Calcio e dintorni
L’evoluzione della “Volpe” inglese
Pubblicato
5 anni fa:
Se nella religione sussiste un avanti Cristo ed un dopo Cristo, nel mondo del calcio, nello specifico a Leicester, esiste un prima e dopo Claudio Ranieri. Lo dice la storia, quella che hanno scritto nella stagione 2015/16, ma lo confermano anche i risultati: nelle successive due stagioni le prestazioni sono calate vertiginosamente. C’era da aspettarselo, d’altronde dopo aver toccato il cielo con un dito, è normale cadere dalle nuvole. Ma c’è modo e modo di stramazzare al suolo…
Come si è evoluta la rosa del Leicester? Il presidente dal nome impronunciabile ha investito in queste sessioni di mercato? E gli allenatori che si sono susseguiti in panchina, cosa hanno portato – o tolto – alla squadra? Sono domande che ci siamo posti più o meno tutti in questo ultimo periodo. Oggi siamo qui per dare delle risposte.
̶I̶M̶POSSIBILE
5000 a 1, la quota che associavano i bookmakers al Leicester vincente della Premier League. 31 milioni, il valore dell’intera rosa, circa un decimo delle big inglesi. Persino lo sbarco degli extraterrestri sulla terra ferma sembrava più probabile. Possono bastare questi esempi – numerici e non – per capire la grandezza dell’impresa compiuta dal Leicester di Ranieri.

Se pensiamo a come tutto è nato: 20 luglio 2015, giorno della presentazione di Claudio Ranieri come nuovo allenatore del Leicester: “L’obiettivo è la salvezza e la valorizzazione dei nostri giocatori”. Parole molto pragmatiche del tecnico romano. Probabilmente neanche lui credeva nell’impresa, forse neppure lui prestava fede a quella rosa che aveva appena ricevuto in dotazione
Giornata dopo giornata, mattone dopo mattone, superata una partenza a fari bassi – dopo sette giornate all’ottavo posto in classifica -, il Leicester ha iniziato la sua cavalcata trionfale. “Ora si ferma”, pensavano tutti ogni volta che il calendario proponeva alle Foxes un avversario di un’altra categoria, di un livello superiore. La vittoria sul campo del Manchester City a metà stagione, con annessa lezione di calcio ai Citizens, poi, cambia la percezione collettiva: da “ora si ferma” a “e se ce la facesse davvero?”.
E ce l’ha fatta. Chiamatela favola, chiamatelo miracolo, chiamatelo come volete. “Forse la più grande impresa nello sport di tutti i tempi”, scriveva il New York Times. Una squadra che l’anno precedente lottava per non retrocedere, ha poi dominato il torneo più ricco e arduo del pianeta. Un ex operaio con precedenti per rissa – Vardy -, due ‘scarti’ dello United – Drinkwater e Schlupp -, un ‘avanzo’ del campionato tedesco – Okazaki -, promesse fino ad allora mancate della Serie B francese – Kantè e Mahrez – e persino uno sconosciuto panchinaro – Ulloa -. In questo mondo di esibizioni e di eccessi, la normalità ha avuto la meglio.
SUCCESSORI
La storia è stata oltraggiata, presa a schiaffi. Straordinaria è stata l’impresa, così come straordinario è stato l’esonero di Claudio Ranieri avvenuto l’annata successiva, a metà stagione: il tecnico romano nel 2015/16 ha fatto saltare il banco della Premier League, la società e il presidente hanno fatto saltare lui. Segno di ingratitudine ed irriconoscenza nei confronti di chi li ha portati nell’Olimpo del grande calcio vincendo un titolo storico – l’unica Premier League in bacheca per il club. I motivi dell’esonero? La caduta libera in campionato, con le Foxes appena un punto sopra la linea rossa della zona retrocessione e la fronda condotta dalla vecchia guardia del Leicester, in particolare il gruppo inglese, composto da Vardy, Morgan e Drinkwater, che volevano la testa dell’allenatore e che l’hanno ottenuta.
Al suo posto, nel febbraio 2017, con una stagione in corso d’opera e una salvezza da centrare, la squadra è stata affidata a Craig Shakespeare, fino ad allora vice di Ranieri alle Foxes:
“Posso fare io l’allenatore capo? Penso di sì. L’idea mi agita? No, ho fatto il vice per tanto, troppo tempo”
Con lui in panchina la squadra riesce a registrare una serie di risultati utili consecutivi in campionato, fino a raggiungere una tranquilla salvezza con il dodicesimo posto. In Europa, terreno fertile fino a quel momento per il club – primissima qualificazione in Champions League -, il Leicester giunge alla fase a eliminazione diretta – merito anche di un percorso con a capo Ranieri fino agli ottavi – perdendo poi con l’Atletico Madrid per 2-1 ai quarti di finale.
