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Le 10 più grandi meteore della storia del Barcellona

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Le 10 più grandi meteore della storia del Barcellona

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Milioni spesi, plusvalenze, valori eccessivi dei cartellini. Il calcio è fatto di scommesse, che possono essere vinte o perse. Anche il Barcellona nel corso degli anni ha cercato di investire su alcuni giocatori, che però non hanno soddisfatto le aspettative.

Oggi, a tal proposito, andremo a raccontare la storia di dieci giocatori che il Barcellona era pronto a lanciare e che, in un modo o nell’altro, si sono poi rivelati dei flop clamorosi.

10. RICARDO QUARESMA

Ad onor del vero qui il Barcellona non ha tirato il pacco a nessuno. Dopo averlo visionato, apprezzato e acquistato per 6 milioni di euro, la società non era rimasta troppo convinta del prospetto. Sapeva certamente che prima o poi si sarebbe confermato a grandi livelli, ma era il 2003. I blaugrana non avevano tempo da perdere intorno a giovani inesplosi, così a fine stagione decisero di cederlo al Porto alla stessa cifra che avevano pagato ai rivali dello Sporting. Con i dragoni Quaresma diventa il calciatore che i catalani si aspettavano: un fantasista che gioca come laterale di centrocampo, ma molto spesso posizionato in zone offensive del campo affinché il suo estro possa esser lasciato libero di agire. Tanta velocità e quel tocchetto che prenderà il nome di “trivela” lo rendono famoso in un tutto il mondo. Peccato che sia solo un fuoco di paglia: l’Inter, che spenderà 25 milioni di euro per accaparrarselo, sarà costretta a cederlo accettando di perderci anche 17 milioni dopo una girandola di prestiti. Mr. Trivela girerà il mondo, dall’Arabia alla Turchia, tornando solo in nazionale il calciatore che sarebbe dovuto diventare.

9. JAVIER SAVIOLA

Quando Saviola partì con un cesto pieno di speranze, lasciando la sua amata Argentina per accettare la chiamata blaugrana, il ragazzo era considerato a mani basse un futuro craque del calcio europeo e mondiale. Partiamo dai suoi ventitré anni. Si trova al Barcellona e qua il suo soprannome è già diventato “El Pipito” in onore del Pibe, del quale ricorda le movenze e l’estro. Saviola è un giocatore pazzesco, capace di segnare per tre anni una rete ogni due gare e mezzo giocate con una maglia pesantissima. Addirittura Pelè stilerà la classifica dei migliori 100 calciatori della storia del calcio e lo inserirà come il più giovane di tutti. Al Barça, però, oltre lui va tutto male. Gli allenatori vengono cambiati come mutande e fra Van Gaal e Rijkaard, l’argentino finisce relegato in panchina. Sarà quella la sua fine. Fra Monaco, Real Madrid e Siviglia non tornerà mai più quello di prima, assistendo ad un suo ridimensionamento che passerà dalle avventure con Malaga, Olympiakos e Hellas Verona.

8. ARDA TURAN

Da X verso Y a Y verso X. Dal fallimento dopo il Barcellona a quello per colpa del Barcellona. Perché a differenza di Saviola la carriera di Arda Turan al top è lontana dalla Catalogna. In realtà nemmeno troppo lontana, appena 620 km. Siamo a Madrid e il giocatore turco è senza dubbio il più esplosivo di quella squadra, ovviamente sponda Atletico. Il turco può giocare esterno d’attacco a tre, laterale di un centrocampo a 4 o 5, senza posizione preferita. Destra o sinistra. Giocatore pazzesco, gioca di media 32 partite su 38 per quattro stagioni consecutive. La chiamata blaugrana sarà quanto di più bello possa arrivare in quel periodo, ma esattamente ciò che farà crollare la sua carriera. Col Barça lo spazio è davvero troppo poco. Il turco scende in campo con il contagocce e partita dopo partita finisce per accontentarsi della panchina. Nel 2018 tornerà a giocare in patria per il Basaksehir Istanbul. Ad oggi è rinviato a giudizio e rischia 12 anni di carcere per (queste le accuse) molestia sessuale nei confronti della moglie di un cantante turco, oltre che il possesso illegale di armi e  lesioni personali dolose.

