Ci sono ambiti della vita umana che sono sempre stati appannaggio del genere maschile. Per secoli la politica, la cultura, la musica e lo sport hanno rappresentato prerogative imprescindibilmente legate agli uomini. Tuttavia, nella storia ci sono state donne che hanno combattuto strenuamente e che sono cadute per difendere le proprie idee. Da Giovanna D’Arco a Margaret Thatcher, passando per Marie Curie e Rosa Parks, diverse sono state le rappresentanti del gentil sesso ad aver lasciato un segno indelebile nel mondo.
Una di esse ha permesso al mondo intero di capire che il calcio, così come tante altre cose, non è solo una questione per real men. Il suo nome è Lily Parr e, nella prima metà del ‘900, con le sue compagne di squadra ha scritto una delle storie più belle – e poco conosciute – di questo sport.

UNA RAGAZZINA DIVERSA DALLE ALTRE
Lilian “Lily” Parr nacque a St.Helens, il 26 aprile 1905. Sin da piccola mostrò uno scarso interesse per il cucito e la cucina. Merito dei fratelli maggiori, che la iniziarono ai due più importanti sport di squadra made in UK: il rugby e il calcio. Nonostante fosse clamorosamente brava in entrambe le discipline – grazie anche al fisico statuario di cui era dotata (circa 180cm di altezza) – a 13 anni era capace di calciare il pallone in rete da qualsiasi posizione del campo.
Erano gli anni della Grande Guerra, migliaia di uomini lasciavano casa per difendere l’amata patria. In un simile contesto fu il calcio femminile a guadagnare grande popolarità. Lily, che di restare a casa o di dedicarsi esclusivamente al lavoro non voleva saper nulla, entrò a far parte delle St.Helens Ladies. Nella seconda gara che disputò per la squadra della sua città affrontò le Dick, Kerr’s Ladies, formazione composta dalle operaie dell’omonima azienda che si impegnava nella produzione di munizioni – e in quel periodo, purtroppo, ne servivano tante.
Come da pronostico, la compagine di Preston vinse per 6-1. Nella gara si misero in luce due giovani calciatrici: Lilian Parr e Alice Woods. Estasiato per le loro performances, l’allenatore Alfred Frankland offrì loro la possibilità di unirsi alla squadra, un posto in cui dormire e 100 scellini a gara (circa 110 euro). Le ragazze non ci pensarono due volte e si aggregarono al team.
L’ingaggio di Lilian fu un vero e proprio affare. Nella sua prima stagione segnò qualcosa come 43 reti, a soli 14 anni per giunta. Dovunque andasse, la sua strabordante forza fisica, la tecnica sublime e il tiro potentissimo le valevano grandi attestati di stima. Ala di piede sinistro, era abile nel concludere tanto quanto nel rifinire.
LE STRAORDINARIE RAGAZZE DI PRESTON
Nel 1920 Alfred Frankland organizzò con la Federazione francese di calcio femminile una tournée in Inghilterra. Egli riteneva che la sua squadra fosse abbastanza competitiva da rappresentare il Regno Unito contro gli storici rivali. L’allenatore pianificò quattro partite: a Preston, Stockport, Manchester e Londra. Le gare vennero giocate con uno scopo ben preciso: elargire il ricavato all’ “Associazione nazionale dei soldiati e marinai congedati e disabili”.
Pochi mesi dopo, lo stesso Frankland portò le sue ragazze oltre la Manica, con l’obiettivo di racimolare ulteriore denaro da devolvere in beneficenza. Una volta tornate a Preston, le Dick, Kerr’s Ladies riuscirono a sconfiggere una selezione composta da calciatrici giunte dalle altre società del Paese. Fu l’ennesima occasione per dimostrare di essere le migliori in assoluto.
Il 26 dicembre dello stesso anno, le Dick Kerr’s Ladies presero parte a uno dei match più iconici di questo sport. Le “signore” di Preston sconfissero con un sonoro 4-0 le rivali del St.Helens Ladies – ex squadra di Lily Parr – davanti ad un pubblico clamorosamente numeroso. Furono, infatti, in 53 mila ad assistere alla gara che si svolse al Goodison Park, casa dell’Everton. Le grandi prestazioni offerte in patria e in terra francese, portarono la squadra all’attenzione degli addetti ai lavori. A tal punto che Frankland si vide costretto a rifiutare ben 120 proposte. E’ fondamentale ricordare che le 67 gare che si disputarono – dinanzi ad un totale di circa 900 mila persone -, venivano giocate dopo l’orario lavorativo. Il calcio era diventato quasi un secondo impiego, più che una passione, visti i km e le ore spese dietro al pallone.