Esonerato nell’ottobre 2017 Shakespeare, Claude Puel prende il suo posto, che tutt’ora conserva. La sua gestione, principalmente come le precedenti, è stata contornata da alti e bassi: 17 punti nelle prime 8 partite, 17 nelle successive 15, 4 vittorie nelle ultime 15 giornate e poi nono posto finale nella stagione 2017/18. Costanza di risultati: una peculiarità sconosciuta qui nella contea del Leicestershire.
Il gioco di Puel, allievo del credo calcistico di Guardiola, non ha tuttavia convinto giocatori e tifosi, al contrario del calcio conservativo proposto da Ranieri prima e Shakespeare poi, che ha dato i suoi frutti. Un calcio tutto compattezza e verticalizzazioni: il Leicester raramente dominava, anzi, concedeva spesso palla e territorio ai rivali, per poi colpire con ripartenze veloci. I recuperi di Kantè, i muscoli di Morgan, i dribbling di Mahrez e le corse negli spazi di Vardy: ogni giocatore rendeva al meglio poiché messo nelle condizioni di poterlo fare.
RIMASTI
I risultati sono sulla bocca di tutti, le statistiche sono ben impresse nei manuali della Premier League e alcuni giocatori sono sempre in campo ogni domenica a difendere le sorti del Leicester. Dai pilastri Schmeichel, Vardy, Morgan, Albrighton, Fuchs e Simpson fino a Okazaki, il primo rincalzo utilissimo tre stagioni fa, passando per giocatori da turnover come Gray, Amartey e Benalouane.
Tutti calciatori che al momento vestono la maglia delle Foxes, in parte ridimensionate rispetto a qualche stagione fa. Nel 2016/17, subito dopo aver scritto la storia, la società inglese ha investito pesantemente sul mercato: Slimani dallo Sporting – pagato 35 milioni, l’acquisto più caro nella storia del Leicester-, Musa, Ndidi e Mendy, per un totale di 53 milioni di passivo.
Allo stesso tempo, nella medesima finestra di mercato, hanno fatto le valigie giocatori chiave del trionfo storico come Kantè, direzione Chelsea per 35 milioni di euro e Schlupp, passato al Crystal Palace per 14 milioni, oltre ai vari Kramaric – all’Hoffenheim – e vari giocatori di minor rilievo.
La stagione scorsa il Leicester ha nuovamente speso in fase di mercato. Gli arrivi di Iheanacho, Adrien Silva, Iborra e Maguire a cifre tra l’altro da squadra benestante economicamente – 80 milioni erogati dal presidente Vichai Srivaddhanaprabha -, hanno ulteriormente alzato il livello della squadra, nonostante la cessione di Drinkwater al Chelsea per l’enorme cifra di 38 milioni di euro.
Alzare il livello, già, come in questa sessione estiva da poco conclusa, che ha visto gli arrivi di Maddison – che ha scelto la maglia numero 10 -, Ricardo Pereira e Söyüncü, difensore centrale per ora relegato in panchina. Il tutto, bilanciato dalla cessioni di Mahrez al Manchester City per 67.8 milioni e di Musa, che alla gloria della Premier League ha preferito la ricchezza dei club arabi.
SUL CAMPO
Il guizzo, la fantasia e l’agilità di Mahrez negli ultimi 30 metri erano il pane quotidiano del Leicester di Ranieri, una pedina fondamentale per sviluppare un gioco fatto di ripartenze veloci per sorprendere in contropiede l’avversario.
Partito in direzione Manchester City, l’allenatore Puel ha chiesto un rimpiazzo alla società, un giocatore che sapesse ricalcare almeno in parte quelle qualità basilari per poter saltare l’uomo: perfetto l’identikit di Ricardo Pereira, giovane esterno arrivato dal Porto, che all’occorrenza può ricoprire anche il ruolo di terzino destro, che nel 2015 era il ruolo prediletto di Simpson.