7. ALEX SONG

Potremmo soprannominarlo “il calciatore delle necessità”: Song esplose con la maglia dell’Arsenal. Giocatore capace ottimamente di occupare la mediana, fu schierato principalmente nei momenti di infortunio di Cesc Fabregas. Quando lo spagnolo tornò, però, Wenger si accorse di non poter fare più a meno di un calciatore come lui, reinventandolo centrale difensivo al posto dell’infortunato Senderos. Il passaggio al Barcellona non sarà assolutamente la sua idea migliore: pagato 20 milioni, in più per paura di perderlo la squadra blaugrana stipulò una clausola pari a 80 milioni di euro. Le premesse superarono di gran lunga la realtà. Il calciatore africano oggi gioca nel Sion, dopo aver disputato stagioni mediocri fra West Ham e Rubin Kazan.

6. KEIRRISON

Toh, guarda chi si rivede. Ve lo ricordate? Keirrison! Cercò fortuna in Italia con la maglia viola nel periodo in cui a Firenze prendevano chiunque avesse meno di venticinque anni. In verità le aspettative che il brasiliano portava con sé erano abbastanza alte. Keirrison era diventato famoso per la capacità di insaccare il pallone. Faceva gol in ogni modo. Col destro o col sinistro, di corpo o di testa: non faceva differenza. Non era altissimo (1.84) ma rapace d’area, capace di farsi trovare sempre nella posizione corretta. Con il Coritiba, in patria, aveva fatto la differenza da solo, trascinando la sua squadra in serie A prima e vincendo il titolo di capocannoniere nel maggior campionato poi. Tutto questo non aveva lasciato in silenzio i top club europei. Uno su tutti? Il Barcellona, sempre molto attento ai talenti emergenti sudamericani. Tramite il Palmeiras il calciatore passerà in maglia rossoblù per un cifra intorno ai 15 milioni di euro. Qua il Barça non lo vede pronto per responsabilizzarlo. Da quel momento in poi inizierà un’infinita girandola di prestiti che lo vedrà viaggiare dal Portogallo all’Italia, fino al ritorno in Brasile. Oggi, a contratto scaduto con la squadra spagnola, ha firmato nuovamente con il suo Coritiba e a 29 anni non ha più intenzione di andarsene.

5. CHRISTIAN TELLO

Una delle più grandi delusioni blaugrana. Uscito dalla Cantera Barça, anche se venne comunque acquistato giovanissimo dall’Espanyol. La sua grande corsa e il suo dribbling lo rendevano un calciatore dall’ottima prospettiva futura. Addirittura il Don Balòn lo inserì nella lista dei migliori giovani al mondo. Poi qualcosa si ruppe. Ancora la dannatissima girandola di prestiti: a Firenze, da noi in Italia, qualcosa fa vedere. Della Valle pensa per un lungo periodo addirittura di riscattare il giocatore. Nella prima stagione gioca quindici gare, nella seconda supera le quaranta. Purtroppo lo spagnolo si rivelerà poco concreto. Ad oggi gioca al Betis e le big europee sono più lontane che mai.

4. IBRAHIM AFELLAY

Chi si è dimenticato le bombe da fuori di Afellay? Quando, al tempo, parlavamo di lui finivamo per sognarlo sempre nelle rispettive squadre del cuore. Ala o trequartista aveva più tecnica dei maggiori ragazzi della sua età e stupiva tutti per strappi continui in mezzo al campo. Qui, purtroppo, la colpa è solo della troppa sfortuna. Infatti quando il Barcellona piomba su di lui nessuno può più dire nulla. Il club blaugrana se lo accaparra e ci piazza sopra una clausola di 100 milioni di euro. L’ala gioca e fa bene. In poco tempo scala le classifiche di gradimento come fossero i famosi scaloni di Zeman. La sua carriera sembra andar sempre meglio fino a quel maledetto 2011. L’infortunio al legamento crociato lo costringe a rimanere fuori per otto mesi, non trovando più spazio in campo. Il calciatore, che nel frattempo continuava ad essere un perno centrale della nazionale olandese,  cerca spazio altrove. Allo Schalke 04 i problemi fisici addirittura lo porteranno a pensare al ritiro. Oggi gioca allo Stoke City, dove, per colpa di una ricaduta, ha subito un K.O. di otto mesi.

