La Lazio fa meno paura di prima. Non c’è stata alcuna dichiarazione di arrendevolezza da parte di Inzaghi e i suoi – mancano ancora più di tre mesi alla fine del torneo – ma due stop consecutivi dopo un ruolino di marcia da big fanno riflettere. Infatti, se c’è qualcosa che aveva distinto la Lazio di tutto il 2017 (Supercoppa compresa) e questo inizio di 2018 era la spregiudicatezza e l’organizzazione di tutto l’impianto biancoceleste. Invece, in otto giorni, sono arrivati due soli gol all’attivo (2,5 reti di media per gara) e ben quattro subiti (29 in tutto). Al delicato periodo tecnico-atletico si unisce la grana relativa a Felipe Anderson, il cui atteggiamento remissivo e particolarmente indolente nella sconfitta interna col Genoa non è piaciuto a nessuno: Inzaghi, ambiente, tifosi. Il risultato è stato che il brasiliano al momento è escluso dalla gara col Napoli e parte della tifoseria sembra essere particolarmente turbata dal comportamento del giovane. Una vicenda che potrebbe assumere i tratti dell'”epilogo triste” visto che Anderson, arrivato dal Santos nel 2013, è stato lanciato nel panorama mondiale proprio dal mondo Lazio; Tare e Lotito gli hanno perdonato qualche malumore di troppo e le non poche prestazioni deludenti in passato, ma quest’anno il giocatore sembrava davvero l’arma in più.
Al contrario, la Lazio è apparsa intransigente e impassibile di fronte ai comportamenti ortodossi del brasiliano – qui Tare in pieno stile Juventus – e l’eventuale cessione, che comunque non sarà affatto poco producente, sembra essere la soluzione finale. Magari quando la Lazio avrà centrato l’obbiettivo Champions League, e con i soldi di tale qualificazione, uniti a quelli della cessione di Anderson, si potrebbe costruire un bel conto in banca per il mercato estivo. A patto, in ogni caso, che si dia una svolta a questo presente malsano.
STANCHI
La Lazio vigorosa e insaziabile dei 46 punti in 21 giornate si è infranta su due scogli che a poppa qualcuno aveva giudicato friabili e innocui. Gli zero punti ottenuti contro Milan e Genoa – a cui si unisce la X di Coppa Italia a San Siro – ha creato una falla nello scafo della quasi perfetta nave Lazio, fino ad allora forse la squadra che per il connubio tecnica-gioco si è dimostrata seconda solo al Napoli. Una manovra più pulita ed elegante della Juve, una rosa qualitativamente migliore rispetto a Inter e Roma.
Tuttavia i tre incontri in otto giorni devono aver particolarmente stancato la squadra di Inzaghi, che pur non avendo perso neanche una posizione in classifica ha però offerto il fianco alle sue inseguitrici. Visti i due punti dell’Inter contro Crotone e SPAL e i soli 3 della Roma, in due match vinti la Lazio si sarebbe potuta portare a +7 sui nerazzurri e addirittura a +8 sui cugini romanisti. Ma qualcosa è andato storto.
Nelle partite di campionato non è mai mancata la prestazione: ci sono stati rispettivamente 13 e 22 tiri (la media è di 14) e un possesso palla prima del 50% e successivamente del 61% (media del 50,5%). Apparentemente nulla da rinfacciare a un gruppo che anche senza Immobile (contro il Milan) non aveva faticato nel trovare fluidità e organizzazione con il factotum offensivo Milinkovic-Savic e le sponde del roccioso Caicedo, poi soppiantato dal rientro del napoletano nella sfida contro il Grifone. La Lazio in entrambe le partite è apparsa stanca, in ritardo nei contrasti e poco lucida in zona gol; non che la difese avversarie abbiano mostrato di avere qualcosa di superlativo, eppure la batteria offensiva biancoceleste ha toppato. Nelle ultime uscite si è vista una Lazio meno in palla della ridondante prima parte di stagione, e nonostante il modulo fosse sempre lo stesso (3-5-2), i giocatori hanno trovato meno facilità nel trovarsi nell’ultima parte di campo, quella decisiva. La Lazio ha creato parecchio ma ha subito di più rispetto al normale, e anche qui, va detto come l’innesto di Caceres abbia potuto alterare in qualche modo l’ottimo ingranaggio difensivo dei biancocelesti. L’uruguagio arrivato dal Verona ha rilevato il buon Bastos posizionandosi sul centrodestra, e dopo l’assist per Parolo è stato protagonista in negativo della seconda marcatura degli ospiti. Insomma, dopo la gara di San Siro in cui l’ex Juve era andato abbastanza bene, Caceres non ha ben figurato contro un avversario meno ostico.
