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L'equivoco di Mitroglou, il Džeko di Marsiglia

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L’equivoco di Mitroglou, il Džeko di Marsiglia

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Il 17 ottobre 2016 è un giorno storico per l’Olympique Marsiglia.
Dopo mesi di contestazione contro la famiglia Dreyfus, rea di aver ridotto l’OM in una permanente posizione di classifica non consona alla sua storia, il club viene ceduto all’uomo d’affari americano Frank McCourt.

Il pubblico marsigliese, ancora scottato per l’addio dell’idolo Bielsa, sogna di superare la poco aurea mediocritas che ne ha contraddistinto le ultime annate.
L’obiettivo è indubbiamente tornare a rivaleggiare con i nemici del PSG, entrati nell’élite del football europeo grazie al petrolio arabo, e ritornare a respirare il profumo delle notti europee.

McCourt non è alla prima esperienza nel mondo sportivo, in America è presidente della Maratona di Los Angeles ed è stato proprietario dei Dodgers per dodici anni.
Il progetto marsigliese parte col botto: Jacques Henry Eyraud, top manager dell’esagono, viene nominato presidente, l’eterno vice Frank Passi viene sostituito sulla panchina da Rudi Garcia, allenatore di caratura internazionale.

Sarà però il mercato estivo a decretare la nascita di un “OM Champions Project”, piano pluriennale finalizzato a riportare i Focesi al vertice del campionato.
Vengono spesi 60 milioni, con acquisti come Mandanda, grande ritorno, Luiz Gustavo, Adil Rami, Clinton N’Jie dagli Spurs ed il roccioso Abdennour.

Gli occhi dei tifosi brillano, ma rimane l’amaro in bocca: manca il bomber.

Viene, così, acquistato il centravanti Valère Germain dai vicini monegaschi per 8 milioni.
L’affare é prima di tutto romantico: Bruno, papà di Valère, ha vestito i colori della squadra provenzale e il buteur ex Nizza e Monaco sognava da tempo di giocare da protagonista al Velodrome.

Tuttavia, il pubblico attende l’attaccante da venti gol a stagione, che ripercorra le gesta di Didier Drogba, nel trionfo sfiorato nella Coppa UEFA del 2004.

L’acquisto non arriva.

Nelle ultime ore di mercato, con l’acqua alla gola, la dirigenza marsigliese decide di puntare su Kostas Mitroglou: Lo scetticismo in città é lampante, tra chi ironizza sui baffetti e chi ne storpia il nome.
Inizia così una agonia sportiva che dura ormai due anni per il centravanti greco, culminata con l’occasione fallita a porta vuota domenica scorsa contro il Dijon.
Ma le colpe sono davvero tutte sue? La scelta è stata davvero sbagliata?
La risposta a questi quesiti è complessa e richiede una analisi sue due fronti.

Il primo è quello relativo al giocatore.
Kostas Mitroglou nasce a Kavala nel 1988, ma milita nelle giovanili di squadre tedesche, dove si son trasferiti i genitori.
Torna nella nazione natìa nel 2007, quando viene acquistato dall’Olympiakos. Proprio con la maglia biancorossa si mette in mostra: 150 partite e 63 goal, anche nelle coppe europee.
In Europa si diffonde il suo nome, accompagnato dalle immagini delle reti da vero attaccante d’area, con relativa esultanza con la mitraglietta. Si rivela un fallimento l’esperienza al Fulham, dove viene ceduto dalla squadra del Pireo nel gennaio del 2016. Saranno solo tre le presenze con i Cottagers, anche a causa di un ginocchio dolorante che non gli darà pace.

Le due stagioni seguenti vedono due prestiti: il primo di nuovo sul porto di Atene, il secondo a Lisbona, sponda Benfica.
Proprio nelle aquile del Da Luz, che lo acquisteranno l’estate seguente, dimostra come le critiche di chi sostenesse che non riuscisse a esprimersi fuori dalla Grecia fossero infondate.
52 gol in 88 partite bastano per minare le tesi di chi dubita della sua caratura europea, così come i 17 gol in nazionale.

Ma dunque, qual é il problema di Kostas?