3. MARTIN MONTOYA

Più sale l’aspettativa, più aumenta – nel caso accadesse – il fallimento. Montoya, uscito dalla Cantera blaugrana, era praticamente certo di un posto in prima squadra. Già da quando il ragazzo giocava con i pari età si parlava di un calciatore destinato a fare il titolare su quella fascia. Gli spagnoli gli danno occasione di mettersi in mostra persino in Champions League nonostante la tenera età. Lui si fa valere, sebbene non convinca sempre allo stesso modo. Ad oggi avrebbe potuto tranquillamente far da padrone una fascia che viene spesso percorsa da Semedo e Sergi Roberto. Ad onor del vero, invece, è stato anche lui schiavo della girandola di prestiti. L’esperienza all’Inter lo ha ridimensionato enormemente, facendo capire ai dirigenti del Barça che non avrebbe retto determinati palcoscenici. Oggi gioca al Brighton in Inghilterra sebbene non riesca a ritagliarsi lo spazio che vorrebbe.

2. GIOVANI DOS SANTOS

Si parlava, riferendosi a lui, di un futuro Pallone d’Oro. Ve lo ricordate? Esce dalla Cantera del Barcellona anche lui. Seconda punta, capace di occupare la trequarti tanto bene quanto il ruolo di attaccante. Giocatore agile e forte, bravo nell’uno contro uno, la squadra rossoblù ci punta fortissimo. Il calciatore però fa tutto tranne che rispettare le aspettative. In prima squadra, sebbene giovanissimo, segna 3 gol. In Spagna non sono convinti affatto e finisce sul mercato. Dal passaggio ufficiale al Tottenham inizierà a girare diverse squadre, dal Maiorca al Villarreal, fino all’Ipsich Town. Alla chiamata dei Los Angeles Galaxy, il calciatore capirà di dover gettare le armi. I grandi progetti che si era disegnato – e che il mondo gli aveva disegnato – per il calcio europeo anno dopo anno falliscono miseramente. Ad oggi gioca ancora in MLS. Ha siglato 25 reti in 4 anni e ha battuto svariati record entrando nella storia del L.A. Galaxy.

1. BOJAN KRKIC

Solo pronunciare il suo nome basterebbe per dare un segnale forte. Uno dei giocatori più sopravvalutati della storia del calcio. Forse il più sopravvalutato. Accostato continuamente a Lionel Messi solo perché parente di quarto grado, veniva pubblicizzato in camiseta blaugrana come il futuro Dio del calcio. Non sto esagerando. Volete qualche dato? Giocò otto anni nella Cantera segnando, udite udite, seicentocinquanta gol. Una media di tre gol fatti per partita tenuta in atto per quasi un decennio. Al debutto in prima squadra frantuma record come fossero noccioline: diventa il calciatore più giovane della storia del Barcellona  a far gol, il più giovane a farlo in casa, il secondo più giovane a segnare in Champions League e il più giovane a giocare titolare nel Barcellona. Alla prima annata va in doppia cifra. Spaventoso. Nei tre anni di fila vincerà il Triplete con la squadra di Guardiola vincendo quasi da solo la Coppa del Re. Segnerà con regolarità diventando anche il primo canterano ad indossare la 9 dai tempi di Cruijff e il più giovane a raggiungere le 100 presenze con i blaugrana. Dopo 4 anni di prima squadra è la Roma a chiamarlo. La squadra della capitale offre 17 milioni subito e un riscatto di 23  per un totale di 40. Se la Roma, però, avesse scelto di non riscattarlo, il Barça avrebbe dovuto restituire i soldi alla Roma e riprendersi il calciatore. Lo spagnolo è pazzo di Roma e una settimana prima di passare in Italia ha già la foto del Colosseo come sfondo del cellulare. A Roma segnerà, però, solamente sette gol. I tifosi inizieranno a criticarlo, con l’ex Barcellona che capiterà a giocare nella peggior Roma degli ultimi 20 anni. Ad oggi Bojan, dopo esser tornato in Spagna, prima di una parentesi pessima al Milan, gioca nello Stoke City. Gli inglesi, da due anni, cercando, invano, di piazzarlo in giro per l’Europa.