Lo spettacolo offensivo è offerto dagli attori – gli attaccanti – ma allo stesso tempo è garantito da chi lavora dietro alle quinte con mediani e difensori: non ci potevano essere le sgaloppate dell’algerino senza il lavoro sporco di Kantè, ciò che manca di più all’attuale Leicester: corsa, fitta e insistente per 90 minuti, sostanza, in termini di presenza fisica e prestanza – come recupera palloni. Il suo compito, più che ruolo, è stato soltanto in parte rimpiazzato da Ndidi e Mendy: i due attuali mediani nel classico modulo delle Foxes, il 4-2-3-1, non assicurano ancora quel lavoro che potrebbe garantire molti più punti al Leicester in classifica.
Il bilancio, tra cessioni e acquisti delle varie stagioni, è perlopiù alla pari – in termini finanziari. La qualità tecnica della rosa sembra aver quasi subito un upgrade, con i risultati che si sono abbassati; anche se, non calare di prestazioni e quindi riconfermarsi campioni d’Inghilterra – o comunque nelle prime posizioni di classifica – era pressoché impossibile.
Il passato è stato glorioso, ma ora c’è da scrivere la storia, partendo proprio dall’annata 2018/19 (D.R., Dopo Ranieri).
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Calcio e dintorni
ESCLUSIVA – Lo sviluppo dei nuovi talenti di adidas studiando Bellingham

Pubblicato
3 giorni fa:
Dicembre 6, 2023
La crescita e la formazione di nuovi talenti è da sempre uno dei punti cardini all’interno del progetto adidas. Il brand, infatti, ha fatto della crescita e l’accompagnamento verso i propri obiettivi di giovani calciatori una propria prerogativa. L’ultima importante iniziativa del Team Football Italia è stata quella di proporre un viaggio nella dimensione Real Madrid per studiare da vicino l’ambiente in cui lavora quello che al momento è il giovane più forte al mondo: Jude Bellingham. Sette giovanissimi calciatori seguiti dal brand, sono partiti alla volta della capitale spagnola per poi immergersi in un clima da grande calcio. Dalla visita al Bernabeu e al museo del club, fino ad assistere alla gara di Champions League Real Madrid-Napoli. Una vera e propria esperienza a 360 gradi, per arricchire il proprio bagaglio culturale oltre che calcistico.
Di seguito la lista completa dei giovani calciatori che ne hanno preso parte:
• Jacopo De Vincenzo, Lazio
• Lorenzo Hallidri, Verona
• Francesco Paesanti, SPAL
• Marco Damioli, Atalanta
• Samuel Prendi, Atalanta
• Gabriel Masullo, Monza
• Gabriele Borsa, Milan
ESCLUSIVA 🚨 – Lo sviluppo dei nuovi talenti #adidas studiando #Bellingham: 7 giovani calciatori seguiti dal brand sono partiti per immergersi nella dimensione del #RealMadrid. Un viaggio con l’obiettivo di crescere sia sotto l’aspetto calcistico che umano. ✈️⚽️ [@adidas] pic.twitter.com/4T5DAwpTsq
— Numero Diez (@NumeroDiez_10) December 6, 2023
Noi di Numero Diez abbiamo intervistato lo Scouting Manager di adidas Kevin Cauet, che compone il team football SPOMA con Alfredo Freda, Senior Manager del brand tedesco. Siamo entrati nei particolari di quella che è stata questa importante esperienza, approfondendo il tema della crescita calcistica e soprattutto personale di questi ragazzi: dallo stile di vita sano alla mental health, indispensabili per raggiungere traguardi importanti. Di seguito l’intervista.
L’INTERVISTA A KEVIN CAUET, SCOUTING MANAGER ADIDAS
Quali sono i criteri utilizzati per la scelta dei talenti da seguire?
“È molto complesso. Fino a 17/18 anni si fa una valutazione prettamente calcistica: aspetto tecnico, tattico, fisico e mentale. In più di quello che può essere l’ambiente di crescita del ragazzo: famiglia, stile di vita ecc. Arrivati a una certa età ci dobbiamo ricordare che siamo un brand sportivo e non un club. Dobbiamo fare una selezione molto stringente: non solo di chi arriverà in Serie A, ma anche di chi un giorno potrà arrivare a vestire la maglia della Nazionale italiana o di un top club mondiale. Per quello è fondamentale valutare anche la realtà in cui cresce il ragazzo, il suo percorso di crescita e il progetto intorno a lui. Ci sono tantissimi aspetti di cui tenere conto”.
Anche Francesco Camarda è tra i talenti della scuderia di adidas Italia. Che idea si è fatto del suo avvicinamento alla prima squadra del Milan e il traguardo di più giovane esordiente di sempre in Serie A?
