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Lecce in Serie A: ecco com'era l'ultima volta

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Lecce in Serie A: ecco com’era l’ultima volta

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Il Lecce è tornato in Serie A: dopo sei campionati consecutivi in Lega Pro/Serie C, ai salentini basta un solo anno di cadetteria per far ritorno nella massima serie. Dopo essere retrocessi al termine della stagione 2011/12 sotto la guida di Cosmi, il Lecce non disputò il campionato di B: il club giallorosso fu condannato per l’illecito sportivo che quell’anno fu nominato “calcioscommesse” con la doppia retrocessione nella terza serie calcistica.

L’ULTIMO LECCE VISTO IN A

L’ultima annata del Lecce nel massimo campionato italiano è la 2011/12: quell’anno i pugliesi chiusero terz’ultimi, lottando fino alla fine e sfiorando il miracolo salvezza. La panchina venne affidata ad un giovane Eusebio Di Francesco, che l’anno prima aveva allenato il Pescara. Rispetto alla precedente stagione (il Lecce si salvò chiudendo quartultimo a quota 41), la rosa venne rinforzata anche grazie agli acquisti del portiere Julio Sergio dalla Roma, di Massimo Oddo dal Milan e di due giovani allora sconosciuti quali Juan Cuadrado e Luis Muriel. La stagione non parte nel migliore dei modi: dalla Coppa Italia i salentini si fanno buttare fuori al debutto contro l’Udinese, anche in campionato i ragazzi di Di Francesco non riescono ad esprimersi al meglio. I risultati faticano ad arrivare: in casa, per il primo punto occorre aspettare il Novara a fine ottobre. In precedenza il “Via Del Mare” era sempre stato espugnato: indimenticabile è la vittoria del Milan per 3-4, col Lecce che conduceva per 3-0. La domenica successiva al pareggio coi piemontesi, arrivò la vittoria per 0-1 a Cesena con gol di Cuadrado che tenne a galla la panchina di Di Francesco: ad inizio dicembre però la pesante sconfitta contro il Napoli spinse la società pugliese ad esonerare l’allenatore per far spazio a Serse Cosmi. Quest’ultimo prese la squadra ultima in classifica, e piano piano riuscì a dare un’identità alla squadra: dopo appena sei giornate, il Lecce abbandona l’ultima posizione. La prima di ritorno regala la prima vittoria casalinga dei giallorossi in campionato: capitan Giacomazzi affonda un’Inter che veniva da sette vittorie consecutive, in piena lotta scudetto. La prima vittoria di una vera ascesa dei pugliesi, che ottennero vittorie importanti contro Siena, Cagliari, Catania, Roma e pareggi contro rivali come Genoa, Novara e Cesena. Alla penultima giornata gli uomini di Cosmi vengono sconfitti dalla Fiorentina (che si salva aritmeticamente), e all’ultima giornata la sconfitta di Verona contro il Chievo condanna Muriel e compagni alla retrocessione (che sarebbe comunque arrivata visto il successo del Genoa ai danni del Palermo). Nonostante la mancata salvezza, i tifosi leccesi salutano con applausi allenatore e giocatori per la grinta ed il cuore dimostrati in campo fino alla fine. Lo stesso Cosmi riconosce al termine del campionato l’affetto del popolo salentino, paragonandolo alla vittoria di un campionato. 