Eccessive pressioni? Difficoltà del campionato?
Il primo non pare un problema che possa trovare chi per anni ha militato nel campionato greco, specialmente ad Atene. Per quanto concerne il secondo quesito, le difese portoghesi non sono tanto peggiori di quelle francesi, così come molte difese battute in Champions.

Apriamo quindi il secondo fronte: l’allenatore.

E se fosse Garcia il problema di Mitroglou?

Un allenatore che fa della organizzazione difensiva la propria arma, che predilige una difesa bassa, le cui squadre forniscono pochi palloni al reparto offensivo.
Questa tesi viene corroborata empiricamente da due “colleghi” del bomber greco: Germain e Džeko.
Il primo, sempre a segno con continuità nelle stagioni in Costa Azzurra, non riesce più a trovare la via del gol con la stessa frequenza del passato. Le peripezie del bosniaco, a Roma, sono note a tutti.
Deriso per le occasioni fallite in maniera comica, ritenuto inadatto al campionato, avulso dal contesto di gioco, con il cambio in panchina è tornato ad essere un elemento imprescindibile per la Roma ed il centravanti completo che tutti avevamo ammirato oltremanica.
La situazione appare davvero simile a quella del greco… e se la soluzione fosse la stessa?

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Diez allo stadio

Ascoli-Spezia 1-2, le pagelle: Bellusci risponde al rigore di Verde, ma nel finale Hristov regala la vittoria allo Spezia

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Esposito

Al Del Duca lo Spezia batte l’Ascoli 2-1. Nella ripresa Giuseppe Bellusci risponde al rigore di Daniele Verde, ma nel finale arriva l’incornata di Hristov a decidere il match.

Il primo squillo del match arriva all’ottavo minuto quando Verde illumina per Kouda, ma trova la respinta attenta di Viviano. L’Ascoli reagisce e, dopo un rischio autorete di Muhl, Botteghin ha l’occasione da due passi, ma spreca. L’episodio chiave arriva al 20′ quando il direttore di gara Marchetti viene richiamato alla review per un tocco di mano di Di Tacchio all’interno dell’area e concede il rigore. Dal dischetto Verde spiazza Viviano. I marchigiani non si perdono d’animo, Mendes ci prova con un diagonale impreciso. Al 38′ si vede Kouda con un colpo di testa che Viviano respinge in angolo. Nel finale di primo tempo, sugli sviluppi un calcio di punizione, la spizzata di Botteghin favorisce Rodriguez che non angola a sufficienza. Prima dell’intervallo Kouda costringe Viviano al miracolo.

Nella ripresa l’Ascoli è più cattivo e trova il pareggio con Bellusci. I marchigiani inizialmente continuano a spingere ma è Kouda a spaventare Viviano che blocca senza problemi. Da lì lo Spezia prende coraggio e si espone alle ripartenze fulminee dell’Ascoli. Nel finale l’incornata di Hristov da calcio di punizione fissa il punteggio sul 2-1. Dopo un tentativo di Di Tacchio, termina così, lo Spezia batte l’Ascoli e ottiene tre punti pesantissimi.

Ecco le pagelle della gara, direttamente dalla tribuna stampa dello Stadio Del Duca.

LE PAGELLE DELL’ASCOLI

Viviano 6,5: una sua respinta sulla conclusione di Kouda prima dell’intervallo, mantiene in gara l’Ascoli.

Bellusci 7: regala il momentaneo pareggio all’Ascoli con una conclusione dal limite. Per il resto, tutto il reparto difensivo mostra una buona coesione. Riceve un’ammonizione per una sbracciata nel primo tempo. (dal 82′ Haveri s.v.)

Botteghin 6: si divora la rete del vantaggio dopo pochi minuti, ma in fase difensiva non sbaglia nulla.

Quaranta 6: anche per lui vale il discorso fatto per i compagni di reparto. Difende bene sugli attaccanti liguri.

Adjapong 6: lotta e spinge sulla destra, inizialmente crea qualche pericolo, ma viene raddoppiato per tutto il resto della gara. (dal 64′ Bayeye: Dà freschezza alla fascia destra. Apporto sufficiente).