Dopo 14 partite e tre gol con l’Hellas Verona, Caceres è tornato alla Lazio, che lo aveva lasciato in prestito agli Scaligeri.
Il Napoli di sabato prossimo è forse un avversario troppo ostico per una squadra che ha bisogno di rifiatare, perchè oggi come oggi, la squadra si Sarri è un ostacolo enorme per tutti. Anche per la sua gemella di perfezione.
FELIPE ANDERSON
Felipe Anderson ha segnato 29 reti in 128 partite con la maglia della Lazio. Uno score importante per uno dei giocatori più interessanti e caratterizzanti della Serie A degli ultimi anni, che tuttavia, non è sempre stato continuo in campo. Colpi di genio alternati a prestazioni molli e incolore, degli atteggiamenti che hanno spesso creato delle fratture con l’ambiente e alterato la pazienza del suo presidente Lotito. Eppure Felipe Anderson è stato e continua ad essere un bene della Lazio, che seppur quest’anno abbia sofferto un po’ (ossimoricamente) la grande stagione della squadra, il suo nome è rimasto tra i protagonisti del gruppo di Inzaghi. Proprio l’allenatore piacentino ha instaurato un gran bel rapporto col giocatore, venuto meno solo all’indomani della prestazione col Genoa in cui i toni un po’ accesi e delle giustificazioni poco motivate hanno creato una piccola frattura nella stima reciproca fra i due. Il portavoce della Lazio Arturo Diaconale parla di confronto civile ma dietro potrebbe esserci stata l’escandescenza e la rabbia per un’assenza dall’XI titolare in cui il ragazzo aveva sperato. La società, d’accordo con Simone Inzaghi, ha imposto al brasiliano l’assenza dai convocati per la sfida di sabato contro il Napoli, match a cui Anderson avrebbe sicuramente voluto partecipare. Se adesso il principio di sfogo sembra una grana dolente, col passare del tempo il clamore potrebbe sgonfiarsi e lasciare che tutto diventi fumo. Eppure, per ora, la vicenda rende il periodo opaco della Lazio decisamente più complicato di quello che già è.
Mateo Retegui è tra i giocatori più chiacchierati delle ultime settimane. Le due reti in Nazionale nelle sfida di qualificazione a Euro 2024, contro e Inghilterra e Malta, sono bastate per mettere d’accordo buona parte degli scettici di fede azzurra.
Ciononostante, al termine del match tra Juventus e Verona, Marco Parolo ha espresso, negli studi di DAZN, il proprio parere riguardo le ultime convocazioni di Roberto Mancini, soffermandosi sull’assenza di Moise Kean:
“Tra Retegui e Kean scelgo Kean. Retegui è stata una forzatura, anche se ha segnato due gol, ma non so se messo in Italia possa fare i gol dei nostri attaccanti italiani. I gol li ha fatti Orsolini, Scamacca, Raspadori, Kean. Quando segnano si parla di attaccante del futuro e Immobile viene messo da parte, ma qui parliamo di qualcosa di diverso“.
La Juventus ha superato 1-0 il Verona grazie a Kean: dopo il match, il portiete bianconeroSzczesny è intervenuto ai microfoni di DAZN.