IL LECCE DEL FUTURO

Dopo aver ottenuto il secondo posto nel campionato cadetto, il Lecce si appresta a disputare il campionato di Serie A 2019/20: oggi, 12 maggio, è ancora prestissimo per fare previsioni sul mercato e sulle mosse della società; nonostante ciò si possono delineare alcune strategie che potranno essere adottate dai giallorossi. L’attuale rosa, se confrontata a quella del Brescia, è tecnicamente inferiore: l’ossatura può rimanere, ma chi segue la B sa benissimo che il divario tra questa categoria e la Serie A è più grande di quanto si possa pensare. Filippo Falco a Bologna non ha trovato il giusto spazio, in cadetteria ha dimostrato di essere un fantasista davvero interessante e per questo gli verrà concessa una chance da titolare in A. Bomber La Mantia può essere un nuovo Ciccio Caputo, ma lasciargli tutto il peso dell’attacco potrebbe essere una mossa azzardata: l’ingaggio di un giocatore con esperienza in massima serie sarebbe più che opportuno. Vigorito ha dimostrato una certa affidabilità, ma in Serie A ha raccolto un paio di presenze dieci anni fa: probabile che la società si cauteli con un portiere alla Sportiello, che si giochi il posto col classe 1990. Venuti e Lucioni l’anno scorso a Benevento non hanno dimostrato di essere all’altezza: possono salutare per rimanere titolari in B, oppure restare ed accettare il ruolo di gregari. Capitan Mancosu ha raccolto 13 gettoni in massima serie, l’ultimo dei quali 10 anni fa: potrebbe rimanere per lo spogliatoio, ma difficilmente partirà titolare. Petriccione è servito come il pane a Liverani questa stagione, per questo il tecnico se dovesse rimanere al Lecce, potrebbe confermare il classe 1995. Diversi giocatori che non verranno giudicati utili alla futura causa dalla società saluteranno, mentre i più giovani e promettenti potranno lasciare Lecce con la formula del prestito. Queste però sono tutte ipotesi: nella sessione estiva di calciomercato potremo davvero scoprire le ambizioni del Lecce di Saverio Sticchi Damiani.

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Flash News

La madre di Radonjic critica Juric per la gestione del figlio: il post

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Radonjic

Dopo un buon avvio di stagione, Nemanja Radonjic nelle ultime uscite ha riacceso il derby di spogliatoio intrapreso con il suo allenatore, Ivan Juric.

L’allenatore granata, infatti, ha nuovamente rinunciato alla convocazione del classe ’96 per motivi disciplinari nella trasferta di Frosinone, dopo averlo già fatto nella delicata sfida contro l’Atalanta.

Motivo delle frizioni (come anticipato precedentemente) la poca convinzione negli allenamenti del trequartista serbo, che nonostante le strabilianti doti tecniche continua a non dimostrarsi prestaste dal punto di vista attidudinale.

La madre di Radonjic, Radmila, sembra non esser particolarmente d’accordo con la gestione da parte di Juric del figlio, e sul suo profilo Instagram in giornata ha pennellato una velata critica proprio verso l’allenatore ex Verona.

LA STORIA – “Il karma dice: sii abbastanza buono da perdonare le persone, ma non essere così stupido da fidarti di nuovo di loro”.

 

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Diez allo stadio

Ascoli-Spezia 1-2, le pagelle: Bellusci risponde al rigore di Verde, ma nel finale Hristov regala la vittoria allo Spezia

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Esposito

Al Del Duca lo Spezia batte l’Ascoli 2-1. Nella ripresa Giuseppe Bellusci risponde al rigore di Daniele Verde, ma nel finale arriva l’incornata di Hristov a decidere il match.

Il primo squillo del match arriva all’ottavo minuto quando Verde illumina per Kouda, ma trova la respinta attenta di Viviano. L’Ascoli reagisce e, dopo un rischio autorete di Muhl, Botteghin ha l’occasione da due passi, ma spreca. L’episodio chiave arriva al 20′ quando il direttore di gara Marchetti viene richiamato alla review per un tocco di mano di Di Tacchio all’interno dell’area e concede il rigore. Dal dischetto Verde spiazza Viviano. I marchigiani non si perdono d’animo, Mendes ci prova con un diagonale impreciso. Al 38′ si vede Kouda con un colpo di testa che Viviano respinge in angolo. Nel finale di primo tempo, sugli sviluppi un calcio di punizione, la spizzata di Botteghin favorisce Rodriguez che non angola a sufficienza. Prima dell’intervallo Kouda costringe Viviano al miracolo.

Nella ripresa l’Ascoli è più cattivo e trova il pareggio con Bellusci. I marchigiani inizialmente continuano a spingere ma è Kouda a spaventare Viviano che blocca senza problemi. Da lì lo Spezia prende coraggio e si espone alle ripartenze fulminee dell’Ascoli. Nel finale l’incornata di Hristov da calcio di punizione fissa il punteggio sul 2-1. Dopo un tentativo di Di Tacchio, termina così, lo Spezia batte l’Ascoli e ottiene tre punti pesantissimi.

Ecco le pagelle della gara, direttamente dalla tribuna stampa dello Stadio Del Duca.

LE PAGELLE DELL’ASCOLI

Viviano 6,5: una sua respinta sulla conclusione di Kouda prima dell’intervallo, mantiene in gara l’Ascoli.