Milanese 6: gioca solo il primo tempo, convince solo a tratti per qualità e per carattere. Giocando con continuità potrebbe diventare una buona arma per Castori, che però lo sostituisce nell’intervallo. (dal 46′ D’Uffizi 6,5: entra con coraggio e voglia di dimostrare, anche se mostra nervosismo in qualche circostanza. Approccio positivo).

Di Tacchio 5: commette ingenuamente, ma anche sfortunatamente, il fallo da rigore.

Falasco 6: insidioso palla al piede soprattutto con le traiettorie velenose da calcio piazzato.

Masini 6: il solito Masini che agisce a sostegno delle due punte, si fa vedere tra le linee, ma oggi non incide. (dal 86′ Giovane s.v.)

Mendes 6: a lui è affidata la reazione marchigiana, ma viene contenuto dai difensori avversari. Nella ripresa si trasforma in assist-man per Bellusci.

Rodriguez 6: la sua velocità mette in difficoltà i marcatori spezzini, ma manca di concretezza nella finalizzazione. (dal 82′ Millico s.v.)

All. Castori 5,5: la squadra è viva e resta in partita nonostante un avvio complicato, ma nel finale la squadra è ingenua. A gennaio urgono rinforzi.

LE PAGELLE DELLO SPEZIA

Zoet 6: trasmette sicurezza al reparto difensivo pur senza dover compiere miracoli.

Amian 6: da quella parte Milanese e Falasco spingono molto, ma lui si disimpegna senza troppi problemi.

Muhl 6: rischia un autogol nel primo tempo, ma per il resto è impeccabile. (dal 63′ Hristov 7: entra per dare freschezza al reparto e decide la sfida).

Nikolaou 6,5: sforna una prestazione perfetta nel limitare Mendes.

Elia 6,5: spinge molto sulla sinistra. Nei primi minuti fatica a mantenere le misure su Adjapong, ma viene aiutato dai ripiegamenti di Kouda.

Cassata 6: riceve un’ammonizione ingenua nel primo tempo che potrebbe condizionargli la gara, ma dà tanto al centrocampo di D’Angelo. (dal 63′ Zurkowski 6: entra per incidere nel reparto offensivo con qualche inserimento, ma nulla  di particolare da segnalare)

Salvatore Esposito 5,5: deve fare gioco, ma è impreciso nel gestire un paio di ripartenze.

Bandinelli 6: anche per lui vale la pagella di Cassata, ma senza l’ammonizione. Il contributo dell’ex Empoli è fondamentale per l’equilibrio del reparto.

Verde 7: è freddo dal dischetto portando in vantaggio i suoi. Quando si illumina crea qualche problema alla difesa marchigiana. (dal 70′ Antonucci 6: entra con tanta voglia di fare, ma il finale non gli permette di colpire.

Kouda 6,5: spazia molto su tutto il fronte offensivo arrivando più volte alla conclusione.. Importantissimo è il suo contributo in fase difensiva in aiuto ad Elia.

Pio Esposito 6: gara di sofferenza perchè viene risucchiato dal trio difensivo marchigiano, ma ha il merito di guadagnarsi il rigore del vantaggio.

All: D’Angelo 6,5: vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma poteva gestire meglio il vantaggio. Dopo un buon primo tempo, la squadra pensa ad un secondo tempo di puro contenimento e paga. Dopo il gol del pareggio cerca e trova il gol vittoria.

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Carlos Augusto: “Sono stato sempre umile, non ho mai mollato. E sull’Inter…”

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Carlos Augusto
L’Inter si prepara alla sfida di questa sera contro l’Udinese. L’obiettivo principale dei nerazzurri rimane quello di rispondere presente alla vittoria di ieri sera della Juventus, che avendo la meglio sul Napoli è balzata momentaneamente in cima alla classifica.

Alcuni dubbi di formazione per mister Simone Inzaghi, alle prese con alcune assenze pesanti soprattutto nelle retrovie. In dubbio la presenza di Alessandro Bastoni, che ha saltato la trasferta di Napoli dell’ultimo turno in via precauzionale e dovrebbe essere arruolabile per il match odierno. In caso di fortfait, spazio a Carlos Augusto.

Proprio il brasiliano è intervenuto al Match-day Programme ufficiale dell’Inter parlando della sua carriera: dai primi passi mossi in patri fino all’arrivo in Italia, l’esperienza formativa a Monza e infine il salto di qualità compiuto nell’ultima sessione di calciomercato. Di seguito le parole di Carlos Augusto.