“Il momento è buono, stasera forse non abbiamo brillato ma dopo la sosta le partite sono sempre pericolose. Alla fine conta portare a casa i tre punti, siamo contenti del risultato ma non molto della prestazione. Il calendario è bello e stimolante per arrivare a giocarci tutte le competizioni. Europa League e Coppa Italia sono due obiettivi: in campo abbiamo conquistato 59 punti, siamo a +9 sul’Inter, anche se nemmeno noi sappiamo quale sia la vera situazione. Ora pensiamo alla semifinale di Coppa Italia, è bello, non vediamo l’ora di affrontare questo mese. Portare a casa un trofeo europeo sarebbe stimolante“.
La Juventus ha superato 1-0 l’Hellas Verona grazie al gol di Moise Kean: le parole del tecnico Massimiliano Allegri dopo la vittoria dei suoi ragazzi.
LA GARA –“Era una partita complicata, sporca, il Verona ti fa giocare male, ti pressa a tutto campo. Siamo stati fermi nei primi 25 minuti, poi abbiamo iniziato a creare situazioni favorevoli. Forse potevamo fare meglio negli ultimi 10 minuti, senza concedere loro la possibilità di avvicinarsi all’area. In questo dobbiamo migliorare ma credo che i ragazzi stiano facendo qualcosa di importante”.
SU KEAN E LOCATELLI –“In Nazionale? Mancini ha esperienza nel chiamare i giocatori, io credo che alcuni giocatori della Juventus abbiano qualità importanti e che possano essree chiamati. Ma le convocazioni poi le fa Roberto, che chiama chi secondo lui è meglio. Locatelli? Ha reagito bene alla mancata convocazione in Nazionale, è cresciuto bene sul piano tattico, è più mobile nella circolazione della palla anche se deve ancora migliorare in certi tipi di giocate. Come tutta la squadra, anche Locatelli ha cuore e passione. Poi possiamo sbagliare e giocare meno bene, ma alla squadra sicuramente sotto questo aspetto non si può dire niente”.
LA SITUAZIONE DI CLASSIFICA –“Dopo la sentenza dei 15 punti abbiamo giocato a Salerno, poi abbiamo superato le altre davanti e in classifica reale siamo al settimo posto. Vincendo abbiamo staccato quelle dietro. La classifica vera fatta sul campo meritatamente dice che abbiamo 7 punti più della Lazio, 9 sull’Inter e 11 sul Milan. Questo è un bel risultato. L’Inter e le altre non possono sempre perdere, per ora siamo a -4 dal quarto posto ma vedremo Milan e Roma. Di obiettivi ne abbiamo tanti, l’importante è essere lucidi. Del Piero? Grandissimo giocatore, ha rappresentato la Juventus per tantissimi anni e ci ha fatto piacere che sia venuto allo stadio. In dirigenza? Queste cose spettano alla società, noi dobbiamo pensare la campo e non è facile”:
Ha parlato al termine del match tra Juventus e Verona, vinto 1-0 dai bianconeri, Marco Zaffaroni, tecnico dei gialloblù.
Di seguito, le sue parole ai microfoni di Sky Sport.
LE DICHIARAZIONI
PARTITA – “Nella fase di finalizzazione, negli ultimi metri, abbiamo creato i presupposti per far gol. Purtroppo ci manca ancora cattiveria in quelle zone del campo. Abbiamo creato seri presupposti per segnare e c’è rammarico per questo. I ragazzi sono stati bravi soprattutto nel primo tempo, giocando alla pari. Poi abbiamo cercato di pareggiare in ogni modo, ma non è bastato nonostante la prestazione. I tifosi sono importanti, hanno bisogno di prestazioni di questo tipo, dove la squadra dà tutto e i tifosi lo riconoscono. Dobbiamo raggiungere la qualità che ci manca per ottenere i punti per raggiungere la salvezza“.
GAICH – “È un ragazzo con voglia di lavorare e che sta crescendo. Gli manca ancora la capacità di scelta, di tenere la palla, di smarcarsi in maniera efficace. Deve crescere da questo punto di vista, ma ha qualità. Quando giochi con difensori di alto livello, però, risulta tutto più difficile“.
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