“Innanzitutto se lo merita. È un ragazzo d’oro, che viene da una famiglia spettacolare. Per lui ci sono dei presupposti di crescita importanti. Avere un quadro sano extra-calcistico è decisivo. Così il ragazzo può lavorare tranquillo, va a scuola e non è vittima dell’ossessione di arrivare. Lui sta vivendo questo momento a modo suo. È un ragazzo mentalmente molto preparato per la sua età. Tecnicamente, credo salti all’occhio di tutti, è a un livello molto avanzato se lo si paragona ai suoi coetanei. E anche tatticamente direi che ha una comprensione del gioco importante. Sa quello che può fare – e lo fa molto bene – e quello che non può fare. Ha ancora 15 anni e deve ancora formarsi dal punto di vista fisico: chiaro che, rispetto a quando giochi in Primavera, in prima squadra gli avversari sono molto più grossi e forti fisicamente. Lui però è un giocatore molto intelligente e lo sta facendo vedere: così riesce a compensare”.
Tornando sulla spedizione a Madrid e l’immersione nel mondo del Real Madrid: come nasce l’idea del viaggio e quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?
“È un’iniziativa in generale del Team Football, non solo in italiana. In tutto il mondo, Europa compresa, cerchiamo sempre di coinvolgere i nostri ragazzi con questo tipo di iniziative. L’idea è quella di dare a questi ragazzi un’esperienza extracalcistica. Questo viaggio non è né una selezione tra i nostri talenti né una ricompensa ai migliori. È semplicemente un viaggio, un’opportunità in più per i ragazzi di adidas per arricchirsi di un’esperienza, che li possa fare crescere dal punto di vista personale, facendoli lavorare sulla propria maturazione psicologica ed emotiva. Io credo che oggi questi ragazzi vengano considerati troppo presto come giocatori di calcio, quando hanno ancora 13 o 14 anni. Talvolta ci si dimentica che oltre a sapere giocare con i piedi, per essere professionisti c’è bisogno di una certa stabilità mentale. Per questo il tema di mental health è molto importante. A 13 anni sappiamo che siamo sempre condizionati dalle nostre emozioni, quindi ci si apre al mondo, si vedono altre culture, lingua diversa e si respira anche un calcio diverso. Non a caso siamo andati a vedere lo stadio, il museo e abbiamo conosciuto tante persone diverse. Quello che facciamo sulla nostra Next Gen è un progetto che permette di lavorare sulle attitudini individuali del ragazzo in termini di adattamento, prese di decisione, apertura mentale, tolleranza. Aspetti che servono nel calcio ma anche nella vita. E proprio per questo colgo l’occasione per ringraziare i club che hanno messo a disposizione i loro ragazzi, garantedogli la possibilità di vivere questo viaggio: non è una cosa scontata”.
Lavorando anche in paesi diversi, ha riscontrato differenze significative con l’Italia nel modo di rapportarsi ai giovani calciatori?
“Io credo che ogni Paese abbia il suo modo. Ogni paese ha una propria cultura, l’importante è capirne le caratteristiche e lavorarci sopra. Sarebbe presuntuoso e non da intenditore dire che dobbiamo allenare i ragazzi o le ragazze tutti allo stesso modo. I bambini e le bambine vanno capiti, ognuno di noi è fatto a modo suo e sta’ a noi farlo. È un dovere non solo nostro che siamo sponsor ma spetta ai club, alla scuola, ai genitori… ognuno deve trovare le chiavi di questi ragazzi per farli crescere nel miglior modo possibile. Sicuramente io ritrovo differenze nella metodologia non solo calcistica, ma anche nell’apprendimento scolastico. Io arrivo dal settore francese e quindi noto grande differenza da questo punto di vista. Da noi per esempio si cerca di trasmettere degli strumenti che permettano ai ragazzi di poter essere autonomi il più presto possibile. Quindi di prendere delle decisioni, avere la capacità di ragionare per quello che può essere l’ambiente che ci circonda, per arrivare all’obiettivo e trasmettere un certo stile di vita. Qui abbiamo un approccio diverso, perché siamo più su una metodologia direttiva. Con questo viaggio invece si cerca di far capire che possiamo comunque raggiungere obiettivi e fare cose ottimali senza per forza dover seguire un sistema solo, ma prendere il meglio da tanti sistemi e tante metodologie per creare qualcosa che arricchisca il proprio bagaglio. Sulle attività che organizziamo c’è sempre un fine: l’obiettivo in questo caso è veramente quello di creare un percorso per questi ragazzi e dargli la possibilità di crescere sotto tutti questi punti di vista. Altro esempio: recentemente, nell’ambito di un evento adidas è intervenuto Alessandro Nesta, un’icona del nostro calcio. Abbiamo deciso di affiancargli sul palco un difensore del domani, come Marco Palestra dell’Atalanta. Non c’era nessun intento pubblicitario, ma solo l’obiettivo di farli interagire. Il fatto che un aspirante calciatore possa confrontarsi con una leggenda come Nesta, chiedere consigli, imparare a parlare in pubblico: è una gran cosa. Esercitarsi nel public speaking aiuta a gestire lo stress ed è una skill che serve per la vita, non solo da calciatore”.