IL PINK FOOTBALL MESSO ALLA PORTA
Il crescente successo, l’omosessualità di alcune giocatrici e la vicinanza ai ceti più poveri del Paese, resero invise le Dick, Kerr’s Ladies agli occhi della Football Association. Spaventata dall’influenza – anche politica – che un fenomeno del genere poteva acquisire, la Federazione decise di tagliare le gambe all’intero movimento calcistico femminile. Venne, dunque, approvata una legge che impediva alle società maschili di concedere il proprio campo per partite di pink football.
Ecco la dichiarazione ufficiale da parte dell’FA.
Il Consiglio si sente in dovere di esprimere la propria forte opinione riguardo il gioco del calcio femminile, poiché è abbastanza inadatto per le donne e non dovrebbe essere incoraggiato. Sono stati presentati reclami sulle condizioni in base alle quali sono state organizzate e giocate alcune di queste partite e sull’appropriazione di entrate con scopi diversi da quelli di beneficenza. Il Consiglio ritiene inoltre che una parte eccessiva delle entrate sia assorbita dalle spese e una percentuale inadeguata dedicata alla beneficenza.
La decisione fu accolta con stupore. Nessuno pensava si potesse arrivare a tanto. Eppure le ragazze di Preston decisero di non mollare e di perseguire il loro nobile obiettivo. Alfred Frankland decise di portare la squadra ad esibirsi in Canada. Una volta arrivate in Quebec, scoprirono di essere state bandite anche oltreoceano. L’ultima spiaggia fu quella di attraversare il Paese, arrivare negli USA e vivere l’american dream. L0 Stato a stelle e strisce le ricevette con grande entusiasmo. Furono protagoniste di nove match, tutti giocati contro formazioni maschili, e solo in tre occasioni uscirono sconfitte. Leader indiscussa Lily Parr, ormai non più astro nascente, bensì stella affermata.
Nel 1923, la Dick, Kerr Engineering venne rilevata dalla English Electric, società che scelse di cambiare il nome della squadra in Preston Ladies. La nuova dirigenza licenziò Alfred Frankland e molte giocatrici decisero di abbandonare la fabbrica, poiché era stato interrotto il sovvenzionamento del team. Molte, fra cui la Parr, si ritrovarono a lavorare per il Whittingham Hospital, altre lasciarono definitivamente il calcio. Col passare degli anni, quella che era stata una meravigliosa favola si trasformò in una tragedia.

UNA PASSIONE SENZA FINE
Lily Parr, che a differenza di molte ex compagne non si era sposata, continuò a giocare a calcio per il Preston Ladies, alternandosi fra lavoro e allenamenti. Chiunque avesse l’opportunità di assistere ad una sua partita, finiva col restare a bocca aperta guardandola. Un calciatore scozzesse dell’epoca, Bobby Walker, affermò che Lily era il più grande talento che il mondo avesse visto.
Offrì il suo servizio per il Preston Ladies per decenni, divenendone capitano nel 1946. Secondo quanto riferito dai giornali locali, Lily mise a referto 967 in più di 600 presenze. Disputò la sua ultima gara il 12 agosto 1950: un 11-1 ai danni della Scozia, nel quale, come da consuetudine, trovò la rete. Il Preston Ladies fallì nel 1965, dopo mezzo secolo vissuto con lo scopo di racimolare denaro da devolvere in beneficenza; solo 5 anni più tardi, la Football Association ritirò il divieto per il calcio femminile.
Fumatrice incallitissima, morì di tumore nella sua St.Helens il 24 maggio 1978, accompagnata dalle due cose che non l’abbandonarono mai: le sigarette e la passione per il calcio.
Nel 2002, quando fu inaugurata la Hall of Fame del National Football Museum di Preston, è stata l’unica donna ad essere inserita tra i più grandi nomi del calcio britannico.