore professionista è finita. Sono molto grato per tutto quello che ho vissuto. La vita è fatta di tappe, sento che è arrivato il mio momento. Voglio stare vicino alla mia famiglia e godermi un nuovo capitolo”.
Il giocatore del Vissel Kobe è stato schiacciato dal peso di un appellativo che l’ha segnato. Un paragone, quello con La Pulga, il quale mette pressione sul cugino di quarto grado. Il Culè, prima di potere compiere la maggiore età, era destinato a diventare quello che Messi non aveva fatto a tempo a essere: il migliore calciatore del mondo.
L’ANSIA
Bojan Krkic ha infranto tutti i record di precocità, segnando – ne La Masia – più di 800 gol e diventando uno dei prospetti più interessanti del panorama calcistico europeo. Frank Rijkaard lo fa esordire in prima squadra a diciassette anni e, sempre a quell’età, mette a segno la sua prima marcatura nei professionisti. Primati che vengono superati esclusivamente da parte di Ansu Fati anni dopo.
Alla vigilia dell’Europeo 2008 l’attaccante catalano viene convocato per il match amichevole contro la Francia. Stando alla versione ufficiale il giocatore, il quale rientra nella lista dei convocati di Aragones, risulta indisponibile per via di una gastroenterite.
Bojan Krkic avverte dei capogiri e, colto da un attacco di panico, si siede per evitare di perdere i sensi. È l’inizio di un calvario. Lui è il primo a dispiacersene, ma non può essere arruolato per gli Europei. Mentre Hierro gli chiede come va ogni settimana, il compagno di squadra e capitano della Nazionale Puyol gli offre una spalla su cui piangere.
La nausea gli toglie il respiro. Questo senso di smarrimento lo perseguita per giorni tutti i giorni. Secondo il suo terapeuta ognuno vive l’ansia a modo proprio, Bojan Krkic la sperimenta attraverso una sensazione di disgusto, la quale accompagna le sue crisi respiratorie.
Intervistato da Barça TV dichiara di avere bisogno di riposo per riprendersi. La tifoseria iberica si scaglia contro il predestinato, che si sarebbe montato la testa al punto da rifiutare la convocazione. Sotto la gestione di Pep Guardiola l’attaccante è meno necessario. Il calciatore gioca pochi spezzoni di partita e non riesce a entrare nelle grazie del tecnico.
Su suggerimento dell’allora allenatore gli viene consigliato di andare via in prestito per guadagnare minuti. D’altronde, l’impiego del giocatore rimane ridotto, ma l’attaccante resta irremovibile e non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Il suo è il proprio club favorito e lasciarlo vorrebbe dire ammettere la resa.
LA REDENZIONE
Nell’aprile del 2010 nel ritorno delle semifinali di UEFA Champions League l’Inter di José Mourinho affronta il Barcellona. La società ha investito in costosi spot pubblicitari per spaventare i nerazzurri.
I padroni di casa sognano la remuntada allo scopo di ribaltare il risultato dell’andata. Il Barça è sotto nel punteggio e per passare il turno deve vincere con almeno due gol di scarto e non subire nemmeno una rete.
In questo senso, non ci sono problemi, dato che l’Inter giocherà per difendere il risultato del match di andata. Il Camp Nou è un tripudio di colori blaugrana mentre in sottofondo le note dell’inno della competizione si mischiano ai cori di casa.
Gli ospiti restano in dieci a causa dell’espulsione di Thiago Motta. Il centrocampista sbraccia per guadagnare spazio e Busquets cade a terra come se gli avessero sparato. Les Cules sono un circo di teatranti e Fabio Caressa, con il supporto delle immagini della videocamera, svela il comportamento sleale del centrocampista: “Guarda l’occhio, è veramente un bugiardo”.
All’ottantottesimo la Beneamata è ancora sullo 0-0, dal vertice dell’area di rigore Messi crossa il pallone sul secondo palo dove ci arriva Bojan Krkic, il quale svetta di testa. La sua spizzata non è sufficiente per indirizzare il pallone verso la porta avversaria. Julio Cesar guarda impietrito il pallone spegnersi sul fondo del campo.
La videocamera riprende il numero quattordici mentre, con le mani in volto, si trova in fondo alla rete avversaria. L’intreccio della corda avvolge il calciatore come una tela di ragno fa con la sua preda. Il centravanti ha avuto l’occasione per redimersi.
Un atto di riscatto che gli avrebbe permesso di esorcizzare il suo male. Una giocata che, se fosse andata in porto, l’avrebbe di certo salvato dalla dannazione eterna. Ci sono attimi in cui la vita di ognuno di noi rimane appesa a un filo. Bojan Krkic in quel momento sa di avere sprecato un’opportunità irripetibile.
Un’occasione, la quale avrebbe superato quel velo d’incompiuta manchevolezza che ha caratterizzato la sua carriera. Una vita a inseguire un ideale di perfezione che, per sua stessa definizione, risulta inarrivabile.
E non è un caso che il pallone arrivi proprio su intuizione di Messi che, spostatasi palla sul sinistro, imbuca sulla corsia apposta l’arrivo tempestivo del suo alter ego. La genealogia del genio e il passaggio di testimone che segna la generalità del frutto del talento.
Del resto, dopo la rete del vantaggio di Piquè, che si gira in un fazzoletto di campo e sigla il gol delll’1-0, arriva un’altra occasione. Stavolta, gli arriva il pallone su di un rimpallo che coinvolge Yaya Tourè. Dal rimbalzo si sviluppa un pertugio per Bojan Krkic che, da solo davanti a Julio Cesar, insacca la sfera sotto la traversa.