Il viaggio a Madrid ha permesso di studiare da vicino quello che probabilmente è il giovane calciatore più forte al mondo: Jude Bellingham? C’è un nome che secondo lei potrà ripercorrere le orme dell’inglese?
In questo caso faccio fatica a fare un nome. Parliamo di ragazzi giovanissimi e le variabili sono infinite. Prendiamo la storia di Bellingham: arriva al Real Madrid dopo un percorso calcistico realizzato in vari paesi. Parte dal Birmingham, poi va al Borussia Dortmund per poi arrivare al Real. Un viaggio. Ed è proprio questa la connessione che voglio fare con l’esperienza dei ragazzi a Madrid. Prendere un aereo significa sperimentare, in Italia ma anche all’estero. Ci permette di vedere come funziona il calcio altrove, di capire come si lavora cercando di migliorarsi tutti i giorni. Questa predisposizione, abbianata alla continuità mentale che Bellingham ha sempre avuto, è l’inizio del percorso. Quello che sta facendo Bellingham è qualcosa di eccezionale. Tra i nostri atleti ce ne sono diversi di grandissimo talento, con ottime predisposizioni; ma da qui ad arrivare a 18 anni passa tanto tempo. Ci vogliono tranquillità, umiltà e tanto lavoro. Questo è il mio consiglio più che dare un nome”.
Qual è il suo obiettivo con adidas per il futuro?
“L’obiettivo è continuare così come stiamo facendo. In Serie A è stato fatto un grande lavoro in termini di share of voice. Anche in ambito di Nazionale maggiore direi che siamo messi molto bene: è stato fatto qualcosa di davvero importante da parte del team football, e mi riferisco a Giacomo Zerella e Alfredo Freda, che hanno aumentato il portfolio dei calciatori per il nostro Paese selezionando tanti ottimi profili. Nello scouting vogliamo andare ad arricchire il nostro gruppo di giocatori con grande potenziale. Questo è qualcosa a cui tengo particolarmente: siamo una grande famiglia. Ci sono tanti ragazzi che fanno tutti parte di questo progetto e noi vogliamo ovviamente cercare quelli che arriveranno a questo livello qui. Ma con calma e pazienza, perché prima di tutto deve rimanere un piacere e non un’ossessione. Un altro esempio è Wisdom Amey, che ha esordito prima di Camarda e deteneva il record di più giovane debuttante di sempre in A. Bisogna continuare sempre a lavorare con questi ragazzi e far sì che arrivino a realizzare i propri obiettivi accompagnandoli tutti i giorni. La qualità del servicing, della famiglia, delle persone per adidas è sempre stata un must”.
Calcio e dintorni
Cellino e l’incredibile retroscena ai tempi del Leeds: allenatore esonerato per colpa di… un divano!

Pubblicato
1 settimana fa:
Dicembre 1, 2023Di
Simone Rippa
CELLINO LEEDS – Massimo Cellino è da anni una delle personalità più controverse e particolari del calcio italiano, e non solo. Infatti, l’attuale presidente del Brescia è stato il patron del Leeds nel periodo compreso fra il 2014 e il 2017, periodo in cui il club alternata promozioni e retrocessioni in Premier League.
Alla base dei vari problemi vissuti in alcune situazioni vi erano incomprensioni tecnico-tattiche, ma anche linguistiche. Infatti, secondo quanto dichiarato ai microfoni del Daily Mail, la pronuncia inglese dell’originario cagliaritano non è mai stata impeccabile. Pertanto, a causa di questa insufficienza linguistica, le conseguenze sono state importanti anche nel percorso del Leeds.