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Buone notizie in casa Lecce in vista di Empoli: recuperato Kaba, Almqvist ancora a parte

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Lecce, D'Aversa recupera Kaba: differenziato per Almqvist

Il pareggio acciuffato all’ultimo respiro contro il Bologna ha regalato una settimana molto più tranquilla da vivere al Lecce. I salentini non vincono da settembre: l’ultimo successo è arrivato contro il Genoa, ma hanno mantenuto un ampio margine sulla zona retrocessione. In uno dei posticipi del lunedì, gli uomini di D’Aversa renderanno visita al Carlo Castellani Computer Gross Arena all’Empoli di Andreazzoli, una delle dirette concorrenti alla corsa per la salvezza. In vista della trasferta in Toscana giungono buone notizie per i giallorossi. Il centrocampista guineano, Kaba, ha ripreso ad allenarsi in gruppo dopo aver saltato la gara col Bologna.

Report positivi, secondo gli ultimi aggiornamenti di tuttomercatoweb.com, arrivano anche da Falcone e Berisha. Dopo un programma di lavoro differenziato a causa di un leggero stato influenzale, i due torneranno a piena disposizione di mister D’Aversa e non è in dubbio la loro convocazione per la partita di Empoli. Anche Almqvist dovrebbe essere reintegrato in gruppo dopo che questi ha smaltito gli ultimi guai fisici. Lo svedese ha giocato uno spezzone nella gara contro il Bologna, nella quale non era apparso al top della forma fisica. Le sue condizioni restano ancora da monitorare.

Intanto, D’Aversa inizia a studiare la formazione da schierare in vista della gara con l’Empoli. Il Lecce andrà alla ricerca di una vittoria dal duplice valore: i tre punti infatti gli consentirebbero di staccarsi dalle zone basse della classifica e centrare il primo successo esterno in questo campionato.

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Bennacer sogna in grande: “Il mio obiettivo è il Pallone d’Oro”

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Bennacer

Da poco rientrato in campo nell’ultimo match match col Frosinone, a seguito del grave infortunio al ginocchio destro, Ismael Bennacer ha le idee nitide sul suo futuro. Intervistato da Milan Tv, il centrocampista algerino ha espresso come suo più grande obiettivo personale il Pallone d’Oro. Un vero e proprio azzardo quello di Bennacer che prima è intenzionato a riconquistare un posto da titolare nella mediana del Milan. Nel corso della chiacchierata c’è stato tempo per discutere di diversi temi, dalle radici al trasferimento all’Arsenalfino al memorabile scudetto di due stagioni fa. Queste le parole rilasciate da Bennacer.

RADICI –Non devo dimenticare da dove vengo, è molto importante per me e per la mia famiglia. Il pallone lo portavo ovunque, veramente. A scuola con la mia classe facevo calcio e quindi facevo allenamento con loro; poi facevo allenamento con la squadra ad Arles; dopo tutto quello giocavo a futsal con la gente che vive nel quartiere. Facevo tre allenamenti. Sapevo che se lavoravo più degli altri, era normale che avrei avuto qualcosa di più”.

ARSENAL – “Non volevo andare via dalla Francia ma poi avevo bisogno di una formazione perché ad Arles l’avevo avuta ma all’Arsenal era diverso: uno dei settori giovanili migliori d’Europa. Un’esperienza molto molto bella. Ad Arles dove vivo è un piccolo quartiere e non c’è niente: a Londra invece c’era tutto”.

SCUDETTO – “Fino al Sassuolo ero normale ma poi quando lo abbiamo vinto è stata un’altra cosa: era incredibile da vivere con i tifosi. Ero molto contento per loro e di avergli fatto questo regalo, di aver scritto la storia per questa società. Ho festeggiato tantissimo”.

PALLONE D’ORO – Personalmente il Pallone d’Oro è il mio obiettivo: è la cosa più prestigiosa nel calcio. Mi metto questo obiettivo nella testa, così non avrò rimorsi: devo fare tutto per averlo e devo lavorare tantissimo. Vincerlo significherebbe tante cose: aver fatto bene con la tua squadra e con la Nazionale”. 