Il direttore di gara fischia un dubbio fallo di mano dell’ivoriano e la gioia del catalano viene sottaciuta dalle urla di disperazione della curva dei tifosi di casa. Pep Guardiola si lascia andare a una reazione scomposta. L’attaccante catalano sarebbe potuto essere l’eroe della Remuntada.
Uno slogan televisivo messo su per incutere timore negli avversari e sollecitare i tifosi a dipingere il Camp Nou dei colori blaugrana. Una coreografia opprimente che abbellisce la struttura di un gigantesco impianto stretto intorno alla rosa nerazzurra.
Il destino vuole che l’Inter perda quest’incontro, ma vinca lo scontro diretto per accedere alla finale di Madrid contro il Bayern Monaco. Il numero quattordici, come un angelo luciferino, è passato da scorgere le porte del paradiso a scendere nelle profondità dell’inferno.
Da allora in avanti i prestiti a Roma, Milan, Ajax e Stoke City. Bojan Krkic diventa il primo giocatore spagnolo a segnare un gol nei quattro maggiori campionati europei. Questo prima di trasferirsi in Giappone per vestire la maglia del Vissel Kobe, squadra del suo mentore Andres Iniesta.
Una conferenza stampa pregna di sentimento e un addio doloroso per uno dei migliori talenti – rimasti incompiuti – della storia del futbol spagnolo. Come da accordo con la stampa l’attaccante giocherà la sua ultima partita con la maglia della Nazionale della Catalunya. L’ultimo saluto del testimonial del patriottismo barcellonista. Riprendendo le parole di Bartolomeu: “Visca el Barça e visca Bojan”.
Calcio Internazionale
Lo stadio Zerão al centro del mondo: la metà campo divide i due emisferi

Pubblicato
2 giorni fa:
Marzo 24, 2023
Esiste uno stadio la quale metà campo divide esattamente i due emisferi. Per scoprirlo, non dobbiamo che trasferirci nella patria del calcio: il Brasile. Per essere precisi, nel nord del Brasile, nello stadio di Amapà. In questo stato alla foce del Rio delle Amazzoni e al confine con Guyana Francese e Suriname, esiste lo Zerão, lo stadio della città di Macapà, in cui la linea di metacampo è scandita dall’Equatore.
In realtà il nome ufficiale è Estádio Milton de Souza Corrêa, anche se in passato non è stato l’unico nome dell’impianto. Inizialmente, nel 1990, anno in cui lo stadio è venuto alla luce, si denominava stadio Ayrton Senna, e solo nel 1994 ha ottenuto il nome con cui è oggi ufficialmente ricordato. Ma per tutti è lo Zerão, “Il grande Zero“, in riferimento proprio alla latitudine alla quale è orientato.
Ed il popolo della città di Macapà fa di tutto per fregiarsi di questo piacevolissimo merito. Come dimostra il Monumento do Marco Zero (il nome deriva dall’inglese Mark “0“), un monumento posto all’esterno dello stadio, dal quale parte una linea disegnata sul terreno che intende indicare l’ideale passaggio “immaginario” dell’Equatore.
Lo stadio ha vissuto una doppia vita. Eretto nel 1990, è stato abbandonato nel 2007. Poi, il mondiale in Brasile, previsto per il 2014, ha rimpolpato casse della nazione. Ed ha permesso all’impianto di risorgere, grazie ai fondi stanziati per l’evento. Tra le modifiche più importanti si segnalano un impianto luci all’avanguardia, la nuova pista di atletica e la tribuna centrale con seggiolini con i colori della bandiera dello stato di Amapà.
UNA PARTITA TRA DUE EMISFERI
La cosa ironica è che l’Equatore “attraversa” non solo il campo del piccolo impianto di Macapà (la capienza massima si aggira attorno ai 10 mila posti), ma taglia in due anche la tribuna, da cui è possibile assistere al match. Il che vuol dire che sia giocatori, sia tifosi, possono scegliere in che emisfero giocare…o assistere alla partita.
Il fischio di inizio viene battuto in un punto che sta perfettamente lungo la linea dell’Equatore. Poi, il match si disputa alternativamente tra emisfero australe ed emisfero boreale. Un rinvio, una verticalizzazione, o anche un semplice duello a centrocampo trasporterebbe il gioco da Nord al Sud del mondo. E viceversa!
Di conseguenza, seppur qui il clima sia sempre oscillante tra i 20º e i 32° e non esista il freddo, di fatto le due metacampo sono esposte in due stagioni diverse. Se si gioca in agosto, infatti, nella metacampo a Nord è estate e nella metacampo a Sud è inverno. Se da un lato è autunno, dall’altro è primavera. E via dicendo.
Una caratteristica che sembra riequilibrare totalmente ogni possibilità di differenze. Qui tutto è diverso, ma perfettamente equo. Ed infatti, lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano, intervistato alla Rai, ha definito lo Zerão come il teatro della giustizia assoluta. “Macapà è l’unico posto al mondo dove Nord e Sud si misurano in parità di condizioni“. O almeno questa era la metafora poetica con cui Galeano voleva dipingere un impianto che, inevitabilmente, è destinato ad essere iconico. E fare la storia!
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ESCLUSIVA – Ciccio Graziani: “Avrei convocato Zaccagni in Nazionale. In Champions vedo meglio il Napoli”
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FANTACHICCA STATISTICA 27ª GIORNATA – Se ami il fantacalcio e sei appassionato di statistiche, questa è la rubrica perfetta per...
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La Lazio ha un sogno: Zielinski tra gli obiettivi per l’estate
La Lazio ha bisogno di rinforzi e il mercato estivo sarà importantissimo da questo punto di vista, soprattutto in caso...


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Xavi Simons verso la Lazio: l’ipotesi arriva dall’Olanda
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