Nello specifico, la richiesta del presidente di cambiare un divano presente nel suo ufficio ha subìto un’interpretazione del tutto erronea, spingendo i dirigenti del club a esonerare Brian McDermott, allenatore in carica fino a quel momento. Il problema di fondo è stato l’incomprensione fra il termine couch (divano) e coach (allenatore). Inoltre, secondo quanto sottolineato da Cellino stesso, l’equivoco non è stato mai noto, venendone a conoscenza solo il giorno della vigilia del successivo impegno.
Un episodio molto controverso, quindi, che ha portato all’esonero di un indifeso allenatore a causa di, incredibile ma vero, un divano. Questo episodio, dunque, è sempre rimasto incompreso dai tifosi, che non hanno mai visto di buon occhio Cellino.
Calcio e dintorni
Dal Real Madrid alla NASA: Antonio Pintus studia la preparazione atletica degli astronauti

Pubblicato
1 settimana fa:
Novembre 30, 2023Di
Simone Rippa
PINTUS – Antonio Pintus è una delle figure “di secondo piano” tra le più note del calcio mondiale. L’italiano ricopre attualmente l’incarico di preparatore atletico del Real Madrid, apice della sua carriera professionale dopo una lunga avventura nello staff di mister Conte. Le sue metodologie di allenamento hanno stupito tutti per l’intensità e per l’efficacia derivata da esse, come sottolineato da Jude Bellingham ad inizio stagione. La sua tecnica ha incuriosito gli esperti di vari campi lavorativi, anche lontani dal rettangolo verde.
Infatti, secondo quanto riportato da Relevo, Pintus è stato convocato dalla NASA, l’organo spaziale statunitense, per approfondire la preparazione atletica degli astronauti. D’altro lato, invece, i responsabili dell’azienda amministrativa hanno studiato la metodologia del diretto interessato. In questo modo, l’obiettivo è acquisire i migliori segreti per incrementare la prestanza fisica degli astronauti. Si tratta di una collaborazione insolita, ma a testimonianza della grande ammirazione nei confronti di uno dei migliori professionisti nel suo ruolo.
Calcio e dintorni
ESCLUSIVA – La ‘Brigata Mai 1 Gioia’ di San Marino raccontata dai suoi partecipanti
Pubblicato
2 settimane fa:
Novembre 22, 2023
Sembrerà strano a dirsi, ma – alla fine di questa pausa – la nazionale del San Marino vive uno dei momenti migliori della sua storia recente. È vero: i biancazzurri hanno concluso il loro gruppo di qualificazione ad Euro 2024 con nove sconfitte su nove partite giocate, ma nelle ultime tre gare del girone (contro Danimarca, Kazakistan e Finlandia) San Marino ha realizzato altrettanti gol, segnando a tutte e tre le compagini affrontate. Un vero e proprio record, considerando che non era mai successo nella storia della nazionale.
Ad essere felici, quindi, non sono solo i componenti dello staff tecnico e i giocatori, ma anche e soprattutto i tifosi del San Marino che, spoiler, sì, esistono. Ma non solo, la nazionale può vantare addirittura di un gruppo di tifosi organizzato, la ‘Brigata Mai 1 Gioia’, composta da appassionatissimi che da anni seguono le avventure della squadra anche all’estero. Abbiamo voluto conoscere meglio questo simpaticissimo gruppo intervistando Daniele e Davide, membri ormai navigati della Brigata.
POPOLARI LONTANO DA CASA
Proprio in virtù delle diverse trasferte, la Brigata si è fatta conoscere ed apprezzare fuori da San Marino e l’Italia, prendendo in simpatia tante tifoserie straniere, oltre che la stampa estera. Una cosa che ha tenuto subito ad evidenziare Daniele, l’attuale leader del gruppo.
“Effettivamente è molto strano. Le testate internazionali ci hanno cercato in ogni modo, ieri per esempio ero sul DailyMail, ma mi hanno chiamato anche BBC e altre testate di un certo livello. In Italia invece c’è gente che si domanda ancora cosa esista a fare San Marino e non ne comprendo il motivo. A conti fatti il nostro gruppo è quasi più conosciuto all’estero che in patria e spero che le cose possano cambiare e si capisca perché tifiamo San Marino. Il risultato non c’entra nulla, è una filosofia radicata”.
Una cosa confermata anche da Davide, che ci ha detto:
“A Belfast (contro l’Irlanda del Nord ndr.) i tifosi volevano conoscerci e fare foto con noi. È stato molto bello, alcuni addirittura ci mettevano di fianco i loro bambini per scattare fotografie di ricordo, incredibile. In Italia ci considerano quasi degli appestati!”.