Bellusci 7: regala il momentaneo pareggio all’Ascoli con una conclusione dal limite. Per il resto, tutto il reparto difensivo mostra una buona coesione. Riceve un’ammonizione per una sbracciata nel primo tempo. (dal 82′ Haveri s.v.)

Botteghin 6: si divora la rete del vantaggio dopo pochi minuti, ma in fase difensiva non sbaglia nulla.

Quaranta 6: anche per lui vale il discorso fatto per i compagni di reparto. Difende bene sugli attaccanti liguri.

Adjapong 6: lotta e spinge sulla destra, inizialmente crea qualche pericolo, ma viene raddoppiato per tutto il resto della gara. (dal 64′ Bayeye: Dà freschezza alla fascia destra. Apporto sufficiente).

Milanese 6: gioca solo il primo tempo, convince solo a tratti per qualità e per carattere. Giocando con continuità potrebbe diventare una buona arma per Castori, che però lo sostituisce nell’intervallo. (dal 46′ D’Uffizi 6,5: entra con coraggio e voglia di dimostrare, anche se mostra nervosismo in qualche circostanza. Approccio positivo).

Di Tacchio 5: commette ingenuamente, ma anche sfortunatamente, il fallo da rigore.

Falasco 6: insidioso palla al piede soprattutto con le traiettorie velenose da calcio piazzato.

Masini 6: il solito Masini che agisce a sostegno delle due punte, si fa vedere tra le linee, ma oggi non incide. (dal 86′ Giovane s.v.)

Mendes 6: a lui è affidata la reazione marchigiana, ma viene contenuto dai difensori avversari. Nella ripresa si trasforma in assist-man per Bellusci.

Rodriguez 6: la sua velocità mette in difficoltà i marcatori spezzini, ma manca di concretezza nella finalizzazione. (dal 82′ Millico s.v.)

All. Castori 5,5: la squadra è viva e resta in partita nonostante un avvio complicato, ma nel finale la squadra è ingenua. A gennaio urgono rinforzi.

LE PAGELLE DELLO SPEZIA

Zoet 6: trasmette sicurezza al reparto difensivo pur senza dover compiere miracoli.

Amian 6: da quella parte Milanese e Falasco spingono molto, ma lui si disimpegna senza troppi problemi.

Muhl 6: rischia un autogol nel primo tempo, ma per il resto è impeccabile. (dal 63′ Hristov 7: entra per dare freschezza al reparto e decide la sfida).

Nikolaou 6,5: sforna una prestazione perfetta nel limitare Mendes.

Elia 6,5: spinge molto sulla sinistra. Nei primi minuti fatica a mantenere le misure su Adjapong, ma viene aiutato dai ripiegamenti di Kouda.

Cassata 6: riceve un’ammonizione ingenua nel primo tempo che potrebbe condizionargli la gara, ma dà tanto al centrocampo di D’Angelo. (dal 63′ Zurkowski 6: entra per incidere nel reparto offensivo con qualche inserimento, ma nulla  di particolare da segnalare)

Salvatore Esposito 5,5: deve fare gioco, ma è impreciso nel gestire un paio di ripartenze.

Bandinelli 6: anche per lui vale la pagella di Cassata, ma senza l’ammonizione. Il contributo dell’ex Empoli è fondamentale per l’equilibrio del reparto.

Verde 7: è freddo dal dischetto portando in vantaggio i suoi. Quando si illumina crea qualche problema alla difesa marchigiana. (dal 70′ Antonucci 6: entra con tanta voglia di fare, ma il finale non gli permette di colpire.

Kouda 6,5: spazia molto su tutto il fronte offensivo arrivando più volte alla conclusione.. Importantissimo è il suo contributo in fase difensiva in aiuto ad Elia.

Pio Esposito 6: gara di sofferenza perchè viene risucchiato dal trio difensivo marchigiano, ma ha il merito di guadagnarsi il rigore del vantaggio.

All: D’Angelo 6,5: vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma poteva gestire meglio il vantaggio. Dopo un buon primo tempo, la squadra pensa ad un secondo tempo di puro contenimento e paga. Dopo il gol del pareggio cerca e trova il gol vittoria.

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Carlos Augusto: “Sono stato sempre umile, non ho mai mollato. E sull’Inter…”

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Carlos Augusto
L’Inter si prepara alla sfida di questa sera contro l’Udinese. L’obiettivo principale dei nerazzurri rimane quello di rispondere presente alla vittoria di ieri sera della Juventus, che avendo la meglio sul Napoli è balzata momentaneamente in cima alla classifica.