ORIGINI – “Appena ho iniziato a giocare ho chiesto a mio papà di iscrivermi in una scuola calcio, poi a 15 anni ho capito che sarei potuto diventare un calciatore professionista. Sono stato umile, ho sempre lavorato tanto e non ho mai mollato e questo mi ha portato fino a qui. Per me l’amore per il calcio è la cosa più importante, mi piace giocare, allenarmi, poi quando si arriva allo stadio e si vedono tutti i tifosi che incitano la squadra, solo questo ti dà una carica incredibile”.

INIZI IN BRASILE – “Sono diversi i momenti che hanno segnato il mio percorso, la consapevolezza acquisita a 15 anni, poi la finale vinta con la Primavera in Brasile, ricordo che c’erano 45.000 tifosi, abbiamo vinto ed è stato importante. Il primo gol con la Prima Squadra è un altro momento che non dimenticherò, è stato nel match contro la Chapecoense, ricordo che non riuscivo neanche a parlare dopo perché ero troppo felice e sono andato a festeggiare con la mia famiglia”.

APPRODO ALL’INTER – “L’Inter è una squadra importantissima, è un onore indossare questa maglia. Da qui sono passati grandi campioni, Ronaldo è stato devastante, è quello che mi ha ispirato e poi c’è stato Roberto Carlos che nel mio ruolo è stato incredibile. Fuori dal calcio Michael Jordan è un punto di riferimento, è stato impressionante come professionista e come persona, ho letto molto su di lui. Non si è mai arreso e anche quando era il migliore del mondo ha sempre voluto migliorarsi. Cos’è importante per me? La famiglia e la squadra che sono concetti molto simili, conta essere uniti e aiutarsi, soprattutto nei momenti difficili”.

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Big della Premier pronte all’assalto per Calhanoglu: la posizione dell’Inter

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Calhanoglu

Uno degli uomini copertina dello scoppiettante inizio di stagione dell’Inter è Hakan Calhanoglu. Da quando Inzaghi lo ha reinventato regista, il turco è diventato perno inamovibile della mediana nerazzurra. Centrocampista tuttofare, infallibile dal dischetto, Calhanoglu conta già 6 gol in questo primo scorcio di campionato, di cui l’ultimo ha spalancato la strada verso la vittoria contro il Napoli. Il rendimento del giocatore ex Milan non è passato inosservato all’estero, dove non mancano le lusinghe per il turco, soprattutto dalla Premier League. Infatti, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di Tuttosport, due big del massimo campionato inglese sarebbero pronte a farsi avanti in estate per Calhanoglu. Trattasi nel dettaglio di Chelsea e Liverpool.

La posizione dell‘Inter è però piuttosto netta: Calhanoglu non si tocca, a meno di offerte da capogiro. I nerazzurri sono tutelati da un contratto, recentemente firmato, che lega l’ex rossonero all’Inter fino al 2027. D’altra parte, il turco si è calato alla perfezione nella realtà nerazzurra e il rapporto con compagni e allenatore è ottimo. Cambiare aria significherebbe un azzardo anche per lo stesso giocatore che dell‘Inter è ormai uno dei leader tecnici. Già la scorsa estate, gli interessamenti dall’Arabia non fecero breccia nella testa di Calhanoglu che in questo momento è pienamente focalizzato sulla conquista delle suo primo scudetto.

Le intenzioni delle parti sembrano quindi ben chiare e nonostante l’Inter, per esigenze di bilancio, possa privarsi di un big quest’estate, Calhanoglu non è affatto in discussione. Il sodalizio tra il turco e l’Inter sembra destinato ad andare avanti.

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Si ferma Vlahovic: costretto al cambio in Juventus-Napoli

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La Juve si allena davanti ai tifosi

Problemi per Dusan Vlahovic durante Juventus-Napoli, il serbo è stato sostituito al 70° minuto al suo posto Milik. Secondo quanto riportato da DAZN, potrebbe essere un falso allarme e solamente questione di crampi o indurimento del muscolo.

La Juventus è in vantaggio 1-0 grazie al gol di testa di Gatti, il terzo in stagione.

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