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De Laurentiis dice addio allo scudetto e attacca: “Non si può vincere ogni anno, se non con…”

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De Laurentiis

Nel corso della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al commissario tecnico della Nazionale Luciano Spalletti, ha parlato il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, uno degli invitati speciali all’evento. Tanti i temi snocciolati dal presidente azzurro, a partire dallo scudetto, a cui il Napoli, dopo il ko con l’Inter, sembra avere detto addio. Tuttavia, De Laurentiis ha le idee abbastanza chiare e promette di ripetere la meravigliosa scorsa stagione culminata con la riconquista del tricolore. Il recente terzo scudetto porta la firma di Spalletti con cui i rapporti, dopo una fase di gelo, sembrano essersi distesi. Per lui De Laurentiis ha speso solo parole di stima ed elogio per quanto fatto a Napoli. Ecco di seguito le dichiarazioni di De Laurentiis.

SCUDETTO – “La vittoria dello scudetto è stata un’esperienza “straordinaria, unica, speriamo ripetibile, anzi vi prometto che sarà ripetibile. Abbiamo sempre detto che non si può, se non con gli imbrogli, vincere ogni anno, perché per vincere uno scudetto ci vogliono delle condizioni che non sono sempre le stesse. Anche i giocatori, seppure non siano cambiati, non rispondono sempre nella stessa maniera”.

SPALLETTI – Spalletti è un esemplare motivatore. Quello che ho imparato in 19 anni è che l’attenzionalità di un giocatore è molto corta, gli parli ma se non usi le copyline che ha inventato, che ha voluto sulle maglie di allenamento e nei corridoi di Castel Volturno, recitandole a ripetizione nello spogliatoio, sono quelle grandi doti che lui ha, perché è un grande comunicatore. I complimenti a Luciano sono strameritati, quindi gli auguro adesso con la Nazionale di avere un limpido cammino“.

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Gilardino e il suo Genoa: “In linea con gli obiettivi, abbiamo fatto tanto per creare un DNA forte”

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retegui

Durante un’intervista per La Gazzetta dello Sport, l’allenatore del Genoa, Alberto Gilardino, è tornato a parlare della stagione e degli obiettivi posti a inizio stagione. Un percorso fino ad ora sopra le aspettative per il grifone, nonostante l’uscita dalla Coppa Italia per mano della Lazio. Il tecnico piemontese è apparso molto sereno e fiero del suo operato, definendo però non semplice tutto il lavoro fatto per raggiungere una mentalità simile provenendo dalla Serie B.

In una stagione è finalmente tornato l’amore per una squadra che è mancata in Serie A, ma che rappresenta un pezzo di storia fondamentale del calcio italiano. Gilardino poi si è soffermato sulla crescita esponenziale di Gudmundsson, ma anche di tanti altri membri della rosa che stanno dimostrando di valere il massimo campionato ogni giornata di più. Queste le parole di Gilardino sul suo Genoa:

ESPLOSIONE GUDMUNDSSON – “Sono molto orgoglioso di lui. Prima che arrivassi io, Albert gioca pochissimo e non era ancora riuscito ad esprimere il potenziale immenso che possiede. Gli ho lasciato la libertà e lui è sbocciato definitivamente, come una rosa. Ma oltre a lui, penso anche alla crescita di tanti altri calciatori, come Bani, Sabelli, Dragusin, Vogliacco, De Winter e Vasquez. Cerco di far sentire tutti al centro del progetto”.

RETEGUI – “Sta crescendo molto, non dimentichiamoci che giocava ininterrottamente dal gennaio scorso provenendo dal campionato argentino. Ora deve riprendere il suo percorso, in questi ultimi due mesi ha potuto recuperare”.

GILARDINO E IL NUOVO DNA GENOA

STAGIONE – “Mi arrabbio molto quando perdiamo, soffro tantissimo e spesso non dormo la notte. Siamo però in linea con gli obiettivi di inizio stagione, ma è normale che si possa recriminare qualche punto perso durante il percorso. C’è voluto tanto tempo per creare un DNA così forte”.

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