Alcuni dubbi di formazione per mister Simone Inzaghi, alle prese con alcune assenze pesanti soprattutto nelle retrovie. In dubbio la presenza di Alessandro Bastoni, che ha saltato la trasferta di Napoli dell’ultimo turno in via precauzionale e dovrebbe essere arruolabile per il match odierno. In caso di fortfait, spazio a Carlos Augusto.

Proprio il brasiliano è intervenuto al Match-day Programme ufficiale dell’Inter parlando della sua carriera: dai primi passi mossi in patri fino all’arrivo in Italia, l’esperienza formativa a Monza e infine il salto di qualità compiuto nell’ultima sessione di calciomercato. Di seguito le parole di Carlos Augusto.

ORIGINI – “Appena ho iniziato a giocare ho chiesto a mio papà di iscrivermi in una scuola calcio, poi a 15 anni ho capito che sarei potuto diventare un calciatore professionista. Sono stato umile, ho sempre lavorato tanto e non ho mai mollato e questo mi ha portato fino a qui. Per me l’amore per il calcio è la cosa più importante, mi piace giocare, allenarmi, poi quando si arriva allo stadio e si vedono tutti i tifosi che incitano la squadra, solo questo ti dà una carica incredibile”.

INIZI IN BRASILE – “Sono diversi i momenti che hanno segnato il mio percorso, la consapevolezza acquisita a 15 anni, poi la finale vinta con la Primavera in Brasile, ricordo che c’erano 45.000 tifosi, abbiamo vinto ed è stato importante. Il primo gol con la Prima Squadra è un altro momento che non dimenticherò, è stato nel match contro la Chapecoense, ricordo che non riuscivo neanche a parlare dopo perché ero troppo felice e sono andato a festeggiare con la mia famiglia”.

APPRODO ALL’INTER – “L’Inter è una squadra importantissima, è un onore indossare questa maglia. Da qui sono passati grandi campioni, Ronaldo è stato devastante, è quello che mi ha ispirato e poi c’è stato Roberto Carlos che nel mio ruolo è stato incredibile. Fuori dal calcio Michael Jordan è un punto di riferimento, è stato impressionante come professionista e come persona, ho letto molto su di lui. Non si è mai arreso e anche quando era il migliore del mondo ha sempre voluto migliorarsi. Cos’è importante per me? La famiglia e la squadra che sono concetti molto simili, conta essere uniti e aiutarsi, soprattutto nei momenti difficili”.

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Big della Premier pronte all’assalto per Calhanoglu: la posizione dell’Inter

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Calhanoglu

Uno degli uomini copertina dello scoppiettante inizio di stagione dell’Inter è Hakan Calhanoglu. Da quando Inzaghi lo ha reinventato regista, il turco è diventato perno inamovibile della mediana nerazzurra. Centrocampista tuttofare, infallibile dal dischetto, Calhanoglu conta già 6 gol in questo primo scorcio di campionato, di cui l’ultimo ha spalancato la strada verso la vittoria contro il Napoli. Il rendimento del giocatore ex Milan non è passato inosservato all’estero, dove non mancano le lusinghe per il turco, soprattutto dalla Premier League. Infatti, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di Tuttosport, due big del massimo campionato inglese sarebbero pronte a farsi avanti in estate per Calhanoglu. Trattasi nel dettaglio di Chelsea e Liverpool.

La posizione dell‘Inter è però piuttosto netta: Calhanoglu non si tocca, a meno di offerte da capogiro. I nerazzurri sono tutelati da un contratto, recentemente firmato, che lega l’ex rossonero all’Inter fino al 2027. D’altra parte, il turco si è calato alla perfezione nella realtà nerazzurra e il rapporto con compagni e allenatore è ottimo. Cambiare aria significherebbe un azzardo anche per lo stesso giocatore che dell‘Inter è ormai uno dei leader tecnici. Già la scorsa estate, gli interessamenti dall’Arabia non fecero breccia nella testa di Calhanoglu che in questo momento è pienamente focalizzato sulla conquista delle suo primo scudetto.

Le intenzioni delle parti sembrano quindi ben chiare e nonostante l’Inter, per esigenze di bilancio, possa privarsi di un big quest’estate, Calhanoglu non è affatto in discussione. Il sodalizio tra il turco e l’Inter sembra destinato ad andare avanti.

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