UN GRUPPO NATO PER GIOCO
Chiaramente, per raccontare e conoscere meglio la storia della Brigata mai 1 gioia, abbiamo dovuto far luce sulle sue origini e sulle ragioni che l’hanno spinta a nascere. A spiegarci tutto nei dettagli è stato ancora una volta Daniele.
“Il gruppo è nato 11 anni fa da un’idea di Massimo, il suo fondatore. Per curiosità andò a vedere un match a San Marino e allo stadio si accorse che tutti gli spettatori erano seduti, esattamente come al teatro, e nessuno cantava. Questa cosa gli mise un po’ di tristezza e per gioco decise di fondare un gruppo che con il tempo si è espanso. Ora siamo circa in 30 e i nostri membri vengono da tutt’Italia, ma anche da paesi esteri come Germania e Austria”.
Sì, perché è importante specificare che dei circa trenta membri della Brigata, in pochi vengono da San Marino. Gli stessi Daniele e Davide non sono sammarinesi: il primo viene dalla Toscana e vive a Modena, il secondo è originario di Salerno. Doveroso, allora, chiedergli i motivi per i quali si sono avvicinati alla causa biancazzurra.
“Mi piace il calcio pulito, quello in cui non ci si picchia ma si fa amicizia, potremmo definirlo quasi un ‘calcio rugbistico’. San Marino è un unicum: incontri tifosi delle altre nazionali all’inizio e alla fine della partita, li conosci, ci scambi le sciarpe e magari ci vai anche a prendere una birra. È come se ci fosse un habitat incontaminato, dove tra l’altro è possibile conoscere anche i membri della nazionale. A Belfast per esempio abbiamo conosciuto tutti e sono diventato amico di Dante Rossi (calciatore della rappresentativa sammarinese ndr.). Contro la Finlandia, poi, abbiamo avuto modo di parlare anche con il CT, che ci ha raccontato come stessero lavorando e cosa era successo nella partita precedente in Kazakistan. È un clima irripetibile, chiaramente è impossibile fare questo con l’Italia o con qualsiasi altra nazionale: a San Marino trovi qualcosa che non si può fare da nessun’altra parte e questo mi ha spinto ad appassionarmi”.
Per quanto riguarda Davide, invece:
“Da anni mi piace il calcio sammarinese, per me la Champions League inizia a giugno con i turni preliminari, e non a settembre con i gironi. Diversi anni fa trovai la pagina della Brigata su Facebook e iniziai a seguirla perché la trovavo una bella iniziativa. Nel 2019, poi, mentre studiavo a Bologna, sul gruppo scrissero che c’era un posto disponibile per andare a vedere una partita e mi ci fiondai. In quella gara il San Marino riuscì anche a segnare un gol, così i membri della Brigata pensarono che portassi fortuna e mi inclusero immediatamente nel loro gruppo. In realtà da allora il San Marino non ha mai vinto e uno dei pochi pareggi mi ha fatto anche perdere una schedina perché avevo scommesso sulla sconfitta! Fu comunque un’esperienza molto divertente che mi ha fatto entrare in un gruppo di amici”.
L’AIUTO DELLA FEDERAZIONE
Quella della Brigata, insomma, è una realtà piccola ma vivace che, peraltro, nell’organizzazione di viaggi e nell’acquisto dei biglietti, ha potuto anche contare sulla federazione sammarinese. Come anticipato da Davide, a volte i membri del gruppo possono accedere a fasi di vendita anticipata dei biglietti, soprattutto contro gli avversari di lustro internazionale. Ancora una volta Daniele ci ha chiarito la questione.
“Il rapporto con la Federazione c’è sempre stato anche se siamo un gruppo indipendente che, in base alle situazioni, può anche criticare. Dallo scorso settembre, comunque, il nostro rapporto è passato dall’essere confidenziale a ufficiale. C’è stato un incontro tra i tifosi, il presidente federale, il segretario generale e il CT. È stata l’occasione per sederci ad un tavolo e iniziare a collaborare, i nostri obiettivi come gruppo sono affini a quelli della federazione e lo scopo è quello di portare gente allo stadio. Quando possibile loro cercano di aiutarci con i biglietti: chiaramente andare a vedere il San Marino non è gratis, ma si cerca di agevolare i tifosi che vengono più spesso. Anche per l’organizzazione logistica delle trasferte spesso parliamo e ci organizziamo con la federazione stessa, siamo entità distinte ma non estranee e anche questa è una cosa che non puoi trovare altrove”.
UN’ESPERIENZA DA PROVARE
Alla fine della nostra intervista, abbiamo voluto chiedere ai due ragazzi se si sentissero di consigliare l’esperienza di entrare a far parte della Brigata mai 1 gioia e quali fossero i lati positivi del tifare una squadra che, risultati alla mano, non vince da quasi vent’anni. Ci hanno risposto così.
“Tifare San Marino”, ci dice Daniele, “non è come tifare una qualsiasi altra squadra. Bisogna cambiare il punto di vista: chiaramente se si pensa solo al lato calcistico si vedrà una nazionale che, piuttosto che a vincere, ambisce a perdere con dignità, e questo non è chiaramente il massimo per una persona che guarda esclusivamente al campo. Si deve guardare al pacchetto completo: se si vuole sfruttare il calcio per fare nuove amicizie e portare valori allo stadio, allora l’esperienza è consigliatissima“.
“Nella battaglia tra Davide e Golia noi siamo Davide, personalmente sarebbe troppo facile tifare una squadra che vince sempre. Noi pensiamo ai ragazzi che scendono in campo: anche in caso di sconfitta, se alzano lo sguardo trovano gente pronta ad applaudirli e a riconoscere il merito di ragazzi come noi che hanno il coraggio di affrontare professionisti dieci volte più forti di loro. Sfido tutti i leoni da tastiera che attaccano con cattiveria il San Marino a giocare in uno stadio di 40 mila persone contro gente del calibro di Hojlund ed Eriksen, per me è un atto quasi eroico e va riconosciuto”.
Per quanto riguarda Davide, invece:
“Tifare San Marino non è per tutti ed è un’esperienza che consiglio solo a chi nella vita sa accettare bene le sconfitte. Sicuramente però è un qualcosa di molto costruttivo che, anche al di fuori del calcio, insegna a vivere in maniera più rilassata e a godere anche delle piccole cose. So che sembra esagerato, ma trovarsi nella Brigata può essere anche terapeutico e renderci delle persone migliori“.
Si ringraziano Davide e Daniele per la loro gentilezza e disponibilità.
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ESCLUSIVA – Luca Ariatti, ex capitano della Fiorentina: “Mi guadagnai la leadership con l’impegno, a Camarda e i giovani consiglio di avere sempre fame”
Ex giocatore, adesso procuratore sportivo, Luca Ariatti è un volto noto della nostra Serie A, celebre per essere stato tra...


ESCLUSIVA – Lo sviluppo dei nuovi talenti di adidas studiando Bellingham
La crescita e la formazione di nuovi talenti è da sempre uno dei punti cardini all’interno del progetto adidas. Il...
Fantacalcio


I consigli del fantacalcio per la 15ª giornata
I CONSIGLI DEL FANTACALCIO PER LA 15ª GIORNATA – Per molti 8 dicembre è sinonimo di festa, ma non per...


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LE PROBABILI FORMAZIONI DELLA 15ª GIORNATA DI SERIE A – La Serie A torna in campo per la 15ª giornata....


I consigli del fantacalcio per la 14ª giornata
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I consigli del fantacalcio per la 13ª giornata
I CONSIGLI DEL FANTACALCIO PER LA 13ª GIORNATA – Terminata l’ultima sosta nazionali dell’anno torna il Fantacalcio ma questa volta...
Serie A


Tiknizyan piace in Serie A: Lazio e Bologna su di lui
La stagione è in corso, ma il mercato di gennaio si avvicina sempre di più. Le squadre pensano già ai...


Atalanta-Milan, Pioli pronto a lanciare Loftus-Cheek trequartista
ATALANTA-MIALN, PIOLI LASCIA A RIPOSO LEAO IN VISTA DELLA CHAMPIONS – Quello che trapela in vista di Atalanta-Milan sembra tenere...


Mazzarri: “I ragazzi hanno fatto una grande partita, è mancata cattiveria”
Fischio finale, Juventus 1 Napoli 0. Esce sconfitto dal match dell’Allianz Stadium il Napoli di Mazzarri, che però da segnali...


Danilo dopo Juventus-Napoli: “Scudetto? Abbiamo un sogno”
JUVENTUS NAPOLI – La Juventus si prende la vetta della classifica del campionato di Serie A battendo 1-0 il Napoli...
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